Abstract
Abstract
Secondo la teoria della Lingua in Atto, le unità di informazione parentetiche inseriscono nell’enunciato informazioni poste su un piano locutivo secondario rispetto alla relazione Topic/Comment. Possono apparire in tutte le posizioni, ma non in prima posizione e non sono mai composizionali con un’altra unità di informazione. Le Parentesi poste alla periferia destra del Comment possono essere confuse con le unità di Appendice, in quanto la realizzazione prosodica risulta simile, nonostante le Appendici esprimano informazioni ridondanti che invece integrano il Comment. Sulla base del Data Base dell’Articolazione dell’Informazione IPIC il lavoro esplora le ragioni che consentono l’individuazione dei Parentetici nei Corpora di parlato spontaneo Italiano. Dati i loro valori semantici, le valutazioni modali e i commenti metalinguistici (che sono la grande maggioranza delle parentesi brevi nel discorso) introducono un salto nella prospettiva dell’enunciato che li colloca automaticamente su un piano locutivo secondario e non possono mai essere Appendici. Al contrario, altri tipi di espressioni che anche riempiono l’unità Parentetica (congiunzioni, se-frasi, avverbi e argomenti esterni, parentesi lunghe) possono essere in linea di principio considerate integrazioni del Comment. Il lavoro sostiene che l'interpretazione tra parentesi di queste unità di informazione risulta sottodeterminata a meno che il parlante non segnali il valore parentetico attraverso segnali prosodici o multimodali. Secondo i risultati dell’analisi condotta, inoltre, le parentesi lunghe in posizione finale non vengono realizzate come unità informative dell’enunciato ma piuttosto come "enunciati parentetici", pienamente autonomi.
According to the Language Into Act Theory, Parenthetical units insert in the Utterance information that is placed on a secondary locutive plan with respect to the Topic / Comment relation. They can appear in all but not in the first position of the utterance and are never compositional with another information unit. Because of prosodic similarities, however, Parenthesis placed at the right periphery of the Comment can be confused with Appendix units, which on the contrary express redundant information complementing the Comment. On the basis of the IPIC Information Structure Data-Base the paper explore the reasons which allow their detection in Italian Spontaneous Speech Corpora. Because of their semantic values, Modal evaluations and Metalinguistic commentaries (the large majority of Parenthesis in speech) introduce a jump in the perspective of the utterance, which places them on a secondary locutive plan and can never be Appendixes. On the contrary other types of expressions that can also fill the Parenthetical unit (conjunctions, if-sentences, adverbials and external arguments, long parenthetical) can be in principle also integrations of the Comment. The paper argues that the parenthetical interpretation of these information units will remain under-determined unless the speaker signals this value through prosodic or multimodal cues. Moreover, according to our finding, long parenthesis in the final position are not performed as information units of the utterance but rather as fully autonomous “parenthetical utterance”.
Parole chiave
Keywords
1 Introduzione1
1.1 Il quadro teorico di riferimento
Nella teoria della lingua in atto (L-AcT- Cresti 2000) l'enunciato è il corrispettivo di un atto linguistico (Austin 1962) e costituisce l’unità di riferimento primaria del parlato in quanto definisce l’entità linguistica minima che può essere interpretata pragmaticamente (Biber et al. 1999; Cresti 2000; Izre'el et al. 2020). La prosodia è fondamentale per la divisione del palato spontaneo in enunciati e per lo studio della loro struttura. Il flusso continuo del discorso orale è segmentato primariamente da interruzioni prosodiche percettivamente rilevanti (Barbosa & Raso, 2018), a cui i parlanti competenti di una lingua assegnano valore terminale (Izre'el et al. 2020). L’identificazione delle sequenze terminate nel flow of speech permette di segmentarlo in atti linguistici autonomi, che sono l’oggetto di studio.
L’enunciato può essere semplice, ovvero composto da una sola unità prosodica, o essere segmentato a sua volta in unità, in corrispondenza di interruzioni prosodiche interne percepibili, a cui i parlanti competenti assegnano invece valore non terminale. In L-AcT, come in una vasta tradizione di studi sull’oralità, ciascuna unità prosodica di un enunciato corrisponde a unità di informazione, ovvero ad un elemento ideativo del parlante (Chafe 1993). In questo specifico approccio però si considera che le unità di informazione hanno anche diversa funzione all’interno dell’enunciato e costituiscono la base necessaria della struttura linguistica conosciuta come “articolazione dell’informazione”.
L-AcT prevede una corrispondenza biunivoca tra unità prosodiche e unità Informative, ciascuna delle quali ha una funzione specifica all'interno di un Pattern Informativo (Cresti 2000; 1994; Moneglia & Raso 2014). Il centro informativo dell’enunciato è l'unità detta di Comment, la cui funzione nell’articolazione dell’informazione è di specificare l'illocuzione, ovvero il tipo di atto pragmatico che l’enunciato svolge nel mondo (Cresti, 2000; Cresti & Moneglia, 2018).
Il Comment ha forme prosodiche corrispondenti a specifici tipi illocutori (Firenzuoli 2003; Rocha 2016; Cresti 2020). In quanto portatore di forza illocutoria, è riconoscibile per la sua interpretabilità in isolamento, caratteristica questa che non vale per nessun’altro tipo di unità informativa dell’enunciato. Un enunciato può anche corrispondere a una catena di due o più Comment, uniti tra loro in un Pattern illocutivo ritmico che dà luogo a una struttura retorica naturale (Rinforzo, Lista, Comparazione, Domande Doppie e Alternative; Cresti 2000; Panunzi & Saccone 2018). Il Discorso orale, specialmente nel monologo, si struttura anche con modalità diverse alla scansione in enunciati, registrando sequenze più o meno lunghe di Comment legati tra loro, secondo un procedimento aggiuntivo, non modellizzato, che segue il flusso del pensiero. In questo caso l’unità di riferimento, chiamata Stanza, non ha una singola illocuzione (Saccone, 2020).
La forma prosodica ('t Hart et al. 1990) è un carattere essenziale non solo del Comment ma anche delle diverse funzioni informative (Moneglia & Raso 2014)., sia quelle che sviluppano il testo linguistico (Topic, Appendice, Parentesi, Introduttore locutivo), sia quelle funzionali alla gestione del dialogo (Fatici, Allocutivi, Conativi, Incipit Espressivi). La forma prosodica delle unità e la loro distribuzione rispetto al Comment sono gli indici primari per il riconoscimento della funzione delle unità di informazione nell’articolazione informativa dell’enunciato. Tutte le unità informative, salvo l’Appendice, articolano l’informazione ciascuna secondo una modalità e un punto di vista autonomi e sono per questo tra loro non composizionali semanticamente e sintatticamente (Cresti 2000; Cresti & Moneglia, 2010; Cresti 2014).
Il presente contributo è dedicato all’unità informativa di Parentesi (PAR) e in particolare alla relazione prosodica e informativa tra questa unità e l’unità di Comment nel parlato spontaneo italiano. Il lavoro focalizza su un caso particolare di tale relazione, ovvero sui contesti nei quali il Parentetico è realizzato linearmente alla periferia destra del Comment e conclude l’enunciato (PAR finale).
C’è un interesse specifico allo studio del Parentetico in questa posizione. Il quadro L-AcT prevede, come si diceva, che le unità informative testuali abbiano sia forma prosodica differenziale che posizione fissa rispetto al Comment, solo il Parentetico si caratterizza per poter comparire in qualsiasi posizione, eccetto in prima posizione (Cresti, 2000; Tucci 2010; Moneglia & Raso 2014). In particolare, il modello canonico di un enunciato strutturato dal punto di vista informativo prevede che il Comment sia preceduto da una unità di Topic, che è caratterizzata da un fuoco prosodico e svolge la funzione essenziale di indicare all’interlocutore il campo di applicazione del Comment, ovvero l’aboutness pragmatico dell’enunciato (Cresti & Moneglia 2010; Moneglia & Cresti, 2018). Dopo la realizzazione del fuoco informativo principale di Comment, l’enunciato può estendersi con unità periferiche, prosodicamente defocalizzate e di scarso valore informativo, le Appendici (APC), ma anche con unità parentetiche (PAR), che introducono invece informazioni aggiuntive specifiche e rilevanti su come l’enunciato deve essere interpretato (Dehe & Kavalova, 2007; Schneider, 2014. Tucci, 2010). I Parentetici, e in particolare quelli in posizione finale, come vedremo, condividono però con le Appendici importanti proprietà prosodiche e venendo meno sia i differenziali prosodici che i differenziali di ordine lineare si pone il problema dei quali siano i criteri che permettono di individuare e distinguere il valore parentetico nelle unità di informazione alla destra del Comment, distinguendole dalle unità di Appendice.
1.2 I dati
La ricerca proposta in questo lavoro è basata su corpora e in particolare si fonda sulla base dati IPIC (Panunzi & Gregori 2012). In IPIC è raccolto un corpus di parlato spontaneo italiano di 124.735 occorrenze e 20.835 sequenze terminate appartenenti a 74 testi della sezione informale italiana del corpus C-ORAL-ROM (Cresti & Moneglia, 2005). La selezione rappresenta una variazione significativa del parlato in contesti familiari e pubblici secondo le principali modalità di interazione orale faccia a faccia (monologhi, dialoghi e conversazioni a più voci). I file audio sono segmentati in unità terminate prosodicamente, a loro volta segmentate in unità non terminate, a ciascuna delle quali è assegnata una funzione informativa secondo i principi e il tag-set di L-AcT. Il DB permette quindi ricerche sulla struttura informativa degli enunciati e sui loro riempimenti morfosintattici e in particolare ai nostri fini permette di estrarre tutti i contesti in cui i Parentetico si realizza nella periferia destra dell’enunciato.2
Delle 20.835 sequenze terminate in IPIC, 18810 costituiscono enunciati, dei quali 10.536 sono semplici dal punto di vista della struttura informativa o comunque privi di unità testuali oltre al Comment, mentre 8.274 hanno al loro interno unità informative testuali, e di questi 285 contengono un Parentetico finale. In questo insieme, 186 parentetici seguono direttamente il Comment e costituiscono il caso di studio centrale per questo lavoro, a cui si aggiungono 30 enunciati in cui il Parentetico chiude un pattern illocutivo o co-occorre con una Appendice dopo al Comment. Le Appendici che seguono direttamente il Comment sono invece 590 e costituiscono lo sfondo rispetto a cui valuteremo le proprietà differenziali del Parentetico.
In 2 vedremo come l’unità di Parentetico si configura sia dal punto di vista informativo che prosodico nel quadro L-AcT e metteremo in rilievo i caratteri della sua realizzazione prosodica in posizione finale, che rendono problematica la distinzione dall’Appendice. In 3. sarà presentata l’analisi dettagliata delle unità Parentetiche finali in IPIC. Esamineremo prima i riempimenti sintattico-semantici delle unità che, a parità di realizzazione prosodica, permettono una chiara distinzione tra le funzioni espresse da Parentetico e Appendice. Le valutazioni modali e gli inserti metalinguistici brevi, che costituiscono la gran parte dei parentetici finali nell’uso linguistico italiano, necessitano una interpretazione parentetica in quanto realizzano sempre un piano locutivo esterno alla prospettiva dell'enunciato e non sono mai Appendici del Comment.
Sulla base dell’osservazione comparativa delle Appendici in IPIC, osserveremo poi i riempimenti sintattico semantici per i quali si verifica invece una possibile intersezione, ovvero considereremo i tipi di riempimenti locutivi per i quali, in posizione finale, è possibile sia una interpretazione come Parentesi che come Appendice. Vedremo che in questi casi, perché una unità nella periferia del Comment possa essere legittimamente considerata parentetica, è necessario che l’elemento finale esprima un punto di vista diverso dal punto di vista del Comment o che comunque uno scarto di punto di vista tra il Comment e l’unità che lo segue sia segnalato dal parlante attraverso strumenti prosodici o altre modalità espressive. Questa necessità sarà confermata in 4. osservando la distribuzione complementare tra Appendice e Parentetico quando entrambe le unità compaiono alla periferia destra del Comment.
2 Il Parentetico nella teoria della lingua in atto
2.1 Definizioni e proprietà prosodiche
Come evidenziato fin da Cresti (2000), l’unità di informazione parentetica può occorrere in ogni posizione dell’enunciato, ma non in prima posizione, può interrompere una unità di informazione e l’informazione in esso contenuta può riguardare unità di informazione dell’enunciato a lui antecedenti o seguenti (backward o forward scope). La definizione della funzione informativa di Parentetico nella Teoria della lingua in atto è stata oggetto di vari contributi a partire proprio da Cresti (2000), secondo cui:
“servono al parlante per commentare il contenuto del suo enunciato consentendo di staccarsi dal punto di vista interno all’enunciato. Non partecipano in maniera diretta alla composizione del testo dell’enunciato di cui costituiscono una interpretazione o una istruzione linguistica volta all’interlocutore […]. Essi permettono di introdurre punti di vista anche completamente contrastanti con quelli del Comment[…] diversamente dal Topic […], che introduce locuzioni da un punto di vista diverso da quello del Comment, perché conoscitivo, ma in armonia affettiva con esso.” [Cresti 2000:143]
Cresti (2022) ha recentemente proposto il seguente corollario sul modo di considerare il punto di vista: diversamente dal Topic, il punto di vista del PAR non è determinato dalla forza illocutiva del Comment ed è indipendente. L’unità di informazione parentetica sospende l’illocuzione del Comment e introduce informazione nell’enunciato, su un diverso piano locutivo.
Tucci (2010) separa tre funzioni principali dell’unità parentetica e in particolare distingue la funzione modale da più funzioni metalinguistiche. La funzione modale inserisce una valutazione soggettiva del parlante sul dictum dell‘enunciato, mentre la funzione metalinguistica, considerata strictu sensu, segnala all‘interlocutore che è stata operata una particolare scelta lessicale nella verbalizzazione. Tucci distingue inoltre una funzione meta-narrativa, quando l’unità aggiunge informazioni che orientano l’interlocutore sulla valutazione positiva o negativa del parlante.
La definizione in Moneglia e Raso (2014), volta ad assicurare al Parentetico un criterio di identificazione sintetico nel tagset L-AcT delle funzioni informative, tenta una formulazione unitaria alle funzioni modale e metalinguistica ampliando la portata del concetto di metalinguaggio. In questa proposta, l’unità di parentesi inserisce nell'enunciato informazioni con un valore metalinguistico attraverso l’espressione della valutazione del parlante sul contenuto da lui espresso. Per questo il Parentetico è caratterizzato tipicamente da espressioni modali (clausole parentetiche ridotte, avverbi modali e di atteggiamento proposizionale).
La caratterizzazione prosodica dell’unità di Parentesi secondo il modello L-AcT (Firenzuoli e Tucci 2003; Tucci 2010) prevede un profilo che, rispetto alle unità che la precedono o la seguono, caratterizzato da:
- una sensibile caduta di valori medi di F0
- un cambiamento di speech rate (di solito in aumento)
- una durata media della sillaba nucleare di 0.142 ms secondo
- un movimento di F0 piatto discendente su tutta l’unità, caratterizzato da:
- assenza di preparazione
- nuceo piatto o discendente;
- possibilià di una coda ascendente3
- nessuna restrizione di allineamento tra il nucleo dell’unità e la struttura accentuale
Saccone, nei suoi lavori recenti (Saccone, 2021; 2022), sulla scorta del modello Basilese dell’articolazione dell’informazione nel testo scritto (Ferrari et al. 2008; Ferrari 2014; Cignetti 2014) ha offerto una analisi più semantica del ruolo svolto dalle parentesi nel testo, che corrispondono tipicamente a esemplificazioni, generalizzazioni, spiegazioni o espressioni riepilogative e possono operare sull'illocuzione dell'enunciato come indebolimento o attenuazione.
Crucialmente, in tali lavori, tra i concetti necessari all’analisi del Parentetico nella teoria dell’articolazione dell’informazione, si inseriscono il concetto di piano e il concetto di discorso. Il Parentetico si pone su un piano diverso (piano parentetico) rispetto al piano principale del discorso e su questo piano svolge le sue funzioni. Il Parentetico contribuisce inoltre all’architettura testuale su livelli gerarchici diversi.
In tale cornice, analizzando prosodicamente ampie sequenze di parlato, Saccone ha evidenziato la consistenza del concetto di parentetico aldilà della sua realizzazione come funzione informativa interna all’enunciato. Nel discorso parlato si possono trovare infatti enunciati o sequenze di enunciati che condividono caratteristiche sia semantiche che prosodiche con le unità informative di Parentesi. Un intero enunciato, e non solo l’unità di informazione di un enunciato, può dunque caratterizzarsi per un suo ruolo parentetico, ponendosi su un piano diverso del discorso. Come proposto recentemente da Pecorari (2022), nel discorso, e per quanto riguarda l’orale in particolare nel monologo narrativo, può essere realizzata una polifonia, che ne permette l’articolazione su più piani.
L’intonazione, e in particolare il livello medio di F0 delle unità prosodiche, è lo strumento principe che evidenzia i diversi piani di strutturazione. In sintesi, attraverso la prosodia, le parentesi possono articolare il flusso del discorso sia come enunciati a livello del testo sia come unità di informazione nell'enunciato. Il risultato è stato replicato sul tedesco in Saccone e Trobetta (2021).
La seguente tabella riporta un turno dialogico ripreso dalla narrazione di un episodio occorso durante un viaggio in Africa. Il parlante narra di aver chiesto aiuto per trovare un ufficio di polizia, dato che ha trovato due bambini soli. La tabella 1 evidenzia nella prima riga la scansione prosodica in enunciati del turno (gli apici individuano il discorso riportato), la seconda riga riporta la scansione degli enunciati in unità informative (solo il primo è un enunciato articolato), la terza indica la tipologia delle unità di informazione e alla base sono indicati i piani su cui si articola il discorso. Gli 8 enunciati si articolano su 5 piani diversi: a) piano narrativo (gli fo capire; capiscono; e i du bambini mi pigliano per mano); b) discorso riportato all’interno dell’episodio narrato, rispettivamente del parlante, (police) dei suoi interlocutori (police) e la stilizzazione della loro interazione (eeé); c) due diversi livelli di parentesi (Volevo anda’ dalla polizia; Per lo meno la polizia) che passano dal piano della narrazione al discorso attuale; d) piano del discorso attuale (e meno male perché).
e che gli fo capire/ Police //’ | volevo anda’ dalla polizia // | per lo meno la polizia // | Police /’ | eeè //” | capiscono // | e i du’ bambini mi pigliano in mano … | e meno male perché + | |
e che gli fo capire/ | Police //’ | volevo anda’ dalla polizia // | per lo meno la polizia // | Police /’ | eeè // | capiscono // | e i du’ bambini mi pigliano in mano … | e meno male perché + |
INT | COM-r | PAR-ut | PAR-ut | COM-r | COM-r | COM-r | COM- | COM-int |
Piano narrativo | Piano discorso riportato del parlante nell’episodio narrato | Piano parentetico discorso attuale | Piano parentetico discorso attuale | Piano discorso riportato del parlante nell’episodio narrato | Piano discorso riportato parlante-interlocutori nell’episodio narrato | Piano narrativo | Piano narrativo | Piano 1 Valutazione fuori dalla narrazione discorso attuale |
Tavola 1. Segmentazione in enunciati e piani del discorso in un monologo narrativo [ifammn03]4.
Il tracciato di F0 del discorso in Tavola 1 indentifica in particolare, in box rossi, il riportato, che realizza un jump su valori molto alti di frequenza, e in box verde gli enunciati parentetici, marcati da un abbassamento di F0, progressivamente più basso nella seconda parentesi (parentesi della parentesi).
Figura 1. Tracciato di F0 degli enunciati in Tavola 1 con in evidenza i piani riportato e parentetico5.
2.2 Il Parentetico finale e la sua distinzione dall’Appendice di Comment
Secondo la definizione sintetica proposta in Cresti (2021), l’Appendice di Comment integra il contenuto locutivo del Comment stesso e conclude l'enunciato cercando un accordo con il destinatario. Le Appendici aggiungono contenuti linguistici già precedentemente introdotti nel contesto o comunque non essenziali a veicolare l’informazione espressa nel Comment. Secondo L-AcT il contenuto dell'APC non costituisce un'isola sintattica e semantica indipendente, ed è privo di punto di vista autonomo, che eredita dal Comment.
Proprio come il Parentetico, l’Appendice di Comment è caratterizzata però da un abbassamento di F0 media e da un profilo piatto discendente, un cambiamento di velocità di eloquio rispetto al Comment ed è quindi difficile da distinguere da questo sulla base di caratteristiche prosodiche.
Saccone nella sua tesi dottorale e in contributi presentati in seguito (Raso et al, 2021), ha inoltre condotto una ricerca sulle qualità prosodiche delle unità di Parentesi rispetto alle Appendici di Comment. È stata operata una selezione qualitativa di 100 PAR (sia finali che non finali) e 100 APC dalla sezione italiana di IPIC ed è stata valutata la differenza tra le unità nei due gruppi in termini di F0mean and F0 range. La valutazione, riportata qui in Figura 2, è stata effettuata calcolando in termini percentuali la differenza tra i valori registrati nelle le due unità rispettivamente di PAR e APC e il Comment.
Figura 2. Valori di F0media e F0 range di Parentetico e Appendice rispetto al Comment.
Dei cento PAR considerati, 47 riguardano le unità informative interne all’enunciato e 53 i PAR finali. La figura mostra che, considerate complessivamente, le unità parentetiche presentano un abbassamento rispetto al Comment in termini di differenza di F0 media (10.8 vs 20.5%) maggiore rispetto all’Appendice, e che l’ F0range (70.4 vs 34.7) è assai maggiore nel Parentetico.
Considerando separatamente i PAR finali dai PAR che interrompono l’unità si può osservare però che mentre la differenza con APC nei PAR che interrompono l’unità risulta marcata su entrambe le misure, non risultano differenze significative se si considera la relazione tra APC e PAR finale. In particolare, come mostrano i valori evidenziati nella figura, i differenziali di F0 media sono similari (20.5 vs. 16.1 %) e se anche l’ F0range è comunque diverso (53.4 vs 34.7%), l’alto coefficiente di variazione tra le varie istanze (49.4) non garantisce alcuna uniformità al dato.
Come si può osservare dal diagramma a scatole e baffi in Figura 3, sempre preso dalle ricerche di Saccone, se i valori mediani assicurano una certa differenza specificamente nell’ F0range, le istanze di entrambe le unità possono comparire in ogni punto della variazione.6
Figura 3. Box plot di F0media e F0 range della selezione.
La scarsa distinzione a livello prosodico sui parametri di F0 media e F0 range non esaurisce comunque l’arco dei caratteri che possono caratterizzare l’unità parentetica. In particolare:
- Il Parentetico può essere più veloce
- La separazione temporale dell’unità può essere più o meno marcata
Queste possibili caratteristiche, come vedremo a conclusione di questo lavoro, possono in effetti giocare un ruolo nella distinzione del valore parentetico di una unità.
3 I parentetici finali nel Data Base dell’articolazione dell’informazione IPIC
3.1 La classificazione
In IPIC sono annotate PAR 186 unità di informazione alla periferia destra del COM di enunciato. Sono invece 590 le unità di informazione in tale posizione marcate APC7. Il data set intende focalizzare quindi su una porzione di unità parentetiche confrontabili direttamente con le Appendici di Comment e per questo motivo si è scelto di escludere dall’analisi i parentetici finali che seguono un Pattern illocutivo (10 casi) o che seguono direttamente il Comment in una Stanza (29 casi).
Si è proceduto quindi a evidenziare le ragioni possibili per cui l’interpretazione parentetica è necessaria o al contrario le ragioni per cui tale interpretazione risulta sotto-determinata e può verificarsi in effetti una intersezione tra PAR e APC.
Preliminarmente, ogni enunciato nella collezione è stato verificato dal punto di vista della sua strutturazione in unità informative e in particolare è stata esplicitamente considerata la possibilità che l’unità taggata come parentetica potesse avere, in isolamento, autonomia e interpretabilità pragmatica, ovvero che questa potesse essere considerata un enunciato separato, eventualmente con valore parentetico.
Da questa verifica, condotta aprendo in Winpitch ciascun enunciato e verificando i segmenti corrispondenti alle unità di informazione, risulta che, in quasi tutti i casi, l’unità di Comment precedente l’unità finale è percepita come non terminata e che l’unità conclusiva, marcata PAR, non risulta interpretabile pragmaticamente in isolamento. Abbiamo quindi buona evidenza percettiva che l’oggetto di analisi è in effetti costituito da unità di informazione appartenenti a ciascun enunciato considerato e non da enunciati diversi. I casi in cui questo controllo ha invece evidenziato che l’unità in questione risultava interpretabile (14) saranno trattati in dettaglio in 3.3.4. Inoltre, in tutti i casi, l’unità marcata PAR in posizione finale risultava realizzata in una unità prosodica separata dal Comment immediatamente precedente, nonostante la possibilità di una co-articolazione sia stata osservata specificamente per i parentetici brevi (Dehe, 2009).
In questa operazione è stata inoltre verificata la coerenza della realizzazione prosodica dell’unità in questione con i requisiti quisiti generali previsti. In seguito a tale verifica il data set derivato da IPIC risulta validato per quanto riguarda la natura di unità informativa delle unità annotate e la loro compatibilità prosodica con quanto previsto in L-ACT riguardo ai caratteri dei parentetici in posizione finale.
Sono stati quindi classificati i riempimenti dell’unità a livello sintattico/semantico, raggruppati in ampie categorie, come riportato in Tavola 2, che confermano largamente quanto notato in letteratura sulla la tipologia degli elementi sintattici che riempiono le unità parentetiche (Dehe & Kavalova, 2007:2-3). Di queste, solo un gruppo formato da 5 enunciati nei quali il riempimento del Parentetico è costituito da “argomenti interni” di un elemento in Comment, più un altro caso, corrispondono ad errori di annotazione di varia natura e sono stati espunti dal data-set. Si evidenzia quindi il dato negativo che il riempimento locutivo di un Parentetico in posizione finale non si trova mai realizzato in questo corpus da un argomento nella reggenza di un elemento in Comment.
Differenziali sintattico-semantici con APC non espliciti (intersezione PAR/APC nell’annotazione IPIC) | 140 | Differenziali sintattico-semantici espliciti con APC (nessuna intersezione PAR/APC nell’annotazione in IPIC) | 47 |
Avverbi di modo, locuzioni avverbiali modali, complementi di modo | 63 | Connettivi | 5 |
Frasi/verbi intensionali modalizzanti | 36 | Se-frasi | 7 |
Verba dicendi | 38 | Argomenti esterni: temporali, locativi, ecc. | 18 |
Performativi | 3 | Parentetici lunghi | 12 |
Argomenti interni | 5 |
Tavola 2. Classificazione dei riempimenti sintattico-semantici dei PAR finali in IPIC.
3.2 Modalizzazione e metalinguaggio nell’unità parentetica finale
La categoria più consistente, circa 100 casi sull’insieme di 180 istanze8, è costituita da espressioni corte (Shneider, 2007) (che introducono esplicitamente una modalizzazione dell’enunciato, che può avvenire attraverso un avverbio di modo, un complemento di modo, una locuzione avverbiale o alternativamente attraverso verbi modali o intenzionali che, a posteriori, pongono l’enunciato in una prospettiva modale specifica. Gli esempi seguenti costituiscono ciascuno un prototipo per i quattro tipi in questione (unità parentetica in corsivo):
(1) SAB: Guarda /CON non cascava uno spillo /COM sinceramente //PAR [ifammd09]
(2) ALE: è un problema nazionale /COM in qualche modo //PAR [ifammn02]
(3) VAL: uno italiano /COM mi pare //PAR [ifamcv27]
(4) TAM: forse a Castelfiorentino /COM può darsi //PAR [ipubmn04]
Una seconda serie cospicua di riempimenti è costituita ancora da parentetici corti, tipicamente verba dicendi. I verbi in questione risultano utilizzati sia in funzione di attenuazione (5) sia, propriamente, per marcare il riferimento del COM a coordinate spazio-temporali di enunciazione diverse rispetto alle coordinate attuali (6)9 o in funzione metalinguistica propriamente detta (7):
(5) ART: la sola persona adatta /SCA a tramutare /SCA un disegno /TOP in una fase operativa /COM diciamo //PAR [ifamdl04]
(6) VAL: che era di’ Connecticut /COMci disse //PAR [ifammn08]
(7) NIL: ma perché ci fa i' capogatto /COM come si dice a Sesto //PAR [ifamdl11]
In alcuni casi il salto di coordinate dell’unità parentetica rispetto alle coordinate di enunciazione del Comment è realizzato attraverso una clausola ridotta con valore performativo, come nell’enunciato sottolineato nel contesto seguente, riportato per esteso, nel quale il parlante PAO corregge una sua asserzione e si scusa dell’errore che gli è stato fatto notare da GIA:
(8) PAO: Gianluca venne qui / per la campagna elettorale delle elezioni regionali del novantanove //
GIA: duemila //
PAO: del duemila /COM scusate //PAR10
PAO: poi è ritornato / successivamente // [ipubmn01]
Nelle due serie di esempi di parentetici finali qui riportati i profili prosodici, come si diceva, sono sempre aderenti ai caratteri generali previsti per il Parentetico e per l’Appendice, ma le motivazioni per una interpretazione parentetica differenziale rispetto alla Appendice di Comment risultano chiare e si estendono su tutti i parametri definitori utilizzati nella letteratura di riferimento.
Il primo parametro è la non composizionalità sintattica del materiale locutivo in PAR con la locuzione nel Comment. Sebbene l’Appendice possa sviluppare relazioni sintatticamente non composizionali con il Comment, questa può risultare una sua estensione composizionale sulla base del criterio che l’Appendice non ha modalità propria, ma assume la modalità del Comment e si pone sullo stesso piano locutivo. Al contrario, il Parentetico, non deve essere mai composizionale sintatticamente, in quanto l’informazione veicolata, per definizione, si pone su un piano diverso.
Nei casi in questione la non composizionalità può essere facilmente evidenziata. Nessun enunciato dei gruppi precedenti può essere realizzato linearmente in una unità di informazione, ovvero gli enunciati virtuali seguenti, in cui tutto il materiale locutivo si intende co-articolato in una sola unità prosodica, non sono né grammaticali né interpretabili11. In altri termini l’informazione veicolata dall’espressione in corsivo, se posta in posizione finale, deve essere realizzata necessariamente in una unità prosodica indipendente:
(1a) * non cascava uno spillo sinceramente //COM
(2a) * è un problema nazionale in qualche modo //COM
(3a) * uno italiano mi pare //COM
(4a) * forse a Castelfiorentino può darsi //COM
(6a) * la sola persona adatta a tramutare un disegno in una fase operativa diciamo //COM
(6a) * che era di’ Connecticut ci disse //COM
(7a) * perché ci fa i' capogatto come si dice a Sesto //COM
(8a) * del duemila scusate //COM
Stante la non composizionalità, l’interpretazione parentetica e non di APC in (1-8) è però legittimata delle specifiche relazioni informative instaurate dall’unità in questione con il Comment, che comportano il posizionamento dell’informazione su un piano diverso rispetto all’informazione in Comment e costituiscono il motivo dell’impossibilità di una lettura composizionale, che ne è un correlato. A questa conclusione si giunge per vie diverse, che richiamano le varie definizioni di parentetico (modalizzazione, riferimento a un diverso punto di vista, inserto metalinguistico).
Se posti in unità informativa finale, gli avverbi di modo e le locuzioni modali, i verbi modali o intensionali e anche i verba dicendi usati come attenuatori (diciamo), esprimono a posteriori il giudizio o la valutazione del parlante sulla locuzione in Comment. L’unità di informazione si configura in questi casi come l’espressione di un modus sul dictum e l’espressione modale si distanzia dal Comment dell’enunciato, inserendo esplicitamente la prospettiva del parlante su di esso, che risulta quindi composto da due piani prospettici distinti (obiettivo e soggettivo), per questo motivo necessariamente non composizionali.
Diverso il caso dei verba dicendi, quando sono usati propriamente e non come attenuatori (ci disse, come si dice a Sesto) e anche del performativo (scusate). Queste unità, hanno una funzione propriamente metalinguistica, ovvero si riferiscono alle parole, o riferendosi ad atti linguistici, inseriscono nell’ enunciato coordinate spazio-temporali di enunciazione diverse rispetto a quelle a cui è ancorato il Comment. Necessariamente coordinate di enunciazione diverse si pongono su un piano diverso, anche se in questo caso la prospettiva inserita non è quella del parlante, ma una seconda prospettiva obiettiva.
Si noti che l’inserimento di diverse coordinate di enunciazione, anche attraverso il performativo, non rende l’unità di informazione autonoma (enunciato parentetico). La discussione in particolare di casi di questo tipo ha portato alla proposta che il Parentetico veicoli una “illocuzione secondaria” all’interno dell’enunciato (Santos & Bossaglia, 2018; Kahane & Pietrandrea, 2012). La non interpretabilità pragmatica dell’unità è comunque indice del fatto che l’unità linguistica non agisce nel mondo e non si riferisce ad esso, come è proprio dell’illocuzione, ma trova comunque il suo riferimento nell’enunciato stesso.
È dunque possibile inquadrare i casi descritti come forme di metalinguaggio, in quanto l’informazione in Parentetico “parla” di qualcosa espresso linguisticamente dell’unità in Comment, collocandosi su un piano diverso. Da questo punto di vista, possiamo avanzare l’ipotesi che il riferimento del Parentetico finale si configuri necessariamente come backward.
In tutti questi casi, 140 sui 185 parentetici finali in IPIC, l’interpretazione parentetica dell’unità di informazione risulta quindi necessaria per ragioni indipendenti dall’informazione prosodica, ovvero tale interpretazione non dipende strettamente da eventuali differenze prosodiche fini tra l’unità di Parentetico e l’unità di Appendice (che in effetti potrebbero esserci ed essere percepibili, nonostante la similarità tra i profili riportata in precedenza) ma propriamente dal fatto che la relazione informativa non può configurarsi come una integrazione ritardata del contenuto in Comment sullo stesso piano locutivo, come richiesto dall’Appendice.
Coerentemente, nell’annotazione delle APC in IPIC, riportata in dettaglio da Cresti (2021), nonostante questa sia caratterizzata da grande variazione di riempimento locutivo, non si riscontrano mai le espressioni modali, intensionali o performative in questione, ovvero, per quanto riguarda tali riempimenti, gli insiemi delle espressioni che costituiscono PAR finali e APC risultano ben distinti.
3.3 L’ambito di intersezione Parentetico finale / Appendice
3.3.1 I connettivi
I pochi casi di connettivi in Parentetico finale riscontrati nell’annotazione di IPIC costituiscono un banco di prova interessante. Diversamente da quanto visto per la modalizzazione e il metalinguaggio, riscontriamo una intersezione tra questi riempimenti e i riempimenti marcati come Appendice di Comment. Si noti però che riscontriamo appena 5 istanze di connettivi (però, quindi, perché insomma) marcati PAR in IPIC, mentre la consistenza del tipo è ben maggiore in APC finale.
L’esempio seguente, preso da Saccone (2021, 2022), evidenzia l’indecidibilità riscontrata nell’annotazione di IPIC in questi casi. Due enunciati simili hanno entrambi una unità informativa finale che mostra caratteri prosodici identici (caratterizzata da forte reset prosodico rispetto al Comment, F0 media molto più bassa e profilo piatto discendente) e sebbene riempita dalla stessa congiunzione (però) l’unità informativa è marcata una volta APC e una volta PAR.
(9) ELA: l’è un soprannome /COM però //APC [ifamdl02]
(10) BEP: non sempre /COM però//PAR [ifammn13]
Figura 4. Tracciati di F0 e intensità di (9) e (10) estratti con lo speech Software Praat (Boersma & Weenink, 2005).
Il test di composizionalità è negativo anche in questo caso. L’elemento separato in posizione finale non è integrabile linearmente in una busta prosodica, come mostra l’agrammaticalità rispettivamente di (9a) e (10a). L’articolazione in una unità informativa distinta è quindi necessaria:
(9a) * l’è un soprannome però //
(10a) * non sempre però //
Si deve notare però che, diversamente dai casi precedenti, come mostrano (9b) e (10b), la congiunzione è una informazione in linea di principio linearizzabile al Comment sullo stesso piano locutivo:
(9b) però l’è un soprannome //
(10b) però non sempre //
Per cui, in accordo alla definizione di APC, la congiunzione potrebbe essere considerata informazione ritardata e l’interpretazione dell’unità come APC risulterebbe legittima.
Se come proposto da Cresti (2022), il punto di vista del Parentetico deve essere necessariamente indipendente e non selezionato dal Comment, l’interpretazione del connettivo come PAR, per essere legittima, dovrebbe al contrario marcare un distanziamento prospettico, come avverrebbe se l’unità informativa aggiungesse un giudizio di valore avversativo non previsto nell’atto illocutivo del Comment.
In effetti, dall’analisi illocutiva dei due esempi risulta che, in entrambi i casi, l’illocuzione del Comment corrisponde ad atti contrastivi, nei quali la prospettiva avversativa è quindi già implicita. I contesti (9c) e (10c) in cui si situano gli enunciati in questione evidenziano chiaramente il valore contrastivo dei Comment (qui in corsivo):
(9c) LID: […] parenti / la chiamavan Rige // […] Rige / perché Fiordàlice / le [/] gli sembrava strano / come nome //
ELA: che l' è un soprannome / però //
(10c) BEP: […] accanto a una di queste due perforazioni / quindi all' estremità di uno dei due lati / ci sono / due piccole tracce // che se te / le guardi in controluce / sono / due tracce / trasparenti // trasparenti non sempre / però //
In questa interpretazione dei dati, significativamente posta a livello dell’analisi illocutiva, ci sarebbe dunque evidenza sufficiente per marcare l’unità come APC in entrambi i casi.
Dall’analisi dei connettivi in posizione finale in IPIC risulta che i connettivi però, quindi e allora compaiono in 31 enunciati12 e sono marcati APC in 26 di questi. Allora non è mai marcato come PAR e, conformemente a quanto previsto per i connettori nel parlato, è sempre sostituibile con quindi, così come quindi è sempre sostituibile con allora, mentre però non è mai sostituibile (Cresti & Moneglia, 2021; 2019). Ripetendo negli enunciati in questione il paradigma di analisi illocutiva precedente, abbiamo osservato che però in posizione finale correla sempre con Comment di illocuzione contrastiva, mentre quindi e allora correlano sistematicamente con illocuzioni esplicative (asserzioni di evidenza, o conclusioni) e le rafforzano come informazione ritardata.
(11) SMN: non hai niente contro la caccia /COM quindi // [ifamdl06]
%ilo: assertion of evidence
(12) CLA: peggio di una donna /COM allora // [ifamdl15]
%ilo: conclusion
Nel corpus, non abbiamo dunque casi nei quali il connettivo finale inserisca un distanziamento rispetto alla prospettiva introdotta dalla forza illocutoria del Comment. Tale osservazione non comporta l’impossibilità teorica che un connettivo come però possa in effetti svolgere funzione di Parentetico finale, introducendo un punto di vista avversativo rispetto a un Comment di asserzione di evidenza o conclusione come in (11) e (12). L’analisi evidenzia semmai la tendenza a inserire un connettivo finale per integrare le illocuzioni del Comment rafforzandone il punto di vista esplicativo o contrastivo, secondo un principio di armonia modale proprio dell’unità di informazione di Appendice.
3.3.2 Le se-frasi
In IPIC, le se-frasi in unità informativa finale (12 enunciati) si trovano marcate sia PAR sia APC e si prestano a valutazioni diverse in connessione alla loro maggiore o minore valenza semantica. Infatti, se come in avviene (13) la se-frase è una locuzione modale, questa può anche essere utilizzata in modo scarsamente semantico come attenuatore e in questi casi valgono le considerazioni fatte per i parentetici ridotti (diciamo) che, come abbiamo visto, non sono composizionali e introducono a posteriori una modalizzazione:
(13) MAR una stazione sciistica /COM se vuoi //PAR [ifammn23]
(13a) * una stazione sciistica se vuoi //
Le se-frasi che esplicano una funzione condizionale piena sull’informazione locutiva in Comment si prestano a valutazioni diverse in connessione alla condizione di composizionalità, che anche in questo caso correla con il piano su cui si distribuisce il materiale locutivo dell’enunciato.
Se la se-frase è nella reggenza del verbo in Comment, come nella interrogativa indiretta in (14), questa risulta strettamente composizionale, integra il Comment e non introduce alcun nuovo piano.
(14) LIA: un’ me ne ricordo /COM se s’avea sett’ anni//APC [ifamcv01]
Se al contrario la se-frase non si lega composizionalmente al Comment in una proposizione, come l’ipotetica in (14), l’unità introduce necessariamente una condizione su un altro piano e realizza una Parentesi:
(15) CLA: con prepotenza / COM se ero la magistratura //PAR [ifammn02]
(15a) * con prepotenza se ero la magistratura //COM
Si noti comunque l’equivalenza della realizzazione prosodica dell’unità informativa nei due casi, evidenziata dai tracciati delle due unità, assolutamente paralleli, in Figura 5.
Figura 5. Tracciati di F0 di (14) e (15).
La se-frase può essere però composizionale, almeno in linea di principio, anche se non è retta dal verbo in Comment, e allora costituisce tipicamente una espansione circostanziale con valore condizionale. I pochi casi in IPIC, esemplificati in (16) e (17) mostrano una alternanza nell’annotazione PAR / APC, sempre senza che la realizzazione prosodica mostri chiare differenze, come evidenziato da Figura 6.
(16) NIL: voglio comprammi un paio di sandalini/COM se domani li trovo //PAR [ifamdl11]
(16a) OK voglio comprammi un paio di sandalini se domani li trovo //COM
(17) VAL: ti pigliano i' &pu [/] i' [/] l'odore di' sale /COM se le grigli //APC [ifammn10]
(17a) OK ti pigliano l' odore di' sale se le grigli //COM
Figura 6. Tracciati di F0 di (16) e (17).
La natura condizionale dell’unità legittima una interpretazione parentetica, ovvero l’interpretazione secondo cui l’unità finale introduce un piano valutativo diverso da quello del Comment, se pensiamo che il parlante considera tale condizione successivamente al suo atto illocutivo, valutandone la effettiva possibilità da un diverso punto di vista. È questa l’interpretazione data a (16). Ma, dall’altro lato, niente vieta una interpretazione dell’unità come informazione ritardata, informazione che completa quanto detto in Comment, conservandone l’unitarietà della prospettiva. È questa l’interpretazione come APC, altrettanto legittima, data all’unità in (17).
La questione dei criteri che conducono all’interpretazione parentetica e sulla sua distinzione dall’Appendice si pone quindi in modo sostanziale. L’idea, certamente accettabile in linea di principio, e probabilmente anche realistica, che entrambe le interpretazioni siano disponibili all’interlocutore non è coerente agli obiettivi del quadro teorico L-ACT, che intende rendere espliciti gli indici dell’attività compiuta dal parlante, che è certamente diversa, propriamente dal punto di vista intenzionale, nelle due interpretazioni descritte.
L’informazione contestuale può probabilmente contribuire alla disambiguazione. Per esempio, considerando il contesto dialogico di (17) in (17b) in cui VAL rifiuta il consiglio di mettere il sale nelle melanzane prima di grigliarle, si evidenzia che l’informazione nell’unità finale è già presente (turno sottolineato) e non è una condizione aggiunta come valutazione successiva:
(17b) LUC: cioè col sale / le fai / &pas [/] mettere [/] levare tutto il siero / sì //
VAL: col sale / se le grigli / no !
LUC: io / sì //
VAL: no / io l' ho fatte / vengon cattive //
VAL: ti pigliano i' &pu [/] i' [/] l' odore di' sale / se le grigli //
Al contrario, il contesto di (16) in (16b) mostra che l’informazione condizionale è nuova e aggiuntiva, ovvero non compresa nell’intenzione espressa da NIL di comprarsi i sandali anche se piove:
(16b) NIL: speriamo che 'un piova domenica // […]
NIL: […] anche pe' i mi' matrimonio / l' è piovuto // […]
VAL: […] io / se piove / mi bagno i piedi //
NIL: […] anch' io //
NIL: voglio comprarmi / un paio di sandalini / se domani li trovo //
L’annotazione in IPIC può essere quindi giustificata, anche se, questa non è funzione di caratteri oggettivi derivabili dall’informazione linguistica espressa dal parlante, né a livello sintattico né prosodico.
Come nel caso dei connettori in APC, l’analisi fine del livello illocutivo fornisce però un parametro di valutazione che può rivelarsi decisivo per caratterizzare l’attività effettivamente realizzata dal parlante. Chiarire la relazione tra il punto di vista inerente l’illocuzione del Comment e il punto di vista dell’unità che lo segue fornisce una ipotesi di lavoro interessante a questo proposito.
In effetti possiamo osservare che a livello illocutivo il Comment di (16) costituisce un atto di conclusione, per cui l’informazione condizionale aggiunta è esterna rispetto al piano prospettico che alla conclusione conduce e dunque l’interpretazione della clausola condizionale non può che essere non composizionale e parentetica.
Al contrario in (17) l’illocuzione del Comment si configura come una asserzione di evidenza soggettiva (che giustifica il rifiuto della proposta di mettere il sale sulle melanzane) e la condizione ne è parte essenziale, che può essere ritardata in APC perché contestualmente già presente13.
Dunque, a ben vedere, anche in questo caso gli indici valutativi che portano all’annotazione non sono solo affidati alla libera interpretazione dell’interlocutore, e eventualmente sostenuti dal contesto, ma sono linguistici e riguardano la selezione operata dall’attività illocutoria riguardo al piano su cui si colloca la locuzione delle unità collegate al Comment.
3.3.3 Argomenti esterni e avverbiali
Delle unità informative finali annotate come PAR in IPIC, 18 sono da considerare argomenti esterni di espressioni in Comment, avverbiali o complementi. Parallelamente, sulla base dei dati in Cresti (2021), abbiamo contato ben 174 occorrenze di avverbio o locuzione avverbiale marcate APC, quindi similari per riempimento morfosintattico (poco meno del 30% delle APC).
La tendenza a riscontrare una relazione di Appendice, ovvero di completamento dell’informazione in Comment, in presenza di un avverbiale non di modo o di un complemento esterno di un verbo in Comment è chiara, ma nondimeno la presenza nell’annotazione di IPIC di un numero comunque significativo di parentetici finali di questo tipo (circa il 10%) richiede di rendere esplicite le condizioni per cui tali estensioni possono assumere valore di unità informativa parentetica.
In primo luogo, in entrambi i gruppi di enunciati sono presenti sia riempimenti composizionali che non composizionali. Ad esempio, sono marcate APC sia l’unità finale in (18), in linea di principio linearizzabile in COM, che in (19), che ha forma di anacoluto e non è quindi composizionale (“non c’è problemi [per quanto riguarda] quello lì”)
(18) GIO: devo arrivare a Sondrio /COM ora //APC [ifamcv24]
(18a) devo arrivare a Sondrio ora //APC
(19) TIZ: un’ c’ è problemi/ COM quello lì //APC [ifamdl08]
(19a) * un’ c’ è problemiquello lì //
Parallelamente, ad esempio, sono marcate PAR sia l’unità informativa finale composizionale in (20) che la non composizionale in (21):
(20) ZIA: vennero /COM anche da San Casciano //PAR [ifammn01]
(20a) vennero anche da San Casciano //COM
(21) CLA: sarebbe riuscito il colpo /COM all' inizio //PAR [ifammn02]
(21a) * sarebbe riuscito il colpo all' inizio //14
Anche se dei 18 PAR risultano composizionali solo 3 casi, tutti complementi del verbo, dobbiamo concludere che le ragioni di un una diversa interpretazione del valore informativo dell’unità finale rispetto alla APC, non possono dipendere né dal riempimento morfosintattico né dalla presenza o meno di una relazione semantica di composizionalità che questo instaura con le espressioni in Comment.
Aldilà della necessità di replicare la correttezza del giudizio che ha portato all’annotazione in IPIC, risultano ancora una volta non espliciti i criteri di distinzione e le loro controparti operative, necessarie per assicurare la replicabilità di tale giudizio. In altri termini, in assenza di altri indici linguistici, se si assume una sostanziale non differenziazione prosodica tra PAR e APC finali, non sappiamo se e quando argomenti esterni non modali o metalinguistici siano da considerare parentetici.
Dall’analisi di dettaglio emerge che i 4 enunciati seguenti di questo gruppo hanno in effetti un Parentetico, ma l’unità considerata tale è in realtà autonoma, ovvero interpretabile pragmaticamente in isolamento.
(22) LUC: per circa un' ora /COM un' ora e mezzo /SCA due //PAR [ifammn10]
(23) LAU: che non da tutti son condivise /COM tra < l' altro > //PAR [ipubcv01]
(24) MIC: io /TOP non sono > un artista /COM prima di tutto //PAR [ifamdl01]
(25) ZIA: perché /INP cioé/PHA sa l’ha preso /diretto /COM a Firenze //PAR [ifammn01]
La nozione di enunciato parentetico, che non era compresa nel paradigma L-ACT utilizzato per l’annotazione di IPIC, permette un trattamento immediato di tali contesti. Per esempio, considerando (22) all’interno dell’intero turno dialogico di LUC, che sta elencando i vari passaggi per cucinare le melanzane, si può osservare che l’enunciato è una unità pragmaticamente autonoma, ovvero un Pattern illocutivo di lista che segue a sua volta una lunga lista di istruzioni, prosodicamente e pragmaticamente conclusa.
(22a) LUC: prendi / tre o quattro melanzane /CMM di ugual misura /APC le tagli a rondelline di circa mezzo centimetro l' una /CMM le metti in un piatto con del sale sopra /CMM e le fai scolare tutto l' amarognolo /SCA che c' hanno dentro //CMM per circa un' ora /CMM un' ora e mezzo /CMM due // CMM (PAR-UTT)
Come evidenziato dal tracciato di F0, l’enunciato (22), cerchiato in Figura 7, è realizzato dopo una pausazione significativa (450 ms.), velocemente, a una F0 media minore rispetto lista precedente e con un abbassamento di intensità. La percezione dell’unità su un piano parentetico del discorso è quindi legittimata prosodicamente e l’enunciato parentetico in questo caso ha valore di spiegazione.
Figura 7. Tracciato di F0 della lista in cui si colloca l’enunciato parentetico (22).
Anche in (23), (24) e (25), l’unità marcata Parentetico segue una unità prosodicamente terminata e si applicano quindi considerazioni similari che evidenziano come l’unità parentetica sia in realtà un enunciato realizzato su un piano diverso del discorso.
Nei 4 casi seguenti, l’argomento esterno non composizionale, anche se non strettamente modale a livello lessicale, costituisce un uso modale dell’espressione e l’interpretazione come parentetico risulta diretta:
(26) NIC: e sono due /COM tra l' altro //PAR [ifamdl17]
(27) CLA: e chi è bono a falle anche la scimmia /COM a momenti //PAR [fammn02]
(28) MAR può dare dei frutti /SCA anche nel campo della professione /=COM= perché no //PAR [Ifammn15]
(29) VAL: perché se tu vai nella boutique /SCA a comprarti il completino /TOP cioè /PHA e tu ci lasci /SCA duecento dollari /COM manca poco //PAR [Ifammn08]
L’osservazione dei restanti casi evidenzia però solo la possibilità di una interpretazione parentetica, che si verifica se l’informazione ritardata non è considerata in modo neutro, ma è intesa segnalare un cambio di punto di vista del parlante, che viene a veicolare l’espressione di un modus. Negli esempi seguenti, che riportano in dettaglio i casi in questione, esplicitiamo l’interpretazione che potrebbe portare al valore parentetico nella quale l’unità informativa “ammicca” a una possibile implicatura (esplicitata tra parentesi):
(30) ALE: io /TOP non ho fatto /SCA feste /COM per adesso //PAR (poi vediamo) [ifamdl18]
(31) CLA: sarebbe riuscito il colpo /COM all' inizio //PAR (poi non più) [ifammn02]
(32) MAR: ah /INP era [/]c' era una cosa che odiavo abbastanza /COM prima //PAR (ora le cose sono cambiate) [ifammn23]
(33) LID: che io sono < amica da > lontano /COM per lui //PAR (indicando) [ifamdl02]
(34) MAR: se viene da un paese /SCA dove ci sono gli esami d' ammissione /COM come da noi /PAR (d’altro canto) [ifammn23]
(35) ZIA: facea sentire /SCA le cose /SCA co' [/] con un collettino bianco /COM qui //PAR (proprio qui, indicando) [ifammn01]
(36) ZIA: birbona /COM anche lei //PAR (come tutti gli altri) [ifammn01]
(37) ZIA: vennero /COM anche da S. Casciano//PAR (addirittura) [ifammn01]
(38) ZIA: me m' accompagnao all' altare il Bruno /COM il mi' fratello//PAR (che ti chiarisco era mio fratello ) [ifammn01]
(39) PAL: e poi c' era [/] e [/] e veniva la paglia /COM da una parte //PAR (si badi bene, l’aspettavamo già separata) [ifamcv19]
Il termine “ammiccare” è usato qui in senso specifico, in quanto l’implicatura, per darsi, deve essere in qualche modo segnalata, eventualmente anche a livello multimodale (contatto oculare, movimento della testa, accompagnamento con gesti co-speech ecc.). Fatto salvo che l’informazione multimodale non è a disposizione in IPIC, gli unici indici che possono avvalorare tale interpretazione fanno capo alla realizzazione prosodica e al contesto. In effetti nessuna delle interpretazioni indicate in corsivo è richiesta necessariamente sulla base dell’informazione strettamente linguistica, e dalla verifica effettuata, l’informazione prosodica rimane sempre compatibile con la prosodia di APC.
Ad esempio, nel caso di (33), il contesto precedente, qui riportato in (33a), non incoraggia l’interpretazione parentetica, in quanto l’unità a cui è assegnato tale valore (per lui) è già ampiamente presente, ovvero l’informazione risulta ridondante. Il discorso verte infatti sul gatto (lui) che dimostra affetto alla parlante, ma non si fa avvicinare:
(33a) LID: […] però / quande vado giù / non è / che mi dimostri / affetto / […] di sù […] gli facevo / Pallino / Pallino // […] s' è messo / a schiena 'n sù / e come si gongolava / tu vedessi buffo //[…] diciamo / e lui giù 'n giardino + c' è una certa
La coerenza prosodica dell’unità finale in (33) con il profilo di APC (basso discendente) è evidenziata in Figura 8.
Figura 8. Tracciato di F0 di (33).
Da questo punto di vista per lui, data la congruenza con la definizione funzionale derivabile dal contesto (completamento del Comment con informazione non necessaria) che non legittima un cambio di punto di vista e la congruità della forma prosodica, potrebbe essere assegnato alla funzione informativa di APC.
All’interno del quadro della Teoria della Lingua in Atto però, come si diceva, il contesto non determina automaticamente l’interpretazione dell’unità, in quanto non condiziona strettamente l’attività del palante, che può sempre esprimere intenzionalmente un valore modale con una unità di informazione.
L’eventuale valore assegnato dal parlante all’unità deve però essere espresso attraverso segnali percepibili. In effetti, inserendo nella traccia audio, attraverso una semplice procedura sperimentale, una pausa di appena 100 ms. tra l’unità in questione e il Comment, la percezione del suo valore cambia e l’interpretazione parentetica in quanto “informazione che segnala un valore su un piano diverso” risulta segnalata.
In altri termini, in connessione alla pausazione, l’unità risulta intenzionalmente isolata dal parlante e ne consegue l’implicatura “il parlante voleva segnalare qualcosa”. Questo effetto si produce non solo nei casi di argomenti esterni o avverbi marcati PAR in IPIC, ma parallelamente anche nelle occorrenze marcate APC come ad esempio (39):
(39) ELA: che l’hanno preso mentre stava lavorando /COM lui //APC [ifamcv01]
Figura 9. Tracciato di F0 di (39).
3.3.4 I parentetici lunghi
Il gruppo di enunciati nei quali sono marcate PAR unità informative riempite da costrutti frastici costituisce probabilmente il contesto di annotazione in cui l’evoluzione degli strumenti teorici di L-AcT, e in particolare la disponibilità della nozione di enunciato parentetico, porta il contributo maggiore, e apre nuove possibilità interpretative. Tali contesti propongono infatti unità “lunghe” dal punto di vista del contenuto, che quindi si differenziano dai contesti trattati finora, oltre che per la mancanza di espliciti valori modali o metalinguistici, per la pesantezza dell’informazione aggiunta e che sono conosciuti in letteratura, in quadri teorici diversi da L-AcT, per richiedere una forte separazione prosodica (Dehe, 2009).
Dall’analisi di dettaglio dei 12 contesti di questo tipo in IPIC emergono tre diversi casi, che richiedono tutti una modifica dell’annotazione originale.
Il primo di questi, meno rilevante teoricamente, conferma la natura dell’unità come unità di informazione non autonoma, ma l’informazione riprende direttamente informazione presente nel contesto dialogico immediatamente precedente o informazione scarsamente rilevante, senza peraltro aggiungere contenuti valutativi, per cui non si riscontrano implicature o altre ragioni positive per una interpretazione di parentesi, e l’annotazione come APC dovrebbe essere preferita al PAR annotato originariamente in (40-43).
(40) MAR: allora /PHA mo' gli devi mettere /INT questo bianco /COM che è giusto //PAR [ifamcv09]
(41) TAM: quelli coi /SCA Corn-Flakes /COM son bòni //PAR [ifamdl14]
(42) COE: io parto da un presupposto che è diverso /COM per quanto riguarda la riunione di stasera //PAR [ipubcv04]
(43) GIU: poi prese una baracca di bicchieri /COM hhh per sali' su //PAR [ifamcv20]
Nella seconda serie, l’unità marcata PAR è in realtà autonoma e segue un enunciato prosodicamente concluso. Quindi dal punto di vista della segmentazione costituisce a tutti gli effetti un enunciato e non una unità di informazione. L’interpretazione parentetica dell’unità, assegnata nell’annotazione di IPIC, è però comunque ipotizzabile dal punto di vista semantico. La linea interpretativa di seguito indicata tra parentesi, che marca una sospensione del contesto narrativo e un salto prospettico, ne evidenzia la motivazione.
Questa possibilità interpretativa costituisce probabilmente la ragione dell’annotazione originaria, che, contraddetta a livello di segmentazione, potrebbe essere recuperata considerando l’enunciato su un piano secondario del discorso, appunto come enunciato parentetico.
(44) MAU: quindi è stato una [/] una spinta /SCA verso la costituzione della piccola &im [/] piccola impresa /COM soprattutto piccola //PAR (aggiunta valutativa esterna alla narrazione) [ipubmn03]
(45) TIZ: xxx suona sempre all' ultimo piano /COM non so perché //PAR (aggiunta valutativa esterna) [ifamdl10]
(46) ZIA: si mangiava lassù /COM si stava tutti insieme // PAR (aggiunta valutativa esterna alla narrazione) [ifammn01]
(47) ZIA: io c' avevo un capo come un cesto /COM come mi doleva //PAR (aggiunta valutativa esterna alla narrazione) [ifammn01]
(48) PAP: partirono e arrivarono alla casa /COM era poco lontano //PAR (aggiunta valutativa esterna alla narrazione) [ifammn04]
In questo caso, quindi, la disponibilità della nozione modifica le possibilità di spiegazione insite nello schema di annotazione, ed è significativo che ciò avvenga in connessione a unità locutive “lunghe” portatrici di nuova informazione, propriamente all’interno di contesti monologici narrativi. L’interpretazione deve però essere corroborata dalla realizzazione prosodica e i dati non sono univoci su questo punto. Solo (46) è in effetti marcato da abbassamento di F0 media rispetto sia all’enunciato che lo precede che all’enunciato che lo segue e da forte aumento della velocità e l’analisi prosodica corrobora l’interpretazione come enunciato parentetico.
Non è così negli altri casi: in (44) e (47) l’abbassamento di F0 media rispetto all’enunciato precedente e seguente è assente o scarso; in (48) non si riscontra abbassamento né cambio di velocità e l’enunciato potrebbe essere interpretato come un pattern illocutivo di lista; (45) è all’interno di uno scambio dialogico e non si situa all’interno di una serie narrativa monologica, è in effetti più basso rispetto all’enunciato che lo precede ma non è ben realizzato. In questi casi l’interpretazione come dell’unità come enunciato parentetico è quindi sotto-determinata.
L’ultima serie esempi, i casi in (49-52), sono assimilabili ai precedenti, ma più tipici, perché la segnalazione prosodica dell’enunciato parentetico all’interno della sequenza monologica è chiaramente marcata.
(49) CLA: volevo anda' dalla polizia /=COM= per lo meno la polizia...PAR [ifammn03]
(50) PRO: ci sono /SCA società di gestione /TOP che hanno avuto risultati un [/] un po' migliori /COM nell' ambito sempre del male //PAR [ipubdl04]
(51) CLA: perché ormai /TOP purtroppo /TOP quando che si sono [//2]SCA certi uomini si sono arresi /TOP purtroppo /APTper quello che riguarda me /PAR o i miei principi /PAR e quanno che è venuto a mancare questo /TOP è venuto /SCA da un' altra parte /TOP ecco lo sfacelo generale /=COM= come parlavamo prima //PAR [ifammn02]
(52) MON: era un buon gruppo /COM quindi c' era un buon clima di lavoro //PAR [ifammn19]
Il primo esempio è esattamente il caso mostrato in Tavola 1 per illustrare la nozione di enunciato parentetico. I tracciati di F0 degli altri esempi replicano l’abbassamento di F0 media dell’enunciato parentetico riportato in Figura 1. Ad esempio, come possiamo osservare nel tracciato di (50) in figura 10, l’enunciato parentetico, evidenziato in nero nella figura, si configura come un inserto nel flusso monologico caratterizzato da abbassamento e F0 media minore. Riscontriamo quindi, specificamente nel monologo, la tendenza a realizzare come enunciati parentetici gli inserti linguistici lunghi caratterizzati da una valutazione attuale all’interno del tessuto narrativo che marca un cambio di punto di vista.
Figura 10. Tracciato di F0 del contesto di (50).
4 La distribuzione complementare della coppia APC e PAR dopo il Comment
Considerando i rapporti tra Parentesi e Appendice nella periferia destra del Comment dobbiamo considerare che ai 186 casi di Parentetico finale dobbiamo aggiungere gli enunciati in cui questo segue un Appendice di Comment (11 casi) e i casi in cui l’Appendice non è direttamente legata al Comment, ma a sua volta conclude l’enunciato dopo un Parentetico (ancora 11 casi).
La distribuzione è interessante perché la sequenza lineare APC / PAR o PAR /APC in fine enunciato evidenzia proprietà prosodiche del Parentetico e dell’Appendice per certi versi opposte rispetto a quanto visto nel caso prototipico in cui le due unità seguono direttamente il Comment e concludono l’enunciato, caso in cui in cui entrambe le unità di informazione si caratterizzano genericamente per un abbassamento di F0 e per un profilo piatto.
Dall’osservazione degli enunciati appartenenti al primo caso, non riscontriamo alcun significativo abbassamento di F0 del PAR rispetto all’APC, ma piuttosto una tenuta lungo la linea naturale di declinazione dell’enunciato. L’annotazione dell’unità come PAR, piuttosto che come seconda APC, è praticamente sempre giustificata dal contenuto di valutazione modale che segue l’integrazione testuale.
(53) ILA: c' ha /SCA de livelli [/] dei migliori risultati /COM i suoi /APC secondo me //PAR [ifamcv06]
Figura 11. Tracciato di F0 di (63).
Piuttosto che la segnalazione del Parentetico attraverso l’abbassamento di F0 rispetto all’unità precedente risulta dunque significativo lo sforzo di tenuta prosodica dell’unità.
Parallelamente, anche nel caso in cui è l’Appendice ad essere separata dal Comment da una Parentesi, come in (64), notiamo una significativa tenuta dei valori di F0 nell’unità finale di APC, mentre risulta invece assai più marcato l’abbassamento dell’unità parentetica rispetto al Comment. Questo abbassamento sembra un differenziale significativo in particolare considerando il molto meno marcato abbassamento rispetto al Comment di Appendice nella distribuzione COM APC PAR.
(64) ART: per dargli un po' di rotondità /COM diciamo /PAR alla cosa //APC [ifamdl04]
Figura 12. Tracciato di F0 di (64).
Dunque, in quest’ultima distribuzione, il Parentetico è più segnalato prosodicamente rispetto al Comment che l’Appendice. Anche se i dati sono troppo scarsi per una generalizzazione, non possiamo non osservare che lo scarto di valori di F0 in questa distribuzione sembra essere più marcato rispetto alla posizione finale, proprio come avviene quando il Parentetico è in posizione intermedia, ad esempio tra il Topic e il Comment. Nei nostri dati, nella distribuzione COM PAR APC il Parentetico è praticamente sempre una espressione modale o un verba dicendi in funzione di attenuatore. L’abbassamento notevole di F0 non sembra quindi funzionale a segnalare la funzione, che come abbiamo visto, è assicurata dalla non composizionalità e dal valore semantico, ma piuttosto a separare elementi che stanno su un diverso piano locutivo, dato che il parlante “già prevede” una conclusione dell’enunciato con APC, che si leghi al piano del Comment.
A conferma di questa interpretazione, nei 20 casi in IPIC in cui l’enunciato si conclude con due Appendici, dal punto di vista prosodico i profili sono sempre in tenuta secondo la linea di declinazione e non si distinguono dalla sequenza COM APC PAR15.
(65) GCM: io gliel' ho dati /COM di storia e geografia /APC alle mie classi //APC [ipubdl05]
Figura 13. Tracciato di F0 di (65).
La necessità di segnalazione prosodica del Parentetico è quindi tanto maggiore in generale quando questo si situa tra due unità di informazione e il differenziale prosodico con l’Appendice risulta più rilevante.
5 Conclusioni
L’unità di informazione parentetica pone l’informazione su un piano locutivo diverso rispetto al Comment e non può per questo essere mai composizionale. Nel parlato la distinzione di piano locutivo richiesta dall’interpretazione parentetica è segnalata isolando l’unità informativa in unità prosodiche marcate da un significativo abbassamento di frequenza e da un minore F0 range rispetto al Comment. Quando il Parentetico compare alla periferia destra del Comment, in particolare quando lo segue immediatamente e conclude l’enunciato, la sua distinzione dalle unità di informazione di Appendice, che al contrario svolge la funzione di integrare l’informazione in Comment sullo stesso piano locutivo, non è però assicurata da differenziali prosodici, in quanto anche l’Appendice è caratterizzata dalle stesse qualità (Raso et al. 2021). Il Parentetico è invece ben distinto se è in posizione interna.
Inoltre, la parentesi e le sue modalità prosodiche di marcamento possono riguardare non solo le unità di informazione dell’enunciato, ma anche interi enunciati, che vengono ad essere interpretati su piani diversi rispetto al piano principale del discorso (Saccone 2021; 2022) permettendo la realizzazione di una polifonicità nell’orale.
L’analisi di dettaglio dei circa 200 enunciati parentetici alla periferia destra del Comment nel data base dell’articolazione dell’informazione IPIC conferma la scarsa distinzione prosodica tra le unità di informazione di Appendice e di Parentesi in questa posizione, ma evidenzia i fattori semantici e pragmatici che permettono la segnalazione della funzione parentetica.
Le espressioni valutative modali e i commenti a vario titolo metalinguistici, che in italiano non sono mai composizionali in posizione finale, marcano un cambio di punto di vista del parlante (prospettiva sul contenuto locutivo) che colloca automaticamente l’informazione su un piano diverso rispetto al Comment e non possono per questo essere considerati “integrazioni”. Circa 3/4 dei parentetici finali in IPIC sono di questo tipo e si caratterizzano per essere unità brevi.
Le possibilità di interpretazione parentetica rappresentate in IPIC non si limitano però a tali casi, in quanto sono state annotate PAR unità di informazione riempite da connettori, avverbi e complementi esterni e anche frasi che, prese in sé, non comportano valutazioni modali o inserti metalinguistici e possono, in linea di principio, configurarsi anche come Appendici, ovvero integrazioni dell’informazione in Comment, sullo stesso piano locutivo di esso.
L’analisi di tali contesti e delle condizioni necessarie per una interpretazione parentetica differenziale rispetto all’Appendice porta a considerazioni teoriche interessanti riguardo le condizioni linguistiche che permettono la polifonicità nel discorso orale.
L’illocuzione del Comment può definire una prospettiva modale del parlante (esplicativa, conclusiva, contrastiva) per cui l’unità alla periferia dell’enunciato può essere interpretata come parentesi se inserisce un effettivo scarto prospettico, e non rafforza invece la modalità del Comment, ovvero non è con questo in armonia modale. È il caso delle congiunzioni esplicative o avversative isolate a destra, considerate alternativamente PAR o APC in IPIC, la cui funzionalità informativa risulta decidibile solo se diviene esplicita l’illocuzione del Comment.
L’interpretazione parentetica può emergere poi se l’unità viene intesa implicitare intenzioni secondarie del parlante, che vengono a collocarsi su un piano diverso rispetto al piano principale dell’enunciato. Ma perché tale interpretazione non sia arbitraria, l’implicatura deve essere segnalata, o attraverso indici prosodici ulteriori o nell’informazione multimodale presente nell’interazione verbale. Abbiamo visto in particolare che è sufficiente un aumento del distanziamento temporale dall’unità dal Comment, anche moto breve (100ms), perché l’aumento dell’emarginazione dell’unità sia intesa segnalare un valore secondario. È il caso degli argomenti esterni di espressioni in Comment e degli avverbiali di luogo o di tempo.
Infine, la disponibilità della nozione di enunciato parentetico, non compresa nello schema di annotazione L-AcT durante l’annotazione di IPIC, permette di rendere esplicite le ragioni per cui unità frastiche pesanti, portatrici di informazioni aggiuntive rispetto al Comment, sono considerate in IPIC parentetiche (parentetici lunghi) e non integrazioni. È interessante notare infatti che dei 12 parentetici lunghi finali annotati PAR in IPIC nessuno si è confermato come unità di informazione, e che tutti questi costituiscono in realtà enunciati autonomi. Le unità pesanti di questo tipo possono dar luogo a enunciati autonomi di tipo parentetico se tale valore è segnalato da un abbassamento complessivo di F0 media rispetto al livello degli enunciati che si collocano sul piano principale del discorso. Questo abbassamento va a marcare l’articolazione polifonica dell’orale, che si può notare avviene attraverso una strategia opposta a quella sviluppata per il discorso riportato. La tendenza a utilizzare una strategia parentetica a livello dell’enunciato per unità lunghe in posizione finale deve essere comunque confermata, anche se, per quanto visto in questa ricerca, riguarda solo questo tipo di riempimenti.
La necessità di una specifica segnalazione prosodica caratterizza il Parentetico rispetto all’Appendice nella loro distribuzione complementare, ovvero quando entrambe le unità compaiono insieme alla periferia destra del Comment. In questi casi, per il parlante, portare a conclusione l’enunciato richiede un maggiore sforzo, necessario per poter realizzare due unità prosodiche finali dopo il picco informativo del Comment, in contrasto con la tendenza alla declinazione naturale della frequenza. Dall’osservazione dei casi si evidenzia che quando è il PAR che segue il COM l’abbassamento è più marcato rispetto a quando il COM è seguito da l’APC. In altri termini, anche in questa posizione periferica il Parentetico mantiene rispetto all’APC i caratteri differenziali registrati nel PAR intra enunciato.
Note
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Questo contributo pubblica i risultati di una ricerca presentata al Workshop realizzato nell’ambito dell’accordo tra UNIFI e UNIBAS Parentesi, incisi, piani parentetici nel parlato e nello scritto (Basilea, 19-20/01/2022).
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IPIC è liberamente accessibile in rete. Tutti gli esempi linguistici citati in questo lavoro sono quindi accessibili al lettore sia per quanto riguarda l’informazione acustica che per il contesto dialogico in cui si trovano. A lato di ogni esempio è riportato il nome del file in IPIC da cui questo è tratto.
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Secondo Firenzuoli e Tucci 2003 specificamente nel caso di incisi che interrompono una unità informativa, in funzione di ripresa dell’unità seguente, ma è stata osservata estensivamente nei parentetici non finali.
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In questo lavoro le interruzioni prosodiche (prosodic breaks) e le funzioni informative delle unità sono annotate secondo la convezione L-AcT. Ovvero “//” per le terminali e “/” per le non terminali (Moneglia, 2005). Si veda Moneglia & Raso (2014) per il tag-set delle funzioni informative.
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Le analisi del segnale acustico realizzate in questa ricerca sono state realizzate con lo speech software Winpitch.
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I box rappresentano l’addensamento delle istanze con valori più simili, i baffi sopra e sotto a questi la variazione possibile.
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Per comodità abbiamo considerato qui in tabella solo enunciati in cui il COM è seguito da una sola unità e considerato separatamente i casi in cui il Parentetico segue l’Appendice (11 casi) e in cui l’APC segue un parentetico (11 casi). Vedi oltre in 4.
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Escludiamo i 5 enunciati erroneamente annotati PAR riempiti da argomenti interni.
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Si noti qui la distinzione tra questo tipo di “reduced partethetical” e gli Introduttori locutivi che introducono il discorso riportato. Tale distinzione non è argomento di questo lavoro e per questo non è trattata.
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Si noti che l’unità informativa parentetica fa a sua volta parte di un enunciato che si configura di valore metalinguistico e parentetico all’interno del discorso. L’esempio dimostra che il parentetico inteso come enunciato e inteso come unità di informazione sono nozioni indipendenti.
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Per la relazione tra linearità e composizionalità si veda Cresti & Moneglia (2010).
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Però, allora, quindi e anche perciò (che non compare mai nel corpus di riferimento) possono comparire isolati in unità finale mentre questo non è grammaticalmente possibile per le congiunzioni e, o, ma, perché, siccome, sicché.
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In effetti il profilo prosodico delle unità di Comment in (16) e (17) è coerente rispettivamente alle forme della Conclusione (unità root basso discendente) e dell’Asserzione di evidenza (picco sull’ultima tonica dell’unità root). Per la tipizzazione delle forme prosodiche dei profili di Conclusione e di Asserzione di evidenza, così come per le definizioni degli atti in questione si veda Cresti (2020).
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A livello della sintassi di frase, mentre gli argomenti esterni del verbo lo seguono, la posizione dell’avverbiale è in prima posizione in italiano e in posizione finale necessita di una separazione prosodica.
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I riempimenti di tali Appendici si configurano sempre come una doppia integrazione e non si riscontrano mai le espressioni tipiche della parentesi (modalizzazione e verba dicendi).
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Informazioni
Cita come: Massimo Moneglia, Le unità di informazione Parentetiche alla periferia destra del Comment nella Teoria della Lingua in Atto in DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia - 1 (2022), pp. 88-123. 10.35948/DILEF/2022.3294
- Data ricezione: 15/12/2021
- Data accettazione: 22/02/2022
- Data pubblicazione: 27/03/2022
- DOI: 10.35948/DILEF/2022.3294
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