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Concetto e realtà: il metodo della logica combinatoria in Hegel

 ARTICOLO SCIENTIFICO

  • Data ricezione: 27/10/2023
  • Data accettazione: 27/11/2023
  • Data pubblicazione: 13/12/2023

Abstract

All’interno del grande problema metodologico sul rapporto tra Logica e Realphilosophie, Hegel identifica come realmente scientifica la comprensione della relazione tra Begriff e Vorstellung, in cui si tratta della rappresentazione come strumento categoriale dove il pensiero è immerso nell’alterità. A partire dalla necessità metodologica di un nesso sistematico tra rappresentazione e concetto, costitutivo di una logica combinatoria, il presente contributo si propone di comprendere quali ragioni sistematico-concettuali hanno portato Hegel nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (nelle sue edizioni più tarde: 1827,1830) a una rivalutazione della rappresentazione in quanto materia indispensabile e condizione necessaria per la conoscenza. La ripresa hegeliana della Vorstellung come sinonimo del logico immerso nell’alterità porterà a interrogarsi sul modo in cui la nozione di Übersetzung sia idonea a esprimere quella delicata azione svolta dalla coscienza nell’atto di far assumere ai propri contenuti una forma filosofica, consentendo di comprendere tutti i gradi della Realphilosophie come momenti di una logica della rappresentazione. Muovendo da tali osservazioni sarà necessario domandarsi se e in che senso la logica combinatoria possa essere considerata una semplice trasposizione del concetto nella rappresentazione o la messa in atto della componente concettuale che nella rappresentazione si volge all’esperienza.

 

Within the methodological problem of the relationship between Logic and Realphilosophie, Hegel identifies as truly scientific the understanding of the relationship between Begriff and Vorstellung. In that relationship, representation is treated as a categorical instrument where thought is immersed in otherness. Starting from the methodological necessity of a systematic link between representation and concept, constitutive of a combinatory logic, the present contribution aims to understand what systemic-conceptual reasons led Hegel in the Encyclopaedia of the Philosophical Sciences in Compendium (in its later editions: 1827,1830) to a re-evaluation of representation as an indispensable subject and necessary condition for knowledge. The Hegelian revival of Vorstellung as a synonym for the logical immersed in otherness will then lead to questioning how the notion of Übersetzung is suitable for expressing that delicate action performed by consciousness in the act of making its contents take on a philosophical form, making it possible to understand all the degrees of the Realphilosophie as moments of a logic of representation. On the basis of these observations, it will finally be necessary to ask whether and in what sense combinatorial logic can be considered as a simple transposition of the concept into representation or as the implementation of the conceptual component that in representation turns to experience.


Parole chiave
Keywords

Introduzione

Il punto centrale nella questione metodologica concernente il rapporto tra Logica e Realphilosophie è costituito dalla necessità di tracciare un nesso sistematico tra Begriff e Vorstellung, in cui si tratta della rappresentazione come materia indispensabile e condizione necessaria per la conoscenza.

Il presente contributo intende dapprima mostrare le ragioni sistematico-concettuali che hanno portato Hegel nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (nelle sue edizioni più tarde: 1827, 1830) a una rivalutazione della rappresentazione come momento dell’universale concreto in grado di elaborare i concetti delle scienze extralogiche.

L’insorgere a Berlino di un nuovo orientamento speculativo proprio di una “logica combinatoria” permette una comprensione realmente scientifica della relazione tra Begriff e Vorstellung. Il problema specifico di una simile logica è oltretutto in grado di dare una risposta attinente a una questione che va ben oltre la filosofia hegeliana e che riguarda il rapporto tra il pensiero e l’essere, vale a dire l’aspetto ontologico delle strutture concettuali.

La nozione di rappresentazione fa inoltre la sua comparsa in un luogo decisivo della prima edizione dell’Enciclopedia, pubblicata ad Heidelberg nel 1817, e segnatamente nel paragrafo 2 dell’Introduzione, dove si legge che:

L’inizio della filosofia ha per contro la scomodità che già il suo oggetto è necessariamente subito sottoposto al dubbio e alla contestazione, 1) secondo il suo contenuto, poiché esso, se deve essere indicato non semplicemente alla rappresentazione ma come oggetto della filosofia, non viene incontrato nella rappresentazione, anzi secondo la maniera di conoscere le è opposto, e il rappresentare deve piuttosto essere trasportato dalla filosofia oltre di sé1.

La filosofia si presenta talmente nemica alla rappresentazione che la sua unica qualità ufficialmente riconosciuta è quella di non appartenere al suo medesimo terreno di competenza.

In un simile quadro teorico non è autorizzata la minima concessione a un qualsiasi legame tra concetto e rappresentazione, anche se la tesi che conclude il paragrafo 2, secondo cui “il rappresentare deve essere trasportato dalla filosofia oltre di sé”2, sembra prospettare un movimento di attraversamento e di confronto con la Vorstellung che tuttavia Hegel, per lo schema teorico in possesso, non era disposto a riconoscere.

Nel 1827, e poi nuovamente nel 1830, Hegel non si limita più a valutare la rappresentazione come sinonimo di pensiero immediato e opinione, contrapposto alla filosofia, ma giunge a sostenere che solo l’attraversamento e il confronto con l’ambito della Vorstellung consenta l’accesso alla scienza filosofica in quanto è da essa che provengono i suoi oggetti e su cui si esercita l’attività concettuale.

In un simile contesto innovativo è difficile non pensare soprattutto a quel passaggio della nuova Introduzione in cui si parla della filosofia come “considerazione pensante” (denkende Betrachtung) degli oggetti; un conoscere concettuale (Begreifen des Denkens) differente dalle altre forme del pensare (intuizione, sentimento, rappresentazione) in cui all’inizio appare il contenuto umano della coscienza. Fondamentale è dunque saper distinguere tra l’ordine costitutivo del possesso di rappresentazioni (in cui il pensiero è per lo più fuori di sé) e il piano dei pensieri prodotti attraverso la riflessione (Nachdenken)3.

Il rovesciamento del paradigma concettuale rispetto alla prima edizione non potrebbe essere formulato più apertamente: la Vorstellung non è più la dimensione da cui il concetto deve prendere le distanze per la sua immediatezza ed esteriorità, bensì ciò in cui il concetto si deve incarnare per elaborare una logica del sistema. L’operazione filosofia compiuta da Hegel a Berlino in vista di una rivalutazione della rappresentazione apre così la strada per una tematizzazione del logico (das Logische) come sinonimo di un pensiero incarnato e inconscio.

 

1. La Fenomenologia dello spirito: un caso di logica combinatoria

Ancor prima di andare ad analizzare secondo quali modalità la rappresentazione costituisca per Hegel il termine in grado di compiere la “mediazione necessaria” tra il concetto, nello sviluppo delle determinazioni e l’esistenza empirica, occorre evidenziare come la questione della logica combinatoria riguardi anche la Fenomenologia dello spirito, seppur nei limiti dell’esperienza della coscienza. D’altra parte, è lo stesso Hegel a pronunciarsi esplicitamente su ciò. Egli riconosce infatti che «a ogni momento astratto della coscienza corrisponde una figura dello spirito nel suo manifestarsi in generale»4, così come a ogni determinazione della scienza corrisponde una figura fenomenologica. Una simile corrispondenza non è qualcosa di esteriore o il risultato dell’imposizione alla vita della coscienza di un astratto formalismo: questa, configurandosi nel suo movimento, produce e porta a manifestazione la sua interna logicità. Ci sono dunque buone ragioni per ritenere che Hegel nella Fenomenologia abbia tentato di combinare l’astrattezza delle categorie con la storicità attraverso il prisma della coscienza. La medesima convinzione viene ribadita nella Scienza della logica dove Hegel sottolinea che «la coscienza è lo spirito come oggetto concreto; ma il suo avanzamento, così come lo sviluppo di ogni vita naturale e spirituale, si basa solamente sulla natura delle essenzialità pure, che costituiscono il contenuto della logica»5.

Vi sono dunque delle indicazioni hegeliane sulla possibilità di rintracciare una piena corrispondenza tra le figure della coscienza della Fenomenologia e le pure determinazioni logiche. Il fatto che Hegel abbia ribadito una simile concezione anche nelle pagine introduttive sulla Scienza della logica potrebbe generare la convinzione che il problema d’individuare quale logica sia sottesa allo scritto jenese possa essere agevolmente risolto mediante il ricorso alla successione delle determinazioni logiche così come esse si presentano nelle opere della maturità. In realtà quest’operazione risulta difficilmente attuabile, per il semplice fatto che all’epoca della stesura della Fenomenologia la composizione di una logica era sì al centro dell’interesse speculativo (ed editoriale) di Hegel, ma ancora bel lontana dal potersi presentare secondo la forma definitiva assunta nella concezione sistematica matura. Gli universalia della logica, anteriori dal punto di vista didattico, concettuale, rispetto alla filosofia della natura e dello spirito, ma posteriori ontologicamente ad esse, non necessitavano della mediazione della rappresentazione perché una determinazione di pensiero rinunciasse alla propria astrattezza.

A fronte di tali considerazioni, il problema metodologico di applicazione delle determinazioni di pensiero alle categorie della scienza rimane comunque evidente in quanto questione specifica della logica combinatoria. La Fenomenologia ne è un esempio ma con una grande differenza rispetto alla Realphilosophie che vedremo coinvolta nei paragrafi contenuti nella Filosofia del diritto e nella Filosofia della natura e dello spirito dell’Enciclopedia: il cammino fenomenologico (come introduzione fondativa alla scienza) è infatti immerso totalmente all’interno del punto di vista coscienzialistico.  La disuguaglianza tra il sapere e l’oggetto, tra la certezza e la verità, e dunque lo statuto di oggettività propria della dimensione rappresentativa, sarà oltrepassata dallo spirito nell’orizzonte della Darstellung: soltanto allora si potrà parlare propriamente di autocoscienza. Il sapere assoluto, presupposto di tutti i momenti della coscienza, finalmente sciolto dalla finitezza e dalla datità, una volta interiorizzato le esperienze che le figure precedenti non riuscivano a unificare, sarà in grado di pervenire ad un mondo da cui potrà essere acquisito il senso concreto della soggettività (e della sua infinità).  Una simile prospettiva nasconde il concetto dell’unità sintetico originaria dell’appercezione kantiana, di un io penso non che accompagna, non che deve accompagnare, ma che deve poter accompagnare tutte le nostre rappresentazioni. Tale principio è ciò che consente di ovviare all’inerzia della sostanza spinoziana permettendo di metterla in moto: l’unità non è monistica, l’indifferenziato (il né né per cui l’assoluto non è né spirito né natura) ma un’identità bilaterale di pensiero ed essere; punto di vista kantiano (et et) che Hegel eredita comportando dunque una dinamizzazione dell’assoluto, oltre alla possibilità che il negativo, il determinato e il molteplice appartengano alla sua vita (dell’assoluto).

 


2. Il metodo della logica combinatoria

Hegel in alcuni luoghi introduttivi dei Lineamenti di filosofia del diritto, si dedica a sollecitare la connessione sistematica posta tra la trattazione filosofica dello spirito oggettivo e la Scienza della logica come dimostrazione sistematica del fondamento. La concezione hegeliana di sistema, in quanto disposizione di “forme” logico-categoriali, porta le categorie logiche stesse a manifestarsi nella propria purezza: esse, in relazione a quelle della filosofia reale sono universali; e il valore di questa universalità risulta dal comprendere il successivo svolgimento della filosofia reale; essa è «l’essenza di tutto questo ulteriore contenuto»6.  Il sistema della logica, «mondo delle essenzialità semplici, liberato da ogni concrezione sensibile»7, la cui validità ontologica appare indipendente dal sopraggiungere della realtà stessa in quanto “natura” e “spirito”, porta l’interprete a domandarsi secondo quali modalità risulti operativo tale nesso. Analizzare la logica della filosofia del diritto equivale a scoprire le linee guida atte alla cognizione del discorso logico, nel momento in cui esso appare legato a un altro oggetto rispetto a quello che rappresentava il tema proprio della Logica, identificato da Hegel come “oggetto reale”. Il problema logico della filosofia del diritto è dunque da esaminarsi anzitutto come problema della struttura ontologica del suo oggetto, vale a dire dello spirito in generale e dello spirito oggettivo in particolare, valutando i procedimenti di determinazione concettuale, dopo che la fondazione logica delle determinazioni del concetto non riguarda più il “concetto in sé e per sé” ma “il concetto dello spirito”8. Si tratta dunque di stabilire sotto quali presupposti teorici, in aggiunta a quelli tematizzati dalla Logica, il discorso logico si configuri come fondamento di un discorso riguardante oggetti reali; e la differente consequenzialità di un discorso su oggetti reali che, in quanto logicamente fondato, si trova a misurarsi, e questo in virtù di tale fondazione. Hegel scioglie la difficoltà emersa dalla “natura concreta dello spirito” (forma reale ed oggettiva dello spirito) assegnando l’ordine sistematico-concettuale  proprio della filosofia del diritto nel suo sviluppo ad  una  logica che Angelica Nuzzo, in Rappresentazione e concetto nella logica della filosofia del diritto, qualifica come “combinatoria”, tipica di due linguaggi teorici diversi, «come tali sempre mantenuti, eppure al tempo tesso integrati a collaborare al medesimo disegno teorico di fondazione di una ‘scienza filosofica del diritto»9.

Il discorso logico, nella Entwicklung delle determinazioni del concetto (Bestimmungen), perviene agli oggetti reali, venendo da questi assimilati grazie alla combinazione della trama concettuale della logica della Scienza della logica, con un intreccio di figurazioni dove la natura della rappresentazione mostra sé stessa in un senso interamente metodologico. Si tratta dunque di analizzare secondo quali modalità la Vorstellung costituisca per Hegel il termine in grado di compiere la “mediazione necessaria” tra il Begriff, nello sviluppo delle sue determinazioni, e la empirische Existenz. Come dichiarato all’inizio della filosofia della natura, primo ambito della filosofia reale, è essenziale «non solo che l’oggetto va[da] indicato nel cammino filosofico secondo la sua determinazione concettuale, ma che va[da] pure menzionato il fenomeno empirico che gli corrisponde e si deve mostrare che in effetti gli corrisponde»10; ma la doppia funzione della filosofia reale, aggiunge Hegel, non porta affatto a «richiamarsi all’esperienza»11. Quest’ultima affermazione, come sottolineato da Vittorio Hösle, è giusta solo in parte: «la deduzione della struttura concettuale della realtà non si basa sull’empiria; ma la filosofia, designando ciò che corrisponde a questa struttura della realtà, si consegna inevitabilmente all’esperienza; e ciò significa sempre: allo stato empirico del suo tempo»12. In un passo singolare Hegel sostiene esplicitamente che il correlato empirico lascia «l’elemento filosofico immanente», che la luce, «l’identità con sé», «il sé della centralità, dapprima astratto, che la materia ora ha in sé», la semplice idealità come esistente «va dimostrato empiricamente»13. Nell’annotazione al paragrafo 276 si comprende che «l’elemento filosofico immanente, qui, come dovunque, è la necessità propria della determinazione concettuale, che poi va mostrata come una qualche esistenza naturale»14. Tale processo si rivela valido oltre che nella filosofia della natura anche nella filosofia dello spirito, in qualità di sfera ulteriore della filosofia reale. Un passo interessante in cui Hegel sembra percorrere questa linea interpretativa è il paragrafo 2 della Filosofia del diritto, in cui giudica insufficiente il fatto che in ambito scientifico la giurisprudenza muova da certe definizioni e come criterio delle stesse risulti legittimo solo la loro «concordanza con le rappresentazioni sussistenti», non assicurando se queste, nell’ambito della filosofia del diritto, rappresentino strutture affermative.

Ora, con questo metodo si mettono da parte proprio gli unici elementi scientificamente essenziali, cioè si trascurano, 1) rispetto al contenuto, la necessità della Cosa in sé e per sé ̶ nel nostro caso: la necessità del Diritto ̶, (2) rispetto alla forma, invece, la natura del Concetto15.

Il tratto filosoficamente essenziale è la «necessità di un concetto»16, ma, «una volta stabilito che il contenuto del concetto è, per sé, necessario, la seconda cosa consiste nel guardarsi intorno per scorgere che cosa gli corrisponda nelle rappresentazioni e nella lingua»17. Begriff e Vorstellung appartengono a due linguaggi diversi seppur concordi nel medesimo quadro teorico: la loro distinzione pertanto offre la prova metodologica che un medesimo contenuto abbia molteplici forme di mediazione.

All’interno del problema metodologico sul rapporto tra Logica e Realphilosophie, Hegel identifica così come realmente scientifica la comprensione della relazione tra Begriff e Vorstellung in cui si tratta della rappresentazione come strumento categoriale dove il pensiero è immerso nell’alterità.

Un testo in cui si parla, perciò, come dichiarato da Angelica Nuzzo di una «Sprache der Vorstellung come complemento della Sprache des Begriffs: va distinta infatti la ‘rappresentazione’ come ‘momento’ della ‘Entwicklung’ dello spirito, dalla ‘rappresentazione’ come ‘strumento’ (uno degli strumenti) della ‘Darstellung’ di tale svolgimento medesimo»18. La necessità metodologica di un nesso sistematico tra rappresentazione e concetto, costitutivo di una logica combinatoria della filosofia del diritto, nonché aspetto fondamentale della trattazione filosofica, richiede un esame del termine Vorstellung per il significato che viene ad assumere all’interno della riflessione. La rappresentazione non è infatti semplicemente identificabile con la sensibilità; seppur dotata di immediatezza, ne denota piuttosto l’espressione formale “nella forma dell’universalità”.

Il rappresentare ha come contenuto un materiale sensibile, ma nella determinazione di essere mio, essendo tale contenuto in me, e come universalità, relazione-a-sé, semplicità.  ̶  Ma la rappresentazione, oltre al sensibile, ha come contenuto anche un materiale derivante dal pensiero autocosciente, come le rappresentazioni di ciò che è giusto, morale, religioso, ed anche del pensiero stesso, e non è molto facile vedere in che cosa vada posta la distinzione tra le rappresentazioni di questo genere e le nozioni (Gedanken) di tale contenuto. In questo caso non solo il contenuto è pensiero, ma c’è anche la forma dell’universalità inerente al fatto che un contenuto è in me, in generale, che è una rappresentazione19.

Si può asserire dunque che la rappresentazione, impiegata nello svolgimento delle determinazioni del concetto proprie della filosofia del diritto, venga assunta «già purificata dall’empirico, come sua forma dotata di una propria indipendenza teorica e dignità filosofica, in quanto sia già avvenuta la dimostrazione logico-filosofica della necessità e razionalità del contenuto stesso»20; lo stesso Hegel rammenta come nella conoscenza filosofica, l’aspetto principale sia «la necessità di un concetto» e «la dimostrazione e deduzione di tale concetto» costituisca «il movimento mediante cui il risultato è divenuto tale»21. Mettendo assieme tali considerazioni è opportuno prendere in esame il paragrafo 380 dell’Enciclopedia, in cui Hegel sembra trarre gli elementi basilari per poter discutere dell’utilizzo della rappresentazione come espressione non concettuale dei contenuti di realtà; in esso Hegel esprime chiaramente la forma specifica della struttura dello spirito rispetto al ramo tematico della filosofia della natura22. «Le determinazioni e gradi dello spirito […] non sono essenzialmente se non in quanto momenti, stati, determinazioni dei gradi superiori dello sviluppo»23: lo svolgimento delle determinazioni dello spirito costituisce dunque un ordine di livelli, ciascuno dotato di un grado differente di mediazione e verità (quasi una verità “di posizione”)24. Inoltre, ad ogni livello di determinazione concettuale sono compresenti strutture di diverso statuto ontologico, la determinazione concettuale stessa (Begriffsbestimmung) e la sua esistenza empirica o figurazione (Gestaltung); quest’ultima si rivela essere, secondo il contenuto, “anticipazione” di un rapporto formale/ concettuale superiore. Considerando infatti i «gradi inferiori, diviene necessario, per renderne avvertibile l’esistenza empirica, rimandare ai gradi superiori, nei quali sono presenti solo come forme, anticipando così un contenuto che nello sviluppo si presenterà solo in un secondo momento […]»25. Angelica Nuzzo sottolinea che è «questo aspetto di ‘anticipazione’ del lato del contenuto, ciò a cui risulta correlato il carattere della ‘inadeguatezza’, rispetto ad esso, della forma rappresentativa in quanto tale»; e ancora: «tale unità immediata di forma e contenuto è sempre perciò accompagnata da una contemporanea separazione di forma e contenuto che rimanda ad un livello superiore dello svolgimento ‘dialettico’»26. Tale separazione porta adesso la forma a manifestarsi come forma concettuale adeguata di quel contenuto che, presentandosi al livello inferiore, nella sua forma immediata l’anticipava. L’esistenza empirica, nel suo manifestarsi a un determinato livello ontologico di determinazione concettuale dello spirito, è dunque governata e gestita dalla determinazione concettuale stessa; questa è l’unica condizione perché si possa asserire di tale esistenza che essa sia “figurazione di una determinazione dello spirito”, dal momento che «l’elemento filosofico, qui, come dovunque, è la necessità propria della determinazione concettuale»27. Quest’ultima qualità porta alla considerazione di un’ulteriore tematica favorevole all’impiego della rappresentazione in direzione quindi della sua natura “combinatoria”. Il rapporto tra determinazione concettuale e contenuto reale non può manifestarsi nel modo di una connessione, per così dire, “uno a uno”, per cui il concetto raggiunga l’identificazione immediata, e la derivata fondazione logica, di una (ed unica) esistenza empirica per una sua determinazione. La forma concettuale superiore è fondazione logica del concetto dell’inferiore, ma non per quanto concerne l’esistenza, rispetto alla quale infatti si necessitano condizioni ulteriori di individuazione che non risultano a loro volta deducibili dal concetto28.

La correlazione che così si stabilisce tra forma concettuale ed esistenza concreta non può essere quindi altro che la correlazione mediata che ha luogo tra una determinazione concettuale e una forma rappresentativa che raccoglie, di un preciso contenuto reale di cui è espressione formale, ma immediata, anche quelle condizioni empiriche di variabilità che non sono deducibili dal concetto ma che risultano tuttavia necessarie ad una fondazione concettuale non formalistica29.

Da tenere presente, dunque, come specificato da Vittorio Hösle, quanto «le categorie della filosofia reale non siano semplici ripetizioni di quelle logiche: […] mediate dall’idea assoluta, sono più concrete dei loro corrispettivi logici, hanno in sé, come momenti ulteriori categorie logiche, che a tali corrispettivi mancano»30.

Il completamento dei contenuti nell’impianto ontologico di sviluppo dello spirito, benché governato dalla forma concettuale, garante dell’ordine dello svolgersi puramente empirico, è dunque dettato da una loro individuazione reale, necessaria a partire dal concetto, ma, ciò nonostante, non sufficiente avanzando nelle strutture logiche del contenuto. Il presupposto per una relazione di Entsprechung è dunque un procedimento di individuazione dei contenuti, rispetto al quale il carattere di ‘esistenza empirica’ può esser mantenuto.  La mediazione operata dalla rappresentazione nello svolgimento del concetto consente tale individuazione, grazie alla quale sono ricavati i contenuti e le loro condizioni di esistenza.

In altri termini, la relazione immediata tra la struttura reale formalizzata dal pensiero e la sua apparenza e varietà concreta, non si realizza nel concetto ma nella rappresentazione, con la conseguenza di produrre una duplicazione della mediazione forma/contenuto a due livelli distinti: come rapporto concetto/rappresentazione e come rapporto rappresentazione/realtà. Soltanto dalla congiunzione  ̶  ovvero mediazione  ̶  di tali relazioni risulta lecita la conclusione che stabilisce il nesso fondamentale concetto/realtà31.

Centrale è dunque l’impiego di un “linguaggio della rappresentazione” (Sprache der Vorstellung) per la determinazione e l’inserimento di contenuti di realtà assai distinti nella struttura ontologica generale dello spirito. Considerato il valore specifico che la rappresentazione viene qui ad assumere, possiamo affermare, tenendo presente ciò che Hegel scrive nel paragrafo 20 dell’Enciclopedia, che la Vorstellung svolge, nella logica della filosofia del diritto, l’equivalente di quell’attività che nella Logica della Scienza della logica era assunta dall’intelletto (Verstand), o, più adeguatamente, da quel momento di essa (elemento logico-reale), indicato come das Verständige32: «la rappresentazione concorda in tal caso con l’intelletto, che se ne distingue soltanto in quanto pone dei rapporti di universale e particolare, o di causa ed effetto ecc., e quindi relazioni di necessità tra le determinazioni isolate della rappresentazione, mentre la rappresentazione le lascia semplicemente giustapposte nel suo spazio indeterminato, collegandole con un semplice anche»33. L’elemento logico, oggetto della trattazione della Logica, quanto alla forma veniva distinto in tre momenti, das Verständige, das Dialektische e das Spekulative o das (Positiv) Vernünftige34; tale ripartizione può essere prospettata anche per das Geistige35, oggetto della Filosofia del diritto. La distinzione determinerebbe i differenti aspetti considerati dalla logica della filosofia del diritto ad ogni stadio del suo svolgimento sistematico: la collocazione del momento intellettivo, nella sua Verstandes-Logik, sarebbe data in tale circostanza dalla rappresentazione, manifestando la Sprache der Vorstellung che le è propria. Considerata la presenza dell’elemento intellettivo nello sviluppo logico della Scienza della logica, e, ancor di più, le determinazioni di pensiero che, raccolte in tale logica speculativa, «valgono come qualcosa di incondizionato»36, è necessario constatare come il rapporto di integrazione tra Sprache der Vorstellung e Sprache des Begriff sia contrassegnato, nella logica combinatoria della filosofia del diritto, da limiti ben precisi. Mentre nella Logica il “lato astratto o intellettivo” non costituisce una delle tre parti della logica, ma un momento «di ogni elemento logico-reale»37, dunque un’intera unità con gli altri lati del metodo38, nella logica della filosofia del diritto, a fronte della struttura ontologica dello spirito, «resta come essenziale alla costruzione della sua struttura sistematica, una dualità metodologica irriducibile, e necessaria come irriducibile»39. Il bisogno di inserire nella struttura di determinazione del concetto dello spirito contenuti di statuto rappresentativo (non concettuale), e dovendo tali contenuti, sottolinea Angelica Nuzzo, «essere inseriti nella Darstellung scientifica»40, porta Hegel ad adottare un linguaggio qualitativamente differente rispetto a quello concettuale, consentendo anche una preservazione dello statuto ontologico della Darstellung. L’immediatezza si rivela essere la qualità fondamentale dell’individuazione del contenuto reale propria della Sprache der Vorstellung: è in virtù di questa che il linguaggio della rappresentazione preserva, nella loro formalità distintiva, contenuti non concettuali nel processo di determinazione del concetto. Tuttavia, l’inadeguatezza della forma rappresentativa è data proprio da tale immediatezza dal momento che, in una simile forma, il relativo contenuto non viene compreso interamente nel suo significato per lo sviluppo concettuale. Il linguaggio della rappresentazione attribuisce pertanto le coordinate su cui si realizza, di una medesima struttura, la forma rappresentativa a fianco della sua sistematica concettuale. Per una data Gestaltung tali coordinate raffigurano da un lato l’immediatezza della forma, dall’altro, nel suo essere inadeguata, la peculiarità di momento di una totalità, «anticipando così un contenuto che nello sviluppo si presenterà solo in un secondo momento»41.

 

3. La questione della Übersetzung: alcuni spunti conclusivi

Tali considerazioni pongono alla logica combinatoria il problema di come possa attuarsi la mediazione nel concetto dell’immediatezza della forma rappresentativa se si vuole sostenere l’idea di una fondazione scientifica del raccordo tra forma rappresentativa e svolgimento concettuale.

Una volta stabilito che il contenuto del concetto è, per sé, necessario, la seconda cosa consiste nel guardarsi intorno per scorgere che cosa gli corrisponda nelle rappresentazioni e nella lingua. Il modo in cui questo concetto è per sé nella sua verità, però, non solo può essere diverso dal modo in cui esso è nella rappresentazione, ma, per forma e figura, tale diversità gli deve anche spettare necessariamente. Tuttavia, se la rappresentazione non è falsa pure secondo il suo contenuto, allora il concetto può ben essere mostrato come contenuto da essa e come dato in essa secondo la propria essenza; e ciò vale a dire: la rappresentazione può essere elevata alla forma concettuale. In ogni caso, la rappresentazione è così poco misura e criterio del concetto per se stesso necessario e vero, che è essa, piuttosto, a dover prendere la propria verità dal concetto, a doversi correggere e conoscere a partire da esso42.

Il passaggio strutturale che coinvolge questa logica rappresentativa è duplice: dalla rappresentazione al concetto e dal concetto alla rappresentazione in un movimento di «Herüber- und Hinübergehen»43 tra questi termini favorito da una «linea fenomenologica come completamento dello svolgimento rappresentativo e concettuale […] che ha come punto di partenza la ‘rappresentazione’ e come punto di arrivo la ‘coscienza’ (Bewußtsein44.

Nella recensione a Göschel del 1829 Hegel fornisce importanti considerazioni sul nostro problema, riflessioni che trovano una loro soluzione nell’attribuire un diritto singolare alla lingua della rappresentazione:

L’autore, quindi, ha toccato un interessante punto di vista, il passare in generale dalla rappresentazione al concetto e dal concetto alla rappresentazione, un passare di qua e di là, che si trova nella meditazione scientifica e da cui si esige qui che sia espresso dappertutto, anche nella rappresentazione scientifica45

Se il passaggio dalla rappresentazione al concetto deve significare un’autentica esperienza del sapere, il movimento di ritorno non potrà apparire come un semplice regresso a mondi simbolici che potenzialmente prospettano una pericolosa celebrazione dell’esistente46. La messa a tema del reale nel concetto comporta così il dissolversi della rappresentazione nella forma concettuale, e, in seconda battuta, la traduzione (Übersetzung) nella filosofia reale dei suoi concetti in rappresentazioni47; ciò costituisce un secondo passo che non è necessariamente già realizzato con la chiara comprensione delle strutture concettuali48. Tale riflessione hegeliana può essere completata con il riconoscimento della trattazione filosofica nel suo elemento specifico di scientificità: la comprensione a partire dal concetto  (aus dem Begriff)49 di contenuti che, come giustamente sottolinea Angelica Nuzzo, «impongono sempre la rottura della superficie immediata dell’apparenza fenomenica per il reperimento di quella forma concettuale che,- anima e motore della molteplicità reale apparente – deve essere assunta come cardine della trattazione filosofica»50. È però ancora la logica combinatoria, ovvero la messa in atto della componente concettuale che nella rappresentazione si volge all’esperienza, a rendere la nozione di Übersetzung atta ad esprimere quella delicata azione svolta dalla nostra coscienza nell’atto di far assumere ai propri contenuti una forma filosofica, consentendo pertanto di comprendere tutti i gradi della Realphilosophie come momenti di una logica della rappresentazione.

Note
  • 1

    Hegel 2000, §2.

  • 2

    A partire dalla seconda edizione dell’opera (1827), questo problematico “trasportare” compiuto dalla filosofia unilateralmente sembra subire una reinterpretazione. Hegel risolve la difficoltà presentata stabilendo una linea di continuità tale da permettere al Denken di attraversare l’intera realtà spirituale, per farsi infine forma specifica del sapere filosofico. Difatti, come è stato osservato, «la filosofia non s’identifica con il Denken, non ne detiene il monopolio»; semmai, questo sì, «ne costituisce il medium più appropriato, quello in cui il pensiero come struttura generica si ricongiunge con il pensiero come forma distinta, guadagnando la dimensione riflessiva» (Morani 2019, p.355).

  • 3

    Cfr. Hegel 1992, §5.

  • 4

    Hegel 1980, p.432.

  • 5

    Hegel 1978, p.8.

  • 6

    Ivi., p.26.

  • 7

    Ibidem.

  • 8

    Hegel 1992, §380. Così Sparby sulla logica sostiene che essa «si conclude con una completa auto-relazione del concetto nell'idea. Questa chiusura realizza allo stesso tempo l'idea e fa spazio a ciò che non è l'idea, cioè l'esteriorità. L'idea logica consiste nell'interrelazione pienamente realizzata delle determinazioni logiche, che allo stesso tempo dà origine alla sfera della non interrelazione, all'astratto affiancarsi dello spazio e all'uno dopo l'altro del tempo. Questa esteriorità pone inizialmente un limite all'idea (meramente logica), facendo emergere una nuova dimensione di determinatezza (la natura) a cui l'idea deve rapportarsi per realizzarsi nuovamente e in una forma ancora più concreta e adeguata, ossia come relazione tra interrelazione e non interrelazione, come spirito. Tuttavia, il passaggio dalla logica alla natura si dà come necessità al di fuori della logica stessa. La logica costituisce una sfera al di fuori di essa e, seguendo la sua spinta intrinseca e il suo ideale, deve ricongiungersi con questa sfera. La necessità è un'espressione dell'idea stessa e porta alla sua realizzazione come spirito libero. Ogni realizzazione di un'unità di opposti, come l'idea logica, essendo allo stesso tempo concetto e realtà, avendo in sé tutta l'alterità, si rompe nel momento in cui si realizza, rendendo il movimento inerente al metodo superiore a qualsiasi altra forma determinata dell'idea» (Sparby 2014, pp.134-35).

  • 9

    Nuzzo 1990, p.20.

  • 10

    Hegel 1992, §246 Anm.

  • 11

    Ibidem.

  • 12

    Hösle precisa come «nella filosofia hegeliana della natura questo passaggio all’empirico, inevitabile per la filosofia reale, è presente nella maggior parte dei casi (ma non sempre) nelle annotazioni ai paragrafi, che contengono spesso un confronto con teorie alternative di filosofia della natura o con risultati delle singole scienze del tempo; il correlato empirico della struttura concettuale costituisce poi, volta a volta, l’ultima parola del testi principale» (Hösle, 2012, p.147).

  • 13

    Hegel 1992, §276 Anm.

  • 14

    Ibidem.

  • 15

    Hegel 2009-11, §2 Anm.

  • 16

    Ibidem.

  • 17

    Ibidem.

  • 18

    Nuzzo 1990, p.23.

  • 19

    Hegel 1992, §20 Anm.

  • 20

    Nuzzo 1990, p.25.

  • 21

    Hegel 2009-11, §2 Anm.

  • 22

    Cfr. Hegel 1992, §§246 Anm.,249 Anm.,250 Anm. per la natura e §380 per lo spirito.

  • 23

    Hegel 1992, §380.

  • 24

    Cfr. Hegel 2009-11, §279 Anm.

  • 25

    Hegel 1992, §380.

  • 26

    Nuzzo 1990, p.20.

  • 27

    Hegel 1992, §276 Anm.

  • 28

    «Sebbene il pensiero logico offra la forma appropriata per costruire la filosofia del mondo reale, il contenuto proviene dal mondo dell'esperienza reale, che è ben diverso dal pensiero. Ogni nuova tappa inizia con una concreta integrazione concettuale di questi momenti logici ed empirici. È questa integrazione del pensiero logico con l'esperienza che costituisce il vantaggio della psicologia filosofica rispetto a quella empirica. Essa, infatti, non solo distingue e isola ogni particolare tipo di attività spirituale dalle altre, ma le integra nel loro giusto contesto all'interno di quell'unità che è lo spirito» (Nuzzo 2004, p.201).

  • 29

    Nuzzo 1990, p.21.

  • 30

    Hösle 2012, p. 177.

  • 31

    Nuzzo 1990, p.22.

  • 32

    Cfr. Hegel 1992, §79.

  • 33

    Hegel 1992, §20 Anm.

  • 34

    Cfr. Hegel 1992, §§79,80 e 81.

  • 35

    Cfr. Hegel 2009-11, §4.

  • 36

    Hegel 1992, §82 Anm.

  • 37

    Ivi., §79 Anm.

  • 38

    Cfr. Hegel 1992, §79Anm.

  • 39

    Nuzzo 1990, p. 26.

  • 40

    Ibidem.

  • 41

    «Al tempo stesso, considerando i gradi inferiori, diviene necessario, per renderne avvertibile l’esistenza empirica, rimandare ai gradi superiori, nei quali essi sono presenti solo come forme […]» (Hegel 1992, §380).

  • 42

    Hegel 2009-11, §2 Anm.

  • 43

    Nuzzo 1990, p. 37 (Cfr. Hegel 1961, pp. 378-79).

  • 44

    Ivi, p.34. Il zum Bewußtsein bringen enunciato nel paragrafo 31 dei Lineamenti di Filosofia del diritto: «Alla scienza spetta solo di portare a consapevolezza (Bewußtsein bringen) questo che è il lavoro proprio della Ragione stessa» (Hegel 2009, §31).

  • 45

    Hegel 1961, pp.378-79.

  • 46

    Cfr. Garelli 2015, pp. 283-98. Sulla questione della traduzione si veda (Morani 2023, pp.229-49 e Illetterati e Hrnjez 2020, pp. 788-814).

  • 47

    Nella Fenomenologia dello spirito, la questione del “ritorno” dal concetto alla rappresentazione si mostra con chiarezza nel capitolo sul sapere assoluto una volta colto lo statuto di oggettività della dimensione rappresentativa, destinata ad essere oltrepassata dallo spirito nell’orizzonte della Darstellung (il libero movimento del concetto). Sulla questione del rapporto di continuità e discontinuità fra Vorstellung e Darstellung in un significato interamente “spirituale” e sulla rilevanza che assume Lutero nell’elaborazione hegeliana della questione della Übersetzung. si rimanda al seguente studio: Caramelli 2016, pp.57-85.

  • 48

    Cfr. Hösle 2012, p.150. A questo proposito Hösle traduce, con qualche cautela, quanto detto in un linguaggio filosofico moderno asserendo che: «una filosofia reale puramente concettuale è un sistema sintattico che riceve una dimensione semantica solo mediante l’interpretazione, ossia la correlazione dei concetti alla rappresentazione» (Hösle 2012, p.150). Ricordiamo come Hegel già nel paragrafo 2 prenda in esame le principali divergenze di quanto viene dedotto dai contenuti della rappresentazione nell’ambito della filosofia del diritto; qui però la rappresentazione «è così poco misura e criterio del concetto per sé stesso necessario e vero, che è essa, piuttosto, a dover prendere la propria verità dal concetto, a doversi correggere e conoscere a partire da esso» (Hegel 2009-11, §2 Anm.).

  • 49

    Hegel 2009-11, §14.

  • 50

    Nuzzo 1990, p. 24.

Bibliografia
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Informazioni
Cita come: Caterina Piccini, Concetto e realtà: il metodo della logica combinatoria in Hegel in DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia - 3 (2023), pp. 36-52. 10.35948/DILEF/2024.4345