| Articolo sottoposto a Peer Review

«Leggo solo fumetti e fantascienza»: alle origini della fantarcheologia di Peter Kolosimo

 ARTICOLO SCIENTIFICO

  • Data ricezione: 09/10/2023
  • Data accettazione: 17/11/2023
  • Data pubblicazione: 27/11/2023

Abstract

Peter Kolosimo è stato un personaggio molto noto in Italia e all'estero tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento. I suoi libri hanno avuto un grande successo, in particolare quelli dedicati alla cosiddetta “teoria degli antichi astronauti”: l'ipotesi che la Terra sia stata visitata in tempi ancestrali da extraterrestri, che hanno interferito sullo sviluppo biologico e culturale umano. Scopo di questo saggio è di mostrare come la formazione intellettuale di Kolosimo debba molto alla fantascienza e alla letteratura a fumetti.


Peter Kolosimo was a very well-known figure in Italy and abroad between the 1960s and 1980s. His books have had great success, in particular those dedicated to the so-called "ancient astronaut theory": the hypothesis that the Earth was visited in ancestral times by extraterrestrials, who interfered with human biological and cultural development. The aim of this essay is to show how Kolosimo's intellectual formation owes much to science fiction and comics literature.


Parole chiave
Keywords

1. Tra scienza, pseudoscienza e fantascienza.

Il centenario della nascita di Peter Kolosimo (Modena, 15 dicembre 1922) ha rappresentato l’occasione per ritornare sull’opera di un personaggio straordinariamente noto tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del Novecento.

Una delle più significative testimonianze del successo di Kolosimo è costituita dalla vittoria, il 3 agosto 1969, del Premio Bancarella con il libro Non è terrestre. Kolosimo risultò primo con 87 voti su 139, al secondo posto, Omega 9. Il dramma della Marina Italiana durante la seconda guerra mondiale di Aldo Pasetti (49 voti), Dottor X (autore anonimo, 2 voti), Gardenie e caviale di Giovanni Nuvoletti (1 voto). All’ultimo posto, senza aver ricevuto alcun voto, Ruggero Orlando con Gli anni dell’aquila. Dunque Kolosimo ebbe la meglio anche su uno dei due conduttori della mitica diretta RAI dedicata all’allunaggio di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, avvenuto un paio di settimane prima, il 20 luglio 19691. L’altro – lo sappiamo – era Tito Stagno.

La diatriba tra Stagno e Orlando, sull’istante in cui il LEM (Lunar Excursion Module) denominato Eagle aveva toccato il suolo lunare, è passata alla storia della televisione. Tito Stagno conduceva la diretta, coordinata da Andrea Barbato, dallo studio 3 di via Teulada in Roma, mentre Ruggero Orlando era il corrispondente della RAI dal centro della NASA a Houston in Texas. Mentre si stava avvicinando il momento dell’allunaggio, Stagno, male interpretando le comunicazioni dal LEM di Buzz Aldrin, alle 22.17 ora italiana annunciò: “Ha toccato. Ha toccato il suolo lunare!”. Ma Orlando replicò: “No, non ha toccato”. Aggiungendo: “Qui pare che manchino ancora 10 metri”. Proprio così, perché in sottofondo Buzz Aldrin stava dicendo: “Picking up some dust” (“Stiamo alzando un po’ di polvere”), il che significava che il LEM non era ancora allunato. Seguirono ulteriori commenti da parte dei due giornalisti, che portarono a una paradossale conclusione: Tito Stagno dette l’annuncio dell’allunaggio quando ancora mancavano circa 56 secondi e 136 metri, mentre Orlando lo comunicò ufficialmente 10 secondi dopo, a causa della discussione in corso2.

Commentando la vittoria di Kolosimo, il «Corriere della Sera» del 4 agosto 1969 scriveva: «L’opera vincente apre un discorso sulla presenza di esseri extraterrestri sulla Terra nella preistoria. L’autore è giunto a queste conclusioni attraverso un’indagine condotta su tracce misteriose, oggetti non identificabili, inquietanti presenze, miti non facilmente riportabili all’uomo e alle sue usanze. Un libro, dunque, con un pizzico di fantascienza ma di alto interesse scientifico, tale da farlo giudicare dalla critica come un best-seller dell’archeologia spaziale». Kolosimo non era stato il primo a parlare della cosiddetta questione degli “antichi astronauti”, di cui si discuteva fin dalla fine dell’Ottocento3, ma certamente contribuì a renderla popolare anche in Italia. E il giudizio del principale quotidiano italiano era molto lusinghiero, nonostante la tematica fosse molto più vicina alla pseudoscienza che non alla scienza4

Non mancarono, comunque, le voci critiche. È sufficiente leggere la stroncatura di Non è terrestre fatta da Claudio Finzi su «Il Tempo» del 23 agosto, nella quale si sottolineava l’assenza di metodo scientifico e storiografico da parte dell’autore: «Per di più il Kolosimo, che non sembra avere molte cognizioni di storia, prende per buone tutte le affermazioni dei suoi autori, dimostrando così di essere uno di quelli che credono a tutto, da lui violentemente attaccati». In effetti, quella di Kolosimo non poteva essere considerata una divulgazione scientifica rigorosa e spesso le fonti da lui citate non erano affidabili, oppure venivano menzionate in modo non accurato dal punto di vista bibliografico, il che impediva un loro puntuale controllo. Ma è indiscutibile che l’opera di Kolosimo, con il suo richiamo al meraviglioso, abbia contribuito ad avvicinare tanti giovani (e anche meno giovani) alla scienza. Il riscontro di pubblico fu davvero enorme. E infatti il successivo 27 agosto Piero Bianucci, che sarebbe diventato uno dei più importanti e preparati giornalisti scientifici italiani, affermava sulla «Gazzetta del Popolo», introducendo un’intervista a Kolosimo: «Scrivere un buon libro è difficile, venderlo, almeno in Italia, lo è ancora di più. Peter Kolosimo è riuscito in tutte e due le cose, e il suo Non è Terrestre (Sugar, Milano) è da parecchie settimane il libro più venduto nelle nostre librerie, tanto che gli è stato assegnato il “Bancarella”, un premio al di fuori di ogni speculazione politico-editoriale, in quanto a deciderne l’attribuzione sono gli aridi dati statistici delle copie smerciate: il che non impedisce al “Bancarella” di essere anche un premio qualitativo e non solo quantitativo, visto che precedono Kolosimo nomi come Hemingway, Guareschi, Pasternak, Tecchi, Bedeschi, Montanelli».

C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare. Con la sua attenzione verso tutto ciò che gli sembrava novità (dalla corsa allo spazio all’esplorazione del cosmo, dagli alieni nel passato ai misteri archeologici), Kolosimo finì talvolta per diffondere nei suoi testi importanti studi, che solo dopo qualche tempo furono riconosciuti unanimemente dalla comunità scientifica. Uno dei casi più eclatanti è forse quello della teoria della deriva dei continenti, proposta per la prima volta dal meteorologo e geofisico tedesco Alfred Wegener nel 1912, che si imporrà definitivamente soltanto nella seconda metà degli anni ‘60 del Novecento5. Kolosimo invece la sostenne già un decennio prima, quando seguì i lavori dell’Anno Geofisico Internazionale (1957-58) per conto della Radio Svizzera Italiana, in un momento in cui tale teoria era ancora ritenuta da molti una semplice fantasia.

Nonostante la popolarità e l’importanza del personaggio, Pier Domenico Colosimo (così all’anagrafe) non è stato finora oggetto di serie analisi storiche e ricognizioni bibliografiche. Spesso ci si è basati sulle informazioni (in molti casi contraddittorie) fornite da lui stesso, pur non mancando importanti testimonianze, come quelle dell’amico di gioventù Alberto Silvestri e della seconda moglie Caterina Serafin6. In una direzione più consapevolmente critica cerca di andare il recente saggio scritto dal sottoscritto e Roberto Labanti, dedicato alla prima fase della vita e della carriera di Kolosimo, fino al suo trasferimento a Torino (gennaio 1996)7, e quello di Edoardo Russo8, concernente per l’appunto il periodo torinese9.  Sull’ultimo periodo della sua esistenza, a Milano, dove risiedette dall’estate 1973, dando vita a una infinità di collaborazioni editoriali, sono attualmente in corso studi e ricerche.

In questo articolo cercherò di mostrare come la formazione intellettuale di Peter Kolosimo debba molto alla fantascienza e alla conoscenza della letteratura a fumetti. Un tratto in comune con altri giovani della sua generazione, come ad esempio Federico Fellini10. Non a caso, a partire dal suo primo libro intitolato Il pianeta sconosciuto (1959), Kolosimo contribuì a sviluppare un nuovo genere letterario, la fantarcheologia, che costituiva una diretta derivazione della science fiction11. Il suo interesse per i misteri del cosmo e quelli archeologici, iniziato in età giovanile, fu certamente alimentato dalle numerose letture in questo ambito. Per ammissione dello stesso Kolosimo, alla fantascienza egli deve anche l’idea di scrivere testi surreali e insoliti, a sfondo umoristico. Tale idea risale per lo meno ai tempi della collaborazione con Radio Monte Ceneri, il nome originario del primo canale radio della Svizzera italiana (così chiamata perché l’antenna si trovava sull’omonimo monte), iniziata alla fine degli anni ‘40 del Novecento. Kolosimo dichiarerà al «Corriere della Sera» del 27 aprile 1972, nell’ambito di una pagina del «Corriere Letterario» dedicata interamente alla fantascienza (e che vedeva la presenza di nomi quali Italo Calvino, Primo Levi, Sergio Solmi, Fruttero & Lucentini): «Lei dice che ho inventato la fantarcheologia: è vero, ma io sono anche l’inventore del fantahumor. Per la Radio Svizzera ho scritto decine di pezzi umoristici con una spolveratina di fantascienza»12.

L’attività di scrittore di testi fantaumoristici proseguì sia durante l’importante esperienza a Radio Capodistria13, che successivamente, quando iniziò a collaborare, intorno alla metà degli anni Cinquanta del Novecento, con «La settimana umoristica» di Milano, e con «Calandrino» e «Supercalandrino», pubblicati a Roma.

Nel febbraio 1957 Kolosimo fece uscire, sotto pseudonimo, un vero e proprio romanzo di fantascienza. L’opera era firmata da un fantomatico autore straniero, Omega Jim, mentre la traduzione era attribuita Peter Kolosimo. Il lavoro uscì sul terzo numero della collana «I narratori dell’Alpha Tau. Archivi del futuro», con il titolo Fronte del Sole, pubblicato da Irsa Muraro Editrice di Roma. Nella premessa a una nuova edizione del romanzo, nel 1979, Kolosimo avrebbe ribadito lo stretto legame esistente tra la fantascienza e la sua opera di divulgazione scientifica, pur precisando che nel caso di Fronte del Sole si trattava di pura e semplice science fiction: «Questo è il mio primo e sinora unico racconto di fantascienza. Non è il solito pizzico di science fiction che aggancio all’amo dei miei libri per trascinare i lettori sulle aride spiagge della scienza. È fantascienza pura. L’ho scritto per divertirmi, e spero diverta anche voi»14.

Il romanzo ebbe una certa fortuna negli ambienti della fantascienza italiana del periodo, visto che - prima dell’edizione degli anni Settanta - venne ristampato, con il titolo I cavalieri delle stelle (firmato Peter Kolos), fra il 1959 e il 1960, all’interno della rivista «I Romanzi del Cosmo», curata da Marco Paini, e, successivamente, nel 1963, sempre in tre puntate, in appendice a due romanzi pubblicati nella serie «Cosmo. I capolavori della fantascienza», entrambe della milanese Ponzoni Editore.

La fantascienza come genere letterario aveva ormai un suo ruolo ben definito in Italia, soprattutto grazie a «I Romanzi di Urania», la rivista fondata nell’ottobre 1952 da Giorgio Monicelli (fratello maggiore del regista Mario e nipote di Arnoldo Mondadori, l’editore dalla collana), al quale si deve anche l’invenzione del termine italiano «fantascienza», utilizzato per tradurre l’espressione science fiction15. Anche se, è giusto ricordarlo, la prima rivista di fantascienza nel nostro paese fu «Scienza Fantastica», pubblicata dall’aprile 1952 al marzo 1953 dalle Edizioni Krator di Roma e diretta da Lionello Torossi. Tuttavia, la collana ebbe vita breve e solo sette numeri videro la luce.

Oltre a «I Romanzi di Urania», Monicelli promosse nel 1952 anche un’altra rivista, «Urania. Avventure nell’universo e nel tempo», che ospitava sia racconti che articoli di divulgazione scientifica, oltre a contenere «La posta di Urania», realizzata allo scopo di rispondere alle numerose lettere degli appassionati. «Urania. Avventure nell’universo e nel tempo» uscì soltanto per quattordici numeri, ma la divulgazione scientifica continuò a essere presente sulle pagine de «I Romanzi di Urania», i quali contenevano una rubrica intitolata «Curiosità scientifiche»16. Come si vede, dunque, in quegli anni fantascienza e divulgazione scientifica andavano di pari passo, sul modello delle più celebri riviste pulp americane, da «Amazing Stories» a «Astounding Science Fiction»17. Non sorprende dunque che, nel giugno del 1957, qualche mese dopo l’uscita di Fronte del Sole, sul primo numero di «Cosmic. Selezione di fantascienza», sempre edito da Irsa Muraro Editrice, Kolosimo pubblichi un articolo dal titolo Fratelli dell’infinito (che sarebbe stato poi il titolo di uno dei suoi libri di successo), dedicato alla questione della vita nell’Universo e alla possibile esistenza di creature intelligenti. Sullo stesso fascicolo, nella rubrica intitolata Osservatorio di Alfa-Tau, venne presentato anche un testo intitolato Misteri cosmici dell’America precolombiana che contiene il primo riferimento conosciuto in italiano alle linee di Nazca in chiave extraterrestre18. La rubrica era curata da «Sagittario», indicato come uno dei collaboratori della rivista. Probabilmente si trattava dello stesso Kolosimo sotto pseudonimo, dato che il tema delle celebri linee tracciate sul terreno del deserto peruviano ricorrerà costantemente nelle sue pubblicazioni.

Che Kolosimo abbia ricevuto grande ispirazione dalla lettura delle due pubblicazioni create da Monicelli è da lui stesso testimoniato, citando nella prima edizione de Il pianeta sconosciuto «le deduzioni e le fantasie scientifiche degli scrittori utopici nostri contemporanei», le quali «potrebbero averci descritto con notevole approssimazione gli abitanti di remotissimi mondi inter ed extra-galattici»:

Chi ci dice che in qualche punto dello spazio non sfreccino gli unìgeni di Jack Vance, i «cervelli vaganti» che assorbono energia dalle sostanze radioattive e che, con un solo atto di volontà, possono disperdere i loro grumi vivi in tutti i punti dell’Universo? Perché non dovrebbe esistere qualcosa di simile all’orrendo demone «venuto da un altro mondo» di John W. Campbell, l’essere capace di modificare continuamente il suo protoplasma, copiando forme organiche ed inorganiche in un prodigio di mimetismo?

Su un pianeta di cui non sospettiamo l’esistenza, gli Zen di Jerome Bixby staranno forse iniziando la loro marcia di colonizzazione, favorita da stupende facoltà d’adattamento che consentono loro di vivere ovunque, nel fuoco e nel gelo, nell’acqua e nell’aria, senza l’una e senza l’altra, di trarre sostentamento dalle rocce, dalle sabbie del deserto, dai gas interstellari o dal nulla stesso. Ad infiniti anni-luce di distanza, poi, altri conquistatori pioveranno, con intenzioni assai peggiori, su globi indifesi o scatenati in una cruenta offensiva: le invisibili sfere elettromagnetiche di Eric F. Russell che si «cibano» delle correnti emotive altrui, i viscidi parassiti mucilagginosi di Robert H. Heinlein, i mostri di silicone di Erik van Lhin. E le astronavi dei Metaluniani, degli Zaghon di Raymond F. Jones, troveranno sulla loro rotta Coeurl, il gattone vagante in cerca del misterioso id sprigionato dall’agonia degli esseri viventi, Ixtl, il mostro metallico dai poteri soprannaturali, risultante dalla trasformazione artificiale d’una razza ignota, Anabis, l’amorfo demone gassoso che si nutre dell’altrui forza vitale e che trasporta la materia attraverso lo spazio, come ce li presenta l’inarrivabile A. E. van Vogt19.

Vediamo di individuare le fonti di questi riferimenti, nell’ordine in cui Kolosimo li presenta:

  • Jack Vance, Il mondo di Elettra, in «Urania», n. 12, 1 ottobre 1953 (traduzione italiana di Winner Lose All, 1951).
  • John W. Campbell, La "cosa" d'un altro mondo, in «Urania», n. 4, 1 febbraio 1953 (traduzione italiana di Who Goes There?, 1938).
  • Jerome Bixby, Gli Zen di Vesta, in «Urania», n. 10, 1 agosto 1953 (traduzione italiana di Zen, 1952).
  • Eric F. Russell, Schiavi degli invisibili, in «I romanzi di Urania», n. 7, 10 gennaio 1953 (traduzione italiana di Sinister Barrier, 1943).
  • Robert H. Heinlein, Il terrore dalla sesta luna, in «I romanzi di Urania», n. 5, 10 dicembre 1952 (traduzione italiana di The Puppet Masters, 1951).
  • Erik van Lhin, Sfere di fuoco, in «I romanzi di Urania», n. 46, 10 giugno 1954 (traduzione italiana di Battle on Mercury, 1953. Erik van Lhin è uno dei numerosi pseudonimi di Lester Del Rey, che a sua volta è un nome inventato dall’autore, il quale probabilmente si chiamava Leonard Knapp).
  • Raymond F. Jones, Il cittadino dello spazio, in «I romanzi di Urania», n. 96, 15 settembre 1955, (traduzione italiana di This Island Earth, 1950).
  • E. van Vogt20, Crociera nell’infinito, in «I romanzi di Urania», n. 27, 10 novembre 1953 (traduzione italiana di The Voyage of the Space Beagle, 1951).

Molti numeri di «Urania» e de «I Romanzi di Urania» sono ancora presenti nella biblioteca della famiglia Kolosimo21, assieme ad altre pubblicazioni di fantascienza. Infatti, non ci sono solo le riviste di Monicelli tra le letture di Kolosimo, ma anche altre produzioni della Arnoldo Mondadori Editore, come viene rivelato da questa citazione, sempre ne Il pianeta sconosciuto:

Non potrebbe la mitologia stessa averci tratteggiato, sia pure deformandolo e riplasmandolo su concetti terrestri, l’aspetto d’alcuni nostri fratelli dell’Infinito? Campbell jr. coi suoi centauri ed Arthur Clarke con i suoi saggi «diavoli» ci dicono di sì. Noi, non volendo spingerci oltre, lasciamo la risposta al futuro, ammesso che ce la voglia dare22.

Nell’occasione Kolosimo non solo fa a riferimento al n. 87 de «I Romanzi di Urania», datato 14 luglio 1955, I figli di Mu di John W. Campbell (traduzione italiana di The Mightiest Machine, 1934-1935), ma anche a Childhood’s End (1950) di Arthur C. Clarke, apparso per la prima volta in Italia con il titolo Le guide del tramonto, nel novembre 1955, e uscito nella collana «Il Girasole-Biblioteca Economica Mondadori» n. 37, sempre tradotto da Giorgio Monicelli. Non mancano, inoltre, ne Il pianeta sconosciuto (così come in altri testi di Kolosimo) riferimenti ai romanzi di Luigi Rapuzzi, C’era una volta un pianeta…, uscito il 29 aprile 1954 sul n. 41 de «I Romanzi di Urania», e Quando ero aborigeno, pubblicato sul n. 110 della stessa rivista (22 dicembre 1955). Romanzi nei quali l’autore friulano, nato a Sacile nel 1905, promuoveva in Italia la teoria degli antichi astronauti23.

In questo contesto diventa anche facilmente comprensibile la partecipazione di Kolosimo, avviata prima della pubblicazione de Il pianeta sconosciuto, a «Oltre il Cielo», una rivista di divulgazione scientifica (in particolar modo di astronomia, astronautica e missilistica), che alternava articoli e saggi a racconti di fantascienza. Iniziò a uscire nel settembre 1957 sotto la direzione di Armando Silvestri e Cesare Falessi24. Kolosimo esordì su «Oltre il Cielo» già nel secondo numero (1-15 ottobre 1957), con un articolo di due pagine (pp. 44-45), intitolato I figli delle stelle, dove si parlava dei dischi volanti e della loro (molto probabile) provenienza extraterrestre, delle capacità di adattamento umano nello spazio e delle possibili forme di vita sulla Luna. Il pezzo rappresentava il primo capitolo di una serie di articoli presentati con lo stesso titolo nei numeri successivi. Troveremo varie parti di questi testi riproposti due anni dopo ne Il pianeta sconosciuto.

 


2. Prima della fantascienza, i fumetti.

L’amore di Kolosimo per la fantascienza, comunque, come per molti giovani della sua generazione, si sviluppò ancor prima della lettura di racconti e romanzi, grazie alla diffusione in Italia, nel corso degli anni Trenta del Novecento, del fumetto avventuroso americano, il cui esordio negli Stati Uniti si fa risalire alle prime strisce giornaliere di Buck Rogers e di Tarzan, il 7 gennaio 1929.

La passione per i fumetti è stata testimoniata da Kolosimo in molteplici occasioni. «Leggo solo fumetti e fantascienza», dichiarò in un’intervista a Enzo Tortora del 197225. «Amava i fumetti di Mandrake, Alan Ford, Flash Gordon, Jeff Hawke, Valentina, Linus», ha dichiarato recentemente la moglie Caterina Serafin26. Fra questi nomi, è certamente quello di Flash Gordon a ricoprire un ruolo fondamentale nella formazione di Kolosimo.

Flash Gordon, ideato e disegnato da Alex Raymond, uno dei grandi maestri nella storia del fumetto, esordì negli Stati Uniti il 7 gennaio 1934, su tavole domenicali a colori, ottenendo immediatamente un successo clamoroso. Come altri personaggi della golden age dei comics americani, Flash Gordon arrivò in Italia in piena epoca fascista27, sul primo numero del celeberrimo periodico «L’Avventuroso», edito dalla casa editrice Nerbini di Firenze28, il 14 ottobre 1934:

Grazie a «L’Avventuroso» la casa editrice Nerbini raggiunse la vetta più alta della sua rapida ascesa. La «bottega» nata a fine ‘800 pubblicando impegnati libelli politico-sociali di autori socialisti e anarchici, e poi fiumane di feuilleton e una congerie di caserecce rivistine allegre, nel breve volgere di tre anni, dal 1932 al 193429, si era trasformata nella più importante e invidiata casa editrice di giornalini in Italia. «L’Avventuroso» tramutò come d’incanto la Nerbini in una magica «bottega delle nuvole», con una «marcia trionfale» che incoronò Firenze indiscussa capitale del fumetto. (...) «L’Avventuroso» nel 1937 raggiunse e forse addirittura superò le 500.000 copie. Un risultato tanto più straordinario ed esplosivo se rapportato al modesto potere d’acquisto dei ragazzi di allora, nemmeno lontanamente paragonabile a quello dei coetanei di oggi. (…) Non è difficile immaginare quale immensa emozione suscitò nei giovani lettori il primo numero del 14 ottobre 1934. Uno di quei momenti che restano impressi nella memoria per tutta la vita. Già il titolo suonava come la promessa di grandi sogni, di mari lontani e terre vergini da esplorare; esprimeva sinteticamente quell’indefinibile anelito che da sempre spinge l’uomo ad affrontare imprese che sembrano impossibili. (…) Col fiato sospeso e lo sguardo stupito, una moltitudine di ragazzi divorò avidamente l’incredibile storia d’apertura intitolata La distruzione del mondo30.

Tra quei lettori, oltre a un entusiasta Federico Fellini (che era nato il 20 gennaio 1920), da sempre appassionato alle gesta di Flash Gordon (al punto tale da desiderare di realizzare un film sull’eroe di Alex Raymond)31, ci fu molto probabilmente anche il giovane Peter, il quale non aveva ancora dodici anni. L’età giusta per restare folgorato dalla magia delle storie e, soprattutto, delle illustrazioni di questo straordinario personaggio: «Raymond regalò ai comics un approccio grafico che rimandava alla più nobile estetica dell’illustrazione in termini di eleganza e raffinatezza, ma anche al tempo stesso possedeva tutte le migliori qualità dinamiche dell’arte sequenziale»32.

Non è quindi una sorpresa trovare Flash Gordon citato ne Il pianeta sconosciuto, a fianco di molti romanzi e racconti di fantascienza. In particolare, nel paragrafo dal titolo «Le lune del brivido», dedicato ai satelliti di Marte, Kolosimo mostra la sua capacità di passare dall’argomentazione scientifica alla speculazione fantastica, mescolando la scienza alla letteratura e, in questo caso, anche ai fumetti:

Tutti i nostri lettori conosceranno certo Phobos (il nome è greco e suona «paura») e Deimos («Terrore»), le due lune marziane, ma non molti sapranno che a battezzarle con vocaboli tanto sinistri fu Gionata Swift, il famoso autore dei Viaggi di Gulliver, che le immaginò verso il 1725, quando nessuno poteva ancora pensare che Marte avesse satelliti.

A scoprirle fu Asaph Hall, nel 1877, che confermò loro i nomi prematuramente elaborati da Swift, anche se non possono dirsi molto appropriati. Le due «lune del brivido», infatti, non hanno nulla di pauroso: si tratta di due «ciottoli celesti», di cui il più grande (Phobos, con un diametro di circa di 16 chilometri) gravita ad una distanza d’appena 5500 chilometri dal pianeta e, durante un giorno marziano, sorge per ben tre volte ad ovest, contrariamente alle abitudini di tutti i corpi celesti appartenenti al Sistema solare. Deimos, di contro, ha un diametro di 8 chilometri, gravita a 21 mila chilometri da Marte e, sorgendo ad est, senza contravvenire alle norme di circolazione planetarie, resta in cielo per ben 132 ore prima di tramontare.

Questi satelliti rocciosi, di forma irregolare, non possono logicamente avere abitanti; non dovremmo tuttavia stupirci se su Phobos i nostri ipotetici marziani avessero impiantato stazioni sperimentali ed un osservatorio astronomico. La minuscola luna costituirebbe per ciò una base eccellente, data la mancanza di quell’atmosfera che tanto è d’impiccio ai nostri studiosi: e gli scienziati del pianeta rosso, volgendo le spalle al loro minaccioso globo incombente su Phobos, potrebbero puntare a tutt’agio i telescopi su mondi vicini e lontani come noi vi puntiamo la fantasia, alla ricerca dei comuni, sconosciuti fratelli dell’Infinito.

Circa Phobos e Deimos – che il loro esiguo diametro, come abbiamo detto, ci fa apparire privi d’atmosfera, gelidi, inabitabili – gli scrittori non la pensano però come gli scienziati, ed amano presentarci i due scogli cosmici in modo quasi sempre consono ai nomi che lo scrittore Gionata Swift ha involontariamente assegnato. Uno dei disegnatori che ha ripreso la fortunata serie delle avventure di Flash Gordon (il popolare eroe nato dalla fantasia di Alex Raymond), ci dipinge appunto Phobos come un’infernale cittadella popolata d’esseri spietati capaci di sopravvivere alle più sfavorevoli condizioni ambientali: insetti intelligenti.

È un’ipotesi fantastica, ma non troppo: se Phobos conservasse un misero residuo d’atmosfera, anzi, offrirebbe agli insetti un soggiorno tollerabile. Gli sciami di gigantesche libellule che – molto probabilmente – si aggirano sul fondo dei crateri lunari, ce ne danno la prova. Non solo: Gerard Kuiper, il più insigne astrofisico vivente, assegna addirittura a questi esseri il dominio del pianeta rosso. Nessun’altra forma di vita da noi conosciuta – egli afferma – potrebbe esistere su Marte, se si esclude quella degli insetti.

E – anche se non vogliamo condividere del tutto la sua opinione – dobbiamo ammettere che le straordinarie qualità degli insetti aprono loro le porte di parecchi mondi che noi giudicheremmo assolutamente inospitali33.

L’affermazione di Kolosimo relativa al celebre astronomo olandese (poi naturalizzato americano) Gerard Kuiper mette in evidenza i lati positivi e negativi del suo modo di argomentare. È vero, infatti, che Kuiper stava svolgendo da oltre un decennio una serie di studi fondamentali sul sistema solare, con indagini sistematiche sui pianeti e i loro satelliti, indagini che meritavano sicuramente di essere segnalate al grande pubblico. Ma non si sbilanciò mai sull’esistenza di forme di vita su Marte, un tema che affrontò sempre dal punto di vista ipotetico, non andando oltre l’idea della presenza di batteri e altri microrganismi. Nel 1964, ad esempio, avrebbe dichiarato: «Se ci sono piante o animali su Marte, sono così piccoli che nemmeno una pulce ci inciamperebbe». Questo perché su Marte «semplicemente non c’è abbastanza acqua per sostenere altro che la vita microscopica»34. Inoltre Kolosimo non fornisce alcun riscontro bibliografico dell’affermazione di Kuiper, che diventa impossibile da verificare. Stesso discorso per l’informazione concernente le gigantesche libellule che si sarebbero aggirate sul fondo dei crateri lunari.

Relativamente all’avventura di Flash Gordon, Kolosimo sembra invece aver fatto un po’ di confusione. Infatti, non risultano esserci delle storie, realizzate dagli autori che si sono occupati del personaggio dopo Alex Raymond fino al novembre 1959 (che è la data di uscita de Il pianeta sconosciuto) ambientate su Phobos. Esiste invece un’avventura in cui sono presenti insetti intelligenti (per la precisione degli scarafaggi), ma che si trovano sulla Luna. Si tratta dell’episodio intitolato Il mistero delle meteore, uscito originariamente negli Stati Uniti dal 1° aprile al 17 giugno 1951 e realizzato da Emmanuel "Mac" Raboy, che in quel momento aveva la responsabilità delle tavole domenicali di Flash Gordon. Probabilmente Kolosimo lesse la storia nell’edizione pubblicata in Italia nel novembre 1952 sul primo numero della collana «Albo Azzurro» stampata dalle Edizioni Adriana di Roma35. La puntata successiva, invece, Menta regina sleale, era effettivamente ambientata su Marte, anche se di Phobos non c’era traccia nella storia. È possibile che Kolosimo abbia confuso il ricordo di varie letture, soprattutto se rievocate a distanza di tempo, senza avere a disposizione la fonte per controllare.

Nel corso degli anni, l’attenzione nei confronti del fumetto avrebbe portato Kolosimo a collaborare anche con alcune case editrici e riviste specializzate nel settore, soprattutto dopo il suo trasferimento a Milano. Di particolare rilievo è la lunga introduzione (realizzata assieme alla moglie Caterina) al volume Tex contro Mefisto, curato da Decio Canzio e pubblicato dalle Edizioni Cepim (l’attuale Sergio Bonelli Editore) verso la fine del 1978. L’introduzione, nella quale veniva messa in mostra una notevole conoscenza delle avventure di Tex e del suo più temibile nemico, iniziava così:

A un eroe dell’Arizona come Tex può succedere anche questo: trovarsi a fronteggiare un nemico «impossibile» come Mefisto.

Chi è Mefisto? È lo stregone dei nostri incubi, dotato di poteri straordinari: può «sdoppiarsi» (e questo è uno scherzetto che gli piace molto), ossia comparire «in spirito» dove meglio gli piace, minacciando e sghignazzando. Può farlo tranquillamente perché il suo «doppio» è naturalmente invulnerabile, e a nulla valgono le pallottole che Tex e i suoi amici gli scaricano addosso in impeti di rabbia incontrollata. Mefisto è anche maestro in ipnosi, come si conviene a ogni mago che si rispetti. Pratica, inoltre, la telepatia, la chiaroveggenza e altre arti oscure. Il tutto accompagnato, ovviamente, da impressionanti riti volti al male, alla magia nera.

È lo stregone dei nostri incubi, dicevamo. Impossibile incontrarlo nella realtà? Non siamone troppo sicuri: Mefisto ha tutte le carte in regola per potersi un giorno materializzare tra noi, anche se certe sue proprietà sono state ingigantite dalla fantasia di chi lo ha creato36.

L’introduzione proseguiva con l’analisi dettagliata di tutte le capacità di Mefisto, seguendo il classico stile argomentativo di Kolosimo, tra quelli che erano -  a suo avviso – i fatti documentabili sia dal punto di vista storico che scientifico, e i poteri decisamente più improbabili37. Scienza e fantasia, continuamente mescolate fra loro, in un dialogo ripetuto innumerevoli volte all’interno dei testi di Kolosimo, come nel seguente commento alle gesta di un altro degli eroi di fantascienza a fumetti da lui preferiti, Jeff Hawke, all’interno del pezzo Identikit extraterrestre, pubblicato sull’Almanacco 1982 di «Alter Alter» (il supplemento mensile di «Linus»):  

In fondo Sidney Jordan, l’autore di Jeff Hawke ha proprio ragione: l’universo è popolato di esseri umanoidi, giganti e nani, con gli occhi tondi o le orecchie a punta, gialli o verdastri, e anche da specie di piovre con un occhio solo, da ranocchie zannute, da amebe intelligenti con pseudopodi tuttofare e da molte altre cose ancora. Il fatto che siamo soli nel cosmo non è neppure da prendere in considerazione38.

È indubbio che i testi di Kolosimo siano stati letti da generazioni di lettori e che molti di quei lettori si siano appassionati alla scienza proprio attraverso la lettura dei suoi libri, per lo meno fino all’avvento di Quark di Piero Angela, andato in onda il 18 marzo 1981. Trasmesso il mercoledì, in seconda serata sul primo canale della televisione italiana, il programma di Angela ottenne un clamoroso successo. La puntata d’esordio fu vista da oltre 9 milioni di spettatori, mentre tutto il programma (18 puntate complessivamente) venne seguito da una media di 7,5 milioni di spettatori, talvolta con punte di quasi 10 milioni39. Quasi un cambio di testimone tra due modi di intendere la scienza e di fare divulgazione, considerando che Peter Kolosimo sarebbe scomparso a Milano il 23 marzo 1984. Due modi, forse, non necessariamente incompatibili, se valutati con il corretto spirito critico40.

Note
  • 1

    Andretta – Ciardi 2019.

  • 2

    Le registrazioni della diretta sono disponibili in rete:
    https://www.raiplay.it/programmi/luomosullaluna

  • 3

    Ciardi 2017.

  • 4

    Ciardi 2021.

  • 5

    Cfr. Wegener 2021.

  • 6

    Silvestri 2007; Bigliardi 2022.

  • 7

    Ciardi – Labanti 2022.

  • 8

    Segretario del CISU (Centro Italiano Studi Ufologici, con sede a Torino), che da anni porta avanti una meritoria opera di raccolta di tutto il materiale relativo all’opera di Peter Kolosimo, anche in collaborazione con la famiglia dello scrittore.

  • 9

    Russo 2022. 

  • 10

    Lacassin 1971.

  • 11

    Cfr. Ciardi 2017.

  • 12

    I cieli della fantascienza, in «Corriere della Sera», giovedì 27 aprile 1972, p. 13.

  • 13

    Ciardi – Labanti 2022, pp. 74-81.

  • 14

    Kolosimo 1979, p. 99.

  • 15

    Cfr. Clarke 1952.

  • 16

    La collana manterrà la denominazione «I romanzi di Urania» fino al n. 152 (Charles Eric Maine, Crisi 2000, 23 maggio 1957); poi passerà a chiamarsi semplicemente «Urania» dal n. 153 (Adrien Sobra, L’universo fantasma, 6 giugno 1957).

  • 17

    Cfr. Ciardi 2023.  

  • 18

    Ciardi – Labanti 2022, p. 85.

  • 19

    Kolosimo 1959, pp. 305-306.

  • 20

    Così era solito firmarsi Alfred Elton van Vogt.

  • 21

    Si approfitta dell’occasione per ringraziare Caterina Serafin e sua figlia Alessandra Kolosimo per aver consentito la consultazione del materiale appartenuto a Peter Kolosimo. Un ringraziamento anche a Edoardo Russo per aver effettuato un primo censimento di tale materiale.

  • 22

    Kolosimo 1959, p. 306.

  • 23

    Cfr. Ciardi 2017, pp. 137-143; Malvestio 2022.

  • 24

    Ciardi – Labanti 2022, pp. 86-90.

  • 25

    Tortora 1972.

  • 26

    Bigliardi 2022, p. 164.

  • 27

    Con tutte le problematiche, soprattutto quelle relative alla censura, che si possono facilmente immaginare; cfr.  Carabba 1973; Pazienti – Traini 1986; Gadducci – Gori – Lama 2020; Gaspa 2020.

  • 28

    Becattini – Tesauro 2021.

  • 29

    Ricordiamo che nel 1932, sull’onda del successo riscosso da Mickey Mouse negli Stati Uniti, Giuseppe Nerbini decise di creare una testata dedicata al personaggio, «Topolino», che iniziò a uscire il 31 dicembre di quell’anno. Fu così che il celebre topo ebbe per la prima volta al mondo un periodico a lui dedicato, dato che soltanto il mese successivo apparve in America il «Mickey Mouse Magazine».

  • 30

    Sessa 1995, p. 46.

  • 31

    Chirchiano 2019.

  • 32

    Becattini – Vianovi 2002, pp. 23-26.

  • 33

    Kolosimo 1959, pp. 288-290. All’inizio di questo brano Kolosimo commette un errore, perché i nomi delle lune di Marte furono in realtà proposti da Henry Madan dopo la loro effettiva scoperta da parte dell’astronomo statunitense Asaph Hall nell’agosto 1877. Swift invece non assegnò alcun nome ai due astri da lui immaginati; cfr. Caprara 2016, p. 27; Andretta 2022, pp. 32-33.

  • 34

    Le dichiarazioni di Kuiper si trovano nell’articolo dal titolo Earth-Sized Life on Mars Doubted. Studies Indicate Low Level of Water in Atmosphere, in «The New York Times», 25 aprile 1964, p. 8.  

  • 35

    In realtà il primo numero era presentato come «Gordon», n. 1, Supplemento all’«Albo Ciclone» n. 5. Poi dal secondo numero la serie iniziò a chiamarsi «Albo Azzurro», riprendendo la numerazione dal n. 1. Uscirono altri sei albi, dedicati a vari personaggi, per un totale di sette numeri. A Gordon furono dedicati anche il secondo e il terzo numero;
    cfr. https://www.guidafumettoitaliano.com/guida/testate/testata/351

  • 36

    Canzio 1978, p. 9.

  • 37

    La prefazione a Tex contro Mefisto usciva a pochi mesi di distanza dal programma televisivo di Piero Angela, Indagine sulla parapsicologia, trasmesso su Rete 1 dal 1° al 29 aprile 1978, in seconda serata. Nel programma Angela scagliava un duro attacco nei confronti del mondo del paranormale, che in quegli anni riscuoteva molto consenso nell’opinione pubblica; cfr. Camilletti 2018.

  • 38

    Kolosimo 1981, p. 85.

  • 39

    Angela 2017, pp. 173-176.

  • 40

    Ho cercato di sviluppare questo discorso in varie mie pubblicazioni: cfr. Ciardi 2014; 2021; 2023.

Bibliografia
  • Andretta 2022 =  Maria Giulia Andretta, Dalla Terra a Marte. L'affascinante avventura del Pianeta Rosso, Roma, Carocci.

  • Andretta – Ciardi 2019 = Maria Giulia Andretta, Marco Ciardi, Stregati dalla Luna. Il sogno del volo spaziale da Jules Verne all'Apollo 11, prefazione di Piero Angela, Roma, Carocci. 

  • Angela 2017 = Piero Angela, Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute, Milano, Mondadori.

  • Becattini – Vianovi 2002 = Alberto Becattini e Antonio Vianovi, Alex Raymond: the Power and the Grace, Lucca, Glamour Associated.

  • Becattini – Tesauro 2021 = Alberto Becattini, Alessandro Tesauro, Storia di Nerbini. Avventuroso editore, Giffoni Valle Piana, Edizioni Ripostes, 2 voll.

  • Bigliardi 2022 = Stefano Bigliardi, Peter Kolosimo com'era. Intervista a Caterina Kolosimo, in Peter Kolosimo, UFO: destinazione Terra, a cura di Edoardo Russo e Roberto Labanti, Torino, UPIAR, pp. 157-174.

  • Camilletti 2018 = Fabio Camilletti, Italia lunare: gli anni sessanta e l'occulto, Oxford, Peter Lang.

  • Canzio (a cura di) 1978 = Tex contro Mefisto, a cura di Decio Canzio, Milano, Edizioni Cepim.

  • Caprara 2016 = Giovanni Caprara, Rosso Marte. La grande avventura dell'uomo nello spazio, Torino, UTET.

  • Carabba 1973 =  Claudio Carabba, Il fascismo a fumetti, Rimini, Guaraldi Editore.

  • Chirchiano 2019 = Emiliano Chirchiano, Il Flash Gordon di Mike Hodges, o lʼestetica contraddittoria di un capolavoro osceno, in Flash Gordon. L'avventurosa meraviglia: mito, immaginario e media, a cura di Mario Tirino, Eboli, NPE Edizioni, pp. 91- 98.

  • Ciardi 2014 = Marco Ciardi, Galileo e Harry Potter. La magia può aiutare la scienza?, Roma, Carocci.

  • Ciardi 2017 = Marco Ciardi, Il mistero degli antichi astronauti, Roma, Carocci.

  • Ciardi 2021 = Marco Ciardi, Breve storia delle pseudoscienze, Milano, Hoepli.

  • Ciardi 2023 = Marco Ciardi, Quando Darwin incontrò Flash Gordon. Scienza e cultura di massa tra Otto e Novecento, Roma, Carocci.

  • Ciardi – Labanti 2022 = Marco Ciardi, Roberto Labanti, Dal Rubicone al Po. Appunti per una biografia storica di Peter Kolosimo (1922-1966), in Almanacco della Fantarcheologia, a cura di Fabio Camilletti, Bologna, Odoya, pp. 63-98.

  • Clarke 1952 = Arthur C. Clarke  Le sabbie di Marte, «I romanzi di Urania», n. 1, 10 ottobre.

  • Gadducci – Gori – Lama 2020 = Fabio Gadducci, Leonardo Gori, Sergio Lama, Eccetto Topolino. Lo scontro culturale tra fascismo e fumetti. Edizione ampliata, Viterbo, Edizioni NPE.

  • Gaspa 2020 = Pier Luigi Gaspa, Dal signor Bonaventura a Saturno contro la Terra. Agli albori del fumetto in Italia (1908-1945), Roma, Carocci.

  • Kolosimo 1959 = Peter Kolosimo, Il pianeta sconosciuto, Torino, Società Editrice Internazionale.

  • Kolosimo 1979 = Peter e Caterina Kolosimo, Fronte del Sole, Milano, De Vecchi.

  • Kolosimo 1981 = Peter Kolosimo, Identikit extraterrestre, in «Alter Alter», Almanacco 1982, Supplemento n. 13, Milano, Milano Libri Edizioni, pp. 85-86.

  • Lacassin 1971 = Francis Lacassin, Federico Fellini et les fumetti, in Id., Pour un 9e art: la bande dessinée. Paris, Union Générale d'Éditions, pp. 447-458.

  • Malvestio 2022 = C'era una volta Johannis, in Almanacco della Fantarcheologia, a cura di Fabio Camilletti, Bologna, Odoya, pp. 43-57.

  • Pazienti – Traini 1986 = Giuseppe Pazienti, Rinaldo Traini, I fumetti italiani d'avventura durante il Fascismo, Roma, Comic Art.

  • Russo 2022 = Edoardo Russo, Kolosimo e Torino, in Almanacco della Fantarcheologia, a cura di Fabio Camilletti, Bologna, Odoya, pp. 99-109.

  • Sessa 1995 = Maurizio Sessa, La bottega delle nuvole. La storia del fumetto da Nerbini ai disegnatori toscani, Firenze, Edizioni Medicea.

  • Silvestri 2007 = Alberto Silvestri, Peter Kolosimo. Dall'Atene di Romagna all'archeologia spaziale, Cesena, Società Editrice Il Ponte Vecchio.

  • Tortora 1972 = Enzo Tortora, Far quattrini coi marziani, testata non identificata, 23 maggio.

  • Wegener 2021 = Alfred Wegener. La formazione dei continenti e degli oceani. Postfazione di Marco Ciardi, Torino, Bollati Boringhieri.

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Informazioni
Cita come: Marco Ciardi, «Leggo solo fumetti e fantascienza»: alle origini della fantarcheologia di Peter Kolosimo in DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia - 3 (2023), pp. 75-89. 10.35948/DILEF/2024.4343