Valerio Magrelli è uno dei più importanti scrittori italiani della nostra contemporaneità. La sua prima raccolta poetica, Ora serrata retinae, esce nel 1980 (e poi, a seguire, Nature e Venature, Esercizi di tiptologia, Didascalie per la lettura di un giornale, Disturbi del sistema binario, Il sangue amaro). Ma nel 2003 pubblica un libro in prosa, Nel condominio di carne, che segna inesorabilmente un momento di svolta per Magrelli, aprendo all’autore anche le vie della narrativa (si pensi a La vicevita, Addio al calcio, Geologia di un padre). Un testo davvero bizzarro, centaurico, tra prosa e poesia. Questa “prosa” sembra apparire “liberata” su due diversi piani: svincolata da qualsiasi tipo di convenzione propria dei generi della narrativa e, al contempo, espulsa fisiologicamente dallo scrittore, come una sua creatura scatologica.
Valerio Magrelli is one of the most remarkable italian writers of our times. His first collection of poems, Ora serrata retinae, came out in 1980 (and then he published Nature e Venature, Esercizi di tiptologia, Didascalie per la lettura di un giornale, Disturbi del sistema binario, Il sangue amaro). But in 2003 he published a book in prose, Nel condominio di carne, which inexorably marks a turning point for Magrelli and opened the universe of prose up to its author (just think of La vicevita, Addio al calcio, Geologia di un padre). A really bizarre work, centaurian, between prose and poetry. This “prose” appears to be “liberated” on two different levels: because on the one hand it is stranger to every norm of traditional novels and on the other it is physiologically expelled by the author himself, almost as if some sort of eschatological creature.
Il presente contributo ha per tema il nesso concettuale labirinto-inferno. Muovendo brevemente dalla sua origine arcaico-mitologica e assumendone la successiva declinazione cristiana, l’articolo approfondisce poi più propriamente la traduzione secolarizzata e in termini di fantasmagoria dello stesso. Ciò a partire dall’avvento della seconda modernità, quindi dalla transizione al capitalismo avanzato e attraverso autori di riferimento quali i surrealisti Louis Aragon e André Breton, Roger Caillois, Walter Benjamin. Infine il testo propone un’attualizzazione dell’idea labirintico-infernale nel contesto categoriale delle analisi del postmoderno fino allo scenario contemporaneo, interrogando alcuni dei problemi principali posti dalla rivoluzione digitale, la relazione immagine-realtà, le oscillazioni tra il catastrofismo tecnofobico e le utopie accelerazioniste, il dissolvimento delle fantasmagorie del presente.
This contribution deals with the conceptual nexus of the labyrinth and hell. Starting briefly from its archaic-mythological origin and assuming its subsequent Christian declination, the article then delves more specifically into its secularised translation and in terms of phantasmagoria. This starts with the advent of modernity, then the transition to advanced capitalism and through reference authors such as the surrealists Louis Aragon and André Breton, Roger Caillois and Walter Benjamin. Finally, the text proposes an actualisation of the labyrinthine-infernal idea in the categorical context of the analyses of postmodernism up to the contemporary scenario, questioning some of the main problems posed by the digital revolution, the image-reality relation, the oscillations between technophobic catastrophism and accelerationist utopias, the dissolution of the phantasmagorias of the present.
Il contributo ricostruisce la storia della terza pagina di «La Patria», «quotidiano per l’esercito» (con sede in via Ricasoli a Firenze) che vede la luce il 24 febbraio 1945 e che dura fino al 30 settembre 1945, per un totale di 185 numeri. Di ottima qualità, la terza pagina della «Patria» vanta collaborazioni di scrittori all’epoca più o meno giovani e più o meno noti (fra i quali Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Mario Luzi, Leone Piccioni, Piero Bigongiari) che vi pubblicano racconti, articoli di cultura, recensioni. A corredare il contributo è l’indice completo delle terze pagine del quotidiano.
The contribution reconstructs the history of the third page of «La Patria», «daily for the army» (based in via Ricasoli in Florence) which sees the light on 24 February 1945 and which lasts until 30 September 1945, for a total of 185 numbers. Of excellent quality, the third page of «Patria» boasts collaborations with more or less young and more or less well-known writers at the time (including Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Mario Luzi, Leone Piccioni, Piero Bigongiari) who publish stories, culture articles, reviews. The complete index of the third pages of the newspaper accompanies the contribution.
Nel 2009, prodotto dalla Produção filmes do Tejo esce il film Singularidades de uma Rapariga Loira, diretto dal celebre regista portoghese Manoel Oliveira (1908-2015). Il film riprende l’omonimo racconto di Eça de Queirós (1845-1900). Il presente lavoro analizza le principali caratteristiche testuali del testo queirosiano e il modo in cui il regista realizza una traduzione intersemiotica individuando i principali segni del testo stesso.
In 2009, produced by Produção filmes do Tejo, the film Singularidades de uma Rapariga Loira was released, directed by renowned Portuguese director Manoel Oliveira (1908-2015). The film takes up the short story of the same name by Eça de Queirós (1845-1900). This paper analyzes the main textual features of the text of Eça and the way the filmmaker makes an intersemiotic translation by identifying the main signs of the text itself.
La prima edizione critica dei più di 1100 testi poetici intonati dai polifonisti del Trecento e del primo Quattrocento, in corso nell’ambito del progetto ERC Advanced Grant ArsNova, ha permesso di precisare il corpus dei madrigali con più ritornelli intercalati nel corpo del testo dopo i singoli terzetti, e di definirne le caratteristiche formali. L’articolo offre inoltre l’edizione critica di otto madrigali (testo poetico e testo musicale).
The first critical edition of more than 1100 poetic texts set to music by 14th- and early 15th-century polyphonists, underway as part of the ERC Advanced Grant ArsNova project, has made it possible to specify the corpus of madrigals with multiple refrains interposed in the body of the text after each tercet, and to define their formal characteristics. The article also offers the critical edition of eight madrigals (poetic text and musical text).
La possibile rilettura, con conseguente nuova interpretazione, di uno scholium alla ἐκθέωϲιϲ di Arsinoe di Callimaco (Fr. 228 Pfeiffer ad l.7) potrebbe consentire di formulare una nuova ipotesi sulla dibattuta data di morte della regina Arsinoe II Filadelfo, forse avvenuta durante il plenilunio fra 16 e 17 giugno del 268 a.C.
Thanks to a re-interpretation of a scholium to the ἐκθέωϲιϲ of Arsinoes by Callimachus (Fr. 228 Pfeiffer ad l.7) it could be possible to put forward a new hypothesis on the date of death of Queen Arsinoe II Philadelphus, which may have occurred during the full moon between the 16th and 17th June 268 BC.
In questo saggio è ricostruita la posizione di Giovanni di Napoli sul principio di individuazione, situata in due Questioni quodlibetali, con un’attenzione particolare per le fonti da lui utilizzate. Sono prese in esame tre fonti suggerite da P. T. Stella in un saggio del 1951, delle quali è valutata l’attendibilità, e viene infine proposto un confronto tra la posizione di Giovanni e quella di Roberto di Orford nel Correctorium corruptorii. Sciendum, indicando la letteratura dei Correctoria come probabile fonte primaria.
In this essay we examine John of Naples’ position on the principle of individuation by analyzing his solution of two Quodlibetal Questions, and discuss John’s potential sources. First we evaluate the sources proposed by P. T. Stella in a study of 1951, and then compare John’s position with that of Robert of Orford in his Correctorium corruptorii. Sciendum. This work, and more generally the tradition of the Correctoria, seems to be John’s primary source on the issue of individuation.
Scopo del presente intervento è una riflessione (a partire da alcuni autori come Heidegger, Kojève e Marcuse) sulla condizione della filosofia all’interno dell’attuale contesto culturale e sociale. La tesi qui proposta è che, di fronte alle problematiche che attraversano le attuali società occidentali, la filosofia debba riscoprire il ruolo che era stato del pensiero critico (e che una particolare tradizione – da ultimo quella francofortese – le aveva riconosciuto), superando la distanza dai problemi del contingente, di cui la filosofia ha voluto fare, a partire da un certo momento storico, la cifra principale del suo esercizio.
Purpose of this essay is offer a reflection (starting from some authors such Heidegger, Kojève and Marcuse) on the condition of philosophy within the current cultural and social context. The thesis proposed here is that, faced with the problems affecting Western societies, philosophy must rediscover the role that had been played by critical thinking (in particular by the thinking of Frankfurt School), overcoming the distance from the problems of contingent, of which philosophy has made (starting from a certain historical moment), the main feature of its exercise.
Questo articolo si propone di analizzare l'uso dei pronomi allocutivi, nella loro veste di riferimenti deittici, da parte di parlanti di lingue minoritarie. Attingendo agli approcci teorici e metodologici della pragmatica e della sociolinguistica, questo studio mostra come la dimensione demografica di una comunità linguistica possa influenzare la codifica del contesto sociale e interazionale e come questo sia in grado di agire sulle scelte linguistiche dei parlanti.
The aim of this paper is to explore the use of address pronouns, as deictic references, by speakers of minority languages. Drawing on pragmatics and sociolinguistics theoretical and methodological approaches, this study shows how the size of a linguistic community can affect the encoding of social and interactional context and how this is able to act on speakers’ language choices.
Abstract
Secondo la teoria della Lingua in Atto, le unità di informazione parentetiche inseriscono nell’enunciato informazioni poste su un piano locutivo secondario rispetto alla relazione Topic/Comment. Possono apparire in tutte le posizioni, ma non in prima posizione e non sono mai composizionali con un’altra unità di informazione. Le Parentesi poste alla periferia destra del Comment possono essere confuse con le unità di Appendice, in quanto la realizzazione prosodica risulta simile, nonostante le Appendici esprimano informazioni ridondanti che invece integrano il Comment. Sulla base del Data Base dell’Articolazione dell’Informazione IPIC il lavoro esplora le ragioni che consentono l’individuazione dei Parentetici nei Corpora di parlato spontaneo Italiano. Dati i loro valori semantici, le valutazioni modali e i commenti metalinguistici (che sono la grande maggioranza delle parentesi brevi nel discorso) introducono un salto nella prospettiva dell’enunciato che li colloca automaticamente su un piano locutivo secondario e non possono mai essere Appendici. Al contrario, altri tipi di espressioni che anche riempiono l’unità Parentetica (congiunzioni, se-frasi, avverbi e argomenti esterni, parentesi lunghe) possono essere in linea di principio considerate integrazioni del Comment. Il lavoro sostiene che l'interpretazione tra parentesi di queste unità di informazione risulta sottodeterminata a meno che il parlante non segnali il valore parentetico attraverso segnali prosodici o multimodali. Secondo i risultati dell’analisi condotta, inoltre, le parentesi lunghe in posizione finale non vengono realizzate come unità informative dell’enunciato ma piuttosto come "enunciati parentetici", pienamente autonomi.
According to the Language Into Act Theory, Parenthetical units insert in the Utterance information that is placed on a secondary locutive plan with respect to the Topic / Comment relation. They can appear in all but not in the first position of the utterance and are never compositional with another information unit. Because of prosodic similarities, however, Parenthesis placed at the right periphery of the Comment can be confused with Appendix units, which on the contrary express redundant information complementing the Comment. On the basis of the IPIC Information Structure Data-Base the paper explore the reasons which allow their detection in Italian Spontaneous Speech Corpora. Because of their semantic values, Modal evaluations and Metalinguistic commentaries (the large majority of Parenthesis in speech) introduce a jump in the perspective of the utterance, which places them on a secondary locutive plan and can never be Appendixes. On the contrary other types of expressions that can also fill the Parenthetical unit (conjunctions, if-sentences, adverbials and external arguments, long parenthetical) can be in principle also integrations of the Comment. The paper argues that the parenthetical interpretation of these information units will remain under-determined unless the speaker signals this value through prosodic or multimodal cues. Moreover, according to our finding, long parenthesis in the final position are not performed as information units of the utterance but rather as fully autonomous “parenthetical utterance”.
Il saggio analizza il rapporto tra l’inedito testo di Stefano d’Arrigo il Compratore di anime morte, concepito come soggetto cinematografico, e Le anime morte di Gogol’, lette in traduzione. La scelta del romanzo di Gogol’ nasce da una sintonia immaginifica e visionaria di D’Arrigo con l’autore russo, indicato a torto come scrittore realista e come tale promosso dalla cultura di sinistra del secondo dopoguerra. Il viaggio di Čičikov nelle terre di una Russia, immobile nel tempo ed infinita nello spazio, si trasforma nell’ambiguo percorso di iniziazione di Cirillo Bonocore nella Sicilia rivoltosa alla vigilia dello sbarco dei Mille. D’Arrigo propone un racconto fiabesco più che storico e si esercita in una singolare mescolanza, anticipatrice del suo futuro di romanziere.
The article makes a comparison between the recently published Il compratore di anime by Stefano D’Arrigo and Gogol’s Le anime morte, that D’Arrigo red in order to furbish a subject for a movie. The fact of choosing Gogol’s work depended on a sintony with his vision and imagination, in spite of the fact that during the italian Fifties Gogol’ had been misunderstood as a realistic novelist. Čičikov’s journey in russian lands, where the time seems motionless and the space is so vast, becomes an ambiguous training of the hero Cirillo in Sicily, just before the Mille’s enterprise. D’Arrigo proposes a fabulous tale, where imagination and history are mixed in a way that prepares the future development of his literary work.
Abstract
In questo articolo vengono presentate, in tutti i dettagli operativi e concettuali, la progettazione e la realizzazione di un flusso editoriale completo, per la realizzazione di un’edizione digitale a stampa dell’inventario dei manoscritti di Palazzeschi.
Gli autori, insieme ad alcuni collaboratori specialisti di varia provenienza (archivisti, informatici, grafici editoriali), hanno elaborato un flusso editoriale in grado di realizzare un’edizione a stampa in formato PDF di qualità dell’inventario del fondo manoscritti, partendo dall’estrazione dei dati archivistici dalla piattaforma di schedatura che rispetta gli standard internazionali. Tale lavoro si è svolto seguendo le linee guida ANAI e le scelte editoriali del Centro Studi “Aldo Palazzeschi”. Il flusso è stato progettato anche per favorire le attività preliminari di revisione e adattamento dei dati, nell’ottica di ottimizzarne le procedure e i tempi.
Il flusso descritto è stato adottato per realizzare il primo volume della nuova collana ad accesso aperto del Centro Studi “Aldo Palazzeschi”; altre edizioni sono in lavorazione per dare vita ad opere quali cataloghi di mostre, carteggi e guide archivistiche. Tutti questi volumi si basano sui dati contenuti nella piattaforma di Carte d’autore online, ma ognuno di essi viene realizzato con l’impiego di un template InDesign adattato al progetto specifico, a partire da quello descritto in questo articolo.
The aim of this paper is to show the project and development of an entire editorial workflow, by focusing on all its practical and conceptual details. The workflow under analysis has been conceived to produce a to-be-printed digital edition of the inventory of the “Fond of manuscripts of Palazzeschi”.
Both authors, in collaboration with archivists, developers and graphic designers, have been setting up an editorial workflow able to produce a quality PDF, starting from data stored in a cataloguing platform that complies with international standards. This work was carried out following both ANAI guidelines and Centro Studi Aldo Palazzeschi’s editorial rules. This flow is also meant to support some preliminary tasks, like data review and proofreding, in order to optimize their processes and time concerns.
This workflow has been adopted to publish the first volume of the new Open Access series by Centro Studi “Aldo Palazzeschi”. Some other editions are still in progress so as to deliver exhibition catalogues, epistolary exchanges and archival guides. All these volumes take their data from "Carte d’autore online" database and each of them requires a settled template, set up on the basis of the specific one in the present article.
Nel mondo delle Digital Humanities (DH) i risultati prodotti sono spesso nella forma di banche dati, siti internet, blog o pubblicazioni digitali di varia forma; per gli autori è difficile ottenere il riconoscimento dei crediti e garantirne la tracciabilità. In questo articolo si descrive il sistema del DOI (utilizzato come identificatore persistente assegnato di norma a monografie e articoli scientifici per la loro identificazione e tracciabilità) proponendone l’adozione in alcuni contesti di progetti di DH per favorirne la identificazione e diffusione, attraverso anche un ampio set di metadati descrittivi.
In the world of Digital Humanities (DH), the results produced often take the form of databases, websites, blogs, or various digital publications. For authors, it is difficult to obtain recognition and ensure traceability of these results. This article describes the DOI system (used as a persistent identifier typically assigned to monographs and scientific articles for their identification and traceability), proposing its adoption in some DH project contexts to promote identification and dissemination, also through a wide set of descriptive metadata.
Il Centro di Studi «Aldo Palazzeschi» ha promosso un progetto finalizzato alla pubblicazione in rete di inventari del materiale palazzeschiano tramite un processo innovativo che ha origine dai dati archivistici della piattaforma di schedatura. La pubblicazione è il frutto di un flusso di lavoro che ha previsto l’esportazione dei dati del programma d’archivio, basati sullo standard ISAD (International Standard Archival Description), nel nuovo modello dati EAD (Encoded Archival Description) che definisce la codifica elettronica in formato XML dei record di descrizione archivistica. Partendo da un’analisi approfondita della struttura archivistica del fondo Palazzeschi, sono stati progettati dei tracciati XML con l’obiettivo di estrapolare, in maniera organizzata, dati specifici contenuti nel Fondo. I tracciati sono stati la base di partenza di un lavoro editoriale multifase che mira alla pubblicazione in Open Access degli inventari dei manoscritti di Palazzeschi e della biblioteca palazzeschiana.
Study Center «Aldo Palazzeschi» has promoted a project for the purpose of the online publication of inventories of Palazzeschi's material through an innovative process that originates from the archival data of the cataloguing platform. The publication is the result of a workflow which involved exporting the archive program data, based on the ISAD (International Standard Archival Description) standard, into the new EAD (Encoded Archival Description) data model which defines the electronic coding in XML format of archival description records. Starting from an in-depth analysis of the archival structure of the Palazzeschi Fund, XML paths were designed with the aim of extrapolating, in an organized way, specific data contained in the Fund. XML paths were the starting point of a multi-phase editorial work in order to the Open Access publication of the inventories of Palazzeschi's manuscripts and the Palazzeschi’s library.
Nei progetti lessicografici digitali viene consigliato di utilizzare gli Identificatori persistenti. In questo contributo si esplora l’opportunità di utilizzare il DOI (Digital Object Identifier) come strumento per la diffusione e promozione di un progetto lessicografico digitale, usando Crossref come agenzia di registrazione. Occorre registrare una serie di DOI, in corrispondenza dei vari livelli gerarchici con cui la banca-dati lessicografica è organizzata, prevedendo la compilazione di metadati di qualità e ricchi di informazioni, con l’obiettivo di identificare il sistema più ampio di metadati che possa favorire la diffusione del progetto e massimizzarne l’impatto.
Nell’articolo viene quindi analizzato in dettaglio il tracciato di registrazione del DOI, mettendo in evidenza le informazioni necessarie e consigliate per la diffusione, esemplificando come collocarle nel sistema di tag previsti dallo schema di registrazione.
In digital lexicographic projects, the use of persistent identifiers is recommended. This contribution explores the opportunity to adopt Digital Object Identifiers (DOIs) as a tool for the dissemination and promotion of a digital lexicographic project, utilizing Crossref as the registration agency. To achieve maximum dissemination, a series of DOIs need to be registered, corresponding to the various hierarchical levels through which the lexicon database is organized. This necessitates the compilation of high-quality metadata that is rich in information.
This article provides a detailed analysis of the DOI registration process, highlighting the necessary and recommended information for dissemination. It exemplifies how to incorporate this information into the tag system specified by the registration schema.
Questo articolo propone un’analisi del personaggio di Capaneo all’interno della Tebaide di Stazio. In particolare saranno discussi i possibili influssi del De rerum natura di Lucrezio; il rapporto tra Capaneo e Meneceo nel decimo libro, anche in relazione al sistema dei personaggi della Tebaide; infine si cercherà di definire l’atteggiamento di Stazio come voce poetica nei confronti del personaggio di Capaneo.
This paper proposes an analysis of the character of Capaneus within Statius’ Thebaid. In particular the essay focuses on the possible echoes of Lucretius' De rerum natura; the relationship between Capaneus and Meneceus in Book 10 and finally, an attempt will be made to define the attitude of Statius as a narrator toward the character of Capaneus.
Note esegetiche e stilistiche al quarto libro delle Argonautiche di Apollonio, vv. 604 (con un possibile intervento testuale), 725, 1094, 1285.
Exegetical notes and stylistic observations on the fourth book of Apollonius’ Argonautica, vv. 604 (with a possible textual emendation), 725, 1094, 1285.
Il fascino e l’attenzione dei portoghesi verso le culture estremo-orientali (cinese e giapponese) risale al periodo dei viaggi marittimi (XV-XVI secolo). Da lì in avanti, fino all’epoca a noi contemporanea, vari poeti portoghesi si sono ispirati a elementi estetici o filosofico-religiosi della cultura cinese o giapponese, oppure hanno tradotto in lingua portoghese poesie cinesi o giapponesi. Nel presente lavoro intendiamo illustrare le fasi più salienti della ricezione del genere poetico giapponese haiku in Portogallo e Brasile, cercando di capirne i motivi e di mettere in risalto alcuni poeti portoghesi e brasiliani che hanno rivisitato, più o meno fedelmente, lo haiku giapponese.
The attraction and attention of the Portuguese to the eastern cultures (Chinese and Japanese) dates back to the maritime travels period (15th-16th centuries). From then on our contemporary age, many Portuguese poets were inspired by Chinese or Japanese aesthetic or philosophical-religious elements, or else they translated Chinese or Japanese poems into Portuguese language. The following work aims to present the most important moments regarding the reception of Japanese haiku genre in Portugal and Brazil, trying to understand the reasons and highlighting some Portuguese and Brazilian poets who more or less accurately revisited Japanese haikus.
Il confronto col finale degli Acarnesi, dei Cavalieri, delle Rane e del Pluto non incoraggia, diversamente da quanto a volte si afferma, a ritenere integro quello della Lisistrata. Nella lacuna deve essere andata perduta non una lunga parte lirica, ma una breve formula di congedo sì.
A comparison with the final scenes of Acharnians, Knights, Frogs, and Plutus does not suggest – as some scholars indeed assume – that Lysistrata’s one is complete. Some words must be missing: probably just a brief conclusive statement, not a long lyric sequence.
Peter Kolosimo è stato un personaggio molto noto in Italia e all'estero tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento. I suoi libri hanno avuto un grande successo, in particolare quelli dedicati alla cosiddetta “teoria degli antichi astronauti”: l'ipotesi che la Terra sia stata visitata in tempi ancestrali da extraterrestri, che hanno interferito sullo sviluppo biologico e culturale umano. Scopo di questo saggio è di mostrare come la formazione intellettuale di Kolosimo debba molto alla fantascienza e alla letteratura a fumetti.
Peter Kolosimo was a very well-known figure in Italy and abroad between the 1960s and 1980s. His books have had great success, in particular those dedicated to the so-called "ancient astronaut theory": the hypothesis that the Earth was visited in ancestral times by extraterrestrials, who interfered with human biological and cultural development. The aim of this essay is to show how Kolosimo's intellectual formation owes much to science fiction and comics literature.
Nei recenti anni, in filosofia della mente si è molto dibattuto su quale sia il modo più appropriato di intendere l’oggetto di studio e la pratica delle scienze cognitive, e, a tal proposito, una notevole eterogeneità di cornici teoriche si sono delineate in letteratura. Da molti questa situazione di disaccordo viene percepita come problematica, e una soluzione spesso proposta è quella di far riferimento, per dirimere le dispute, a un marchio normativo della cognizione, da intendersi come un insieme di condizioni necessarie che un processo deve rispettare per poter essere considerato “cognitivo”. Nel presente saggio, argomenterò contro questa idea, mostrando come la proposta di un marchio siffatto sia inevitabilmente fallimentare. Inoltre, in alternativa, proporrò un quadro teoretico in cui la situazione di eterogeneità possa venire pacificamente accettata.
In recent years, within philosophy of mind it has been debated the best way to understand the subject and the practice of cognitive science, and, in this regard, a remarkable heterogeneity of theoretical frameworks have appeared in the literature. According to many authors, this situation of disagreement represents a problem, and a popular solution for resolving the disputes is to require a normative mark of the cognitive, i.e., a set of necessary conditions that a process must satisfy to be considered “cognitive”. In the present essay, I will argue against this idea, showing how any normative mark can’t be successful. Besides, I will propose a theoretical picture where the heterogeneity of the literature can be peacefully accepted.
Se si confronta la nozione di contemplazione per come Bruno la recepisce dalla tradizione filosofica – sia aristotelica sia platonica – che lo ha preceduto con la sua concezione ontologica, antropologica e cosmologica, non sarà difficile trovare divergenze. Questo contributo, ricercando nei Dialoghi italiani le tracce dell’idea di contemplazione, si propone di ricostruire una continuità della riflessione bruniana, mettendo in evidenza anche le rotture che occorrono nel percorso filosofico dell’autore. Alla luce di ciò, si cercherà di far emergere l’esigenza di una rielaborazione originale, da parte di Bruno, del concetto di contemplazione, che sia coerente con la nolana filosofia. L’approdo a cui si giungerà sarà quello di una declinazione del concetto in chiave produttiva: il furioso-contemplativo imita l’efficacia del primo principio e causa.
If one compares the notion of contemplation as Bruno acknowledges it from the previous philosophical – both Aristotelian and Platonic – tradition and his own ontological, anthropological and cosmological conception, it will not be hard to find some contradictions. By looking for the traces of contemplation in his Dialoghi italiani, this study aims to reconstruct a continuity of Bruno’s meditation in his work, highlighting at the same time the breaks occurring in the author’s philosophical path. Considering this, we will try to bring out the need of an original rewriting of the concept of contemplation in accordance with Bruno’s philosophical thought. Here, we suggest that Bruno revises the notion which we are taking into account in a productive way: the contemplative-furioso reproduces the effectiveness of the first principle and cause.
Indagine delle fonti classiche e volgari della lettera di Machiavelli a Vettori del 10 dicembre 1513, tra modelli umanistici, cultura municipale e mentalità borghese.
Study of the classical and vernacular sources of Machiavelli’s letter to Vettori of 10 December 1513, between humanistic models, municipal culture and bourgeois mentality.
In un contesto in cui la cultura e il patrimonio culturale rivestono un'importanza fondamentale per la continuità storica e l'identità nazionale, la digitalizzazione emerge come un mezzo essenziale per la loro preservazione e promozione. Questo articolo sottolinea l'importanza della preservazione del patrimonio culturale immateriale legato alle lingue soffermandosi sul progetto di digitalizzazione delle trascrizioni delle interviste sul campo che hanno costituito la documentazione di riferimento di Manzini e Savoia (2005). Tale lavoro è previsto dal programma "Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society," finanziato dal PNRR promosso dal Ministero dell'Università e della Ricerca e dall'Unione Europea e finalizzato alla gestione sostenibile delle risorse culturali e alla promozione della diversità e ricchezza linguistica, elementi cruciali per il futuro della cultura italiana. Il progetto di digitalizzazione è parte integrante dell’attività dello Spoke 2 (Creativity and Intangible Cultural Heritage) incardinato nel Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze, e previsto dal Partenariato Esteso PE5 Cultura umanistica e patrimonio culturale come laboratori di innovazione creatività promosso dall’Ateneo fiorentino.
In a context where cultural heritage plays a fundamental role in a nation's identity and historical continuity, digitalization emerges as an essential means to preserve and promote this heritage. The present article underscores the importance of preserving intangible cultural heritage related to languages, focusing on the digitization project of field interview transcriptions that constituted the reference documentation of Manzini and Savoia (2005). This work is part of the "Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society" program, funded by the PNRR promoted by the Ministry of University and Research and the European Union. The program aims at the sustainable management of cultural resources and the promotion of diversity and linguistic richness, crucial elements for the future of Italian culture. The digitization project is an integral part of the activities of Spoke 2 (Creativity and Intangible Cultural Heritage) within the Dipartimento di Lettere e Filosofia at the University of Florence, that is provided by PE5 Humanistic culture and cultural heritage as laboratories of innovation creativity promoted by the University of Florence.
Al verso 113 del carme greco di Lorenz Rhodoman in lode di Giuseppe Scaligero, ὀργῇ sembra essere un errore di stampa per ὁρμῇ.
At line 133 of Lorenz Rhodoman’s Greek poem in praise of Joseph Scaliger, ὀργῇ appears to be a misprint for ὁρμῇ.
Abstract
I dibattutissimi vv. 650-4 degli Acarnesi, ove l’affermazione secondo cui i consigli di Aristofane aiuteranno Atene a vincere la Guerra del Peloponneso mal si accorda con l’atteggiamento pacifista dell’autore, con ogni probabilità alludono alla leggenda sull’origine ateniese di Tirteo, che ben potrebbe essere più antica del IV secolo.
The much disputed vv. 650-4 of Acharnians, where the statement that Aristophanes’ advice will help Athens to win the Peloponnesian War seems hardly consistent with the playwright’s pacifist attitude, in all likelihood allude to the ancient tale of Tyrtaeus’ Athenian origin, which may well be older than the fourth century.
Abstract
L'estetica di Ortega y Gasset si inserisce con originalità nel dibattito modernista della prima metà del Novecento. Il paper segue lo sviluppo del pensiero di Ortega Y Gasset avendo come focus il saggio del 1925 La deshumanización del arte, in cui il filosofo spagnolo cerca di fornire una sintesi concettuale dell'arte dell'avanguardie attraverso una precisa grammatica teorica: la metafora poetica, l’oggetto estetico, l’arte come principio di irrealtà.
The aesthetics of Ortega y Gasset is part, with originality, of the modernist debate of the first half of the twentieth century. The paper follows the development of Ortega Y Gasset's thought having as focus the essay of 1925 "La deshumanización del arte", in which the Spanish philosopher tries to provide a conceptual synthesis of avant-garde art through a precise theoretical grammar: poetic metaphor, aesthetic object, art as principle of unreality.
Revisione di CIL VI 37763.
Review of CIL VI 37763.
L'obiettivo di questo lavoro è stato quello di analizzare le unità di discorso riportato e le unità gestuali che vengono prodotte insieme ad esse. Studi basati su corpora e fondati sulla Language into Act Theory, il quadro teorico adottato in questa ricerca, hanno dimostrato che le zone di confine delle unità gestuali tendono a coincidere con i confini prosodici del discorso. Per quanto riguarda il discorso riportato, Good 2015 osserva che quando lo inseriamo nel flusso del discorso spontaneo, utilizziamo risorse che mostrano il suo carattere metaillocutivo, come la variazione prosodica, i cambiamenti nella postura del corpo e anche i gesti messi in scena. Pertanto, è prevedibile che si notino differenze nel profilo prosodico e gestuale tra il discorso non riportato e quello riportato, e viceversa. In questa ricerca, questi aspetti sono stati analizzati sulla base di un corpus di parlato spontaneo, C-ORAL-BGEST, etichettato informazionalmente secondo la Language into Act Theory e gestualmente secondo le linee guida di McNeill 1992, Kendon 2004 e Bressem, Ladewig e Müller 2013. I risultati sembrano mostrare che il cambiamento di livello discorsivo, cioè il passaggio dal livello dell'enunciato al livello del discorso riportato, è evidente non solo dal punto di vista prosodico, ma anche gestuale.
The aim of this work was to analyze reported speech units and the gestural units that are produced alongside them. Studies based on corpora and grounded in Language into Act Theory, the theoretical framework adopted in this research, have shown that the boundary zones of gestural units tend to coincide with the prosodic boundaries of speech. Regarding reported speech, Good 2015 observes that when we insert them into the flow of spontaneous speech, we use resources that show their meta-illocutionary character, such as prosodic variation, changes in body posture and also enacted gestures. Thus, it is to be expected that differences in the prosodic and gestural profile will be noticed between unreported to reported speech, and vice versa. In this research, these aspects were analyzed based on a corpus of spontaneous speech, C-ORAL-BGEST, informationally labeled according to the Language into Act Theory, and gesturally labeled according to the guidelines of McNeill 1992, Kendon 2004 and Bressem, Ladewig and Müller 2013. The results seem to show that the change in discursive level, i.e. the transition from the level of the utterance to the level of reported speech, is noticeable not only prosodically, but also gesturally.
Facendo riferimento alla riflessione di Marcuse, il presente saggio intende sottolineare le ambiguità che caratterizzano il concetto di tolleranza, sia nelle definizioni del pensiero liberale che nel contesto del neocapitalismo. In questo contesto, secondo Marcuse, la critica della tolleranza deve infatti porsi come una messa in discussione di ogni idea di tolleranza intesa come pluralismo acritico, nonché di ogni pretesa puramente identitaria (o anche individualistica), che non sappia collocare la propria lotta in una visione di cambiamento generale.
Referring to Marcuse's reflection, this essay intends to underline the ambiguities that characterize the concept of tolerance, both in the definitions of liberal thought and in the context of the consumer society of neo-capitalism. In this context, the critique of tolerance must therefore pose itself, for Marcuse, as a questioning of every idea of tolerance understood as a-critical pluralism, as well as of every purely identity (or even individualistic) claim, that does not place its own struggles in a general vision of change.
Partendo dal proto-libretto dell’Orfeo di Striggio (musicato da Monteverdi), stampato in occasione della “prima” del 1607, il saggio analizza le tipologie di ausili per il pubblico che erano in uso durante gli spettacoli cinquecenteschi e primo seicenteschi, anche nell’ambito del “recitar cantando”, prima della nascita del libretto per musica vero e proprio, dopo l’apertura dei teatri pubblici veneziani nel 1637.
Starting from the proto-libretto of Striggio's Orfeo (set to music by Monteverdi), printed on the occasion of the “première” in 1607, the essay analyzes the types of aids for the public in use during sixteenth and early seventeenth-century performances, even in the field of "recitar cantando", before the birth of actual libretto for music after the opening of the Venetian public theaters in 1637.
Abstract
La generazione di Foscolo e di Clausewitz assistette in un quarto di secolo all’avvicendamento di una decina di costituzioni, si assoggettò o si ribellò a vari cambi di sovranità o di regime, e si spense infine in un regime di sovranità coatta. Hölderlin ne impazzì, mentre essi non conobbero il successo personale, nel doppio significato del riconoscimento pubblico e del raggiungimento dei propri scopi letterari ultimi. Caos e catastrofe non furono soltanto nozioni astratte, bensì esperienza e spettacolo. L’esperienza si narra, allo spettacolo si assiste o lo si immagina.
In a quarter of a century, the generation of Foscolo and Clausewitz witnessed the advancement of a dozen constitutions, subjected or rebelled to various changes of sovereignty or regime, and finally died out in a regime of forced sovereignty . Hölderlin went mad, while they did not know personal success, in the double meaning of public recognition and the achievement of their ultimate literary goals. Chaos and catastrophe were not just abstract notions, but experience and spectacle. The experience is told, the spectacle is witnessed or imagined.
Abstract
L’articolo intende portare nuovi contributi all’interpretazione di un luogo famoso dell’Ars poetica di Orazio (323 ore rotundo...loqui) in cui il poeta esprime apprezzamento e ammirazione nei confronti dei Greci per le loro nobili attitudini e le eccellenti realizzazioni sul piano artistico e linguistico-letterario. Qual è il preciso significato nel contesto oraziano? Quali sono i precedenti greci e/o latini di una formula destinata, come tante altre incisive espressioni del poeta, ad assumere valore di proverbio? Quale ne è stato l'impiego nella significativa ricezione umanistica e quali eventuali slittamenti di senso ha comportato? In particolare ci si sofferma su aspetti trascurati della terminologia retorica e critico-letteraria come volubilis/volubilitas, in relazione all’asianesimo e alla poetica dell’ispirazione divina.
This paper intends to make new contributions to the interpretation of a famous passage in Horace's Ars poetica (323 ore rotundo...loqui) in which the poet expresses his appreciation and admiration of the Greeks for their noble attitudes and excellent achievements in the artistic and linguistic-literary spheres. What is the precise meaning in the Horatian context? What are the Greek and/or Latin precedents of a formula destined, like so many other incisive expressions of the poet, to take on the value of a proverb? What was its use in the significant humanistic reception and what shifts in meaning did it entail? In particular, we focus on neglected aspects of rhetorical and critical-literary terminology such as volubilis/volubilitas, in relation to Asianism and the poetics of divine inspiration.
Come spesso accade nella lingua parlata di individui bilingui, anche nel caso degli italo-arabofoni, le forme di contatto linguistico sono frequenti. In primo luogo, questo articolo si pone l’obiettivo di condurre un’analisi linguistica dei fenomeni di contatto che si possono manifestare tra la lingua italiana e la lingua araba in caso di bilinguismo individuale. In secondo luogo, lo studio qui proposto affronta un duplice quesito: da una parte, si interroga sul livello di consapevolezza dei bilingui riguardo alle forme di contatto di cui fanno uso; dall’altra, cerca di comprendere in che modo il contatto linguistico si relaziona con l’aspetto identitario dei parlanti. Per indagare questi aspetti è stata scelta la metodologia delle interviste dirette a bilingui italo-arabofoni e la raccolta di corpora di lingua parlata in contesti che coinvolgono gli stessi intervistati. Tra i risultati emersi vi è il contatto tra le due lingue considerate a livello morfologico, una mancata percezione da parte dei partecipanti di una doppia personalità alternando le due lingue padroneggiate e una scarsa consapevolezza riguardo alle modalità con cui utilizzano i due sistemi linguistici che hanno a disposizione.
As happens in other bilinguals’ spoken language, language contact phenomena are frequent in the conversations of Arabic-Italian speakers who show different degrees of mixing between the two languages. The first aim of this article is to conduct a linguistic analysis of the language contact phenomena - such as code-switching and code mixing - that occur between Italian and Arabic languages in case of individual bilingualism. More precisely the case study proposed here aims to explore the level of language awareness displayed by bilinguals as concerns language contact. Moreover, the study intends to shed light on how language contact is related to the identity of the speakers. The methodology used to investigate these aspects is based on interviews to Arabic-Italian bilinguals and corpora of everyday colloquial language used by these interviewees. Among the results obtained there are forms of code-mixing between Italian and Arabic languages involving the morphological structure of the word. The data document a lack of perception of two different personalities by the participants when they use each language and a low level of awareness concerning how they use the languages that they master.
Il contributo, che si inserisce in una ricerca più ampia sulle marche diasistematiche nella lessicografia italiana otto-novecentesca, intende proporre un primo studio sull’uso in particolare di marche di tipo diafasico/diastratico nella quinta impressione del Vocabolario della Crusca. Questo tratto microstrutturale può essere infatti foriero di informazioni e indicazioni importanti sia per collocare, anche storicamente, una parola, una sua accezione o una locuzione nel suo appropriato livello di varietà della lingua, sia anche per approfondire la conoscenza delle idee linguistiche che sono alla base di un’opera lessicografica.
The essay, which is part of a broader research on diasystematic labels in 19th-20th century Italian lexicography, intends to propose an initial study on the use of diaphasic/diastratic labels in the fifth edition of the Vocabolario della Crusca. This microstructural trait can in fact offer important information and indications both for placing, also from a historical point of view, a word, its meaning or a locution in its appropriate level of linguistic variation, and also for getting to know the linguistic ideas behind a certain lexicographic work.
Questo articolo si concentra su due costruzioni participiali del greco antico che risultano essere strettamente correlate, in quanto coincidenti in termini funzionali, ma non formali: il participio predicativo, i.e. un participio che funziona come un verbo finito, e la perifrasi composta dal participio e il verbo ‘essere’. Entrambe le strutture possono essere caratterizzate da manifestazioni di ambiguità sintattica, sia a livello formale che funzionale. Quanto al primo, si è incerti se considerare alcuni participi in determinate condizioni come forme sintatticamente indipendenti o come componenti di una perifrasi. Sul piano funzionale, l’ambiguità concerne l’interpretazione sintattica di certi participi, il cui status di dipendenza è complicato da valutare con oggettività. In questo lavoro si analizzano queste manifestazioni di ambiguità, nel tentativo di appianarle o, quanto meno, ridurne la problematicità.
This paper focuses on two Ancient Greek participial constructions, which appear to be closely interrelated, inasmuch as they are equivalent in functional terms, but not formal: the predicative participle, i.e. a participle functioning as a finite verb, and the periphrasis made up of a participle plus the verb ‘to be’. Both patterns may be characterized by manifestations of syntactic ambiguity, on both the formal and functional level. As for the former, it may be problematic, under specific conditions, whether the participle should be regarded as a syntactically independent form or the component of a periphrasis. On the functional level, the ambiguity concerns the syntactic interpretation of the participle, whose dependent or independent status is complicated to assess in an objective way. In this article, I analyze these ambiguity manifestations, in the attempt of accounting for them.
L'articolo ripercorre il percorso tracciato da Gilles Deleuze nel terzo capitolo di Differenza e ripetizione (1968), in cui viene criticata la tendenza del pensiero a rappresentarsi la propria attività come spontanea e naturale. Al contrario, richiamandosi ad Artaud, Deleuze intende mostrare come il pensiero non sia una facoltà innata ma debba essere generato, e come ciò non possa accadere che per tramite di un’esperienza traumatica. Il testo approfondisce quindi lo stretto nesso tra la filosofia dell'esperienza di Deleuze e la sua riflessione sulla genesi del pensiero. La prima implica una revisione del concetto di “trascendentale” che, lungi dall'essere inteso come l'insieme delle condizioni che rendono possibile l'esperienza, in questo contesto designa il campo meta-empirico di intensità che produce l'esperienza. L'ultima sezione del saggio illustra come il sorgere di questo strato inferiore della realtà generi un'esperienza specifica che sconvolge il coordinamento ordinario delle facoltà e quindi gli automatismi quotidiani del pensiero. Questo tipo di esperienza è ciò che nell’opera Proust e i segni (1964) è definito come un incontro involontario che costringe il pensiero a pensare.
The article tracks down the path traced by Gilles Deleuze in the third chapter Difference and Repetition (1968), where he critiques thought’s tendency to represent its own activity as spontaneous and natural. On the contrary, by recalling Artaud, Deleuze aims to show how thought is not an innate faculty but must be generated by a traumatic experience. The text therefore delves into the strong connection between Deleuze’s philosophy of experience and his reflection on the genesis of thought. The first one implies a revision of the concept of “transcendental”, which, far from being intended as the set of conditions which make experience possible, in this context designates the meta-empirical field of intensities which actively produces experience. The last section of the essay explains how the rise of this bottom layer of reality engenders a specific experience which disrupts the ordinary coordination of faculties and therefore the daily procedures of thought. This sort of experience is what Deleuze, in his previous work Proust and Signs (1964), defines as an involuntary encounter that forces thought into thinking.
La storia dell’intelligenza artificiale, dopo due decenni di sviluppi teorici e ingegneristici, sta attraversando una nuova svolta epocale. La diffusione dei modelli neurali sta rappresentando, infatti, un game-changer, sia in virtù delle incredibili possibilità di implementazione, dal riconoscimento di immagini alla produzione di linguaggio, che per le implcazioni filosofiche che tale diffusione porta con sé, dall’etica applicata all’epistemologia. Il presente scritto intende muovere proprio a partire da queste ultime. La competenza di macchine dalla configurazione ‘neuromorfica’, basate su reti di neuroni artificiali che trattano l’informazione in maniera sub-simbolica e dinamica, potrebbe infatti permettere di rimettere in discussione alcuni assunti del dibattito classico sull’intelligenza artificiale (e sull’intelligenza in generale) circa il rapporto tra sintassi, significati e substrati che li trasportano. Nel segno di una tradizione quasi secolare di intreccio tra ricerca cognitivista e AI, il presente articolo cercherà di far dialogare dialetticamente prospettive embodied della mente e modelli linguistici artificiali, esplorando le nuove, vibranti implicazioni che la ricerca e l’implementazione delle architetture neurali, su tutte i Large Language Models, stanno mettendo alla luce.
After two decades of theoretical and engineering developments, the history of artificial intelligence is going through a turning point. The spread of neural models in fact represents a game-changer, both in virtue of the incredible possibilities of implementation (from image recognition to language processing), and for the philosophical implications that such diffusion brings with it, from applied ethics to epistemology. This paper intends to start from the latter. The competence of machines with a ‘neuromorphic’ architecture, based on networks of artificial neurons that process information in a sub-symbolic and dynamic manner, could allow us to question certain assumptions of the classical debate on artificial intelligence (and on intelligence in general) regarding the relationship between syntax, meanings and the substrates that carry them. In the sign of an almost century-long tradition of intertwining cognitivist research and AI, this article will attempt to dialectically bring embodied perspectives of the mind and artificial language models into dialogue. It will explore the new, vibrant implications that research and implementation of neural architectures, above all Large Language Models, are bringing to light.
Montesquieu occupa, nella storia del pensiero francese, una posizione di compromesso tra la prospezione e la retrospezione. Sebbene di nobili origini egli contesta, con il suo relativismo, i privilegi di casta; paladino della sincerità e della trasparenza, rivendica il diritto all’opacità, unica condizione di libertà. Di qui la sua posizione «inattuale», raccolta da tre grandi intellettuali del Novecento: Paul Valéry, Roger Caillois, Jean Starobinski. Sarà lo spazio liminare della prefazione alle proprie opere ad assicurare a Montesquieu un certo margine di libertà di espressione; similmente, sarà attraverso un intervento d’occasione – scritto prefatorio o conferenza – che i tre intellettuali si pronunceranno sull’inattualità di Montesquieu andando così, contro lo spirito dei tempi, a legittimare la propria.
Montesquieu occupies, in the French historical thinking, a compromise position between prospection and retrospection. Though he was an aristocratic he combated, with his relativism, the caste privileges; as a upholder of sincerity and transparency, he claims the right to opacity, as the unique condition for freedom. Hence his «inactual» position, wich has been inherited by three major intellectuals of Twentieth century: Paul Valéry, Roger Caillois, Jean Starobinski. As the liminal space of preface guarantees Montesquieu a certain freedom of expression, it is through some occasional interventions – prefatory discourse, or conference – that the three intellectuals intervene about Montesquieu’s inactuality, thus legitimizing, against the spirit of the times, their own position.
In questo saggio sostengo che lo studio delle emozioni suscitate da ambienti naturali costituisce un terreno di indagine particolarmente adatto alla prospettiva pragmatica e interdisciplinare delle Environmental Humanities. In primo luogo illustro brevemente la polisemia del termine biodiversità e il duplice uso, scientifico e valoriale, che lo caratterizza fin dalla sua comparsa. Successivamente, mostro come i concetti di valore intrinseco e valore strumentale compaiono nei documenti programmatici internazionali per la conservazione e il ripristino della biodiversità. Infine, a partire dal dibattito sviluppatosi in etica ambientale, delineo una nozione debole di valore intrinseco basata sulla struttura caratteristica di alcune emozioni.
In this essay, I argue that the study of emotions aroused by natural environments constitutes a field of investigation particularly suited to the pragmatic and interdisciplinary perspective of the Environmental Humanities. First, I briefly illustrate the polysemy of the term biodiversity and the dual use, scientific and value-based, that has characterised it since its emergence. Next, I show how the concepts of intrinsic value and instrumental value appear in international policy documents for the conservation and restoration of biodiversity. Finally, starting from the debate developed in environmental ethics, I outline a weak notion of intrinsic value based on the characteristic structure of certain emotions.
Abstract
Questo articolo offre note critico-testuali e nuove emendazioni a tre passi, Polyb. 7, 7, 7, Sen. Phae. 558, Ulpian. 1 ad edict. (Dig. 11, 4, 2 = Lenel, Paling. 185); mostra, inoltre, che il Ludus septem sapientum di Ausonio ha tra i suoi modelli letterari Phaedr. 5, 7 Z., e che Auian. fab. 9, 21 deriva da Catull. 115, 7.
This article offers critical remarks and new emendations on three passages, Polyb. 7, 7, 7, Sen. Phae. 558, Ulpian. 1 ad edict. (Dig. 11, 4, 2 = Lenel, Paling. 185). It also shows that Ausonius’s Ludus septem sapientum has among its literary models Phaedr. 5, 7 Z., and that Auian. fab. 9, 21 derives from Catull. 115, 7.
Il saggio si concentra sul rapporto di Gadda e di Pasolini con le rispettive madri, analizzando le somiglianze e le differenze di tali legami. Si osserva come le due figure femminili abbiano influenzato sensibilmente la biografia e la bibliografia dei due celebri autori.
The essay focuses on Gadda's and Pasolini's relationship with their respective mothers, analysing the similarities and differences of these ties. It looks at how the two female figures significantly influenced the biography and bibliography of the two famous authors.
Abstract
Il contributo prende in esame alcuni tecnicismi propri della filosofia naturale medievale che risultano attestati in volgare per la prima volta proprio grazie al poema dantesco (come denso, esalazione ecc.). Un'attenzione particolare è dedicata anche al ruolo svolto dai più antichi esegeti della Commedia nell'introduzione e nella diffusione di tale lessico.
The essay focuses on some technicalities typical of medieval natural philosophy that are documented in the ancient italian for the first time through the Divine Comedy (such as denso, esalazione etc.). Particular attention is also dedicated to the role played by the commentaries of the 14th century in the dissemination of this lexicon.
Abstract
In questo saggio discutiamo gli effetti sulla libertà degli individui di un programma di bio-potenziamento morale imposto in modo trasparente tramite politiche pubbliche; per ridurre considerevolmente le minacce per la libertà e aumentare l’efficacia di questi interventi, alcuni autori propendono per distribuirli segretamente, somministrandoli ai cittadini senza che essi lo sappiano. Un programma segreto è però incompatibile con istituzioni giuste e perciò non è un’alternativa accettabile. Nemmeno un bio-potenziamento morale scelto dai singoli individui in modo volontario sembra risolvere i problemi. Sebbene sia più rispettoso delle libertà personali, va incontro a un paradosso: è molto probabile che chi ha più bisogno di migliorarsi moralmente abbia meno motivazioni per ricorrervi. La conclusione della discussione sarà quindi (parzialmente) aporetica.
In this paper I discuss the effects of a program of moral bio- enhancement imposed transparently through public policy on individual freedom; some authors propose to distribute these interventions secretly, administering them to citizens without their knowledge, to substantially reduce threats to freedom and increase the effectiveness of these interventions. However, a secret program is incompatible with just institutions and therefore not an acceptable alternative. Nor does a moral bio-enhancement chosen by individuals voluntarily seem to solve the problems. Although it is more respectful of personal liberties, it runs into a paradox: it is very likely that those who are most in need of moral enhancement will have less motivation to resort to it. The conclusion of this discussion will therefore be (partially) aporetic.
Molti studi sembrano confermare che il discorso riportato è contrassegnato prosodicamente da variabili percettive come la variazione del tono, la durata della pausa, la velocità del discorso, l'estensione del tono più alta, ecc.
Tuttavia, i dati analizzati estratti dai dataset ORFEO e OFROM, che raccolgono vari corpora di discorsi spontanei in francese con vari stili e provenienze geografiche, mostrano che se i monologhi sono spesso caratterizzati da una pausa che introduce i segmenti riportati, non è affatto così è il caso dei dialoghi informali, in cui i segmenti introduttivi sono per lo più posizionati all'inizio o al centro della frase e integrati nella struttura prosodica complessiva della frase.
La presenza di una pausa nei monologhi per segnalare la presenza di un segmento del discorso riportato in una frase riflette un “pregiudizio della lingua scritta” legato alla presenza di virgolette nelle rappresentazioni scritte del discorso riportato.
Many studies seem to confirm that reported speech is marked prosodically by perceptive variables such as pitch variation, pause duration, speech rate, higher pitch range, etc.
However, analyzed data extracted from the ORFEO and OFROM data sets, which bring together various corpora of spontaneous speech in French with various styles and geographic origins, show that if monologs are often characterized by a pause introducing the reported segments, it is not at all the case for informal dialogs, where introducing segments are mostly located at the beginning or in the middle of the sentence and integrated in the overall sentence prosodic structure.
The presence of a pause in monologs to signal the occurrence of a reported speech segment in a sentence reflects a “written language bias” linked to the presence of quoting marks in written representations of reported speech.
All’interno del grande problema metodologico sul rapporto tra Logica e Realphilosophie, Hegel identifica come realmente scientifica la comprensione della relazione tra Begriff e Vorstellung, in cui si tratta della rappresentazione come strumento categoriale dove il pensiero è immerso nell’alterità. A partire dalla necessità metodologica di un nesso sistematico tra rappresentazione e concetto, costitutivo di una logica combinatoria, il presente contributo si propone di comprendere quali ragioni sistematico-concettuali hanno portato Hegel nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (nelle sue edizioni più tarde: 1827,1830) a una rivalutazione della rappresentazione in quanto materia indispensabile e condizione necessaria per la conoscenza. La ripresa hegeliana della Vorstellung come sinonimo del logico immerso nell’alterità porterà a interrogarsi sul modo in cui la nozione di Übersetzung sia idonea a esprimere quella delicata azione svolta dalla coscienza nell’atto di far assumere ai propri contenuti una forma filosofica, consentendo di comprendere tutti i gradi della Realphilosophie come momenti di una logica della rappresentazione. Muovendo da tali osservazioni sarà necessario domandarsi se e in che senso la logica combinatoria possa essere considerata una semplice trasposizione del concetto nella rappresentazione o la messa in atto della componente concettuale che nella rappresentazione si volge all’esperienza.
Within the methodological problem of the relationship between Logic and Realphilosophie, Hegel identifies as truly scientific the understanding of the relationship between Begriff and Vorstellung. In that relationship, representation is treated as a categorical instrument where thought is immersed in otherness. Starting from the methodological necessity of a systematic link between representation and concept, constitutive of a combinatory logic, the present contribution aims to understand what systemic-conceptual reasons led Hegel in the Encyclopaedia of the Philosophical Sciences in Compendium (in its later editions: 1827,1830) to a re-evaluation of representation as an indispensable subject and necessary condition for knowledge. The Hegelian revival of Vorstellung as a synonym for the logical immersed in otherness will then lead to questioning how the notion of Übersetzung is suitable for expressing that delicate action performed by consciousness in the act of making its contents take on a philosophical form, making it possible to understand all the degrees of the Realphilosophie as moments of a logic of representation. On the basis of these observations, it will finally be necessary to ask whether and in what sense combinatorial logic can be considered as a simple transposition of the concept into representation or as the implementation of the conceptual component that in representation turns to experience.