| Articolo sottoposto a Peer Review

La terza pagina di un «Quotidiano per l’esercito»: «La Patria» (24 febbraio 1945-30 settembre 1945)

 ARTICOLO SCIENTIFICO

  • Data ricezione: 08/11/2022
  • Data accettazione: 01/12/2022
  • Data pubblicazione: 20/12/2022

Abstract

Il contributo ricostruisce la storia della terza pagina di «La Patria», «quotidiano per l’esercito» (con sede in via Ricasoli a Firenze) che vede la luce il 24 febbraio 1945 e che dura fino al 30 settembre 1945, per un totale di 185 numeri. Di ottima qualità, la terza pagina della «Patria» vanta collaborazioni di scrittori all’epoca più o meno giovani e più o meno noti (fra i quali Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Mario Luzi, Leone Piccioni, Piero Bigongiari) che vi pubblicano racconti, articoli di cultura, recensioni. A corredare il contributo è l’indice completo delle terze pagine del quotidiano.


The contribution reconstructs the history of the third page of «La Patria», «daily for the army» (based in via Ricasoli in Florence) which sees the light on 24 February 1945 and which lasts until 30 September 1945, for a total of 185 numbers. Of excellent quality, the third page of «Patria» boasts collaborations with more or less young and more or less well-known writers at the time (including Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Mario Luzi, Leone Piccioni, Piero Bigongiari) who publish stories, culture articles, reviews. The complete index of the third pages of the newspaper accompanies the contribution.


Parole chiave
Keywords

1. Storia di un «giornale – che non esisteva ancora – per chi fa la guerra»


All’alba del 1945, anticipando di due mesi la Liberazione del paese, «La Patria. Quotidiano per l’esercito» iniziava a ospitare sulle proprie pagine le firme di alcune delle personalità destinate a segnare il corso della storia della letteratura novecentesca. Non soltanto le penne di Gadda, Luzi e Montale, queste ultime fin dai primi numeri, intervennero sulle colonne della testata, ma un lungo elenco di intellettuali, fra i quali Libero Bigiaretti, Piero Bigongiari, Manlio Cancogni, Luigi Fallacara, Nicola Lisi, accolse l’invito di un editore inusuale, come inconsueto era il pubblico al quale il giornale era destinato. Fra i collaboratori più illustri si annoveravano fiorentini per nascita o adozione, di passaggio nel capoluogo toscano o con dimora fissa, due generazioni, più matura o meno giovane l’una, giovane o giovanissima e in evoluzione l’altra, alcuni nomi già noti, altri destinati a un futuro successo.

Firenze occupava una posizione geograficamente strategica, a poca distanza dalla linea gotica. In un clima di attesa febbrile, laboratorio di progetti e carica propulsiva verso il futuro, il quotidiano dell’esercito avviò le pubblicazioni il 24 febbraio 1945, all’ombra del cupolone in via Ricasoli, a cura dell’Ufficio Stampa del Ministero della Guerra e destinato alle truppe combattenti, in quella sede che era stata della «Nazione» fino al 28 luglio dell’anno precedente. «Città di prima linea, rappresentante e avamposto della nuova Italia nella lotta politica contro i residui dell’antica» come Carlo Levi scrive nel mese di agosto 1945 sulla «Nazione del Popolo», il capoluogo toscano conquistava ancora una volta un primato nel confronto con la stampa nazionale1. Di questa rinnovata effervescenza, atmosfera euforica e indistinta insieme, anche «Il Nuovo Corriere» e «La Nazione del Popolo» furono espressione: il primo nato sotto il controllo degli alleati come era consuetudine in ogni città liberata, ceduto, dopo la loro partenza e dietro suggerimento del Ctln, al comune e divenuto l’unico esempio in Italia, forse in Europa, di giornale comunale cittadino2, il secondo stampato dalla tipografia Ariani e organo dello stesso Ctln. Insieme alla «Patria» diedero vita nel 1945 ad una roccaforte giornalistica in via Ricasoli, nuovo centro pulsante del giornalismo fiorentino e primo contributo per osmosi di firme alla terza pagina del quotidiano dell’esercito. Dalla testata uscita dalla Resistenza «La Patria» accolse Eugenio Montale, Manlio Cancogni, Mario Luzi e Sergio Lepri. La singolarità dell’esperienza fiorentina e il modo in cui la stampa si era organizzata erano sottolineati, nonostante i timori e le critiche del Prefetto di Firenze, anche nelle riunioni dell’APB, la Commissione alleata per le pubblicazioni3. «La Patria» nasceva sullo sfondo di testate tornate organi fondamentali di proposta, discussione e divulgazione, nel processo di educazione alla libertà dopo un ventennio di stampa omologata. La stessa tensione ideale accomunava intellettuali di varia provenienza, impegnati a rifondare una nuova Italia e consapevoli che la rinascita dovesse passare attraverso i valori della morale e della cultura.

Nei mesi che seguirono l’insurrezione di Firenze, dopo una prima idea successiva alla liberazione di Roma, Renzo Battiglia e Ugo Maraldi, direttore dell’ufficio stampa del Ministero della Guerra, collaboratore del «Corriere della Sera» nel grado di colonnello, si apprestavano a dar vita al «primo quotidiano che sia mai stato pubblicato per le Forze Armate Italiane»4. La Liberazione di Roma il 4 giugno 1944 era stata, per valore morale oltre che politico, uno degli episodi fondamentali della Campagna d’Italia e aveva sancito un punto di svolta contro l’esercito tedesco, dando vita ad un proliferare di riviste e giornali. A metà della prima settimana affrancata dal fascismo, il PWB registrava già, nonostante le proprie severe direttive, la stampa di numerose testate, moltiplicate dopo pochi giorni, e rilevava che il controllo della stampa romana, iniziato intorno alla metà di giugno, non era stato affatto facile. La genesi del quotidiano fiorentino prendeva avvio in quei giorni, anche editorialmente convulsi. Il ricordo della nascita del giornale «La Patria. Quotidiano per l’esercito», nell’edizione per l’Italia settentrionale, come recitava l’indicazione nella manchette a destra del titolo, è affidato da Piero Meucci a Renzo Battiglia, che divenne redattore capo responsabile della testata dal 30 maggio 1945:

La Patria è sorta per iniziativa mia e di Ugo Maraldi, capo dell’Ufficio stampa del Ministero della guerra, ex collaboratore del Corriere della Sera, che aveva il grado di colonnello. Dopo la liberazione di Roma, parlando con Maraldi, pensammo di chiedere agli alleati la possibilità di stampare un quotidiano per le truppe italiane impegnate sul fronte settentrionale e per quelle di stanza al sud. Firenze fu scelta come sede per la prima edizione5.

Nato con molti mesi di anticipo rispetto alla prima uscita, il progetto, che prevedeva quattro edizioni, a Roma, Bari e Milano, oltre al capoluogo toscano, sommava agli impedimenti del periodo, la difficoltà di reclutare collaboratori, già impegnati in altre testate. Se la penuria di carta, come tutte le complicazioni legate alla stampa, era stata superata dall’intervento dell’esercito, una fitta rete di relazioni, intrattenute dai due ideatori con gli altri giornali, consentì di reclutare un buon numero di penne, mentre l’urgenza di uscire compensava l’insufficienza dei mezzi:

Non fu facile dare vita al giornale, anche perché mancavano i giornalisti: quelli che c’erano lavoravano negli altri giornali. Trovai dei collaboratori tra i molti amici in altre redazioni e uscimmo abbastanza dignitosamente considerato il fatto che eravamo un giornale un po’ improvvisato6.

A fianco del nome di Franco Sereni, redattore capo responsabile, il sigillo dell’ufficio stampa del Ministero della Guerra, in veste di editore, comparve nella quarta di copertina fin dal primo numero. L’autorizzazione del PWB si aggiunse a un mese di distanza insieme alla direzione di Ugo Maraldi, rimasta invariata fino all’ultima uscita. Nella redazione figuravano anche Roberto Capitani, Ivo Domenichini, Tommaso Paloscia, Renato Rodelli, mentre l’amministrazione era curata dall’esercito sotto la direzione del capitano Pontrelli7. «La Patria» svolse la sua attività quotidianamente, senza interruzione, per un totale di 185 numeri fino al 30 settembre dello stesso anno. La testata usciva in formato tabloid, con quattro pagine di cinque colonne, al prezzo di £ 2 o £ 4 per gli arretrati e dal secondo numero divenne gratuita per le truppe combattenti8. L’uscita del 20-21 giugno registrò, nella manchette a fianco della testata, il passaggio dall’indicazione «edizione per l’Italia settentrionale» a quella «edizione di Firenze». Il numero successivo annunciò la nascita del «Nuovo Corriere» e l’inizio dell’attività dell’Ansa nel capoluogo toscano9. Accurato nel riportare le notizie di guerra, diffuse principalmente dalle radio alleate, com’era uso comune, il quotidiano usciva a mezzogiorno e raggiunse 12.000 copie. Con l’aiuto di buoni conoscitori di lingue straniere, attraverso una intercettazione radiofonica, fu il primo giornale a dare il resoconto della fine del conflitto, mentre una sola disputa con gli alleati turbò la vita sostanzialmente pacifica della testata. È ancora Battiglia a ricordare:

Da parte di uno degli ufficiali si avanzò il desiderio che La Patria si schierasse a favore della monarchia. Non ho capito bene se si trattava di una iniziativa personale, ma venne più volte a parlare con me. Quando gli feci capire che non ero a favore della monarchia, mi chiese di tenere almeno un atteggiamento neutrale. Sempre legato a questo vi fu un altro episodio. Ero a Modena, impegnato in un servizio. Al ritorno trovai dei soldati armati nella sede della Patria. Mi dissero che alcuni dimostranti avevano dato fuoco al giornale nelle edicole, perché in mia assenza avevano pubblicato una fotografia di Umberto di Savoia. Fu l’unico episodio di un certo rilievo nella vita tranquilla della Patria10.

Diversamente dalle testate contemporanee, ma in linea con la particolarità del proprio editore, «La Patria» non fu caratterizzata politicamente dalla vicinanza ad un partito o schieramento ma individuò il punto di coesione della propria linea editoriale nella lotta all’esercito tedesco invasore e nella pluralità degli interventi. Dal fondo che apriva il primo numero Ugo Maraldi avvertiva:

Qualche distillatore si domanderà probabilmente di qual tinta è questo giornale e se in redazione custodiamo una bandiera da inalberare al momento opportuno. Non abbiamo alcuna difficoltà a rispondere. La bandiera c’è. È la bandiera d’Italia, che deve tornare con onore fra quelle dei paesi liberi e civili, difesa da tutti gli uomini onesti e in buona fede a qualunque partito appartengano.

Ciò significa, per tradurre in chiare note, che queste pagine accoglieranno le parole di uomini d’ogni ideale politico; ma enunciati diversi e diversi metodi di dimostrazione si risolveranno sempre in una sola formula: Guerra contro i tedeschi per la liberazione della Patria, sino alla vittoria suprema11.

Non solo espressione («Combattenti, questo giornale fatto da combattenti, è per voi. Confidatevi. Diteci i vostri pensieri, i vostri dubbi, le vostre ansie») e rappresentazione della vita militare12, «La Patria» si inseriva invece fin dal primo numero, e in apertura di pagina, in quel processo di educazione alla libertà che poneva gli interessi morali al pari di quelli materiali. Un’educazione alla capacità di discernere gli avvenimenti nel mondo era obiettivo imprescindibile, nella consapevolezza che ogni democrazia avrebbe dovuto prendere forma dal basso e che anche i soldati sarebbero stati sollevati dal ruolo di umili gregari, di obbedienza più o meno rassegnata:

I combattenti dell’esercito e i patrioti hanno da oggi il loro giornale. Un reggimento, un battaglione debbono esser considerati come società di uomini liberi e pensanti, che accettano consapevolmente la legge di una disciplina eguale per tutti, e non come armenti sui quali si possa esercitare diritto di proprietà da parte di un padrone. È necessario, a tal fine, che il cittadino soldato abbia un’autonomia intellettuale e una coscienza politica. Nella sua dotazione di guerra, quindi, tra le munizioni, i viveri e il corredo, sta bene anche un giornale. Che la lettura è elemento morale indispensabile di quel benessere del soldato cui deve provvedere con vigile intelligenza chi ha la responsabilità della condotta psicologica della guerra13.

Già dalla sua uscita il quotidiano individuava la propria struttura, ripetuta invariata fino all’ultimo numero nell’autunno dello stesso anno. In apertura di pagina, spesso affastellate un po’ alla rinfusa, le notizie provenienti dai fronti di guerra ripercorrevano le tappe di una battaglia diretta al suo esito finale. Fra il 25 aprile e il 7 maggio l’assedio alla città di Berlino, l’insurrezione dell’Italia centrale e la resa della Germania esplosero nei titoli, prima del numero successivo interamente dedicato alla vittoria. Liberata e riunificata, uscita prostrata dal conflitto, distrutta materialmente e moralmente, l’Italia doveva affrontare al pari delle altre nazioni i problemi della ricostruzione. Le condizioni critiche sotto il profilo annonario, igienico, abitativo, l’impennata del costo della vita, fenomeno non solo fiorentino, ma comune a tutta la nazione, insieme ai temi della sicurezza e dell’ordine pubblico avviarono una riflessione a più voci sulle colonne del giornale. Testimone di un’economia in gravissime condizioni e alla ricerca di un piano per la ripresa, «La Patria» documentava anche la difficoltà della ricostruzione dopo che i bombardamenti e la distruzione di strade e infrastrutture avevano creato gravi danni al sistema stradale e ferroviario. Come altri giornali divenne una guida per la vita di tutti i giorni, con informazioni utili, dalle tariffe per l’acqua potabile ai suggerimenti per la migliore alimentazione possibile, considerate le circostanze. I temi della pace europea erano indagati insieme ad una riflessione che riguardava il fascismo e le sue radici nella storia italiana, mentre erano documentate le prime divergenze fra i partiti usciti vincitori dal conflitto14. Un ampio spazio del quotidiano era prevedibilmente occupato dalla questione dell’epurazione, della defascistizzazione dell’intero tessuto sociale, civile ed economico italiano, così come dalla riflessione sui criteri da adottare nei giudizi, che si prevedevano improntati a inflessibile severità. Di segno contrario, gli articoli incentrati sui prigionieri italiani che rimpatriavano erano ugualmente numerosi. Mancava tuttavia la notizia del ritardo pressoché generalizzato dei rientri, dovuti prevalentemente alle scarse possibilità degli Alleati, impegnati ancora nel tardo 1945 dalle principali necessità logistiche provenienti dai diversi territori occupati e dalle evidenti difficoltà di funzionamento del governo italiano15. La necessità di tenere alto il morale dei combattenti dettava, inevitabilmente, il taglio e la selezione degli articoli all’interno di un «giornale – che non esisteva ancora – per chi fa la guerra16»:

Anche una breve esperienza di vita militare dimostra con quale avidità il combattente desidera notizie di un mondo da cui si sente isolato. Ma sono le notizie che riguardano direttamente la sua vita di soldato, che lo interessano di più17.

A testimoniare il progressivo ritorno alla vita e la conclusione delle ostilità, i tamburini, con annunci di spettacoli di cinema, radio e teatro, occupavano parte della seconda pagina del giornale, insieme a notizie dalla cronaca di Firenze, mentre le Voci dal mondo, chiudevano il tabloid. Foto di giovani donne, a volte attrici, con o senza didascalia, si alternavano ad immagini di contenuto drammatico in un quotidiano dove le vicende e la vita delle forze alleate occupavano un ampio spazio. Nel corso dei mesi si aggiunsero notizie dalla Borsa di Firenze, da estrazioni del lotto e annunci pubblicitari, un altro tentativo di testimoniare il ritorno alla normalità anche economica. Storielle senza parole, sequenza di fumetti presenti fin dalla prima pubblicazione, si posizionavano spesso nell’ultima pagina.

Inaugurata dalla lettera del generale Clark, conforme ad un taglio che inevitabilmente risentiva dell’influenza del proprio editore, «La Patria» partecipò fin dalla prima uscita di quella particolare atmosfera di ricostruzione e rinnovamento etico, oltre che materiale, tipici del periodo, caratterizzato a Firenze da un’eccezionale effervescenza e da una peculiare osmosi di penne e intelligenze. Alla rappresentazione della vita dei combattenti, al desiderio di tenere alto l’animo di uomini sempre più provati con la prospettiva di un imminente ritorno ad una vita pacifica e lontana dalle ostilità, si accompagnava l’obiettivo dichiarato di farli partecipi del processo di rinnovamento e di ricostruzione, anche morale.


2. La terza pagina della «Patria»: “una tradizione tutta italica”


Sopravvissuto al periodo fascista, durante il quale aveva conosciuto una stagione trionfale, lo spazio dedicato dalle testate alla terza pagina, aveva capitolato di fronte alla penuria di carta durante la Seconda guerra mondiale, per ritrovare vigore dal 1946. L’uscita con quattro fogli a cadenza quotidiana consentì alla «Patria» di recuperare, con anticipo, «la tradizione tutta italica della terza pagina»18, realizzando uno spazio culturale degno di nota, dove si diedero appuntamento alcune delle firme più prestigiose del panorama culturale italiano o che note sarebbero diventate. Nel lungo e affascinante colloquio in cui Mario Luzi ripercorre la propria vita, dal titolo A ritroso, tra amici, nel lungo tornado del Novecento19, il poeta fiorentino rievoca come alla fine della guerra, il «rompersi di quella unità culturale», egemonica, aveva dato avvio ad un fermento letterario nuovo, ad un ricomporsi della vita intellettuale e a nuovi incontri. «La patria» è ricordata fra i giornali che da quel fervore scaturirono e per l’originalità di una tipologia fino ad allora inesistente:

Allora si cominciò a ricollegare un po’ anche l’ambiente colto, letterario, la città intellettuale e nacquero questi primi fogli. […]

Durante l’occupazione militare, c’era anche il nostro esercito, italiano, monarchico, questo nucleo minimo che aveva seguito l’avanzata e quindi era entrato in Firenze. Ricordo che c’era insieme un piccolo staff giornalistico che faceva un piccolo giornale La Patria, un giornale di formato tabloid, che non c’era ancora nel nostro costume, però non avevano carta. Io scrissi su La Patria alcuni articoli, che ora sono in Trame20.

Fu Nicola Lisi ad inaugurare la prima terza sul quotidiano dell’esercito, con Due racconti brevi, dal titolo Il lago delle rane e L’affresco, in apertura di pagina, mantenendo fede alla tradizionale impostazione, con una misura che oltrepassava le consuete due colonne. Il primo racconto di Luzi irruppe già nel numero del 27 febbraio, con titolo Un sogno, mentre Punta del mesco di Montale aprì lo spazio culturale a meno di un mese di distanza il 19 marzo. Tranne poche eccezioni, una prosa d’invenzione inaugurò la terza pagina della «Patria» nei primi due mesi di pubblicazione, ripetendo spesso lo schema della prima uscita, con un altro articolo a dividere lo spazio, talvolta due, uno centrale e il secondo di spalla. Le deroghe erano rappresentate da resoconti di guerra, più spesso da incursioni nella letteratura d’oltralpe e d’oltreoceano. Articoli di attualità, di cultura, resoconti del passato recente, traduzioni di brani letterari e recensioni di letteratura estera o cinematografiche occupavano lo spazio rimanente. Una diversa composizione della terza pagina fu registrata dalle uscite all’alba della fine del conflitto, quando lo spazio dedicato alla cultura diradò, sostituito da titoloni che scandivano le ultime tappe verso la vittoria, fino ai numeri di inizio maggio ad essa interamente dedicati21. Se la pubblicazione del 14- 15 maggio tornava già ad ospitare Le piccole storie di ieri22, firmate da Montale, al suo terzo intervento sulla testata, la pagina dedicata alla cultura divenne, sempre più spesso, anche spazio per argomenti di varia attualità o di resoconto, principalmente politico, e perse la sua iniziale fisionomia. La permanenza di pezzi d’invenzione, fino all’autunno del 1945, confermava comunque l’interesse da parte di un piccolo staff giornalistico, come ricordato da Mario Luzi, verso gli antidoti insiti nella cultura, nella fattispecie letteraria, propedeutici e necessari per un rinnovamento politico e morale. Ne risultò la ricerca di una terza pagina di buona qualità, all’interno di un quotidiano nato per combattenti, di matrice filogovernativa, composta da personalità diverse, di differente afferenza politica e proiettate verso diversa fortuna. Fra questi si annoveravano intellettuali già conosciuti, mentre altri sono destinati a diventarlo, consapevoli di partecipare ad un periodo di eccezionale rinascita, all’alba di un triennio, carico di umori e passioni, particolare per creatività e vitalità.

Quando, alla conclusione della guerra, il Ministero decise di chiudere la testata, i liberali la reclamarono. Eugenio Artom racconta:

Mentre facevo parte del Consiglio di amministrazione della Nazione del Popolo, si verificò una certa divisione nel partito liberale. Da una parte coloro che avevano partecipato alla Resistenza come Medici Tornaquinci e Danilo De Micheli, la sinistra del partito. Dall’altra un gruppo di liberali, che facevano capo a Fossombroni e a Philippson, che erano in polemica con noi. Fossombroni non aveva potuto partecipare alla Resistenza perché militare. Poi riuscì a fuggire, ma era troppo esposto per poter dedicarsi ad una militanza politica attiva. Dino Philippson era stato un vero antifascista e si era anche compromesso per attività antifascista all’estero, ma dopo l’8 settembre era partito per il sud, dove era diventato sottosegretario agli esteri nel governo Badoglio23.

Molto probabilmente si verificò un acquisto nominale: «Fu l’allora sottosegretario alla guerra Medici Tornaquinci che, su richiesta dei liberali fiorentini, fece pressioni per ottenere la testata e probabilmente non vi furono altre richieste»24. Le pubblicazioni della «Patria» si interruppero per circa un mese. Il primo numero della nuova gestione uscì in stampa il 24 ottobre 1945, in edizione pomeridiana al costo di 3 £, diretto da Alberto Giovannini, mentre Giorgio Pucci era redattore capo responsabile.

Capace di battere sul tempo, grazie alla peculiarità del proprio editore, la prima uscita di testate con un taglio ed un programma anche culturale e letterario di lungo periodo e di diverso rilievo, «La Patria» offrì per alcuni mesi accoglienza a testi usciti dalla penna di personalità che sono annoverate fra i maggiori pensatori e intellettuali del Novecento, di esponenti già noti o destinati a diventarlo, anche nel panorama politico o nel mondo del giornalismo. Un fatto straordinario e per alcuni aspetti incredibile, che soltanto una contingenza eccezionale di eventi, uomini e sodalizi umani e artistici permise. Sulla testata militare comparvero brani di scrittori e intellettuali che avevano già raggiunto il consenso della critica, come Luzi, Gadda e Montale o avevano pubblicato una delle loro opere considerate più compiute, come Nicola Lisi. Erano collaboratori o partecipavano alla fondazione di riviste che si sono distinte nel corso del secolo, nel mondo artistico e letterario, sulle quali si era espressa e si esprimerà la parte più autentica e incisiva del milieu culturale italiano. Si aggiungano i giovanissimi, che sul quotidiano dell’esercito muovevano i primi passi. Sulla «Patria» Leone Piccioni, finissimo lettore di poesia e amico di poeti, pistoiese di nascita, un padre patito delle due «Voci», pubblicò il primo pezzo letterario della sua produzione con il titolo Diari di guerra25, precoce testimonianza del suo interesse verso il poeta, poi amatissimo, Giuseppe Ungaretti. Insieme ad Adriano Seroni, avvia una carriera come promotore di cultura nella RAI, il più grande strumento di diffusione e promozione italiana, allestendo qui un luogo di approfondimento per la letteratura e l’arte26. A chiudere la serie di penne illustri su «La Patria» fu Antonio Baldini, un veterano della cultura, fin dalle riviste di primo Novecento e redattore della «Nuova Antologia27». Sulla terza pagina del quotidiano si avvicendarono personalità di diversa provenienza, percorso culturale e idee politiche, lo scapigliato Cancogni, autore spesso controcorrente, militante disilluso del Partito d’Azione, il più cauto e riflessivo Luzi, il religioso Nicola Lisi, l’azionista Montale che visse nel 1945 una stagione irripetibile e l’ingegner Gadda, partito volontario per la Grande Guerra, riportandone un sentimento di grande delusione e partecipe di un certo rigore morale del regime fino al ’40. È interessante, anche in senso documentario, la partecipazione sulla rivista di scrittori che conobbero in quegli anni e nei decenni successivi un consenso da parte della critica più autorevole, esercitarono un ruolo maieutico, fondamentale per chi si affacciava al mondo delle lettere, come Piero Santi, il cui ricordo è andato spegnendosi negli anni a venire nel mondo della critica stessa e dell’editoria28. Fatto ancora più eccezionale della sua presenza sul quotidiano, fu il tema omoerotico del bel racconto ivi pubblicato, dal titolo Sera d’estate alle Cascine, sul secondo numero, il 26 febbraio 194529. Un comune destino lo apparentava a Luigi Berti, personalità vicina al clima di rinnovamento europeo promosso dalle riviste a partire dalla fine degli anni Venti, come lo slavista Renato Poggioli30, dedita alla traduzione di autori inglesi e americani, sulla scia degli studi compiuti da Emilio Cecchi e uno dei pochi intellettuali ad occuparsi di autori inglesi e americani. Gli interventi del poeta e scrittore elbano su «La Patria» furono fra i più numerosi, divisi fra recensioni e traduzioni, in uno spazio che ritornava, quasi rubrica periodica. Luzi ne ricorda la traduzione delle liriche di Eliot «con molti errori, ma in fondo in modo molto efficace, suggestivo»31. Infine la testata militare divenne luogo di uscita allo scoperto da parte di accademici e docenti che erano presenti sulla scena intellettuale fiorentina insieme ad artisti ed allievi nei luoghi di ritrovo deputati, non solo usuali, fuori dalle stanze degli atenei e dei licei. Insieme ai già nominati Renato Poggioli, o Piero Santi, che presso il liceo classico dei Padri Scolopi ha avuto fra gli allievi Giorgio Luti e Adriano Seroni, docente di letteratura italiana, Ranuccio Bianchi Bandinelli è stato accademico esemplare di una parabola volta ad una presa di coscienza profonda e morale da parte degli intellettuali nei confronti della società civile. Il cammino percorso dagli inizi degli anni Trenta aveva portato ad affermare che «politica, vita morale e vita culturale sono cose inscindibili32», essendo di fatto definitivamente consumata la posizione dell’intellettuale come semplice osservatore degli avvenimenti, per quanto lucido e anticipatore. Non menzionata nei carteggi durante i mesi in cui ebbe vita, rammentata da Luzi a distanza di molti anni e da Leone Piccioni, la rivista attinse, come ricordato dai fondatori, da un serbatoio di amici che lavoravano in altre testate, i quotidiani con sede nella cittadella giornalistica di via Ricasoli fra i primi. A seguito di questo primo nucleo, le collaborazioni alla terza pagina del giornale dell’esercito sembrano il risultato di una società letteraria straordinariamente coesa, nonostante le differenze di provenienza culturale e politica fra i suoi partecipanti, stretta in solidarietà, comunione artistica e umana, apprendistato e impegno, dove alto era il valore dei legami e del reciproco sostegno: nelle redazioni delle testate giornalistiche o intorno ai caffè o trattorie toscane. L’organizzazione in forma di gruppo, spesso di riviste, come la scrittura su carta stampata era una consuetudine adottata per scelta o necessità, veicolata attraverso le forme della presentazione e dell’ingaggio vicendevole, rispetto alla quale l’aspetto economico ricopriva la sua parte. La forma del racconto, che trovava nella terza pagina il proprio luogo deputato, rappresentava la misura e il taglio più adatto e più richiesto33, lo strumento più idoneo a fornire la restituzione della realtà da rappresentare: in forma di vita militare o a quella riconducibile, a volte in veste di prosa di memoria, ponte verso un passato che aveva preceduto gli anni duri del regime, verso futuri approdi. L’immediatezza della scrittura giornalistica rispondeva alla necessità di incidere in modo subitaneo sulla realtà e di rafforzare con contenuti quell’ideale di libertà conquistata sì con la lotta ma anche arrivata con i carrarmati inglesi e americani. L’incrollabile fede nella cultura di questi intellettuali, più che mai collaudata negli anni bui della dittatura, trovava corrispondenza con la necessità di collaborare alla ricostruzione morale di un’Italia che necessitava di risollevare gli animi, oltre agli edifici distrutti. Il desiderio di scrollarsi di dosso il rammarico o l’accusa di distanza dal mondo civile si aggiunse e dettò le condizioni per una contingenza straordinaria, forse irripetibile, favorendo la composizione di una buona terza pagina su un quotidiano militare.


3. La ripartenza di Carlo Emilio Gadda, Mario Luzi e Eugenio Montale fra adesione alle «cose da esprimere» e «ritorno agli esordi».


Sono toscani gli autori dei primi tre interventi sul quotidiano appena nato, usciti un giorno dopo l’altro, a firma di Nicola Lisi, Piero Santi e Mario Luzi. I luoghi di nascita dei tre intellettuali segnano punti di una topografia dell’entroterra fiorentino fra Scarperia, Volterra e Castello, piccola frazione adiacente alla città; avevano militato sulle colonne di «Frontespizio», intrattenevano relazioni personali e occupavano un posto riconosciuto nel milieu culturale non solo fiorentino.

Il primo testo pubblicato da Mario Luzi sulla «Patria» andava in stampa, sul terzo numero, il 27 febbraio con il titolo Un sogno, seguito, nell’uscita del 7-8 marzo, da Toscana. A stretto giro Le linee della mano,Il generale in treno e Pietà-Empietà vedevano la luce rispettivamente nelle date del 21-22 marzo, del 31 marzo e del 23-24 aprile, concentrando in due mesi la collaborazione dell’autore al quotidiano. Si preparavano le uscite delle riviste «Il mondo» e «Il ponte», mentre la prima idea di «Società», nata nello stesso 1945, prendeva le mosse in casa del poeta fiorentino34. Con una fisionomia e un programma più rispondenti alla natura letteraria di Luzi, e progettate da amici o sodali, le testate fiorentine nate nella primavera del ’45 spostavano in quella direzione il suo interesse. Tuttavia tutte le prose pubblicate su «La Patria», sono recuperate nella raccolta Trame, che conosce un’edizione in poche centinaia di copie nel 1963, dove entrano Un sogno, Toscana, Pietà-Empietà, nella sezione Tre appunti. La pubblicazione con Rizzoli nel 198235, oltre a ristampare i tre testi, sotto il titolo variato Puntiinfermi, recupera, all’inizio e alla fine della serie, i due scritti Le linee della mano e Il generale in treno. Le prose di argomento toscano sono poi riprese, con il consenso dell’autore, nel libro postumo Toscana Mater: Toscana con titolo variato in La Regina di Saba e Pietà-Empietà nella sezione La mia Firenze36. Seguendo un progetto soltanto abbozzato, ma condiviso con Luzi prima della sua morte, l’edizione di Trame del 1982, entra nel volume Prose, pubblicato nel 2014 a cura di Stefano Verdino con la casa editrice Aragno. Ne segue che quei primi esempi in prosa attraversano tutta la produzione del poeta fiorentino nel corso di più di settant’anni. È lo stesso Luzi a ricordarne la genesi e a farla risalire al biennio 1943-1944, nell’inferno di una Toscana sotto l’occupazione nazista: «Ho scritto alcune prose, proprio in quel periodo lì, nel ’43-44; in particolare ce n’è una del ’44 dedicata a questa Firenze autunnale»37. Lo stesso dato temporale è indicato nelle Note, fin dalla prima edizione di Trame. L’urgenza della scrittura prosastica e la necessità di rappresentare, aderendovi, i fatti nella loro immediatezza sottendevano la nascita di quei primi scritti in prosa:

due sono stati i momenti in cui ho sentito più spontaneo il bisogno di impiegare la prosa per stare, anche analiticamente, più addosso alle cose, per studiare più da vicino certi tratti che mi parevano rivelatori dell’insieme, per registrare certe percezioni indecise e capillari, per ricondurre il linguaggio della poesia a una nuova partenza o per dargli una più duttile e naturale articolazione. E del resto, indipendentemente dalla condizione di prosatore nella quale volevo mettermi, certe cose nascevano come prosa e mi obbligavano alla prosa. Questi momenti si possono collocare intorno al 1943-1944 e dieci anni dopo38.

L’adesione alla prosa da parte di Luzi, in questi anni, avveniva dunque all’insegna di uno sperimentalismo, di una fase nuova e propulsiva, che coincideva con una nuova ripartenza, quasi necessaria, forse anche involontaria. Risparmiato dalla chiamata alle armi, perché riformato a causa di insufficienza toracica, a seguito di un disguido ministeriale, era stato trasferito nel gennaio 1941 all’istituto magistrale Carducci di San Miniato. Per rimediare all’errore, nel dicembre dello stesso anno, aveva ricevuto l’incarico presso «Il libro italiano» a Roma, dove si recava settimanalmente. Dal 1943 aveva preso dimora a Moncioni, una frazione di Montevarchi, in una proprietà della famiglia della moglie, che lì viveva stabilmente insieme al figlio, mentre Luzi si spostava di sovente a Firenze39. Prendeva avvio da uno dei frequenti viaggi di quegli anni la prosa dal titolo Toscana, che con queste parole recita:

Il 18 settembre 1943 dovetti sostare alcune ore a Montevarchi. Non avevo in realtà niente da fare. Più volte percorsi in tutta la sua lunghezza la strada emporio, fitta di negozi e di rivendite, e poi le altre parallele fitte anch’esse di fondachi, di rimesse e stallaggi. Ero straordinariamente triste, buio e senza incanto, non riuscivo a sentirmi in armonia con la terra. Deviai verso la periferia dove la città si attenua e nella prima campagna sorgono le ciminiere e i capannoni delle fabbriche. Ma non ci fu in questo nessuna sorpresa: ancora quel cielo vago che confonde i limiti incerti delle città, percosso a tratti da un fischio o dal soffio di vapore di una torre blindata. Camminavo adagio: ero ancora io, eppure un essere assolutamente sordo, senza precedenti, senza echi che mi provenissero dal resto della mia vita. Sepolto nel mio peso, nella mia noia informi e bruti, costeggiavo grossi capannoni e terreni di scarico e pensavo a come è deserta e sotterranea la fatica dell’uomo, a come nulla di concreto e di visibile corona il suo gesto. Camminavo adagio e curvo, com’è mia abitudine nei giorni di disgrazia, ero ancora io, un essere distinto e particolare, eppure qualsiasi altro uomo della terra avrebbe in quell’ora potuto assumere il mio nome e il mio sgomento40.

Lo stato emotivo che sottendeva il trascorrere di questi anni si ricava dagli scritti di memoria e interviste, a distanza di molto tempo, e dalle lettere inviate a Giacinto Spagnoletti nell’immediatezza:

Il tuo saggio mi ha col suo affetto respinto nel buio dell’incertezza e delle nostalgie che da tempo avevo superato. Un’insoddisfazione frenetica e complessiva mi riempie di sgomento e di resipiscenza […]. Io andrò in campagna giovedì; sono molto giù di salute e inquieto, soprattutto inquieto41.

In una lettera, di qualche mese successiva, del 3 gennaio 1944 Luzi stringeva la visuale sul capoluogo fiorentino:

Spero di leggere presto qualcosa che risuoni dolcemente nel vuoto di questi mesi […] Firenze è ora più che mai una fossa, ma una fossa di Kabjn. Ci sono venuto per qualche giorno, ma tornerò subito in campagna42.

È l’immagine di una città violata, ferita nella sua anima profonda, quella che Luzi incontrava di ritorno nel capoluogo toscano nel giugno 1944, quando l’offensiva degli alleati aveva ormai sfondato e la città era in procinto di essere liberata dai nazisti e dai fascisti:

sono partito con una bicicletta da donna, l’unico mezzo disponibile, portando qualche vettovaglia dalla campagna per andare a Firenze e rimettermi in contatto con i miei genitori che erano rimasti in città e dei quali non sapevo più nulla da molti mesi perché le comunicazioni erano interrotte e anche la loro posizione era incerta; si diceva che il centro era stato abbattuto e alcune strade erano state minate e distrutte. Non potendo andare direttamente verso Firenze, scollinai e andai a Greve da Parronchi. Con lui ci dirigemmo insieme, con un’altra bicicletta, verso Firenze, ma trovammo chiusa la strada, ci dovemmo fermare verso il Galluzzo, perché non si poteva entrare nella città che era ancora occupata dai tedeschi […] Questo durò una decina di giorni, o anche più. Finalmente, una mattina facemmo un tentativo che riuscì: io passai l’Arno da piazza Pitti. Da qui cominciavano le macerie, perché avevano abbattuto via Guicciardini, avevano raso al suolo tutta la strada, il Ponte Vecchio l’avevano lasciato, mentre avevano fatto crollare Santa Trinita, la Carraia, le Grazie e tutti gli altri ponti. Io, su queste macerie, ancora disseminate di mine, mi spinsi fino a Piazza Signoria in via Condotta, dove stavano i miei. La prima immagine di Firenze fu questa, una città che nelle sue parti più interne e più gelose era stata orrendamente violata; era una cosa veramente desolante, ma anche rabbiosa, tale da generare ostinazione nel resistere e proseguire perché effettivamente era una bestialità scatenata che si dimostrava nelle sue conseguenze, passo passo […] c’erano le distruzioni perpetrate dai nazisti prima di abbandonare la città: distruzioni che avevano veramente stravolto la città, ecco, proprio lo stravolgimento dello spirito, dell’anima della città era ciò che balzava agli occhi43.

Dalle parole che seguono, nella descrizione della ressa di militari, della calca, delle strade strette e della fanghiglia nel clima piovoso, è da collocare la genesi di una delle prose:

Il fronte era sulla linea gotica, quindi la città era piena di soldati di ogni genere, di truppe di tutti gli eserciti, di colore, di indiani, di austrialiani, oltre che americani, sicchè c’era ogni ben di Dio, e anche qualche sparuta truppa italiana dell’esercito di liberazione. E mi ricordo che ci fu una minaccia di alluvione anche allora […] Ricordo tutti quei calcinacci, quelle macerie flagellate dalla pioggia e i militari che si aggiravano senza saper dove stare, quello scalpiccio di piedi, di piedi stranieri e italiani mescolati in questa minaccia, in questi cieli minacciosi. Scrissi un pezzo: racconto di un tale che si affacciò e concluse con un gran moccolo, e questa bestemmia fu un po’ liberatoria, in un certo senso fu un segno, non fu empia insomma o comunque l’empietà fu assorbita da quella umanità. In questa città poi si cominciò un po’ a fervere, era uno spettacolo se vuoi squallido, ma era anche il teatro di possibili rinascite civili44.

Il testo a cui Luzi fa riferimento è la bella prosa Pietà-Empietà, che registra un dettato aderente al ricordo, quasi sovrapponibile:

Cominciavo a sentirmi a disagio e volli affrettare il passo; ma non era facile farlo tra tanta gente che camminava, s’incrociava, traversava in tutte le direzioni calpestando il moticcio che ricopriva il lastrico. Era gente borghese, la solita gente borghese della mia città in mezzo alla quale avevo tante volte camminato, ed erano soldati d’innumerevoli razze in uniformi varie, ma tutte intonate al colore giallognolo delle case e del fango.

Ascoltavo dentro di me quello sterminato scalpiccio nella fanghiglia e continuavo a camminare e a inciampare automaticamente come meglio potevo. Pensavo a quanto numerosi eravamo e come nulla di ciò che ognuno di noi aveva alle spalle, di perfetta gioia, di adempimenti, di aneliti perseguiti per anni e forse per secoli, valeva a distinguerlo nell’anonima deriva della nostra sorte comune. Pensavo a ciò automaticamente, che eravamo tanti e nessuno, e ascoltavo lo scalpiccio degli innumerevoli piedi italiani, degli innumerevoli piedi stranieri nella melma della mia città. Percepivo che anche i miei aggiungevano il loro a quello sterminato scalpicciare; sentivo che anch’essi erano stranieri, stranieri nella mia città e stranieri sulla terra, come quegli innumerevoli piedi italiani e quegli innumerevoli piedi stranieri. E continuavo a camminare automaticamente come meglio potevo45.

La conclusione stralunata e paradossale del testo, violato dalla «bestemmia nazionale» fiorentina, mentre esprime l’indicibile angoscia di tutti, rappresenta quel punto di tensione che rompe la cappa grigia e disperata della tragedia: «Ci volgemmo tutti da quella parte dove il silenzio era stato incredibilmente interrotto». Sono i «punti infermi», quegli attimi in cui la disperazione di quei tempi duri è sospesa, come «l’ignoto che si nasconde sotto le più familiari consuetudini» nella prosa intitolata Un sogno, come la donna «ammantata, presso la Regina di Saba […] nell’affresco di Piero ad Arezzo», scaturita dalle sembianze di una donna incontrata in treno in Toscana: anticipazioni di possibili rinascite.

Diversamente da Mario Luzi, e posizionandosi sul versante opposto, Eugenio Montale non ha mai recuperato nel corso della sua vita i testi usciti sul quotidiano fiorentino dell’esercito. I pezzi pubblicati dal poeta ligure su «La Patria» entrano, tranne un’eccezione, nel volume postumo di Prose e racconti46, nella seconda sezione, col titolo Prose varie di fantasia e d’invenzione. Alla scrittura giornalistica, intesa come collaborazione letteraria, di critica o invenzione, Montale era dedito dagli anni ’20, su giornali e piccole riviste genovesi, avendo iniziato nel 1916 sul «Piccolo», con una recensione al Mameli di Ruggero Leoncavallo, in prima assoluta al Carlo Felice. Vi si era adattato per poter vivere, come è noto, perché la poesia e l’arte in generale non potevano garantire la sicurezza di una vita dignitosa. Tuttavia proprio alla pratica giornalistica affidava il compito di preservare la poesia dal divenire merce di scambio47. Se la consuetudine alla produzione di parola stampata su testate giornalistiche non era nuova, nuova ed eccezionale era la posizione di Montale all’alba del 1945. Conclusa la guerra, era stato chiamato ad entrare nel Comitato per la cultura e l’arte dal Comitato di Liberazione Nazionale, per i riconoscimenti ottenuti in qualità di poeta ed intellettuale, oltre che per la sua posizione antifascista. Collaborava al quotidiano «La Nazione del Popolo» e dirigeva insieme ad Alessandro Bonsanti ed Arturo Loria il quindicinale «Il mondo», testata vicina alle idee del Partito d’azione, dal quale si dimette già nel 1946. L’anno della liberazione dal giogo nazifascista registrava una fase esemplare nella vita del poeta di Finisterre, finora rappresentato in disparte, adesso in prima linea di fronte ad accadimenti fondamentali48. Nel bel mezzo della partecipazione attiva alla politica, a pochi mesi di distanza dalla liberazione di Firenze, Montale traduceva così la necessità di stare a contatto con gli eventi sul «Mondo»:

La nostra riconoscenza va oggi a uomini come Amendola e Gobetti, Gramsci e Rosselli (per citare solo i nomi di quelli che ci hanno lasciato) scrittori d’azione e non artisti che seppero indicarci con l’opera e con l’esempio la via che deve seguire un italiano universale, cioè un italiano di sempre, nelle vie dell’oscuramento e dell’errore. Il seme del loro apostolato non fu vano…49

Proprio per l’impianto di genere etico politico i racconti pubblicati su «La Patria» vengono esclusi dalle successive raccolte stampate con il consenso dell’autore. Non fa eccezione il brano Punta del mesco pubblicato in Prose e racconti con il titolo Una spiaggia in Liguria, che recuperava la versione uscita il 27 dicembre 1945 in «La Lettura» di Milano, nonostante il registro lirico, metaforico, lo differenzi dagli altri testi usciti sul quotidiano militare50. Anche il racconto Sul fiume, stampato su «La Patria» il 9-10 aprile 1945, è restituito nella raccolta del 1995 con il titolo La casa sul Magra, come pubblicato in edizione variata e definitiva il 18 aprile 1947 sul «Corriere del Ticino». Soltanto Viaggio Firenze-Genova entra nel volume postumo con titolo e contenuto invariati dopo l’uscita fiorentina il 14-15 maggio 1945. Un’altra eccezione è infine rappresentata dal testo Giocatori di carte pubblicato insieme a Viaggio Firenze-Genova, sotto il titolo Piccole storie di ieri, mai ripreso in volume e prima idea del racconto I funghi rossi, recuperato in Farfalla di Dinard51 e poi in Prose e racconti.

L’interesse per il reale, per i fatti mentre accadevano, per un dettato aderente alle cose, è ricordato come necessità della scrittura in un brano dal titolo Un pittore in esilio, pubblicato su «Il mondo» il 2 febbraio 1946:

Si deve fare un’eccezione, è vero, e importante per Conversazione in Sicilia di Vittorini […] Ma quanto al resto, si tratta nell’ipotesi migliore […] di corrispondenze giornalistiche o anche di prose così dette «d’arte» […] in cui l’intento lirico-narrativo, la ricerca di un tempo interiore che liricizzi la prosa in ragione diretta, e inversa, della sua uniforme dimessità, costituiscono il fondo principale, con un qualche scapito della materia, che diventa così un semplice pretesto […] Consapevoli episodi di una crisi della nostra prosa, essi ignorano la prosa di sempre perfettamente strumentale e docile alle cose da esprimere…52

Erano i temi del Montale azionista quelli che ricorrevano nelle prose, sulla «Patria» nel ’45, di argomento bellico o postbellico, spesso dediti a cogliere le espressioni anche grottesche del regime e della sua caduta. Sul fiume raccontava di tale Adolfo Furlotti, che, essendo il «dittatore […] crollato da un paio di giorni […] vedeva ormai giunto il tempo della propria rivincita personale». Messosi in viaggio «con una bionda Miranda, donna di incerte origini e di dubbio presente», in direzione di una piccola casa che Furlotti si era fatto fabbricare per «festeggiare con l’eletta dei suoi sogni la fine del tiranno e l’avvento di una nuova vita», vedeva naufragare il proprio sogno. L’antagonista era il prepotente Berio, già despota ai tempi della scuola, che doveva poi esser «‘finito nella milizia’, o giù di lì». All’arrogante esponente del regime, paradossalmente ancora trionfante, il protagonista della storia, era costretto a cedere la casa e la compagna. L’espressione ripetuta «what a rot», tradotta «che pasticcio», per la donna che non può apprezzarne le risonanze shakespeariane, sembrava alludere alla confusione regnante in quell’arco di tempo nel paese53. Anche il brano Viaggio Firenze-Genova, sotto il titolo Piccole storie di ieri, a segnare una distanza e una fase di passaggio, alludeva ai trionfalismi e alle parate del regime, impersonate dal prefetto di Aosta, impeccabile gerarca fascista. Un altro colpo per il protagonista, che non riusciva ad opporre se non un timido saluto:

Intanto il treno correva e Genova era in vista. Mi alzai, raccolsi un mio modesto pacchetto e sussurrai a mo’ di saluto, con un breve inchino:

‒ Eccellenza…

‒ Addio addio – mi gorgheggiò Spartaco Cafiero, facendosi vento con un accartocciato Popolo d’Italia. E sorrise. La gente del corridoio mi seguì con lo sguardo, imprecando sottovoce. Solo il cerbero del matafione abbozzò un mezzo saluto confidenziale e uno strizzamento di occhio. Ingannato dal mio aspetto poliziesco doveva (ahimè) credermi uno dei suoi54.

Preceduta da un suggestivo titolo, che rinvia ad una famosa opera di Paul Cézanne, la breve prosa Giocatori di carte sembra rappresentare l’avantesto di Funghi rossi, mai recuperata e non menzionata nelle note della Farfalla di Dinard. Se il riferimento alle «inique sanzioni» contro l’Italia, approvate nel novembre 1935, conseguenti all’aggressione contro l’Europa, data il racconto in un preciso periodo storico, l’invito alla rivolta testimonia di un coinvolgimento politico dell’autore, destinato a scomparire nella versione definitiva: « ‒ Bravi! ‒ gridò il Crapotti. ‒ E la rivoluzione dove la mettete? C’è il rischio che vada al suo posto uno peggio di lui. Ci vuole di più, ci vuole il colpo grosso ‒ »55.

Sostenuto da un impianto lirico metaforico, eccezionale fra i brani usciti su «La Patria», mutato il titolo rispetto alla versione del 1943, Punta del mesco, con evidente riferimento alla poesia delle Occasioni, e al dato autobiografico, svolge invece un tema di iniziazione, di nuovo ciclo o vita. Il testo racconta l’esperienza giovanile della pesca notturna in compagnia di due coetanei più esperti:

La battuggia durava già da un pezzo. Sporgendomi dal bordo inclinato reggevo la lanterna ad acetilene e dissimulavo tra uno sbadiglio e l’altro le prime insidie del maldimare. La nostra piccola Veloce era partita carica di tramagli, di palamiti, di canne da pesca e di provvigioni. Avevamo stipato nel carabottino anche una pentola e un fucile da caccia. L’idea era di passar ventiquattr’ore fra cielo scogli e mare e occorreva preveder tutto, pensarle tutte. In piedi sul bordo il più esperto dei miei compagni, Tugnin, salpava il tramaglio, l’altro marinaio – detto il Gresta, forse per via dei capelli a zazzera ‒ si destreggiava ai remi, sciando e sterzando la barca nella direzione giusta; e a me restava il compito di far luce nelle sacche del tramaglio dove guizzavano i muggini prigionieri. Qualche grosso cefalo aveva trafitto addirittura le maglie e sospeso metà da una parte e metà dall’altra del velo iridescente luccicava in modo strano come ingigantito. Sotto i paglioli saltavano e sciaguattavano i pesci delle altre retate. Il fondale della spiaggia, ripidissimo di pendio, permetteva di circuire perfettamente qualche insenatura di breve tratto e di chiudere così nel tramaglio una striscia di mare alta pochi palmi e vicinissima alla battima. Se è scuro di luna e si lavora in silenzio si può esser certi che i pesci boccheggianti al fresco sull’ultimo margine dell’acqua, quasi in secco, non si accorgono del tranello. E disposta la rete a regola d’arte, senza varchi o buchi, non resta che accendere la lanterna e irrompere con la barca, a grandi palate, tra urli schiamazzi e rovesci di luce sul tratto cintato. A salti e a guizzi, interroriti e abbagliati dalla lanterna, i muggini fuggono e s’insaccano nella rete senza scampo. Finiva così, finisce sempre così, per riprendere dopo una mezz’ora un po’ più in là, quell’interminabile egloga piscatoria – e insieme notte di San Bartolomeo ch’è la nostra tradizionale battuggia56.

Il ricordo della notte di San Bartolomeo, nei mesi convulsi della prima pubblicazione del racconto nel 1943, sul «Popolo di Roma», diretto dopo la caduta del fascismo da Corrado Alvaro, si caricava di ulteriori istanze metaforiche e allusioni57. Rimasto da solo nella caletta, in attesa del ritorno dei compagni l’indomani mattina, il quattordicenne protagonista è munito di una doppietta per sparare agli uccelli non appena venga chiaro, ma di uccelli non se ne vedono. All’improvviso risuona un colpo e un incredibile animale, «mi ange, mi bête», rotola in fondo al pendio, vicino al ragazzo che non ha il coraggio di sparare e volge la mira in alto. L’animale è un tasso, inseguito da un vero cacciatore, che rimprovera l’apprendista cacciatore. Il ragazzo emozionato dall’avventura appena vissuta spara in aria il secondo colpo di fucile.

In una intervista, riportata da Marcello Staglieno, Montale ricorda i luoghi esemplari della sua formazione, sullo sfondo di una Genova identificata dall’atmosfera unica delle «vene dei carrugi» e di Monterosso, luogo di vacanze giovanili e di infanzia, fondamentale e prezioso, oltre che lembo di terra dove la famiglia Montale aveva da tempo stabilito una delle sue dimore:

Nacqui a Genova nella parte alta, tra gli anfratti mattonati del corso Dogali, al margine della circonvallazione fiancheggiata di platani che lo scirocco disperdeva in un giallo scompigliato […] Vedevo invece rompersi le onde sugli scogli alla mia casa di Monterosso. […] Ma preferivo mare e scogli, campagne e orti: Monterosso rappresentò la mia stagione formativa, il mio avvio all’introversione. Erano lunghe passeggiate dalla Fegina al borgo antico, tra odori di ciupin con scorpene e moscardini, scorci di gozzi nella calca dei pescatori, barche alate sulla spiaggia, reti distese sulla sabbia. Ricordi fissati con la nitidezza del presente: la memoria dona attualità al passato, lo spirito ‒ Bergson aveva ragione ‒ è durata reale […] Questo il paesaggio degli Ossi di seppia, di Monterosso, che la leggenda vuole prenda nome da un colle dalla terra tanto asciutta e riarsa da sembrare quasi purpureo. (Non sono tornato alla mia casa dalla quale oggi non si vede più il mare: salii soltanto alla tomba dei miei, tra il verde dei lecci dietro il convento dei Cappuccini)58.

Sotto il segno di un esordio si collocava anche l’unico racconto pubblicato da Carlo Emilio Gadda su «La Patria», con titolo Due ore dopo il silenzio il 12- 13 luglio 1945. Il testo è incluso in Accoppiamenti giudiziosi, edito da Garzanti nel 1963, il volume che raccoglie la narrativa breve gaddiana. Con titolo Dopo il silenzio, poi mantenuto invariato, è recuperato dalla silloge di un decennio prima Le novelle dal ducato in fiamme, uscito a Firenze nel 1953 per i tipi di Vallecchi. Come chiarisce la Nota in Prose e racconti, «la prima stesura del testo affiora dal magmatico calderone del Racconto italiano con data 25 agosto 1924»59. La datazione 1930 indicata negli Accoppiamenti giudiziosi privilegiava una seconda stesura, probabilmente riferibile al progetto Notte di luna, la lunga novella alla quale Gadda lavorava durante quell’anno per completare il suo primo libro per le edizioni di «Solaria», dove riutilizzava, salvo varianti, parte del materiale steso per Il racconto italiano. A testimonianza di un laboratorio creativo dal quale il materiale veniva spesso ripescato.

Dal 21 marzo del 1945 Gadda, dopo numerosi tentativi, era riuscito a tornare a Firenze, dopo che l’occupazione della città da parte dell’esercito nazifascista e la distruzione della zona intorno a Ponte Vecchio lo aveva costretto a lasciare la sua casa di via Ripetti per partire in direzione di Roma. Il brano pubblicato sul quotidiano «La Patria» a distanza di pochi mesi riproponeva una scheggia del suo primo progetto di romanzo, quel Racconto italiano di ignoto del Novecento, iniziato nel 1924, anno divenuto spartiacque nel percorso gaddiano, quando l’autore si era trovato per la prima volta a fare i conti con i propri mezzi espressivi. Il racconto italiano non rappresentava la prima prova letteraria, essendo preceduto da componimenti in versi60 datati agli anni del liceo e da una intensa attività diaristica, seguita alla partenza volontaria per il fronte in occasione della Grande Guerra. Diari che sono pubblicati a cura di Alessandro Bonsanti nel 1955, con il titolo di Giornale di guerra e di prigionia, da integrare con Il taccuino di Caporetto. Diario di guerra e di prigionia (ottobre 1917-aprile 1918), uscito per la prima volta nel 1991 e riassorbito l’anno seguente nell’edizione garzantiana diretta da Isella per la collana «Libri della Spiga»61. Al 1918 risalgono il progetto di romanzo Retica e il racconto La passeggiata autunnale, composti rispettivamente nei mesi di marzo e agosto62. Tuttavia Il Racconto italiano tracciava una linea di confine nella storia del suo autore, impegnato nella stesura di un romanzo di ampio respiro, in un anno che consegnava Gadda ad un percorso fortemente voluto e in quella fase tenacemente intrapreso. Nello stesso anno il tentativo concreto di perseguire le proprie ambizioni era stato segnato dall’iscrizione alla Facoltà di Filosofia di Milano, un altro fatto che diventava spartiacque nel suo percorso biografico. L’ambizione di scrivere un romanzo era nata nei primi mesi del 1924, in seguito all’annuncio, sul numero di marzo del «Libro contemporaneo», di un premio Mondadori di diecimila lire destinato ad un romanzo inedito. Il termine per la consegna, molto ravvicinato, fissato al 30 luglio, non era stato rispettato, complici le attività e le incombenze lavorative63. Giungeva direttamente da quella prova narrativa il quadro di vita militare con i cinque alpini in libera uscita, sul fronte veneto della Prima guerra mondiale, rappresentato sul quotidiano dell’esercito. L’ex alpino Carlo Emilio Gadda raccontava in un’atmosfera di convivialità ed esaltazione giovanile, di una visita notturna all’osteria del paese:

Lepri e funghi e polenta, con gli amici dalle labbra rosse, unte: demolita la pagnotta, qualche granulo masticato dalle labbra, ridendo e ciarlando, lo soffiano via nella tenebra. Il cappello sulla nuca, s’è orizzontalata la penna: il ciuffo irrompe di traverso e davanti, di sotto l’ala. La serva in estasi. L’oste, el Bàgol, tutto fiero del suo salmì: con fiaschi su dalla cava, uno via l’altro. Gli occhi tutti lucidi: come oscure gemme. La porta di stalla è socchiusa; l’asino che non lo si vede zitto come il segretario di Panigarolo. Socchiuso l’uscio dell’orto, un rettangolo è pieno di cielo e di notte e di lontani lumi, la tacchina va intorno ancora sul mattonato, ridesta dal sonno: Carletto, inseguendola, piscia senza sapere. Casi e stelle di Settembre! E i primi brividi guù dal Baitone. La lucerna a petrolio fila e fa fumo «perché all’idroelettrica sono tutti ladri»64.

L’eventuale avventura erotica «con due signorine, stupendamente pitturate, che ‘villeggiano’ in una stanza di sopra» si traduce in un fiasco:

Qualche viso, qualche gota si accosta ad un’altra: per controllare i numeri, per aiutarsi a leggere i numeri. Le signorine sono molto brave nei numeri: sono maestre, si scopre. Hanno studiato a Brescia! Le mani degli alpini vorrebbero, almeno una carezza!, ma non possono, non se la sentono. Piazzare un caricatore con sei bandierine ritte, ai tiri, è stato un affar da nulla. Ma qui!65

La serata si conclude in goliardia, in un crescendo ritmico a stemperare le pulsioni represse dei soldati. A notte fonda, i cinque alpini, dopo aver gozzovigliato in osteria, rientrando di nascosto in caserma, si spingono nell’oscurità di un orto:

Cerca e ricerca, risali, torna indietro, pestarono tutta l’insalata dell’orto che sta come affondato in un borro sotto al torracchione della Garibaldi e sotto al davanti della casa del Gialdone. Stiacciarono anche, senza più che tanto badarvi, di molte susine cadute, e fichi. E altre ne colsero, nel buio, ma avevano un sapore di formiche.

Il richiamo a quanto affermato dall’oste all’inizio del racconto: «sono dei puranche bravi figlioli. Mai che abbiano allungato la mano sul fico senza domandar prima il permesso […]» ricorda quell’idea intorno alla quale si sviluppa il Racconto italiano: «Anche i fatti anormali e terribili rientrano nella legge, se pure apparentemente sono ex lege66».

Nel mese di luglio le pubblicazioni della «Patria» volgevano a termine, dopo aver espresso la migliore parte di scrittura d’invenzione, chiusa dal racconto di Gadda, salvo alcuni pezzi di Antonio Baldini, ultimo scrittore a lasciare le colonne della rivista insieme a Renato Poggioli. Anche per Gadda come per Montale era iniziata un’assidua collaborazione al «Mondo» di Bonsanti, mentre lavorava alla stesura di Eros e Priapo, senza trovare una sede di pubblicazione. Nei mesi successivi prendeva vita l’idea del Pasticciaccio. In una lettera a Enrico Falqui del 31 marzo 1946 Gadda scriveva: «Il lavoro suddetto [Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana] mi ha preso 4 mesi al 31 marzo67». Per Montale una stagione irripetibile era arrivata a fine, già motivo di delusione e amarezze, se in una lettera a Contini del 29 maggio 1945 scriveva: «Appartieni a qualche partito? Io sono ‘pazzista’, malgrado la noia dei molti cattedratici che sono finiti là dentro, ma almeno qui è l’unico partito scarso di fascisti»68. Intanto la collaborazione alla «Nazione del Popolo» si era conclusa ed era venuta meno la possibilità di lavorare per il quotidiano del Partito d’Azione, «L’Italia libera», sia nell’edizione milanese che in quella nazionale, affiancando Carlo Levi a Roma. Nel gennaio-febbraio 1948 è definita la sua assunzione al «Corriere della Sera» sotto la direzione di Guglielmo Emanuel.

La collaborazione alla «Patria» di autori con un percorso artistico già riconosciuto dalla critica contemporanea, stretti in legami di affetto o di stima letteraria con i professionisti della cultura durante il ventennio e nel dopoguerra, siano redattori di riviste o editori, rimane un fatto straordinario. Nata senza un obiettivo di lungo periodo, «La Patria» attestava, nella sua assenza programmatica e politica, riunendo personalità di diversa o opposta provenienza, una fluidità di legami e collaborazioni che ha caratterizzato il lungo periodo del regime fino agli inizi degli anni ’40. Pur non partecipando ad un’opera di trasformazione, intesa come visione di futuro, incapace di individuare strumenti idonei a costruire una nuova Italia, contribuì a dimostrare la rinnovata consapevolezza da parte degli intellettuali della propria missione e della propria responsabilità. E per eccesso, almeno nelle intenzioni dichiarate nella prima uscita, anticipava la vocazione intimamente pedagogica della cultura italiana del secondo dopoguerra. Nelle vicende dei singoli che vi hanno partecipato, ha rappresentato invece una testimonianza di un punto di snodo nei percorsi personali, chiusa un’epoca, anche nella fattispecie fiorentina. Un piccolo ma significativo contributo delle loro officine creative, delle tappe o trame di vite artistiche, di recuperi o rifiuti, ripartenze anche traumatiche, di impegno irripetibile o di impegno rinnovato.


Appendice


Indice della terza pagina della «Patria. Quotidiano per l’esercito»

Il presente indice, disposto in ordine cronologico, restituisce i titoli dei testi pubblicati sulla terza pagina della «Patria. Quotidiano per l’esercito» dal 24 febbraio 1945 al 30 settembre dello stesso anno. La pubblicazione del 20-21 giugno registrò, nella manchette a fianco della testata, il passaggio dall’indicazione «Edizione per l’Italia settentrionale» a quella «Edizione di Firenze». Il sigillo dell’ufficio stampa del Ministero della Guerra comparve nella quarta di copertina fin dal primo numero insieme al nome di Franco Sereni, redattore capo responsabile. L’autorizzazione del PWB e la direzione di Ugo Maraldi, rimasta invariata fino all’ultima pubblicazione, si aggiunsero a un mese di distanza nel numero 24 del 23-24 marzo. Renzo Battiglia, fondatore insieme a Ugo Maraldi, divenne redattore capo responsabile dal 30 maggio 1945. Nella redazione figuravano anche Roberto Capitani, Ivo Domenichini, Tommaso Paloscia, Renato Rodelli, mentre l’amministrazione era curata dall’esercito sotto la direzione del capitano Pontrelli. Come «La Nazione del Popolo» e «Il Corriere di Firenze», «La Patria» stabilì la propria sede in via Ricasoli.

L’intera collezione è conservata dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, con distribuzione nella Sala Periodici e collocazione a Forte Belvedere. Nello stesso capoluogo fiorentino la Biblioteca Marucelliana registra la mancanza di alcune pubblicazioni, mentre una lettera, su carta intestata del quotidiano, con data 9 febbraio 1946, anteposta al primo numero della serie incompleta conservata dalla Biblioteca delle Oblate, sembra indicativa di successive perdite: «Alla pregiata Vostra del 6 corrente. Vi rimettiamo, a parte, le copie arretrate del nostro giornale dal N° 1 al 24 e quelle dei n° 35 – 44 – 54 da voi richieste per completare le collezioni di codesta biblioteca». Nella Biblioteca Marucelliana del capoluogo fiorentino trovano spazio tutte le uscite tranne i numeri 15, 61, 66, 67, 92 e 119. Anche la collana presente nella Biblioteca delle Oblate registra la mancanza di alcune copie. Sono assenti i numeri 26, 40, 41, 45, 47, 51, 75, 82, 83,97, 113, 118, 149, 170, 172, 173, 174, 175. La Biblioteca e Archivio del Risorgimento di Firenze conserva i numeri 5 e 6, 53, 57, 61 e 62.

Il numero e la data delle singole pubblicazioni precedono i titoli dei racconti e degli articoli stampati sulla terza pagina, insieme al nome o allo pseudonimo dell’autore dove presente. Il segno d’interpunzione dei due punti divide il titolo dall’eventuale sottotitolo.


«La Patria. Quotidiano per l’esercito», anno I, ed. Italia Settentrionale

dal n. 1°, 24 febbraio 1945 al n. 98, 19-20 giugno 1945


  • 1, 24 febbraio 1945

- NICOLA LISI, Due racconti brevi: Il lago delle rane; L’affresco

- Il quinto centenario del perugino

- RENZO BONAZZI, Giorni di battaglia a Cefalonia: L’attacco della divisione ‘Acqui’ al presidio tedesco – L’oltraggio alla bandiera italiana vendicato da due eroici soldati

  • I sovietici restaurano l’opere d’arte danneggiate dalla guerra
  • Aeroplani e automobili alla portata di tutti
  • Una mostra d’arte veneziana verrà aperta a Roma

  • 2, 26 febbraio 1945

- PIERO SANTI, Sera d’estate alle cascine

  • La morte dello scrittore Alexei Tolstoi
  • L’impari lotta della divisione ‘Acqui’ contro trentacinquemila tedeschi
  • Gli sviluppi della televisione
  • Celebrazione del 220° Anniversario dell’Accademia sovietica delle scienze

  • 3, 27 febbraio 1945

- MARIO LUZI, Un sogno

  • Autori stranieri tradotti in Russia
  • Prodigi dell’elicottero aereo dell’avvenire

- UR, La «Via della Stella»

  • Parchi galleggianti di divertimenti per le truppe
  • Come sarà la motocicletta nel dopoguerra

  • 4, 28 febbraio 1945

- FRANCO SERENI, La vecchia casa

- Progetti inglesi per la ricostruzione edilizia

  • ILYA EHRENBURG, Hitler non è il solo colpevole: L’arroganza razziale ha portato scienziati tedeschi a inoculare bacilli di tifo nei corpi dei prigionieri di guerra
  • N. BARRAUD, Una ragazza dietro l’aratro: Il costruttivo lavoro delle appartenenti alla armata agricola britannica in un mondo sconvolto dalla distruzione e dalle rapine

- Una materia plastica più resistente dei metalli

  • 5, 1° marzo 1945

- MANLIO CANCOGNI, Diario e lettera

  • Una casa di carte per 10.000 lire
  • Scuole in America. Come viene affrontato negli Stati Uniti il problema dell’istruzione – Un confronto con i criteri didattici europei
  • Un istituto per preparare gli uomini della pace

  • 6, 2 marzo 1945

- LUIGI BERTI, Gli elementi di Criterion e di Horizon

  • Il castigo ai traditori: Polemica in Francia tra letterati e uomini politici sul criterio da adottare nei giudizi contro i collaborazionisti
  • Il primo caccia americano con motore a reazione
  • Finestre che si chiudono da sè

  • 7, 3-4 marzo 1945
  • CAPPUGI, Storia di un’inondazione
  • L., Un eterno sorriso maschera la donna più infelice del mondo
  • Garibaldi in Inghilterra
  • Nuova serie di francobolli emessa dal vaticano

  • 8, 5 marzo 1945
  • RENATO GIANI, Elisa in riva al mare
  • PAOLO TREVES, ‘Sul fronte e dietro il fronte’: Un giorno dell’ottobre 1943 Radio Londra cominciò una rubrica nuova dedicata da un esule a coloro che in Patria combattevano per la libertà

- Centrali elettriche mobili nell’unione sovietica

  • 9, 6-7 marzo 1945
  • FRANCO SERENI, Due bambini
  • DETECTOR, Viaggio alla velocità di 300.000 Km al secondo
  • ADRIANO SERONI, “Il volga si getta nel caspio”
  • Uno speciale ufficio si prepara a ricercare 30 milioni di dispersi
  • Utensili da cucini invece di bombe

  • 10, 7-8 marzo 1945

- MARIO LUZI, Toscana

- Come funziona il ‘Volkssturm’: Tutti gli uomini dai 15 ai 60 anni, abili o inabili a fatiche, sono mobilitati e dopo un’istruzione sommaria inviati a combattere, controllati dalle ‘s.r.’ Naziste

- LUIGI BERTI, Le bombe di Steinbeck

- Apparecchi di guerra impiegati per i servizi civili

  • 11, 8-9 marzo 1945

- LUIGI FALLACARA, Dell’amore

- I nuovi mezzi bellici dell’esercito degli Stati Uniti: L’‘odograph’ per il sincronismo dei movimenti delle truppe. Macchine per rompere sbarramenti e per aprire strade

- LIBERO CONCETTO, Notizie di cinema: Il ‘sex appeal’ della signorina Darnell – la fulva Rita Hayworth – Rogers cambia ruolo

  • Croce commemora Masaryk a Palazzo Venezia
  • La penicellina in pillole
  • Una invenzione che impedisce l’evaporazione della benzina

  • 12, 9-10 marzo 1945

- AMBROSE BIERCE (Traduzione di Luigi Berti), Parker Adderson filosofo

- Ritorno del fuoriuscito nella Germania occupata dagli alleati

  • 13, 10-11 marzo 1945

- AMBROSE BIERCE (Traduzione di Luigi Berti), Parker Adderson filosofo (Continuazione e fine)

- La vittoria dell’ingegneria segreta nello sbarco in Normandia

  • 14, 12-13 marzo 1945
  • MANLIO CANCOGNI, Il mondo cambia
  • LERESCHE (Traduzione di G.N.), Sulla terra tedesca passa la guerra: Con un sentimento diverso si guardano i paesi rovinati dopo tante distruzioni e tante miserie in Inghilterra, in Normandia, in Africa
  • Nuove conquiste della sieroterapia locale
  • La brigata garibaldina: «Giacomo Matteotti» di Bologna

  • 15, 13-14 marzo 1945

- FRANCO SERENI, La biscia d’acqua

- La flotta nipponica si nasconde? Ridotta a compiti difensivi per i quali è assolutamente impreparata la sua più grossa impresa è quella di evitare il combattimento

  • La pietra angolare della libertà inglese
  • Una fabbrica tedesca di radio nascosta dietro una chiesa
  • Un biblico eden nascosto dalla più alta montagna del mondo
  • Il milionesimo prigioniero preso sul fronte occidentale
  • L’entrata in Inghilterra vietata a Maurice Chevalier

  • 16, 14-15 marzo 1945

- LEONE PICCIONI, Diari di guerra

- Generali americani promossi da Roosvelt

- J.B., Così verrà presa Berlino? La vasta campagna che circonda la capitale tedesca verrà chiusa in una rete dalle maglie di ferro; e poi sarà la lotta quartiere per quartiere, casa per casa

  • Nuove bombe incendiarie sperimentate su Tokyo
  • Ritorno all’eleggibilità delle cariche universitarie

  • 17, 15-16 marzo 1945

- LUIGI BERTI, Il quarto romanzo di Hemingway

  • L’osservatorio di Prato riprende la sua attività
  • Esposizione in Vaticano di libri e stampe antiche

- LUIGI BOTTAZZI, Sotto il tallone tedesco: Il fascino maledetto della violenza – L’arte al servizio della politica – Il fallimento di un piano

  • L’esperienza nazista duramente scontata dall’Austria
  • La basilica di Sant’Antonio profanata dai nazifascisti
  • Ricordo di viaggio in una casa tedesca

  • 18, 16-17 marzo 1945
  • RENATO GIANI, Lettera da Roma: Dove si parla di avarizia, di altri vizi, di qualche virtù e anche di attività letteraria
  • C., Storia segreta di Pearl Harbour: Spie giapponesi assistendo a una manovra americana nel 1932 fornirono gli elementi per un futuro piano di guerra
  • Le perdite americane a Pearl Harbour
  • Si ricostruisce a Cassino: Case popolari consegnate, presente Bonomi, a ventotto famiglie della città

  • 19, 17-18 marzo 1945
  • ERSKINE CALDWELL (Traduzione Luigi Berti), La camera vuota
  • ANDRÈ SIEGFRIED, Perché gli americani fanno la guerra: I motivi che furono validi per spiegare l’intervento statunitense ne il precedente conflitto mondiale ritornano a confermare la ragione profonda della partecipazione della repubblica stellata alla lotta attuale
  • Il suicidio di Drieu La Rochelle
  • La morte del gen. Patrick

  • 20, 19-20 marzo 1945

- EUGENIO MONTALE, Punta del mesco

  • Novemila mine poste dai tedeschi neutralizzate da volontari civili
  • PANFILO, La madre dei Rosselli
  • I caccia tedeschi a reazione falliscono in pieno
  • Particolari sulla nuova bomba da dieci tonnellate

  • 21, 20-21 marzo 1945

- FRANCO SERENI, Esperienze d’amore: Le scarpe; Il labbro

  • Giacimenti di petrolio scoperti in Russia
  • La ricostruzione interna e il problema dell’emigrazione

- PAOLO TREVES, C’era molto chiasso stanotte dalle vostre parti? L’inglese reagisce all’offesa aerea con una vena di umorismo a mala pena velata di amarezza senza drammatizzare

- Nuovi vescovi americani nominati dal papa

  • 22, 21-22 marzo 1945
  • MARIO LUZI, Le linee della mano
  • Le funzioni del presidente nella costituzione degli Stati Uniti

- Giorni di terrore nel campo di Fossoli

  • 23, 22-23 marzo 1945
  • ADRIANO SERONI, L’autobiografia di Beniamino Franklin
  • GEORGE FIELDING ELIOT, La battaglia per il petrolio nel Pacifico

- I problemi della seconda repubblica austriaca

  • 24, 23-24 marzo 1945

- PIERO BIGONGIARI, Amore in pericolo

  • Bologna e Milano sotto i nazifascisti
  • Un’organizzazione internazionale per la ricerca dei criminali di guerra. La lega delle nazioni per l’educazione della gioventù
  • Sei milioni di dollari restituiti da società americane allo stato

- GILL ROBB WILSON (del New York Herald Tribune), Il «Douglas A. 26» bombardiere e aereo d’assalto

- Una mostra della moda inaugurata a mosca

  • 25, 24-25 marzo 1945
  • PAOLO CAVALLINA, La caserma
  • NICOLA FRANCESCHELLI, L’opera della Croce Rossa americana per l’assistenza alle popolazioni civili in italia: Quando si potrà fare la storia completa della guerra fra tante pagine brutte troveremo un capitolo meraviglioso dedicato alla bontà, alla fede, alla fratellanza umana

  • 26, 26-27 marzo 1945
  • AMBROSE BIERCE (Traduzione di Luigi Berti) (Continuazione al prossimo numero), Un a corpo a corpo
  • RENZO BONAZZI, Reparti salmeristi in linea: Tenaci e silenziosi essi devono spesso imbracciare il fucile per difendersi dall’insidia nemica

- La bontà del vino salvò un paese dalla distruzione

  • 27, 27-28 marzo 1945
  • AMBROSE BIERCE (Traduzione di Luigi Berti), Un a corpo a corpo (continuazione del numero precedente)
  • VERO ROBERTI, Attività di pattuglie: Lungo la strada segreta della guerra si perdono quasi sempre i particolari di episodi di eroismo
  • Coltivazione di cotone naturalmente colorati
  • La navigazione stratosferica ad uso commerciale

  • 28, 28-29 marzo 1945

- PANFILO, Una carrettata di ottimisti

  • Nuovi sistemi di illuminazione elettrica
  • Le industrie nel territorio inglese

- DEL, Vita segreta di un cannone: I centenari dell’artiglieria vivono solo cinque minuti. I cannoni di grosso calibro solo qualche secondo.

- Una nuova carabina automatica impiegata in occidente

  • 29, 29-30 marzo 1945

- LUIGI UGOLINI, Corvi

  • Navi mercantili inglesi trasformate in portaerei
  • Il prezzo della pace secondo William Beveridge

- RENZO BONAZZI, Accampamenti di lavoratori nella zona di operazioni

- Una lettera di Roosevelt ai reggenti di San Marino

  • 30, 30-31 marzo 1945
  • RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI, Il fascismo e l’arte
  • GROSMAN, L’inferno di Treblinca: Ogni giorno entravano nel campo ventimila persone e quando ne uscivano settemila le giornate parevano vuote

  • 31, 31 marzo-1° aprile 1945
  • MARIO LUZI, Il generale in treno
  • PAOLO TREVES, Tremila uomini lavorano per riedificare Cassino
  • Ragazze guide’ d’America: In un anno 28 mila iscritte hanno dato quindici milioni di ore di lavoro per opere di assistenza

- Primato della radio nell’insegnamento

  • 32, 2-3 aprile 1945

- MANLIO CANCOGNI, La guerra

  • La penicillina nelle cure delle malattie polmonari
  • La Germania sarà l’ultima a ricevere aiuti dagli S.U.
  • Nuove vie per l’industria: Moltissime cose considerate senza lavoro rinascono sotto forma di innumerevoli prodotti sintetici
  • Oltre 250 aerodromi costruiti in due anni in india
  • Proroga del concorso pei bozzetti delle carte valori

  • 33, 3-4 aprile 1945
  • LUIGI BERTI, Genesi del realismo ossessivo
  • HYA EHRENBURG, A Berlino gli uomini parleranno e i tedeschi staranno ad ascoltare.
  • Gli ozii elvetici di Volpi, Alfieri e Edda Ciano
  • Questo era Mitsuru Toyama l’uomo più onorato del Giappone

  • 34, 4-5 aprile 1945
  • ERSKINE CALDWELL (traduzione di Luigi Berti), Fuoco di cime
  • RENZO BONAZZI, Ritorno in linea: L’insidia dei campi minati-azioni di pattuglia. Audace colpo di mano di un gruppo di arditi

  • 35, 5-6 aprile 1945
  • CARLO COCCIOLI, Il mondo di là dal colle
  • Panoramica
  • La televisione di domani: Progressi che superano tutte le previsioni - Cento stazioni trasmittenti progettate negli Stati Uniti - Oltre sessantacinque milioni di abbonati
  • Il movimento della popolazione nelle zone dell’Italia liberata
  • Tesori d’arte nascosti rinvenuti dalla I armata americana

  • 36, 6-7 aprile 1945

- LUIGI UGOLINI, Sotto la luna

- Tonnellate di viveri a Kassel cadute in mano degli alleati

  • BEVERLY SMITH, Il fuoco distruttore dei nuovi cannoni americani
  • G., Fiera letteraria

- Il canale di Corinto verrà allargato

  • 37, 7-8 aprile 1945

- ERNEST HEMINGWAY, Il vecchio che guardava gli animali

  • Capolavori dell’arte italiana nella galleria nazionale di Washington: Settantuno dipinti e ventisei sculture donate da un grande mecenate americano al proprio paese
  • Un giudizio germanico sul tramonto di Mussolini e compari
  • L’associazione per le relazioni culturali con l’U.R.S.S.
  • Una carta dei monumenti dell’Italia settentrionale
  • Gli stabilimenti industriali che hanno ripreso a lavorare

  • 38, 9-10 aprile 1945
  • EUGENIO MONTALE, Sul fiume
  • NICOLA FRANCESCHELLI, Cuore e scienza intervengono dove è passato il flagello della guerra

  • 39, 10-11 aprile 1945
  • ANTONIO BALDINI, Una pipa di porcellana
  • SIMPLICIUS, Il serpente di Broadway: Wall Street cuore pulsante – La passeggiata di Riverside – Il miracolo di Washinghton Bridge
  • S., Manie e debolezze di piccoli e grandi uomini

  • 40, 11-12 aprile 1945
  • SOFRONOV (Traduzione dal russo di M.B. Luporini), La famiglia del vecchio Golub
  • BRUNO ROMANI, Vigilia di battaglia sulle montagne dell’appennino (Nostra corrispondenza particolare)

  • 41, 12-13 aprile 1945
  • MANLIO CANCOGNI, La morte nella boscaglia

- Distruzioni della guerra nelle regioni italiane

- GINO DE SANCTIS, Soldati della stella alpina: I salmeristi chiedono che sia concessa loro almeno una bandiera per ricamarci il segno che oggi portano sul braccio. (Dal nostro inviato speciale)

  • Cronache della guerra: La strana corsa di un proiettile sul cacciatorpediniere americano ‘Ludlow’
  • 42, 13-14 aprile 1945
  • Bonomi commemora il Presidente al Consiglio dei Ministri: La seduta al Viminale rinviata in segno di lutto. Le condoglianze di Stalin e Molotov
  • La figura del successore
  • La guerra continuerà con lo stesso vigore
  • Dichiarazioni di Tarchiani, Winant e Dewey

  • 43, 14-15 aprile 1945
  • PAOLO CAVALLINA, L’orchestra a plettro

-SIMPLICIUS, Grattacieli e labirinti sotterranei, Fifth Avenue grande arteria metropolitana – Interludio femminile – Le meraviglie notturne di Times Square

  • ALBERTO CASELLA, Cartoline illustrate

  • 44, 16-17 aprile 1945
  • EUGENIO CAPITANI, Il legno di sandalo

- Gli scopi del prestito nazionale illustrati dal ministro Soleri

- RENZO BONAZZI, Fanti vittoriosi e campane a festa: Falsi prigionieri e generosità italiana – Nostri reparti entrano per primi nella periferia di Imola – Unità di patrioti partecipano ai combattimenti (Dal nostro inviato speciale)

- Opere di Lenin donate dalla Russia ai polacchi

  • 45, 17-18 aprile 1945
  • JOHN STEINBECK (traduzione di Luigi Berti), La vigile solitaria

  • 46, 18-19 aprile 1945
  • CARLO COCCIOLI, Sweet Death
  • Una strada d’oro
  • I prodigi della televisione: Come si fabbricano le immagini e come si trasmettono attraverso lo spazio

- ANTONIO BALDINI, L’oratore

- Albert Einstein si ritira dall’insegnamento

  • 47, 19-20 aprile 1945
  • LUIGI UGOLINI, Volo d’aquile
  • R., Gli esploratori del silenzio: Un fenomeno medianico portato sullo schermo. La meravigliosa sensibilità dell’orecchio umano
  • Panoramica
  • Tutti i primati battuti dal più grande idrovolante del mondo

  • 48, 20-21 aprile 1945
  • LUIGI BERTI, La leggenda di Whitman
  • EMILIO FARINA, Finestre illuminate

- Un contribuente spiritoso

- NICOLA FRANCESCHELLI, La protezione dei monumenti e del patrimonio artistico dove passa la guerra

  • Il premio Nobel per la fisica
  • La rinnovata attività dell’Istituto ‘Luce

  • 49, 21 aprile 1945
  • NICOLA LISI, Favole. Il negromante; Il contadino e il mostro; Poveri e ricchi; Il frate e l’oste
  • FRANCESCO CALLARI, Divi che fanno il doppio giuoco
  • VERO RIBERTI, Vittorie di marinai su un tempestoso mare di montagne (Dal nostro inviato speciale)
  • La praticità dell’elicottero
  • Borse di studio per le donne dei paesi liberati
  • Il tradizionale palio di Siena sarà effettuato a guerra finita

  • 50, 23-24 aprile 1945
  • MARIO LUZI, Pietà-empietà
  • RENZO BONAZZI, I paracadutisti italiani all’attacco: Da Tossignano al Sillaro – 50.000 mine sbarrano la valle del Santerno – Il combattimento per la conquista per l’ultimo caposaldo a sud-est di Bologna – L’eroismo di un comandante (Dal nostro inviato speciale)

- Novikov proclamato eroe dell’unione sovietica

  • 51, 24 – 25 aprile 1945

- PAOLO CAVALLINA, Il compleanno

- Più veloce del suono

  • ANTONIO BALDINI, Avventura di Rosina
  • RENZO BONAZZI, Grano e sangue sulla collina conquistata: Il campo di battaglia di quota 248 – La dichiarazione di un ufficiale prigioniero –L’insidia della Croce Rossa tedesca – «Finalmente si marcerà in pianura» (Dal nostro inviato speciale)
  • EMILIO FARINA, Rondini

  • 52, 25-26 aprile 1945
  • LUIGI UGOLINI, Due famiglie

- Una primula rossa anche in estremo oriente

  • UGO MARALDI, La sentinella di Pompei
  • BRUNO BASSANO, Galleria: Paul Cezanne

- La nuova istruzione ai bambini tedeschi

  • 53, 26-27 aprile 1945
  • LAFCADIO HEARN (Traduzione di Luigi Berti), Una serenata
  • SIMPLICIUS, Variazioni in giallo e nero: Le attrattive di Harlem – Una succursale di Canton – Stazioni sotterranee e treni razzo – Una delle biblioteche più grandi del mondo

  • 54, 27-28 aprile 1945
  • LIBERO BIGIARETTI, Casa paterna
  • Una medaglia d’onore alla memoria di Roosevelt
  • Case in alluminio per il dopo guerra
  • A chi spetta l’oro scoperto a Merkers?
  • Il castello maledetto di Tancarville: Tra le ombre degli antenati di De Gaulle e Montgomery
  • Il Teatro Comunale di Firenze
  • Il ‘Miles Messenger’ apparecchio civile a quattro posti
  • Libri ricevuti

  • 55, 28-29 aprile 1945
  • CARLO COCCIOLI, La paura
  • ALBERTO CASELLA, Notturno
  • Panoramica
  • Fortezze volanti convertite in aerei per passeggeri
  • Ricostruzione delle chiese danneggiate dalla guerra

  • 56, 30 aprile - 1° maggio 1945

- NICOLA LISI, Favole: Realtà degli umili; Il maestro e l’allievo; La vedova; Volo e canto di un rosignolo

- Un ingente patrimonio librario salvato dal flagello della guerra

- U.A., Che cosa è il jazz

  • La trasformazione delle colture
  • Trasformazione per uso civile di indumenti militari

  • 57, 2-3 maggio 1945

- EUGENIO CAPITANI, Colombi

  • Trecentomila donne americane operano nelle file dell’esercito: Un’organizzazione formidabile – Il corpo femminile delle ‘Wacs’ – A seguito delle truppe combattenti in Europa e nel Pacifico – Telefoniste eroiche sul fronte occidentale europeo
  • Il successore di Hitler
  • Diffida del nostro governo per la tutela del patrimonio artistico
  • Un comitato per l’utilizzazione del naviglio mercantile

  • 58, 3-4 maggio 1945

- GINO VALORI, L’ombra del faggio

  • Case provvisorie costruite in Inghilterra
  • Pierre Laval arrestato in Spagna
  • Eroine di Varsavia liberate dai soldati americani
  • La vita in Francia

  • 59, 4- 5 maggio 1945

- V., La lotta di George Washington contro la sorte avversa

  • Nuovi campi di tortura scoperti in Germania
  • Che cosa è rimasto della vallata felice
  • Lo spionaggio fascista nei corridoi del senato
  • L’America riduce le costruzioni navali
  • L’opera dei nostri patrioti rilevata dall’«Economist»

  • 60, 5-6 maggio 1945

- D.F., Quello che pensano i giovani americani

  • La sedia della morte
  • Antifascista spagnolo vissuto nove anni in un pozzo
  • Preziosi manoscritti salvati dall’accademia filarmonica di Bologna
  • I danni della guerra ai monumenti di Verona

  • 61, 7-8 MAGGIO 1945
  • L’epistolario dell’incoscienza
  • Milioni di cinesi si apprestano alla guerriglia contro l’invasore
  • La misteriosa sorte dell’amante di Hitler
  • Un centinaio di bambini vivi e vegeti in Inghilterra

- Mario Corsi, Ricordo de ‘La trincea’

  • 62, 8-9 maggio 1945
  • Uomini della vittoria
  • Manifestazioni romane
  • Bonomi si rende interprete del sentimento del popolo italiano
  • Clark ai nostri soldati
  • Gli industriali milanesi corrispondono un premio di liberazione
  • Piani di ricostruzione per i comuni danneggiati dalla guerra

  • 63, 9-10 maggio 1945
  • Quando Hitler la faceva da padrone
  • L’aperta collaborazione di Tokio all’aggressiva e nefasta politica nazista
  • Un’isola di prosperità nella Germania in guerra
  • Nuovo tipo di tubercolina per l’accertamento della tubercolosi
  • Dieci anni di prigione alle donne che usano il rossetto!
  • Opere d’arte e monumenti distrutti dalla guerra a Genova

  • 64, 10-11 maggio 1945
  • Goering esce dal suo rifugio e racconta il suo alterco con Hitler: Anche il feld- maresciallo Kesselring e altri esponenti nazisti si consegnano alle autorità alleate
  • La ripresa industriale com’è vista negli Stati Uniti: Una conferenza internazionale proposta per eliminare le barriere che ostacolano il commercio
  • Collodi e i tedeschi: Due volte volontario – I saccheggi di ‘quei cani…’ – ‘Non è scritto poi malaccio’ - Il tempo in cui non si bastonava nessuno

  • 65, 11-12 maggio 1945
  • Prepararsi a vivere in pace
  • L’insurrezione di Torino: Oltre 1200 fascisti giustiziati – La morte di un valoroso generale e l’eccidio di Savigliano. L’atto di civismo compiuto da alcuni contadini
  • Trentamila persone liberate da un campo di concentramento in Austria: Il racconto di un capitano americano – Orrori che superano quelli del famigerato campo di Buchenvald
  • L’inghilterra spende 11.000 sterline al minuto

  • 66, 12-13 maggio 1945

- SERGIO LEPRI, Lettera a una ragazza del nord

  • Il teatro della ‘Scala’ sarà riparato entro l’anno
  • Panoramica
  • Sposa otto volte la stessa donna
  • Toti Dal Monte canta per gli alleati a Venezia
  • La partitura del ‘Barbiere’ è stata salvata dalla distruzione

  • 67, 14-15 maggio 1945

- EUGENIO MONTALE, Piccole storie di ieri: Giocatori di carte; Viaggio Firenze – Genova

  • L’esito di un sopralluogo nella casa di Hitler a Monaco
  • Albert Einstein
  • Tesori d’arte fiorentini recuperati nell’Alto Adige
  • Venezia ha ripreso il volto di sempre
  • Vestiti di alluminio

  • 68, 15-16 maggio 1945
  • L’uomo che ha battuto i tedeschi
  • Il principe d’ Assia liberato dalla prigionia
  • La scienza ritorna al servizio della pace
  • Il giro del mondo in nove secondi e mezzo
  • La popolazione negra negli Stati Uniti
  • La sorte dell’‘Europa’, il grande transatlantico tedesco
  • La procedura per raggiungere i criminali di guerra

  • 69, 16-17 maggio 1945
  • S., I tedeschi battuti in tutti in settori della guerra moderna
  • Il destino di Hiro Hito l’imperatore che non dorme sonni tranquilli

- Ricostruzione e restauri dei monumenti artistici a Milano

  • 70, 17-18 maggio 1945

- V., Trieste

  • L’eccidio di Marzabotto: 2000 persone massacrate e 200 case bruciate – Devastazione e saccheggi di abitati e sterminio di bestiame – Solo 4 o 5 persone scampate all’eccidio
  • Come fu salvata Como
  • Conserva in casa per 20 anni il cadavere della propria madre
  • Il problema del lavoro e degli scambi in America
  • Un aereo inglese parte per il polo nord
  • Importanti giacimenti di petrolio rinvenuti in Cina

  • 71, 18-19 maggio 1945
  • VITTORIO G. ROSSI, Ciechi
  • O., L’inghilterra stringe ancora la cintola perché la vittoria non le neghi i suoi frutti: Nuove restrizioni alimentari – L’esempio degli abitanti dell’isola di Guernesey – I primi sorrisi della pace – Programmi dell’avvenire
  • Il ‘Cogu’ tribunale dei massacri
  • Cade da quattromila metri e rimane incolume
  • Il volo al polo nord felicemente compiuto

  • 72, 19-20 maggio 1945
  • Un partigiano racconta: Teruzzi non è stato giustiziato – Le vane proteste di Starace – La sorte subita da Miria di San Servolo
  • La vita civile si normalizza nell’Italia settentrionale
  • L’Aviazione italiana a fianco delle Nazioni Unite
  • Un record della ‘Queen Mary’ nel trasporto di truppe

  • 73, 21-22 maggio 1945

- ANTONIO BALDINI, Noi vogliamo sempre quella

  • I reparti ausiliari nazionali nella lotta di liberazione nazionale: Circa 200.000 uomini, di cui oltre 60.000 impiegati nelle operazioni di prima linea, hanno compiuto un faticoso lavoro
  • L’inoltro delle notizie ai prigionieri italiani in Russia
  • Il progetto per il rinnovamento dell’industria cinematografica nazionale
  • La falsa notizia della morte di V. E. Orlando

  • 74, 22-23 maggio 1945

- CARLO COCCIOLI, Inglesi a Firenze

  • Il commercio mondiale garanzia di pace duratura
  • Stranieri maltrattati nei campi di lavoro spagnoli
  • Bambina tratta in salvo col cambiamento completo di sangue
  • Opere d’arte modenesi danneggiate dai nazisti
  • I ‘Lancaster’ trasportano la più grossa bomba del mondo
  • 75, 23-24 maggio 1945
  • Il grottesco carnevale veneziano dei gerarchi di una repubblica fallita: Giuochi di società con scambio di amanti – Le gesta di Luisa Ferida e di Tatiana Pavlova. Mino Doletti fuggiasco con la barba finta – L’attività intellettuale di Guido Baroni
  • Macchinari britannici per la ricostruzione della Norvegia
  • Hitler faceva uso di stimolanti artificiali

- R.C., Gli atomi fotografati

  • Beniamino Gigli e Tito Schipa banditi dalla Scala
  • L’alcool etilico estratto dalla segatura

  • 76, 24-25 maggio 1945
  • DEDALO, Che cosa hai fatto sotto il terrore?
  • SIMPLICIUS, Le vetrine della fiaba e i magazzini del capogiro
  • Il sistema ‘Pluto’ ha riversato benzina per quattro milioni di litri ai combattenti
  • I ‘sigari incendiari’ impiegati contro il Giappone
  • L’incredibile prezzo di una Superfortezza volante
  • I caricatori per mitragliatrice trasformati in scarpe

  • 77, 25-26 maggio 1945
  • A.I. La ‘bestia bionda’ domata dall’impassibile Zhukov
  • Messaggi di Benes a re Giorgio e a Truman
  • Le brigate dei patrioti del colonnello Gloria
  • I patrioti danesi chiedono una radicale epurazione
  • La situazione di Milano dal lato sanitario e alimentare
  • Il proclama di Alexander alla popolazione austriaca

  • 78, 26-27 maggio 1945

- Luigi Ugolini, Come si svolgevano i processi nel lombardo – veneto e nell’ ‘Italia mussoliniana’

  • La conferenza di San Francisco si avvia verso la conclusione
  • L’A.M.G. controlla i prezzi dell’Italia settentrionale
  • La prima assemblea nazionale dei coltivatori diretti
  • Tremila casse di medicinali arrivate in Italia
  • Benedetto Croce a Firenze
  • Petain seguita a discolparsi
  • Volontari greci combatteranno contro il Giappone
  • Il palazzo imperiale distrutto a Tokio

  • 79, 28-29 maggio 1945

- NINO CURIEL, L’occhio di vetro

  • Come i patrioti modenesi salvarono 220 milligrammi di radio
  • Panoramica
  • Una storia di spionaggio conclusa in un elegante albergo di New York
  • Toscanini dona un milione per il restauro della ‘Scala’

  • 80, 29-30 maggio 1945

- ANTONIO BALDINI. Trent’anni dopo. Il vecchio Lavezzari

  • Il ‘modello 1946’ delle auto civili americane
  • Il drammatico salvataggio della portaerei americana ‘Franklin’
  • L’industria russa inizia la produzione di pace
  • Il popolo magnetico si è spostato
  • Un gigantesco idrovolante costruito in Gran Bretagna

  • 81, 30-31 maggio 1945

- CARLO COCCIOLI, L’india a casa nostra

  • I brevetti tedeschi saranno rilevati dagli Stati Uniti
  • Il destino dell’aereo utilitario: Gli apparecchi privati raggiungeranno fra tre anni, in America, la cifra di trecentomila
  • La politica economica degli Stati Uniti: Un progetto per gli accordi commerciali approvato dal congresso

  • 82, 31 maggio - 1° giugno

- MARIO MONTEVERDI, Un motivo allegro

  • Il trasporto dei materiali bellici dall’Europa all’ Estremo Oriente
  • Ritratto di Enrico Caruso
  • Un nuovo ‘Thumderboth’
  • Un caso eccezionale di forza maggiore
  • Nuovi progressi nelle radiocomunicazioni
  • La fabbrica Zeiss riaperta in Germania
  • I giorni della chiassa
  • Libri ricevuti

  • 83, 1-2 giugno 1945
  • NINO CURLIL, Il mito della razza
  • GINO VALORI, 2 giugno 1882
  • La Russia si prepara per il ritorno alla pace
  • Un film sulla campagna degli alleati in occidente

  • 84, 2-3 giugno 1945
  • Il popolo americano si diverte
  • Panoramica
  • L’alto costo della vita nelle province dell’Italia centrale
  • Nuovo ritrovato tecnico per costruire casa
  • March e Venna a ‘La Porta’
  • Le trasmissioni per l’Europa cessate dalle stazioni radio americane
  • 85, 4-5 giugno 1945
  • Il ferro del Brasile ha contribuito alla vittoria in Europa
  • Il rifugio di Hitler in Baviera luogo di riposo per gli alleati
  • Il porto di Venezia riaperto al traffico
  • La benefica opera del Comitato svizzero di soccorso
  • Oltre 135 milioni stanziati per i lavori pubblici a Milano
  • La futura organizzazione dell’aviazione civile italiana
  • Restituzione del bestiame rubato dai tedeschi
  • Lo sviluppo dell’aeronautica in base alle esperienze di guerra

  • 86, 5-6 giugno 1945
  • S., Il posto di raccolta dei reduci alla Caserma ‘De Laugier’: Il funzionamento dei servizi e la fraterna accoglienza. Gli orrori del campo di Dachau – ritorno alla vita
  • La politica antidemocratica dell’Argentina stigmatizzata dalla stampa statunitense
  • Nuovo tessuto termoplastico inventato in America
  • La ripresa ferroviaria nell’Italia settentrionale
  • Le opere d’arte fiorentine ritornano alla luce

  • 87, 6-7 giugno 1945

- ANTON GIULIO MAJANO, Le ‘fiamme verdi’

  • Notizie e curiosità: L’aereo più grande del mondo – Tesori d’arte recuperati – Problemi di architettura - Raggi infrarossi per cuocere il pane – Nuovi tipi di stoffe
  • Il “fuhrer” temeva Stalin odiava Roosevelt e disprezzava Mussolini
  • L’organizzazione dei soccorsi ai deportati italiani che rimpatriano
  • Il porto di fiume ha subito gravissimi danni
  • Equipaggio di ‘U Boot’ sbarcato in Portogallo

  • 88, 7-8 giugno 1945
  • ANTONIO BALDINI, Il libro dei sonni
  • KINKEAD, Come si combatte nella giungla: I soldati debbono saper imitare il gracidio delle rane, seguire una rapida corrente a cavallo di una canna di bambù, sparare con l’arma sulla coscia senza prendere la mira
  • I danni della guerra alla Biblioteca Ambrosiana

  • 89, 8-9 giugno 1945
  • I reduci della divisione ‘Gramsci’ hanno fatto ritorno in patria
  • Centoquindici croci sulla via della pianura
  • Soltanto la collaborazione tra gli stati è garanzia di una pace prosperosa
  • Gli alleati favoriranno lo sviluppo industriale della Cina
  • La drammatica fuga di Dimitrov dalla Bulgaria

  • 90, 9-10 giugno 1945

- GINO VALORI, Il tempo promesso

  • La propulsione a reazione
  • Perché fallì la rivolta contro Hitler: Un fatale voltafaccia del generale Von Paulus – Anche Von Kluge e Rommel aderiscono al movimento – Tre piani d’azione andati a monte
  • I quattro capitalisti di Cherry Hill: Ergastolani che non avrebbero mai sognato una rendita di 480 dollari mensili
  • Nuova antologia inglese pubblicata a Mosca
  • Rilevante quantità di ‘Radium’ ritrovata in una miniera austriaca

  • 91, 11-12 giugno 1945

- MARIO FIRMINO, Perché la guerra chimica è stata risparmiata dall’umanità

- Un quantitativo di penicillina concesso all’Italia

- VITTORIO G. ROSSI, Due milioni di volontari si sono battuti dalla Malesia alle Alpi

  • Un nuovo oleodotto tra Kirkuf e Haifa
  • Un sistema economico per il riscaldamento
  • Il principe Carlo Giovanni di Svezia si fidanza con una giornalista

  • 92, 12-13 giugno 1945
  • VITTORIO G. ROSSI, ‘Empire Day’
  • SIRIO, Pedoni
  • , I precedenti del traditore
  • Gli arretrati metodi della chirurgia di guerra tedesca
  • Detriti di legno trasformati in carne
  • Medicina e religione in contrasto nelle isole Marshall
  • I danni arrecati dalle bombe al palazzo del parlamento di Londra

  • 93, 13-14 giugno 1945

- R.B., Dal colombo di Archita all’aereo a reazione

  • Come avvenne il blocco del porto di Livorno
  • La ricostruzione europea legata alla produzione del carbone
  • Una veste da camera imbottita di sterline
  • Il canarino nero
  • Panoramica

  • 94, 14-15 giugno 1945
  • I patrioti della Val d’Ossola: Come la distruzione di 600 tonnellate d’esplosivo salvò le centrali elettriche e la galleria del Sempione
  • Quanti abitanti avrà l’America nel 2000
  • Cani sotto le armi: Una guida eroica col titolo di ‘eccellenza’ - Il monumento ad un lupino che salvò il suo reggimento
  • Concessione di medaglie ai militari sovietici
  • Lo stratagemma di una madre per raggiungere il figlio prigioniero
  • Fabbriche di armi segrete scoperte anche nelle Alpi austriache
  • Il nuoto per convalescenti
  • Il cuore degli uccelli
  • Operazione chirurgica eseguita sul campo di battaglia
  • La produzione nell’oro negli Stati Uniti
  • Industrie cecoslovacche riconsegnate dai russi al governo
  • Un rimedio contro il morbillo
  • Una delegazione della C.G.I.L. Inviata a Mosca

  • 95, 15-16 giugno 1945

- CARLO COCCIOLI, I legami spirituali fra la Germania e il Giappone

  • Le invenzioni brevettate stanno diminuendo?
  • Nuova vernice plastica per proteggere le navi

- MARIO FIRMINO, Quarantacinque milioni di reduci: Quelli che non hanno abbracci, saluti, carezze – Dimenticare la guerra e aprire la porta alla pace

  • Scambi culturali intensificati fra la Russia e la Gran Bretagna

  • 96, 16-17 giugno 1945
  • La ‘prima signora’ degli Stati Uniti
  • Come avvenne la fuga di De Gaulle dalla Francia
  • Gli ‘U Boote’ bloccarono il porto di New York per tre giorni
  • Il contadino cinese contro il Giappone
  • I danni della guerra alle biblioteche torinesi
  • Celebrazioni militari nell’ America del nord
  • Patch presenta a Truman il bastone da Maresciallo di Goering
  • Il programma edilizio della Gran Bretagna
  • Una mostra di pittori militanti nell’esercito polacco

  • 97, 18-19 giugno 1945

- GINO VALORI, Nozze di bersaglieri

  • Goering si scaglia contro Hitler ‘il più grande alleato delle Nazioni Unite’
  • Come è organizzato il nuovo esercito italiano
  • Il rastrellamento delle mine nelle acque del Mediterraneo
  • Un’altra fabbrica della morte scoperta in Polonia
  • La ripresa post bellica dell’industria tessile inglese
  • Un telefono senza elettricità inventato in America
  • ‘Prisma’

  • 98, 19-20 giugno 1945

- UGO MARALDI, Perché i tedeschi perdono le guerre

  • Il costo della guerra
  • Adulti a scuola
  • Un giocoliere pericoloso
  • Il transatlantico “Europa” navigherà sotto bandiera americana
  • Le condizioni degli impianti negli stabilimenti della Fiat
  • La concessione dei visti per entrare negli Stati Uniti
  • Prospettive per l’aviazione
  • Nuovo tipo di bussola usato dalla Raf
  • Transito di tedeschi e italiani attraverso il Brennero
  • I polacchi all’estero chiedono il rimpatrio
  • Il Reggente dell’Iraq insignito della ‘Legione al merito’


«LA PATRIA QUOTIDIANO PER L’ESERCITO», ANNO I, ED. DI FIRENZE

DAL N. 99, 20-21 GIUGNO 1945 AL N. 185, 30 SETTEMBRE 1945

  • 99, 20-21 giugno 1945
  • Scrittori americani. John Steinbeck
  • Quante ore al giorno piangono i neonati
  • Un milione e mezzo di italoamericani hanno combattuto e combattono negli eserciti degli Stati Uniti: Altissime decorazioni e numerosi caduti testimoniano lo spirito e il contributo alla causa della libertà dei figli dei nostri emigrati
  • Un congresso internazionale organizzato nell’Iran
  • Eisenhower accolto trionfalmente dai cittadini di New York
  • Stalin nominato dottore dall’università di Bruxelles

  • 100, 21-22 giugno 1945
  • LUIGI BOTTAZZI. Pasquino insanguinato
  • Mostra di pittori polacchi a Firenze
  • Il sonno del giusto
  • L’arma che ha vinto i carri armati: Razzo ad alto esplosivo – La città del ‘bazooka’ - Ventimila persone sotto la consegna del silenzio
  • Il passaggio dei poteri nella provincia di Francia
  • Due gambe di legno contenenti circa trecentomila lire
  • Il «Nuovo Corriere»
  • Inizio dell’attività dell’‘Ansa’ a Firenze

  • 101, 22-23 giugno 1945
  • MARIO SENÒ, Questa è Mosca con i suoi trentamila chilometri quadrati e i suoi quattro milioni di abitanti
  • J., Le portaerei, forze decisive nella lotta sui mari d’Oriente
  • La Fiat fabbricherà ‘Topolino’ che saranno vendute a 44.000 lire
  • Festeggiamenti a Firenze nella ricorrenza di San Giovanni
  • Lo spionaggio americano nelle retrovie tedesche
  • Fondazione di un istituto russo all’Università di Columbia
  • Per la ripresa dell’importazioni del nitrato di sodio in Italia

  • 102, 23-24 giugno 1945

- ANTONIO BALDINI, Cosa dovevo fare?

- Manifestazione artistica nel chiostro di S. M. Novella a Firenze

  • Per la prima volta il telefono unisce l’India alla Cina
  • Panoramica
  • I soccorsi d’emergenza all’Europa cesseranno il 30 giugno 1946
  • Le trattative fra gli alleati per punire i criminali di guerra

  • 103, 25-26 giugno 1945
  • I ‘tedeschi del Pacifico’
  • Thomas Mann non vuol tornare in Germania

- G.P., Giorgio Baker il ‘Dio negro’

- La ripresa dei lavori all’Accademia Pontificia delle Scienze

- LA STELLA, Gli uomini pratici

- Le officine Krupp vogliono riprendere il lavoro

  • 104, 26-27 giugno 1945
  • ANTONIO CECHOV, Vanka
  • SISINO, Oshima l’isola dei sucidi

- L’importanza dell’automobile nella vita del popolo americano

  • 105, 27-28 giugno 1945

- SPINA VISMARA, La Germania d’oggi

  • Una missione dell’U.N.R.R.A. ricerca rifornimenti in Africa e India

- Mata Hari non ha fatto scuola: «Si trattava, in genere, di figure scialbe, apparentemente innocue, dominate dal denaro e dalla paura…»

  • Un cantante americano adotta 12 orfani italiani
  • Il maresciallo Stalin proclamato eroe dell’Unione Sovietica
  • Disposti a mangiar meno per aiutare gli europei?
  • 106, 28-29 giugno 1945
  • SALVATORE M. PUGLISI, L’uomo e la bestia
  • LA STELLA, 90 uomini = 1 chilowatt
  • Un vagone ferroviario che non è servito a nulla
  • Gli americani non potranno acquistare automobili per tre anni
  • La tattica sovietica nella battaglia di Budapest

  • 107, 29 giugno 1945

- BRUNO ROMANI, All’ombra di San Giusto nei giorni dell’occupazione slava

  • Un nuovo dispositivo per i serbatoi di carburante sugli aerei
  • Un altro tesoro rinvenuto in Germania

- MARIO ELBI, Scienza bifronte

  • Fiammiferi a prova d’acqua
  • Come saranno i nuovi treni
  • Il transatlantico ‘Saturnia’ è adesso una nave ospedale

  • 108, 30 giugno -1° luglio 1945
  • MARIO FIRMINO, Soldati senza uniforme: La mania fascista delle divise e le sue conseguenze, la necessità di salvare il decoro dei militari italiani
  • DEMOFILO, Il ministero del lavoro e della previdenza sociale
  • ROBERTO CAMPAGNOLI, Le donne e il problema sociale: Come fu che i ‘muezzin’ non caddero dall’alto dei minareti – Abbasso la poligamia e il celibato

  • 109, 2 luglio 1945
  • BORIS LUNIN, Slava Budko, allievo della scuola militare

- Panoramica

  • MARIO VERDI, Artisti italiani in America

  • 110, 3 luglio 1945
  • AMY LOVEMAN, Guerra e letteratura in America
  • SIRIO, Vecchi discorsi
  • GIUSEPPE SIBILLA, I soldati della ‘Folgore’
  • Quanto paga di tasso il presidente Truman
  • Monarchia e dittatura nel pensiero di Bernard Shaw
  • Una nuova mitragliatrice costruita in America

  • 111, 4 luglio 1945

- LUCA ORSINI, Serenata

  • Un alveare di nuovo genere
  • Polibio, nascita del tricolore
  • Un grandioso tunnel fra la Svezia e la Danimarca

  • 112, 5 luglio 1945

- SHOW, Lo ‘Stormovik’ carro armato volante

  • Progetti americani per lo sport nel dopoguerra
  • L’eclissi totale di sole
  • Case di legno
  • Istantanee
  • Una spedizione brasiliana per l’esplorazione del Matto Grosso
  • Il museo del Louvre è stato riaperto
  • Innovazioni in corso nell’industria automobilistica inglese
  • Penicellina a disposizione del pubblico statunitense
  • Istantanee

  • 113, 6 luglio 1945
  • VITTORIO G. ROSSI, Prodotto nero
  • B., «Valle amena»
  • GIAELE, Anagrafe del ciclismo
  • Il giro del mondo in 88 ore
  • Le ‘jeeps’ per uso civile
  • Macchine per pelare i polli
  • I copertoni per automobili non saranno fatti di tutta gomma
  • Carro armato porta-ponti

  • 114, 7 luglio 1945

- SISINO, Otto anni dopo ‘l’incidente’ di Peiping: L’aggressione nipponica e il miracolo cinese – Miseria e valore del soldato di Ciung King – 5 milioni di morti

  • Gli industriali tedeschi volevano salvare i loro beni all’estero
  • La gratitudine dei filippini al governo degli Stati Uniti
  • La penicillina sarà superata da nuove sostanze similari
  • Una trasmissione della R.A.I. dedicata agli italiani all’estero
  • I diavoli del cielo
  • La biblioteca di Monaco è stata ritrovata
  • Recrudescenza della malaria a causa della guerra
  • Il transatlantico ‘Saturnia’ trasformato in nave ospedale
  • Mostra d’arte polacca alla Galleria dell’Accademia
  • ‘La Terra’

  • 115, 9-10 luglio 1945

- N.A., I segreti dell’Harem

  • Il più misterioso manoscritto esistente al mondo
  • Superstizioni e bizzarrie sul matrimonio in Inghilterra. ‘Sposatevi in maggio e farete penitenza, sposatevi in quaresima e il pentimento non si farà aspettare’ - Facili sistemi per trovar marito
  • Da New York a Londra in 11 ore
  • Appuntamenti in prigione
  • La consegna alla città di Reims della storica stanza della resa tedesca

  • 116, 10-11 luglio 1945

- LUIGI BOTTAZZI, La morte dei persecutori

- «Questo solo conta»

  • PARISI, L’arte del cartellone
  • Nella marina americanai cuochi recuperano 700.000 quintali di grassi
  • Strana pioggia di fuoco in un villaggio spagnolo
  • I resti di Dante nascostamente sepolti in un giardino

  • 117, 11-12 luglio 1945

- LA STELLA, Occhio lungo… vita breve ?

- L’assistenza sociale nelle leggi americane

- R.H., Come gli alleati controllano la stampa e la radio tedesche

- La riserva di radio tedesca è stata rinvenuta interamente

  • 118, 12-13 luglio 1945

- CARLO EMILIO GADDA, Due ore dopo il silenzio

  • Capolavori dell’arte italiana ritrovati dagli alleati
  • Democratizzare l’esercito

  • 119, 13-14 luglio 1945
  • MARIO FIRMINO. È morto il fucile è nato il mitra
  • ESCULAPIO, Stitichezza cronica
  • P., Parigi o New York?

  • 120, 14-15 luglio 1945
  • FRANCO SERENI, Retrovia
  • Aerei da bombardamenti trasformati per usi civili
  • Il ‘cervello elettrico’ escogitato da ingegneri americani

- LA STELLA, L’uomo che si guarda la schiena

- Linee aeree che hanno iniziato un regolare servizio

  • La costruzione in America di automobili civili

  • 121, 16-17 luglio 1945

- GINO VALORI, I libri più cari

- Un istituto in America per la conoscenza della Russia

- GIOVANNI RATTI. Quelli della ‘Cuneo’

  • Ford ha iniziato la produzione di un nuovo modello di automobile
  • Un primato di altezza battuto da una fortezza volante

  • 122, 17-18 luglio 1945
  • Viticoltori italiani in California
  • Lo sviluppo degli aeroporti pubblici negli Stati Uniti
  • La ‘jeep volante’
  • Soldati americani in riposo nella storica Villa d’Este

- DEDALO, I commessi viaggiatori

  • San Francisco in cifre
  • Offerte di cittadini americani per lo sforzo bellico
  • Macchinari modernissimi costruiti dalle industrie russe

  • 123, 18-19 luglio 1945

- DANCO ANGELINOVIC, Dubrava

- L’avvenire demografico della Germania: Diciotto milioni di donne contro sette milioni di uomini validi

  • M., «Quelli del Cremona»
  • PERCY ECKSTEIN, Un nuovo gigante dell’aria

  • 124, 19 luglio 1945
  • ANTONIO BALDINI, Bravo papà
  • MARIO VERDI, Dodici milioni di nuove case saranno costruite in America
  • LA STELLA, L’utilità delle uova nella medicina di domani
  • La carta topografica più grande del mondo
  • I ‘Della Robbia’ dell’Impruneta restaurati agli Uffizi

  • 125, 20-21 luglio 1945

- TERESA SIGNORINI, Soldato

- Barelle sulla neve

- ESCULAPIO, Consulenza medica. Il vino

- Preziosi autografi rinvenuti a Pietrasanta

  • 126, 21-22 luglio 1945

- E.M., Semaforo: Il silenzio – Boy scouts- Fierezza

- Il sottosegretario Colajanni tra i patrioti della ‘Majella’

  • BRUNO BASSANI, I fatti di Sarzana del 21 luglio 1921

  • 127, 23-24 luglio 1945
  • C., Spiritualità della Cina e del Giappone
  • La potenza navale americana
  • Mussolini non era bigamo ma aveva sulla coscienza un altro grosso delitto: Le rivelazioni fatte ventitré anni fa dalla ragazza che era stata sedotta e abbandonata a Trento insieme al figlio illegittimo
  • Firenze accoglie con gratitudine le opere d’arte restituitele

  • 128, 24-25 luglio 1945

- SILVIO SPADAZZI, Al di là del vasto oceano…

  • Viaggi razionati anche negli Stati Uniti
  • Nuovo piano produttivo della cinematografia anglo- americana

- E.M. ‘Quelli del Cremona’ Fra gli scimpanzè non ci sono alienati

  • Mogli d’oltremare in America
  • Antonio da Padova Dottore di Santa Romana Chiesa

  • 129, 25-26 luglio 1945
  • ENRICO DEL FABRO, Elogio dell’oscuramento
  • Z., La dinastia Mitsui: «Questa famiglia ha sempre rappresentato uno dei principali tentacoli dell’espansione nipponica in Estremo Oriente»

- Panoramica

  • 130, 26-27 luglio 1945

- GIANNETTO BONGIOVANNI, Come si finisce un periodo

  • Destino di Norimberga
  • A Viareggio ritorna la vita
  • Nei campi di concentramento dei nostri prigionieri in India: Le ripercussioni del 25 luglio e dell’8 settembre – I ‘campi neri’ dei repubblichini –Le condizioni per il rimpatrio
  • Le donne americane sono indignate della signora Himmler
  • La casa di Tolstoj riaperta a Mosca

  • 131, 27-28 luglio 1945
  • ENZO GRAZZINI, La povera Antonia
  • GIUSEPPE SOMMA, Napoli balla la tarantella
  • ESCULAPIO, Consulenza medica. L’elioterapia
  • La carne di bufalo
  • Zucchero dolcificato

  • 132, 28-29 luglio 1945
  • UGO MARALDI, Il grande amore di Galileo: In una corona di stelle appariva al glorioso vegliardo cieco una soave visione femminile
  • NINO CURIEL, Ritorno a Trieste
  • L’epopea partigiana riprodotta nel film ‘Giorni di gloria’
  • Non più pasteurizzazione per fare la panna montata
  • Roosevelt e i filatelici

  • 133, 30-31 luglio 1945

- A.G.M., Umanità di Steinbeck

- Il più potente stabilimento per produrre l’ossigeno liquido

- RUSSELL LORD, Il kudzu

  • Altri grattacieli in fiamme in seguito alla tragica esplosione
  • Produzione di gomma sintetica negli Stati Uniti
  • L’accademia delle scienze polacca ha ripreso la sua attività
  • Cura della cancrena mediante la refrigerazione

  • 134, 1° agosto 1945

- DEDALO, Un soldato a Piccadilly

  • L’Hermitage di Leningrado sarà riaperto alla fine dell’anno
  • L’arcivescovo di Canterbury condanna la facilità dei divorzi
  • Panoramica
  • LUCIANO RAMO, Fiori e spine del mio giardino

  • 135, 1-2 agosto 1945
  • ANTONIO BALDINI, Il piccolo Gherardo
  • Un vulcano del Messico sorvolato da elicotteri
  • Un milione e mezzo di ebrei sopravvissuti alle stragi naziste

- EUGENIO MARINELLO, I soldati del ‘Friuli’

  • Il museo di Roma riaperto al pubblico
  • Ripresa del festival a Salisburgo

  • 136, 2-3 agosto 1945

- FEDERICO PETRICCIONE, Il vincitore e il vinto di Gavinana

- La Fiat riprende la vendita di autocarri e autovetture

- ELFEPI, Il paradiso dello ‘scettico blu’

- Onoranze allo scopritore della penicillina

  • 137, 3-4 agosto 1945
  • RENZO BATTIGLIA, Immagini di un tempo
  • ESCULAPIO, Consulenza media. Le coliti
  • M., Quelli del ‘Cremona’

  • 138, 4-5 agosto 1945
  • BEPPE CAVALLARO, Nino Bixio giornalista, marinaio e soldato

- Un’allegra prigione anche in America

- J.W., Prigionieri italiani in America: Il loro contributo allo sforzo bellico è stato giudicato ‘sorprendente e commovente’

  • Le vacanze estive concesse nuovamente ai lavoratori russi
  • Corsi per militari americani presso l’Università di Firenze

  • 139, 6-7 agosto 1945
  • RICCARDO MARCHI, Ricordo di Redipuglia
  • MARIO MANULI, Storia di una canzone
  • Giuseppe Verdi deputato
  • Le prime fotografie a colori trasmesse per radio
  • La salma di Lenin può essere conservata per anni

  • 140, 7-8 agosto 1945
  • GINO VALORI, I bandiera
  • LUCIANO RAMO, Buondì Josephine
  • 850 km all’ora con l’automobile ‘bomba’
  • Un nuovo ‘Zeppelin’
  • Panoramica

  • 141, 8-9 agosto 1945
  • NINO CURIEL, Il castello del maleficio
  • PIERRE HUSS dell’I.N., Il ‘bacio della morte’: Rivelazioni retrospettive sui complotti dei marescialli tedeschi contro il fuhrer

- I ricordi di guerra di due giornalisti americani

  • 142, 9-10 agosto 1945

- NORA DE SIEBERT, L’ombra di allora

- Una nuova carta geografica dell’Europa

- E.M., Quelli del ‘Cremona’

  • Scoperta di tracce di un’antica civiltà
  • La propulsione a razzo preconizzata ai treni e alle automobili

  • 143, 10-11 agosto 1945
  • V., Alessandro Volta il mago dell’elettricità
  • ESCULAPIO, Consulenza medica. La febbre melitense
  • MARIO POLI, Le donne americane non amano la politica?

  • 144, 11-12 agosto 1945
  • GIANCARLO FACCA, Il primo ponte

- Libri: In armi contro il tedesco

- VITTORIO G. ROSSI, Australiani sul mare

  • Il prezzo delle ‘Jeeps’ ad uso civile
  • Nuovo primato sportivo
  • 145, 13-14 agosto 1945

- ALBERTO CASELLA, L’innocente

- Manuale di buone maniere per studenti americani

- Vite parallele. Lord Haw Haw e la ‘Primula rossa’ norvegese

  • La penicillina salva la vita al famoso boxeur Tommy Farr
  • Cose di Hollywood
  • Ricca raccolta di opere d’arte donata al Comune di Firenze
  • La scoperta di preziose pitture dei più celebri impressionisti francesi

  • 146, 14-15 agosto 1945
  • I realizzatori della bomba atomica
  • PERCY ECKSTEIN, L’inganno della ‘Maginot’: Sorprendenti affermazioni del generale Gamelin

  • 147, 16-17 agosto 1945
  • LINCOLN CAVICCHIOLI, Dio è in ogni uomo

- Normalizzazione dei rapporti tra l’Italia e la Cina

- M.A., Il III alpini

- Un museo degli orrori tedeschi sarà creato a Mairans

  • 148, 17-18 agosto 1945

- VITTORIO NISTICÒ, Paul Valery

- Tra le rovine di Budapest: «Malgrado tutto, le orchestrine tzigane suonano un po’ dovunque in questa paradossale estate ungherese»

- ESCULAPIO, Consulenza medica. La frutta fresca nell’alimentazione

  • Rivelazioni sul ‘radar’ l’apparecchio della vittoria
  • Una gigantesca stazione radio costruita in Russia

  • 149, 18-19 agosto 1945
  • NORA DE SIEBERT, Allarme sull’autostrada
  • Pitassi – Mannella

- Panoramica

  • 150, 20-21 agosto 1945

- ALBERTO CASELLA, La terra

  • La nevrosi nazista alla luce della psicanalisi
  • Borsa nera, male europeo: Una sintesi dei prezzi praticati nelle varie nazioni – solo la Norvegia ha evitato questo flagello
  • 000 costumi teatrali dell’‘Opera’ di Berlino ritrovati
  • Grandi giacimenti di uranio in Cecoslovacchia
  • Apparecchi da bombardamento trasformati per uso civile

  • 151, 21-22 agosto 1945

- RICCARDO MARCHI, Ricordo della Bainsizza

  • La bomba atomica. Una scienziata austriaca ha collaborato alla scoperta
  • Il maresciallo Zukhov figlio di umili contadini
  • ‘Turni di sonno’ per i soldati americani in viaggio
  • Alti ufficiali tedeschi costretti a maneggiare la granata
  • La più lunga scalinata del mondo

  • 152, 22-23 agosto 1945
  • ANTONIO BALDINI, La torre coi materassi
  • A., Reggimenti italiani: Il III alpini
  • Romanzo d’amore che sfuma: Il principe Mohamed Ibn Abdul Aziz dichiara di aver diritto a molte mogli ma gliene basta una
  • Scarpe di gomma e fluttuar di bandiere
  • Nuovo sistema di trasmissione nella radio

  • 153, 23-24 agosto 1945

- GUIDO MANZINI, ‘Cinque grandi’ e una donna

  • Come vivono gli operai nella Russia Sovietica
  • La prossima stagione lirica al Teatro della Scala: Varie opere di Mascagni, poste nel cartellone
  • Jack London continua a buscarne
  • Il culto dei serpenti

  • 154, 24-25 agosto 1945
  • VITTORIO NISTICÒ, La povertà di Pascoli
  • Fine di un sogno: La parabola nippo - tedesca nell’eloquenza delle date
  • Pauline Betz campionessa americana di tennis

- ESCULAPIO, Consulenza medica.Acne giovanile

- Curiosi fenomeni dell’inflazione

- Un mendicante magro e spettinato

  • Ferisce una donna perché i suoi baci gli danno ai nervi
  • La bomba che ha sbigottito il mondo
  • Un harem per uomini nella Nuova Guinea olandese

  • 155, 25-26 agosto 1945

- GUIDO MANZINI, Colloquio con lo sloveno di Opicina

  • La nascita di un porto nella zona tropicale
  • Le tombe dei faraoni erano difese con trappole all’uranio
  • Nuovo caccia stratosferico costruito in Inghilterra

  • 156, 27-28 agosto 1945

- GUIDO MANZINI, Lettere da Trieste.«Non dimenticateci»

  • Sviluppo della stampa russa: Montagne di libri e valanghe di giornali
  • Importanti segreti di guerra tedeschi rivelati dagli anglo – americani: Un proiettile con 5000 km di portata – Burro, alcool, sapone e benzina dal carbone – L’enorme importanza della scoperta dell’energia atomica
  • Gravi danni alla biblioteca del Castello Sforzesco di Milano
  • La ‘Victoria Gross’ ad un eroico ufficiale indiano
  • La ripresa del traffico degli stupefacenti
  • La scoperta di resti di animali vissuti molti milioni di anni fa

  • 157, 28-29 agosto 1945
  • C., Ricordo di Cesare Pascarella
  • TOMMASO PALOSCIA, Il culto della dinastia nell’educazione spirituale dei giapponesi
  • Epidemia di divorzi tra i coniugi parigini
  • Dalla Repubblica sovietica dei Chirghisi. Una donna vice presidentessa
  • Le case di domani saranno costruite in vetro

  • 158, 29-30 agosto 1945

- RENZO BATTIGLIA, Una favola

  • Benzina estratta dalla resina di pino
  • Anche le stelle tradirono Hitler
  • Un incontro Mussolini- D’Annunzio in uno scenario da manicomio: Un discorso inedito del Principe di Montenevoso: «Potrei dare del filo da torcere al fratel mio di Romagna»
  • Le romanzesche vicende di un ex tenente dell’aereonautica: Catturato dai nazisti, si spaccia per americano e sfugge per miracolo alla pena capitale

  • 159, 30-31 agosto 1945
  • MARIO FIRMINO, Ghibli, triste ricordo
  • L., La storia dell’‘uomo nero’: Ogni settimana uno strano prete attraversava la frontiera a Ponte Chiasso e i fuoriusciti italiani in Svizzera ne risentivano i benefici effetti
  • A., Italo Grimaldi

-Imponente flotta aerea organizzata in America per uso civile

  • 160, 31 agosto - 1° settembre 1945
  • LUIGI BOTTAZZI, Tommaso d’Aquino
  • Misterioso fenomeno marino nel canale della Manica
  • Raffinatezze di Anfuso l’uomo dagli occhi di Odalisca, Bach per svegliarsi, Rossini per lavarsi e Wagner per radersi
  • I “Premi Nobel” 1945: Churchill, Stalin e Cordell Hull tra i probabili vincitori
  • La portaerei ‘Hornet’ piegata in due durante un tifone
  • ESCULAPIO, Consulenza medica. La scabbia

  • 161, 1-2 settembre 1945
  • RICCARDO MARCHI, Il Petrocchi a Cireglio

- Un singolare morbo tra gli inglesi reduci dalla prigionia: La «paura della donna» - Speciale servizio di ragazze volontarie per la «rieducazione» dei rimpatriati

- BOB CONSIDINE, Ciang Kai Scek l’uomo che tiene in pugno il destino di quattrocentocinquanta milioni di uomini

  • Gli Stati Uniti costruiranno 15 milioni di case
  • La vita dell’uomo medio nella Russia Sovietica

  • 162, 3-4 settembre 1945

- RENZO BATTIGLIA, L’incubo

  • Dall’Argentina a New York con un piccolo yacht
  • Magnati americani costretti a vagabondare a Parigi
  • La caccia alle mine vaganti
  • Il pietoso dramma di una madre inglese

- WILLIAM H. NORRIS, Le «tigri volanti» in Cina

- Nuovi metodi di impianto di cavi telefonici

  • 163, 4-5 settembre 1945

- ALBERTO CASELLA, L’avvoltoio prigioniero

  • 5000 km di ferrovia costruiti dai russi durante la guerra
  • Morell, il maestro dei veleni: «Si dice anche che il fuhrer abbia avuto da lui una estrema letale iniezione»
  • Nuovi ordini di onorificienze creati in Inghilterra
  • I segreti americani non hanno resistito al fascino femminile
  • Francobolli italiani ricercati negli Stati Uniti
  • Il «modestissimo» Fuhrer costava 26 milioni di marchi all’anno

  • 164, 5-6 settembre 1945

- S. VISMARA, Cavour e la libertà: «Il principio di libertà deve informare tutte le nostre istituzioni se vogliamo diventare una nazione grande, forte, illustre»

  • La settimana del film indetta a Lugano
  • Accordi cinematografici italoamericani
  • Buster Keaton redivivo
  • Clark Gable invitato in Russia
  • Un’altra bambina prodigio scoperta ad Hollywood
  • Il Gottardo e il Sempione hanno salvato la Svizzera
  • Libri ricevuti

  • 165, 6-7 settembre 1945
  • LUIGI BOTTAZZI, La poesia di Michelangelo
  • Portaerei leggendarie. Lo ‘spettro azzurro
  • Il metro campione può essere distrutto?
  • Potenza del gelato: Umore dei diplomatici cambiato dalla bontà dei sorbetti
  • Platino di nuova lega
  • L’abito per la stratosfera
  • 166, 7-8 settembre 1945
  • NINO CURIEL, L’arcobaleno
  • ESCULAPIO, L’esercizio fisico nella medicina
  • ENRICO CONTINI, Incontro con Massimo d’Azeglio

  • 167, 8-9 settembre 1945
  • NIS, Elio Vittorini poeta della resistenza
  • La restituzione dei quadri degli impressionisti francesi
  • Hitler, Rosenberg e Goering predatori di opere d’arte
  • Frenesia della radio americana: 90 milioni di ascoltatori – La musica classica batte il jazz – Drammi radiofonici raccolti in antologie
  • Strano caso di un’attrice morta 19 giorni dopo un’esplosione
  • Il ‘tre lire toscano’ valutato un milione e mezzo
  • Libri ricevuti

  • 168, 10-11 settembre 1945
  • DONALD WAYNE, Thomas Wolfe
  • JEAN DERLY, Un popolo infelice alla ricerca dei suoi destini
  • L’orchestra sinfonica di Boston
  • Un nuovo primato aereo

  • 169, 11-12 settembre 1945
  • V., Cristoforo Colombo
  • PERCY ECKSTEIN, Gamelin accusa Petain
  • Nuovo tipo di auto costruito a Torino
  • Palpiti e preoccupazioni per una ‘carta
  • I becchini di Boston si riuniscono in una lega: Lezione di decoro e di umanità
  • 170, 12-13 settembre 1945
  • RENATO POGGIOLI, Letteratura americana
  • ALBERTO SANTANGELO, Tonno e tonnare
  • La produzione degli stupefacenti industria tipicamente giapponese
  • Sciabole d’onore offerte a 28 generali russi

  • 171, 13-14 settembre 1945

- ENRICO CONTINI, Incontro con Cesare Balbo

  • Le risorse minerarie del Giappone
  • Il dramma degli ‘slums’ londinesi
  • La velocità del volo sfiora la velocità del suono
  • Il sistema metrico decimale sarebbe applicato in Gran Bretagna
  • Un negro ha diretto la filarmonica di Berlino

  • 172, 14-15 settembre 1945

- RICCARDO MARCHI, La tromba intrepida

- Una campana storica

- ESCULAPIO, Consulenza medica. Le iperidrosi

  • La lotta della “Acqui” a Cefalonia nelle prime documentate relazioni ufficiali
  • Panoramica

  • 173, 15-16 settembre 1945

- EMIDIO MUCCI, ‘Pietro deve fare il pane’ ma Pietro fece Cavalleria

- Un nuovo caso Bruneri?, Arrestato per truffa dichiara di essere un principe imparentato coi Savoia

- ROBERT SPEZIGHT, Questi sono i ‘clubs’

  • Il localizzatore marittimo ‘Decca’
  • È morta la moglie di Rodolfo d’Austria
  • Spreptomicina e penicillina rivaleggiano tra loro
  • 174, 17-18 settembre 1945

- RENATO POGGIOLI, Letteratura americana

  • Il testamento spirituale del generale Bellomo
  • Il segreto di Tempsford centro dei rifornimenti ai partigiani
  • Gli adoratori dei serpenti: Il capo della setta muore morsicato dall’idolo durante la celebrazione dello strano culto
  • Il celebre tenore Mak Cormack è morto a Dublino

  • 175, 18-19 settembre 1945

- NIS., Keats a Roma

  • Obiettivi vicini e lontani della marina mercantile americana
  • La ricostruzione storica resa difficile dallo spionaggio
  • Vita segreta del poeta suicida
  • Il mausoleo di Lenin riaperto al pubblico
  • Un’abitazione primordiale scoperta in Danimarca

  • 176, 19-20 settembre 1945

- S. VISMARA, Santorre di Santarosa primo partigiano d’Italia

- La costruzione dell’idrovia tra l’Adriatico e la Svizzera

- EUGENIO SCIO, Tangeri città internazionale

  • L’inventore della penicillina in visita a Roma
  • Nuovo record mondiale di marcia

  • 177, 20-21 settembre 1945

- MARIO ELBI, Da Montgolfier a noi

  • Oltre centomila bambini vivono abbandonati in Inghilterra
  • Relazioni artistiche tra America e Russia
  • Chi erano gli amici di Edda Mussolini Ciano
  • Panoramica
  • Il più grande bacino del mondo inaugurato nel Sud Africa

  • 178, 21-22 settembre 1945

- EMIDIO MUCCI, Alessandro Stradella

  • Il piano russo per la ricostruzione delle ferrovie
  • Una nuova macchina inventata da due operai torinesi

- ESCULAPIO, Consulenza medica. Il fumo

  • La signora Ciang Kai Scek
  • Un manuale dell’architetto

  • 179, 22-23 settembre 1945
  • Il tragico Natale della divisione ‘Torino’: L’abile e possente manovra sovietica contro il nostro schieramento sul Don – Gli ordini contraddittori del comando germanico – Il faticoso ripiegamento – Oltre quaranta gradi sotto zero – L’assedio di Cercovo
  • TORO, ‘Per noi né carburanti né viveri’

  • 180, 24-25 settembre 1945
  • GERARDO ZAMPAGLIONE, Giovanni Milton in Italia
  • H. TICHENOR, La giustizia negli Stati Uniti
  • Un tesoro sepolto nelle paludi della Luisiana
  • La fabbrica di auto di Gorky produrrà 1000 macchine al giorno
  • Una balena lunga venti metri è stata trovata a Livorno

  • 181, 25-26 settembre 1945
  • GIORGIO STELLA, La missione dell’Italia
  • MICHELE LOMAGLIO, Il giro del mondo in un minuto
  • SOLDATO DI PRIMA CLASSE GEORGE LEEK, Valore italiano
  • Francesco Giulia
  • L’avvenire della televisione
  • Film educativi prodotti in Inghilterra

  • 182, 26-27 settembre 1945

- GERARDO ZAMPAGLIONE, Vita di Shakespeare

  • Un transatlantico senza proprietari
  • Il progresso della scienza nella Russia Sovietica
  • Primato di navigazione stabilito dal ”Mauritania“
  • Un tunnel per auto fra l’Italia e la Svizzera
  • L’energia elettrica tratta dal mare
  • L’acquolina in bocca alla vista delle sigarette

  • 183 27-28 settembre 1945
  • Gli artigli del ‘Drago Nero’ non risparmiavano generali e ministri
  • L’energia atomica: Una locomotiva americana esperimenterà la nuova forza motrice
  • Proverbi americani
  • Grandi progressi in Inghilterra nella produzione di apparecchi radio
  • Ricerche italiane sull’applicazione del ‘Radar’
  • Il pozzo più profondo
  • I mussulmani russi ritornano alla Mecca

  • 184 28- 29 settembre 1945

- RICCARDO MARCHI, Generali d’altri tempi: Giardino

- Antica icona russa che ritorna a Mosca

  • ESCULAPIO, Consulenza medica. I funghi velenosi
  • SYLVAIN ZEGEL, L’Olanda salvata dalle acque

  • 185, 29- 30 settembre 1945
  • ENRICO CONTINI, Incontro con Gioberti

- Panoramica

- SALTAPICCHIO, Paris, Paris, Paris!

Note
  • 1

    Carlo Levi, Firenze libera, «La Nazione del Popolo», numero unico per la Liberazione di Firenze [11 agosto 1945]. Nello stesso articolo si legge: «L’aver agito, nella lotta armata e nell’amministrazione, con il senso sempre presente di un compito nazionale da attuarsi attraverso a tutte le particolari manifestazioni di libertà, è il valore storico della liberazione di Firenze».

  • 2

    La testata costituì secondo Giacomo Devoto un «modello esemplare, nuovo, educativo» (Devoto 1974, p. 90).

  • 3

    Ballini 2008, p. 72. All’Allied publications board spettava la concessione o la revoca delle autorizzazioni di pubblicazione.

  • 4

    Il saluto del generale Clark, in «La Patria», n. 1, 24 febbraio 1945, p.1.

  • 5

    Meucci 1986, p. 101. Di Ugo Maraldi si ricordano Dal cannonissimo al raggio mortale, Milano, Bompiani, 1939 e La guerra delle onde, Roma, De Carlo, 1943. Sulla «Patria» pubblicò La sentinella di Pompei, Perché i tedeschi perdono le guerre, Il grande amore di Galileo, sui nn.52, 98, 132, rispettivamente del 25-26 aprile, 19-20 giugno e 28-29 luglio. Renzo Battiglia affida al quotidiano Immagini di un tempo, Una Favola e L’incubo, nei nn. 137 del 3-4 agosto, 158 del 29-30 agosto e 162 del 3-4 settembre.

  • 6

    Ivi, pp. 101-102. Battiglia precisa: «I costi da sostenere sono quelli per la redazione perché gli alleati forniscono la carta e la stampa» (ivi, p. 102).                                           

  • 7

    Ibidem.

  • 8

    Le uscite successive alternarono l’avvertenza di gratuità per le truppe combattenti, con occasioni sporadiche di totale gratuità. Dal n. 46 del 18-19 aprile il prezzo variò in £ 3 e £ 6 per gli arretrati.

  • 9

    «È uscito ieri il primo numero del ‘Nuovo Corriere, quotidiano dell’Italia centrale’, edito a cura del comune di Firenze. Al nuovo quotidiano il nostro cordiale fervido saluto». È dello stesso tenore il saluto all’ agenzia Ansa, che succede alla disciolta agenzia Stefani.

  • 10

    Meucci 1986, p. 102.

  • 11

    Ugo Maraldi, Ragion d’essere, in «La Patria», n. 1, 24 febbraio 1945, p. 1.

  • 12

    L’uscita dell’8-9 giugno 1945 ospitò un referendum a premi per «soldati, caporali, caporali maggiori» con le seguenti domande: «1) Vi è gradito il giornale? 2) Quali rubriche vi interessano di più? 3) Quali argomenti nuovi preferite che siano trattati? 4) Su quali problemi che interessano direttamente il vostro presente e il vostro avvenire volete essere informati? 5) Qual è il vostro pensiero, di soldati e cittadini coscienti, sulle questioni più urgenti della nostra ricostruzione e del nostro avvenire? 6) Volete raccontarci qualche episodio della vostra vita familiare che consenta anche a noi di partecipare fraternamente alla vostra gioia e ai vostri (speriamo momentanei) dispiaceri? Rispondete con franchezza. Le tre migliori risposte saranno premiate rispettivamente con lire 1500, 1000, 500».

  • 13

    Ugo Maraldi, Ragion d’essere, in «La Patria», n. 1, 24 febbraio 1945, p. 1.

  • 14

    Aperta divergenza di vedute fra democristiani e socialisti, in «La Patria», 8-9 giugno 1945.

  • 15

    Nel 1947 una relazione del Ministero dell’Assistenza Postbellica delineava un consuntivo della situazione degli oltre 1.450.000 militari italiani che, caduti in mano nemica sui vari fronti e nelle diverse fasi, erano poi passati attraverso i campi di prigionia e di internamento sparsi in tutto il mondo, in tutti i continenti e a tutte le latitudini. Una tale dispersione comportava ritardi pressoché generalizzati. Il Ministero dell’Assistenza Postbellica fu istituito con decreto luogotenenziale, 21 giugno 1945, n. 380, ereditando competenze prima attribuite all’ Alto commissariato per l’assistenza morale e materiale ai profughi di guerra e all’Alto commissariato per i reduci, soppressi con il medesimo decreto. Le sue competenze erano disciplinate dal decreto legge luogotenenziale 31 luglio 1945 n. 425. Il ministero fu soppresso con decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato del 14 febbraio del 1947, n. 27 e gran parte delle sue competenze furono assorbite dal Ministero dell’Interno.

  • 16

    Il saluto del generale Clark, in «La Patria», n. 1, 24 febbraio 1945

  • 17

    Ugo Maraldi, Ragion d’essere, in «La Patria», 24 febbraio 1945.

  • 18

    Murialdi 2006, p. 199.

  • 19

    Luzi-Trombetti-Ceccuti 2018, p. 39. I colloqui erano stati pubblicati per due anni nella Nuova Antologia, nei numeri fra Ottobre-Dicembre 2002 e Luglio-Settembre 2004.

  • 20

    Ibidem.

  • 21

    La terza pagina dell’8-9 maggio fu interamente intitolata e dedicata agli Uomini della vittoria.

  • 22

    Eugenio Montale, Piccole storie di ieri. Giocatori di carte (pubblicato in Castellana 1996; poi nell’opera collettiva Grignani-Luperini 1998, pp. 343-58) e Viaggio Firenze – Genova (in Montale/Forti 1995, pp. 647-649). Giocatori di carte costituisce il primo abbozzo dei Funghi rossi uscito in Farfalla di Dinard (ivi, pp. 155-156).

  • 23

    Meucci 1986, p. 103.

  • 24

    Ibidem.

  • 25

    Incontrato per caso in via Ricasoli, la via della cittadella giornalistica a Firenze, Luzi, conosciuto per un’amicizia comune, estranea al mondo letterario, si era sorpreso di quell’articoletto e gli aveva rivolto «alcune vaghe parole di gentile circostanza (come Luzi sa)» (Piccioni 1969, p. 63). Diari di guerra è pubblicato sul numero 16 del 14-15 marzo.

  • 26

    La trasmissione radiofonica «L’approdo» esordisce il 3 dicembre 1945, alle ore 22, nella redazione Rai di Santa Maria Maggiore a Firenze e va in onda per oltre 1700 puntate. L’idea di Adriano Seroni di avvalersi dello strumento radiofonico per diffondere un progetto come «L’Approdo», non fu soltanto innovativa, ma addirittura rivoluzionaria. La cultura avrebbe avuto la possibilità di parlare al grande pubblico, occasione che raccolse attorno a sé le migliori intelligenze del paese e non solo. L’intento dei collaboratori fu quello di riappropriarsi di una cultura di rango elevato ed accademica, per rivolgersi ad un paese dove l’alto tasso di analfabetismo e i divieti della cultura fascista non avevano consentito la diffusione di una cultura alta. Secondo Andrea Mugnai, giornalista e uno dei massimi esperti della trasmissione in Italia, «‘L’Approdo non fu un’accademia intellettuale svincolata dai suoi tempi e dagli eventi, una sorta di aristocratica turris eburnea tutto sommato noiosa, oltre che avulsa dalla complessità dello sviluppo della vita italiana e dei suoi fermenti culturali e sociali. Se infatti si inserisce la produzione «L’Approdo» nel quadro complessivo dell’Italia di quel periodo si comprende come esso fosse saldamente inserito nel contesto del paese, e di come sia stato uno dei più importanti strumenti di diffusione di massa della cultura» (Mugnai 1996, p. XV). Per una ricostruzione della storia della trasmissione per le collaborazioni di maggior significato si veda Dolfi-Papini 2006.

  • 27

    Luigi Ugolini, presente sulla «Patria» con 5 brani, dal titolo Corvi, Sotto la luna, Volo d’aquile, Due famiglie, Come si svolgevano i processi nel lombardo-veneto e nell’«Italia mussoliniana», usciti nei numeri 29-30 marzo, 6-7 aprile, 19-20 aprile, 25-26 aprile, 26-27 maggio, aveva collaborato alla «Nuova Antologia» insieme a Giovanni Papini.

  • 28

    È Luzi, poco più giovane, a testimoniare il ruolo svolto dallo scrittore volterrano per le generazioni tra le due guerre: «Pensando a Piero Santi mi viene in mente quanto per la nostra generazione, forse perché offesa e compressa dalla vita pubblica, è stata importante l’amicizia: e quanto Piero ne ha impersonato e cantato le estreme ragioni […] Tuttavia l’immagine prima che ne conservo è piuttosto quella del maestro peripatetico: lui giovane seguito da un codazzo di giovani amici che erano anche discepoli. E conservo questa immagine, credo, non per casuale evocazione, ma perché essa è allo stesso tempo un emblema. Il dono e l’offerta dell’amicizia non l’avrebbero mai esentato dal compito e dalla vocazione di gente egemone. Da qui, direi, la complessità della sua esistenza ma anche la sua accesa foltezza di scrittore» (Luzi 1989-1990).

  • 29

    È dedicato a Tommaso Landolfi il volume La Sfida dei giorni. Diario 1943-1946/1957-1968, pubblicato da Vallecchi nel 1968. Sotto la data 23 dicembre [1944] Piero Santi scriveva: «Oggi ho rivisto Romano Bilenchi che è venuto a farmi gli auguri per il Natale, ed anche lui mi ha procurato la sensazione che mi danno molti amici in questi tempi (ed io stesso): di qualcosa fra una sopravvivenza ed una inutilità: non so. Mi sembra che tutto quel che abbiamo fatto finora, libri, gesti, azioni, appartenga ad un periodo morto, e, quindi, sia inutile: sento che bisognerà ricominciare e che ognuno di noi deve trovare questa forza, tanto più difficile ora, che sembra spenta ogni speranza» (p. 85).

  • 30

    Sull’amicizia fra Luigi Berti e Renato Poggioli si esprime Carlo Bo su «L’Approdo letterario»: «Quasi coetanei i due giovani amici costituivano un esempio di intesa spirituale e di collaborazione. Naturalmente Poggioli aveva la parte di maestro e di guida anche con Berti, così come l’aveva con gli amici di P.zza San Marco, Traverso, Landolfi, Baldi, etc… Con una particolare ragione però nel caso di Berti che Poggioli aveva scoperto e indirizzato su strade nuove» (Bo 1964, pp. 86-88).

  • 31

    Luzi 1999, p. 72.

  • 32

    Bianchi Bandinelli 1975, p. 238. Bandinelli è presente su «La Patria» con un articolo dal titolo Consuntivi di un ventennio. Il fascismo e l’arte nel numero del 30 marzo-1 aprile del 1945.

  • 33

    «Tutti mi sono addosso e dovrei avere cento cervelli per contentare tutti: e, come al solito, non ne farò di nulla. Per te e per Montale ci sarebbe da fare, poiché siete desiderati: ma come corrispondere? Si desiderano enormemente poesie (buone) e racconti» (Bonsanti-Gadda 2020 p. 118. Lettera di Gadda a Bonsanti del 16 ottobre 1944).

  • 34

    «Appena fu possibile [Vittorini] venne per trovare Bilenchi e anche me, e quindi la nascita di «Società» avvenne in casa mia, in casa dei miei genitori anzi, in via Condotta.» (Luzi 1999, pp. 48-49).

  • 35

    La prima edizione va in stampa a Lecce sotto l’egida dei «Quaderni del Critone». Le prose Un sogno e Toscana sono anticipate due anni prima sul connesso periodico («Il Critone», VI, 7-8-9, luglio-settembre 1961, pp. 5-6; 10-11). La nota stampata nella prima edizione («relitti di una serie non molto più lunga»), ripetuta invariata nella seconda, origina un equivoco, essendo tutta la serie di testi uscita su «La Patria» replicata nell’edizione di Trame del 1982.      

  • 36

    Luzi 2005.

  • 37

    Luzi 1999, p. 47.

  • 38

    Luzi recupera nell’edizione del 1982 la stessa nota stampata con «I quaderni del Critone».

  • 39

    «Lei stette fra i suoi e io andavo spesso a trovarla, ma volevo stare a contatto con le cose che avvenivano» (Luzi-Trombetti-Ceccuti 2018, p. 35).

  • 40

    Mario Luzi, Toscana, in «La Patria», n. 10, 7-8 marzo 1945, p. 3.

  • 41

    Lettera senza data, presumibilmente del 5 luglio 1943, di Mario Luzi a Giacinto Spagnoletti, in Luzi-Spagnoletti 2011, p. 37. Il carteggio con Spagnoletti attesta una bella storia di amicizia durata oltre mezzo secolo e iniziata in occasione dei suoi viaggi a Firenze fra la fine degli anni ’30 e gli inizi degli anni ’40: «Chi ricorda lo Spagnoletti che viaggiava di città in città negli anni fra il ’41 e il ’43, quando preparava la sua prima antologia stampata più tardi da Vallecchi […] quando aveva già cominciato questo ininterrotto viaggiare come da isola a isola di poesia, tra Roma, Firenze e Milano, rivede il giovanotto miope, dalle lenti spesse […] ricorda una sua dote che era quella di intimidire quel suo entusiasmo, di zittirlo sul limite di una personalità poetica, fosse Luzi o Montale, Ungaretti o Quasimodo, che era il suo modo di portare a consistenza l’onda irrefrenabile del suo cuore nei limiti viventi dell’uomo che avvicinava e della sua opera». Il ritratto di Giacinto Spagnoletti a firma di Carlo Betocchi è riportato in Giacinto Spagnoletti, Psicanalisi e letteratura (Bilancio di una generazione). Parte prima: il clima letterario di quegli anni, in Spagnoletti 1999, p. 32. Il critico romano aveva seguito l’itinerario poetico luziano con interesse fin dal suo esordio. La prima recensione era apparsa nel 1940 su «Roma fascista» il 17 marzo 1940 in occasione dell’uscita di Avvento notturno.

  • 42

    Luzi-Spagnoletti 2011, pp. 42-43.

  • 43

    Luzi 1999, pp. 45-46.

  • 44

    Ivi, p. 47.

  • 45

    Mario Luzi, Pietà-Empietà, in «La Patria», n. 50, 23-24 aprile 1945, p. 3.

  • 46

    Montale/Forti 1995. L’eccezione, come ricordato, è Giuocatori di carte.

  • 47

    «Il problema di far sì che i poeti possano mettere la pentola al fuoco senza perdere gli anni migliori in un altro mestiere si presenta dunque, oggi, più che mai insolubile [...] Probabilmente, la costituzionale inettitudine della poesia a fruttar quattrini ai poeti significa ch’essa ha una sua particolare dignità alla quale le altre arti non sempre possono aspirare. [...] Se a tale grado di dignità si può giungere solo praticando un secondo mestiere, ebbene, ben vengano i secondi e terzi mestieri» (Eugenio Montale, Il secondo mestiere, «Corriere della Sera», 27 gennaio 1959). All’espressione citata si deve il titolo dei volumi pubblicati a cura di Giorgio Zampa nella collezione dei Meridiani, divisi in Arte, musica, società e Prose, nel 1996.

  • 48

    Giorgio Zampa, curatore dei citati volumi nella collana I Meridiani, scrive: «Quella del ’45 fu e rimase per Montale una stagione irripetibile […] L’uomo esce allo scoperto, agisce, si scopre come non aveva mai fatto; quasi disponesse di un’occasione unica per intervenire su questioni essenziali. L’esperienza durò pochi mesi, finì tra amarezze e disillusioni. Il periodo che seguì parve rendere necessaria una posizione difensiva: il poeta l’assunse senza più abbandonarla» (Montale/Zampa 1996, p. XIII).

  • 49

    Gadda, Montale, i tedeschi. Quegli anni a Firenze, «Corriere della Sera», 26 giugno 2020. L’articolo ha anticipato l’uscita di Sandra Bonsanti, Stanotte dormirai nel letto del re, Milano, Archinto Editore, 2020.

  • 50

    La prosa fu pubblicata per la prima volta il 27 agosto 1943 su «Il Popolo di Roma», con il titolo Ricordo di una spiaggia. Uscì in stampa su «La Patria» con il titolo Punta del Mesco il 19-20 maggio 1945.

  • 51

    Montale 1956. La prosa, come già ricordato, è stata pubblicata in Castellana 1996 (cfr. supra, nota 22).

  • 52

    La citazione è tratta da Montale/Zampa 1996, p. 33.

  • 53

    Eugenio Montale, Sul fiume, in «La Patria», n. 38, 9-10 aprile 1945, p. 3.

  • 54

    Id., Viaggio Firenze-Genova, in «La Patria», n. 67, 14-15 maggio 1945, p. 3.

  • 55

    Id., Giocatori di carte, in «La Patria», n. 67, 14-15 maggio 1945, p. 3.

  • 56

    Id., Punta del Mesco, in «La Patria», n. 20, 19-20 marzo 1945, p. 3.

  • 57

    Nella notte fra il 23 e il 24 agosto 1572 furono massacrati a Parigi e in periferia diverse migliaia di ugonotti. La strage fu ordinata dalla regina madre Caterina De’ Medici. La regina temeva che l’influenza del capo ugonotto Gaspard de Coligny, lui stesso vittima dell’eccidio, inducesse il re Carlo IX ad appoggiare la ribellione antispagnola dei Paesi Bassi, in opposizione all’indirizzo cattolico e filospagnolo della regina.

  • 58

    Marcello Staglieno, Montale ricorda: così divenni poeta…, in «Il Settimanale», II, 5 novembre 1975, pp.68-70.

  • 59

    Carlo Emilio Gadda, I racconti. Accoppiamenti giudiziosi (1924-1958), in Gadda 1989, p. 1278.

  • 60

    «Antefatti che, noti o ancora da conoscere se pure non andati dispersi, comportano come il primo impulso a scrivere di Gadda sia lirico […]» (Dante Isella, Prefazione in Gadda 1983, p. VIII).

  • 61

    Com’è noto, Gadda è stato per molto tempo restio a pubblicare le sue annotazioni belliche: solo dopo decenni, decide nel 1951 di fare uscire alcuni brevi brani del diario di guerra (Dal Giornale di guerra per il 1916) e poi, nel 1953, alcune pagine relative alla prigionia (Visita del Nunzio Apostolico al campo di Celle). Il primo viene pubblicato su «Letteratura e arte contemporanea», II, 7-8, gennaio-aprile 1951, pp. 19-32; il secondo su «Letteratura-Rivista di Lettere e di Arte contemporanea», I, 3, maggio-giugno 1953, pp. 43-50. In merito alle due versioni da lui preparate per un volume, intitolate appunto Giornale di guerra e di prigionia, bisogna attendere il 1955 per l’edizione Sansoni, sollecitata dall’amico Alessandro Bonsanti e realizzata grazie alla sua tenace sollecitudine, e addirittura il 1965 per l’edizione Einaudi, leggermente accresciuta (contenente, oltre alla precedente, il Giornale di Campagna già anticipato sul «Giorno» il 23 maggio 1965). Nell’autunno del 1991, ventisei anni dopo l’ultima stesura licenziata dall’autore e a diciotto dalla sua scomparsa, inaspettatamente gli eredi di Bonsanti, cioè i figli Sandra e Giorgio, pubblicano per i tipi di Garzanti un agile volumetto intitolato Taccuino di Caporetto, contenente il diario di guerra e di prigionia del periodo ottobre 1917-aprile 1918, accompagnato da un ‘memoriale’ dedicato alla battaglia dell’Isonzo. Nel loro breve testo introduttivo, gli eredi di Bonsanti ammettono che «finché visse, Gadda non volle che questo taccuino venisse alla luce» e lo affidò a Alessandro Bonsanti «perché lo custodisse proteggendolo col più rigoroso segreto» (Sandra e Giorgio Bonsanti, Presentazione, in Gadda/Bonsanti 1991, p. 7). Da parte sua, «sopravvissuto a Gadda per dieci anni, Alessandro Bonsanti ritenne vincolante anche per sé il desiderio del suo grande amico (così come non volle mai pubblicare le lettere che testimoniano la storia della loro amicizia)» (ivi, p. 8).

  • 62

    Dichiaratamente ispirato alla Commedia umana di Balzac, il testo di Retica non è completato. La passeggiata autunnale è ospitata da «Letteratura», 26, n. 61 (gennaio-febbraio) 1963; poi recuperata in Gadda/Isella 1981.

  • 63

    Se Racconto italiano di ignoto del novecento, rimane, dopo vari altri, il titolo provvisorio di un libro incompiuto, Cahier d’études, si riferisce a quanto in sedici mesi di lavoro Gadda riuscì a scrivere del romanzo e della idea del romanzo: «È meglio giocare una volta un gioco disperato che vivere inutilmente la tragica, inutile vita» leggiamo in data 24 marzo 1924, a Cahier appena aperto» (Dante Isella, Prefazione in Gadda 1983, p. VII).

  • 64

    Carlo Emilio Gadda, Due ore dopo il silenzio, in «La Patria», n. 118, 12-13 luglio 1945, p. 3.

  • 65

    Ibidem.

  • 66

    Dante Isella, Prefazione in Gadda 1983, p. XIV.

  • 67

    Bonsanti-Gadda 2020, nota a p. 135.

  • 68

    Montale-Contini 1997, p. 96.

Bibliografia
  • Montale 1956 = Eugenio Montale, Farfalla di Dinard, Venezia, Neri Pozza, 1956.

  • Bo 1964 = Carlo Bo, Ricordo di Poggioli, in «L’Approdo letterario. Rivista trimestrale di Lettere e Arti», 26, 1964.

  • Piccioni 1969 = Leone Piccioni, Maestri e amici, Milano, Rizzoli, 1969

  • Devoto 1974 = Giacomo Devoto, La parentesi: quasi un diario, Firenze, La Nuova Italia, 1974.

  • Bianchi Bandinelli 1975 = Ranuccio Bianchi Bandinelli, Diario di un borghese e altri scritti, Milano, Il Saggiatore, 1975.

  • Gadda/Isella 1981 = Carlo Emilio Gadda, Le bizze del capitano in congedo e altri racconti, a cura di Dante Isella, Milano, Adelphi, 1981.

  • Gadda 1983 = Carlo Emilio Gadda, Racconto italiano di ignoto del Novecento, Torino, Einaudi, 1983.

  • Meucci 1986 = Piero Meucci, Giornalismo e cultura nella Firenze del dopoguerra (1945-1965), Firenze, Vallecchi, 1986

  • Gadda 1989 = Carlo Emilio Gadda, Romanzi e racconti, Milano, Garzanti, 1989.

  • Luzi 1989-1990 = Mario Luzi, Patetico e peripatetico amico, in «Salvo Imprevisti. Quadrimestrale di poesia», nn. 48-49-50, Anno XVII-XVIII, settembre 1989 – agosto 1990.

  • Gadda/Bonsanti 1991 = Carlo Emilio Gadda, Taccuino di Caporetto. Diario di guerra e di prigionia (ottobre 1917 - aprile 1918), a cura di Sandra e Giorgio Bonsanti, nota al testo di Dante Isella, Milano, Garzanti, 1991.

  • Montale/Forti 1995 = Eugenio Montale, Prose e racconti, a cura e con introduzione di Marco Forti, Milano Mondadori 1995.

  • Castellana 1996 = Riccardo Castellana, La metamorfosi di Alastor. Note su Montale prosatore, in «Allegoria», VIII, 1996, pp. 166-77.

  • Montale/Zampa 1996 = Eugenio Montale, Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori, 1996.

  • Mugnai 1996 = Andrea Mugnai, L’Approdo. La grande cultura alla radio, La Nuova Italia Rai Eri, Firenze 1996.

  • Montale-Contini 1997 = Eugenio Montale-Gianfranco Contini, Eusebio e Trabucco. Carteggio di Eugenio Montale e Gianfranco Contini, a cura di Dante Isella, Milano, Adelphi, 1997.

  • Grignani-Luperini 1998 = Montale e il canone poetico del Novecento, a cura di Maria Antonietta Grignani e Romano Luperini, Roma-Bari, Laterza, 1998.

  • Luzi 1999 = Mario Luzi, Colloquio. Un dialogo con Mario Specchio, Milano, Garzanti, 1999.

  • Spagnoletti 1999 = Giacinto Spagnoletti, Il teatro della memoria. Riflessioni agrodolci di fine secolo, Roma, Edizioni dell’Altana, 1999.

  • Luzi 2005 = Mario Luzi, Toscana Mater, a cura di Carlo Fini, Luigi Oliveto e Stefano Verdino, Novara, Interlinea, 2005.

  • Dolfi-Papini 2006 = «L’Approdo». Storia di un’avventura mediatica, a cura di Anna Dolfi e Maria Carla Papini, Roma, Bulzoni, 2006.

  • Murialdi 2006 = Paolo Murialdi, Storia del giornalismo italiano, Bologna, Il Mulino, 2006

  • Ballini 2008 = Pier Luigi Ballini, Un quotidiano della Resistenza, «La Nazione del Popolo»: Organo del Comitato toscano di liberazione nazionale, 11 agosto 1944-3 luglio 1946, Firenze, Polistampa, n. 191, 2008

  • Luzi-Spagnoletti 2011 = Mario Luzi – Giacinto Spagnoletti, “pensando a te nelle voluttuose spire, le sigarette della tua gentilezza” Lettere inedite (1941-1993), a cura di Paola Benigni, Prefazione di Stefano Verdino, Viterbo, Sette Città, 2011

  • Luzi-Trombetti-Ceccuti 2018 = Mario Luzi - Caterina Trombetti - Cosimo Ceccuti, A ritroso, tra amici, nel lungo tornado del Novecento. Viaggio con Mario Luzi sul filo della memoria, Regione Toscana, Consiglio Regionale, 2018.

  • Bonsanti-Gadda 2020 = Alessandro Bonsanti – Carlo Emilio Gadda, «Sono il pero e la zucca di me stesso». Carteggio 1930-1970, a cura di Roberta Colbertaldo; premessa di Gloria Manghetti; con una testimonianza di Sandra Bonsanti, Firenze, Olschki, 2020.

Vedi tutto
Informazioni
Cita come: Daniela Ferrantini, La terza pagina di un «Quotidiano per l’esercito»: «La Patria» (24 febbraio 1945-30 settembre 1945) in DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia - 2 (2022), pp. 146-212. 10.35948/DILEF/2023.4303