Filosofia

In linea con quanto promosso dalla rispettiva Sezione di Filosofia, questa sezione accoglie articoli scientifici che illustrino e valorizzino studi, risultati di progetti di ricerca specialistica e di iniziative culturali in un ampio spettro di ambiti tematici a impronta sia storica che teorica, coprendo i seguenti campi di studio anche con una spiccata proiezione interdisciplinare:

  • estetica
  • filosofia della scienza
  • filosofia morale e bioetica
  • filosofia teoretica ed epistemologia
  • logica e filosofia della logica
  • storia della filosofia antica, medievale, rinascimentale, moderna e contemporanea

Per conoscere i gruppi di ricerca, le collaborazioni esterne e i progetti di ricerca nazionali e internazionali legati ai campi di indagine della rispettiva Sezione, visita la pagina di presentazione.

13 articoli totali

Abstract


In questo saggio discutiamo gli effetti sulla libertà degli individui di un programma di bio-potenziamento morale imposto in modo trasparente tramite politiche pubbliche; per ridurre considerevolmente le minacce per la libertà e aumentare l’efficacia di questi interventi, alcuni autori propendono per distribuirli segretamente, somministrandoli ai cittadini senza che essi lo sappiano. Un programma segreto è però incompatibile con istituzioni giuste e perciò non è un’alternativa accettabile. Nemmeno un bio-potenziamento morale scelto dai singoli individui in modo volontario sembra risolvere i problemi. Sebbene sia più rispettoso delle libertà personali, va incontro a un paradosso: è molto probabile che chi ha più bisogno di migliorarsi moralmente abbia meno motivazioni per ricorrervi. La conclusione della discussione sarà quindi (parzialmente) aporetica.


In this paper I discuss the effects of a program of moral bio- enhancement imposed transparently through public policy on individual freedom; some authors propose to distribute these interventions secretly, administering them to citizens without their knowledge, to substantially reduce threats to freedom and increase the effectiveness of these interventions. However, a secret program is incompatible with just institutions and therefore not an acceptable alternative. Nor does a moral bio-enhancement chosen by individuals voluntarily seem to solve the problems. Although it is more respectful of personal liberties, it runs into a paradox: it is very likely that those who are most in need of moral enhancement will have less motivation to resort to it. The conclusion of this discussion will therefore be (partially) aporetic.


Abstract


L'estetica di Ortega y Gasset si inserisce con originalità nel dibattito modernista della prima metà del Novecento. Il paper segue lo sviluppo del pensiero di Ortega Y Gasset avendo come focus il saggio del 1925 La deshumanización del arte, in cui il filosofo spagnolo cerca di fornire una sintesi concettuale dell'arte dell'avanguardie attraverso una precisa grammatica teorica: la metafora poetica, l’oggetto estetico, l’arte come principio di irrealtà.


The aesthetics of Ortega y Gasset is part, with originality, of the modernist debate of the first half of the twentieth century. The paper follows the development of Ortega Y Gasset's thought having as focus the essay of 1925 "La deshumanización del arte", in which the Spanish philosopher tries to provide a conceptual synthesis of avant-garde art through a precise theoretical grammar: poetic metaphor, aesthetic object, art as principle of unreality.


Nei recenti anni, in filosofia della mente si è molto dibattuto su quale sia il modo più appropriato di intendere l’oggetto di studio e la pratica delle scienze cognitive, e, a tal proposito, una notevole eterogeneità di cornici teoriche si sono delineate in letteratura. Da molti questa situazione di disaccordo viene percepita come problematica, e una soluzione spesso proposta è quella di far riferimento, per dirimere le dispute, a un marchio normativo della cognizione, da intendersi come un insieme di condizioni necessarie che un processo deve rispettare per poter essere considerato “cognitivo”.  Nel presente saggio, argomenterò contro questa idea, mostrando come la proposta di un marchio siffatto sia inevitabilmente fallimentare. Inoltre, in alternativa, proporrò un quadro teoretico in cui la situazione di eterogeneità possa venire pacificamente accettata.

 

In recent years, within philosophy of mind it has been debated the best way to understand the subject and the practice of cognitive science, and, in this regard, a remarkable heterogeneity of theoretical frameworks have appeared in the literature. According to many authors, this situation of disagreement represents a problem, and a popular solution for resolving the disputes is to require a normative mark of the cognitive, i.e., a set of necessary conditions that a process must satisfy to be considered “cognitive”. In the present essay, I will argue against this idea, showing how any normative mark can’t be successful. Besides, I will propose a theoretical picture where the heterogeneity of the literature can be peacefully accepted.


In questo saggio sostengo che lo studio delle emozioni suscitate da ambienti naturali costituisce un terreno di indagine particolarmente adatto alla prospettiva pragmatica e interdisciplinare delle Environmental Humanities. In primo luogo illustro brevemente la polisemia del termine biodiversità e il duplice uso, scientifico e valoriale, che lo caratterizza fin dalla sua comparsa.  Successivamente, mostro come i concetti di valore intrinseco e valore strumentale compaiono nei documenti programmatici internazionali per la conservazione e il ripristino della biodiversità. Infine, a partire dal dibattito sviluppatosi in etica ambientale, delineo una nozione debole di valore intrinseco basata sulla struttura caratteristica di alcune emozioni.  

 

In this essay, I argue that the study of emotions aroused by natural environments constitutes a field of investigation particularly suited to the pragmatic and interdisciplinary perspective of the Environmental Humanities. First, I briefly illustrate the polysemy of the term biodiversity and the dual use, scientific and value-based, that has characterised it since its emergence.  Next, I show how the concepts of intrinsic value and instrumental value appear in international policy documents for the conservation and restoration of biodiversity. Finally, starting from the debate developed in environmental ethics, I outline a weak notion of intrinsic value based on the characteristic structure of certain emotions.


Scopo del presente intervento è una riflessione (a partire da alcuni autori come Heidegger, Kojève e Marcuse) sulla condizione della filosofia all’interno dell’attuale contesto culturale e sociale. La tesi qui proposta è che, di fronte alle problematiche che attraversano le attuali società occidentali, la filosofia debba riscoprire il ruolo che era stato del pensiero critico (e che una particolare tradizione – da ultimo quella francofortese – le aveva riconosciuto), superando la distanza dai problemi del contingente, di cui la filosofia ha voluto fare, a partire da un certo momento storico, la cifra principale del suo esercizio.

 

Purpose of this essay is offer a reflection (starting from some authors such Heidegger, Kojève and Marcuse) on the condition of philosophy within the current cultural and social context. The thesis proposed here is that, faced with the problems affecting Western societies, philosophy must rediscover the role that had been played by critical thinking (in particular by the thinking of Frankfurt School), overcoming the distance from the problems of contingent, of which philosophy has made (starting from a certain historical moment), the main feature of its exercise.


In questo saggio è ricostruita la posizione di Giovanni di Napoli sul principio di individuazione, situata in due Questioni quodlibetali, con un’attenzione particolare per le fonti da lui utilizzate. Sono prese in esame tre fonti suggerite da P. T. Stella in un saggio del 1951, delle quali è valutata l’attendibilità, e viene infine proposto un confronto tra la posizione di Giovanni e quella di Roberto di Orford nel Correctorium corruptorii. Sciendum, indicando la letteratura dei Correctoria come probabile fonte primaria.

 

In this essay we examine John of Naples’ position on the principle of individuation by analyzing his solution of two Quodlibetal Questions, and discuss John’s potential sources. First we evaluate the sources proposed by P. T. Stella in a study of 1951, and then compare John’s position with that of Robert of Orford in his Correctorium corruptorii. Sciendum. This work, and more generally the tradition of the Correctoria, seems to be John’s primary source on the issue of individuation.


Facendo riferimento alla riflessione di Marcuse, il presente saggio intende sottolineare le ambiguità che caratterizzano il concetto di tolleranza, sia nelle definizioni del pensiero liberale che nel contesto del neocapitalismo. In questo contesto, secondo Marcuse, la critica della tolleranza deve infatti porsi come una messa in discussione di ogni idea di tolleranza intesa come pluralismo acritico, nonché di ogni pretesa puramente identitaria (o anche individualistica), che non sappia collocare la propria lotta in una visione di cambiamento generale.

 

Referring to Marcuse's reflection, this essay intends to underline the ambiguities that characterize the concept of tolerance, both in the definitions of liberal thought and in the context of the consumer society of neo-capitalism. In this context, the critique of tolerance must therefore pose itself, for Marcuse, as a questioning of every idea of tolerance understood as a-critical pluralism, as well as of every purely identity (or even individualistic) claim, that does not place its own struggles in a general vision of change.


Peter Kolosimo è stato un personaggio molto noto in Italia e all'estero tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento. I suoi libri hanno avuto un grande successo, in particolare quelli dedicati alla cosiddetta “teoria degli antichi astronauti”: l'ipotesi che la Terra sia stata visitata in tempi ancestrali da extraterrestri, che hanno interferito sullo sviluppo biologico e culturale umano. Scopo di questo saggio è di mostrare come la formazione intellettuale di Kolosimo debba molto alla fantascienza e alla letteratura a fumetti.


Peter Kolosimo was a very well-known figure in Italy and abroad between the 1960s and 1980s. His books have had great success, in particular those dedicated to the so-called "ancient astronaut theory": the hypothesis that the Earth was visited in ancestral times by extraterrestrials, who interfered with human biological and cultural development. The aim of this essay is to show how Kolosimo's intellectual formation owes much to science fiction and comics literature.


Il presente contributo ha per tema il nesso concettuale labirinto-inferno. Muovendo brevemente dalla sua origine arcaico-mitologica e assumendone la successiva declinazione cristiana, l’articolo approfondisce poi più propriamente la traduzione secolarizzata e in termini di fantasmagoria dello stesso. Ciò a partire dall’avvento della seconda modernità, quindi dalla transizione al capitalismo avanzato e attraverso autori di riferimento quali i surrealisti Louis Aragon e André Breton, Roger Caillois, Walter Benjamin. Infine il testo propone un’attualizzazione dell’idea labirintico-infernale nel contesto categoriale delle analisi del postmoderno fino allo scenario contemporaneo, interrogando alcuni dei problemi principali posti dalla rivoluzione digitale, la relazione immagine-realtà, le oscillazioni tra il catastrofismo tecnofobico e le utopie accelerazioniste, il dissolvimento delle fantasmagorie del presente.

 

This contribution deals with the conceptual nexus of the labyrinth and hell. Starting briefly from its archaic-mythological origin and assuming its subsequent Christian declination, the article then delves more specifically into its secularised translation and in terms of phantasmagoria. This starts with the advent of modernity, then the transition to advanced capitalism and through reference authors such as the surrealists Louis Aragon and André Breton, Roger Caillois and Walter Benjamin. Finally, the text proposes an actualisation of the labyrinthine-infernal idea in the categorical context of the analyses of postmodernism up to the contemporary scenario, questioning some of the main problems posed by the digital revolution, the image-reality relation, the oscillations between technophobic catastrophism and accelerationist utopias, the dissolution of the phantasmagorias of the present.


All’interno del grande problema metodologico sul rapporto tra Logica e Realphilosophie, Hegel identifica come realmente scientifica la comprensione della relazione tra Begriff e Vorstellung, in cui si tratta della rappresentazione come strumento categoriale dove il pensiero è immerso nell’alterità. A partire dalla necessità metodologica di un nesso sistematico tra rappresentazione e concetto, costitutivo di una logica combinatoria, il presente contributo si propone di comprendere quali ragioni sistematico-concettuali hanno portato Hegel nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (nelle sue edizioni più tarde: 1827,1830) a una rivalutazione della rappresentazione in quanto materia indispensabile e condizione necessaria per la conoscenza. La ripresa hegeliana della Vorstellung come sinonimo del logico immerso nell’alterità porterà a interrogarsi sul modo in cui la nozione di Übersetzung sia idonea a esprimere quella delicata azione svolta dalla coscienza nell’atto di far assumere ai propri contenuti una forma filosofica, consentendo di comprendere tutti i gradi della Realphilosophie come momenti di una logica della rappresentazione. Muovendo da tali osservazioni sarà necessario domandarsi se e in che senso la logica combinatoria possa essere considerata una semplice trasposizione del concetto nella rappresentazione o la messa in atto della componente concettuale che nella rappresentazione si volge all’esperienza.

 

Within the methodological problem of the relationship between Logic and Realphilosophie, Hegel identifies as truly scientific the understanding of the relationship between Begriff and Vorstellung. In that relationship, representation is treated as a categorical instrument where thought is immersed in otherness. Starting from the methodological necessity of a systematic link between representation and concept, constitutive of a combinatory logic, the present contribution aims to understand what systemic-conceptual reasons led Hegel in the Encyclopaedia of the Philosophical Sciences in Compendium (in its later editions: 1827,1830) to a re-evaluation of representation as an indispensable subject and necessary condition for knowledge. The Hegelian revival of Vorstellung as a synonym for the logical immersed in otherness will then lead to questioning how the notion of Übersetzung is suitable for expressing that delicate action performed by consciousness in the act of making its contents take on a philosophical form, making it possible to understand all the degrees of the Realphilosophie as moments of a logic of representation. On the basis of these observations, it will finally be necessary to ask whether and in what sense combinatorial logic can be considered as a simple transposition of the concept into representation or as the implementation of the conceptual component that in representation turns to experience.


L'articolo ripercorre il percorso tracciato da Gilles Deleuze nel terzo capitolo di Differenza e ripetizione (1968), in cui viene criticata la tendenza del pensiero a rappresentarsi la propria attività come spontanea e naturale. Al contrario, richiamandosi ad Artaud, Deleuze intende mostrare come il pensiero non sia una facoltà innata ma debba essere generato, e come ciò non possa accadere che per tramite di un’esperienza traumatica. Il testo approfondisce quindi lo stretto nesso tra la filosofia dell'esperienza di Deleuze e la sua riflessione sulla genesi del pensiero. La prima implica una revisione del concetto di “trascendentale” che, lungi dall'essere inteso come l'insieme delle condizioni che rendono possibile l'esperienza, in questo contesto designa il campo meta-empirico di intensità che produce l'esperienza. L'ultima sezione del saggio illustra come il sorgere di questo strato inferiore della realtà generi un'esperienza specifica che sconvolge il coordinamento ordinario delle facoltà e quindi gli automatismi quotidiani del pensiero. Questo tipo di esperienza è ciò che nell’opera Proust e i segni (1964) è definito come un incontro involontario che costringe il pensiero a pensare.

 

The article tracks down the path traced by Gilles Deleuze in the third chapter Difference and Repetition (1968), where he critiques thought’s tendency to represent its own activity as spontaneous and natural. On the contrary, by recalling Artaud, Deleuze aims to show how thought is not an innate faculty but must be generated by a traumatic experience. The text therefore delves into the strong connection between Deleuze’s philosophy of experience and his reflection on the genesis of thought. The first one implies a revision of the concept of “transcendental”, which, far from being intended as the set of conditions which make experience possible, in this context designates the meta-empirical field of intensities which actively produces experience. The last section of the essay explains how the rise of this bottom layer of reality engenders a specific experience which disrupts the ordinary coordination of faculties and therefore the daily procedures of thought. This sort of experience is what Deleuze, in his previous work Proust and Signs (1964), defines as an involuntary encounter that forces thought into thinking.


La storia dell’intelligenza artificiale, dopo due decenni di sviluppi teorici e ingegneristici, sta attraversando una nuova svolta epocale. La diffusione dei modelli neurali sta rappresentando, infatti, un game-changer, sia in virtù delle incredibili possibilità di implementazione, dal riconoscimento di immagini alla produzione di linguaggio, che per le implcazioni filosofiche che tale diffusione porta con sé, dall’etica applicata all’epistemologia. Il presente scritto intende muovere proprio a partire da queste ultime. La competenza di macchine dalla configurazione ‘neuromorfica’, basate su reti di neuroni artificiali che trattano l’informazione in maniera sub-simbolica e dinamica, potrebbe infatti permettere di rimettere in discussione alcuni assunti del dibattito classico sull’intelligenza artificiale (e sull’intelligenza in generale) circa il rapporto tra sintassi, significati e substrati che li trasportano. Nel segno di una tradizione quasi secolare di intreccio tra ricerca cognitivista e AI, il presente articolo cercherà di far dialogare dialetticamente prospettive embodied della mente e modelli linguistici artificiali, esplorando le nuove, vibranti implicazioni che la ricerca e l’implementazione delle architetture neurali, su tutte i Large Language Models, stanno mettendo alla luce.

 

After two decades of theoretical and engineering developments, the history of artificial intelligence is going through a turning point. The spread of neural models in fact represents a game-changer, both in virtue of the incredible possibilities of implementation (from image recognition to language processing), and for the philosophical implications that such diffusion brings with it, from applied ethics to epistemology. This paper intends to start from the latter. The competence of machines with a ‘neuromorphic’ architecture, based on networks of artificial neurons that process information in a sub-symbolic and dynamic manner, could allow us to question certain assumptions of the classical debate on artificial intelligence (and on intelligence in general) regarding the relationship between syntax, meanings and the substrates that carry them. In the sign of an almost century-long tradition of intertwining cognitivist research and AI, this article will attempt to dialectically bring embodied perspectives of the mind and artificial language models into dialogue. It will explore the new, vibrant implications that research and implementation of neural architectures, above all Large Language Models, are bringing to light.


Se si confronta la nozione di contemplazione per come Bruno la recepisce dalla tradizione filosofica – sia aristotelica sia platonica – che lo ha preceduto con la sua concezione ontologica, antropologica e cosmologica, non sarà difficile trovare divergenze. Questo contributo, ricercando nei Dialoghi italiani le tracce dell’idea di contemplazione, si propone di ricostruire una continuità della riflessione bruniana, mettendo in evidenza anche le rotture che occorrono nel percorso filosofico dell’autore. Alla luce di ciò, si cercherà di far emergere l’esigenza di una rielaborazione originale, da parte di Bruno, del concetto di contemplazione, che sia coerente con la nolana filosofia. L’approdo a cui si giungerà sarà quello di una declinazione del concetto in chiave produttiva: il furioso-contemplativo imita l’efficacia del primo principio e causa.

 

If one compares the notion of contemplation as Bruno acknowledges it from the previous philosophical – both Aristotelian and Platonic – tradition and his own ontological, anthropological and cosmological conception, it will not be hard to find some contradictions. By looking for the traces of contemplation in his Dialoghi italiani, this study aims to reconstruct a continuity of Bruno’s meditation in his work, highlighting at the same time the breaks occurring in the author’s philosophical path. Considering this, we will try to bring out the need of an original rewriting of the concept of contemplation in accordance with Bruno’s philosophical thought. Here, we suggest that Bruno revises the notion which we are taking into account in a productive way: the contemplative-furioso reproduces the effectiveness of the first principle and cause.