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Indagine delle fonti classiche e volgari della lettera di Machiavelli a Vettori del 10 dicembre 1513, tra modelli umanistici, cultura municipale e mentalità borghese.


Study of the classical and vernacular sources of Machiavelli’s letter to Vettori of 10 December 1513, between humanistic models, municipal culture and bourgeois mentality.


Abstract


Questo articolo offre note critico-testuali e nuove emendazioni a tre passi, Polyb. 7, 7, 7, Sen. Phae. 558, Ulpian. 1 ad edict. (Dig. 11, 4, 2 = Lenel, Paling. 185); mostra, inoltre, che il Ludus septem sapientum di Ausonio ha tra i suoi modelli letterari Phaedr. 5, 7 Z., e che Auian. fab. 9, 21 deriva da Catull. 115, 7.


This article offers critical remarks and new emendations on three passages, Polyb. 7, 7, 7, Sen. Phae. 558, Ulpian. 1 ad edict. (Dig. 11, 4, 2 = Lenel, Paling. 185). It also shows that Ausonius’s Ludus septem sapientum has among its literary models Phaedr. 5, 7 Z., and that Auian. fab. 9, 21 derives from Catull. 115, 7.



Abstract


Il contributo prende in esame alcuni tecnicismi propri della filosofia naturale medievale che risultano attestati in volgare per la prima volta proprio grazie al poema dantesco (come denso, esalazione ecc.). Un'attenzione particolare è dedicata anche al ruolo svolto dai più antichi esegeti della Commedia nell'introduzione e nella diffusione di tale lessico.


The essay focuses on some technicalities typical of medieval natural philosophy that are documented in the ancient italian for the first time through the Divine Comedy (such as densoesalazione etc.). Particular attention is also dedicated to the role played by the commentaries of the 14th century in the dissemination of this lexicon.


Il saggio si concentra sul rapporto di Gadda e di Pasolini con le rispettive madri, analizzando le somiglianze e le differenze di tali legami. Si osserva come le due figure femminili abbiano influenzato sensibilmente la biografia e la bibliografia dei due celebri autori.


The essay focuses on Gadda's and Pasolini's relationship with their respective mothers, analysing the similarities and differences of these ties. It looks at how the two female figures significantly influenced the biography and bibliography of the two famous authors.


Questo articolo propone un’analisi del personaggio di Capaneo all’interno della Tebaide di Stazio. In particolare saranno discussi i possibili influssi del De rerum natura di Lucrezio; il rapporto tra Capaneo e Meneceo nel decimo libro, anche in relazione al sistema dei personaggi della Tebaide; infine si cercherà di definire l’atteggiamento di Stazio come voce poetica nei confronti del personaggio di Capaneo.

 

This paper proposes an analysis of the character of Capaneus within Statius’ Thebaid. In particular the essay focuses on the possible echoes of Lucretius' De rerum natura; the relationship between Capaneus and Meneceus in Book 10 and finally, an attempt will be made to define the attitude of Statius as a narrator toward the character of Capaneus.


Il confronto col finale degli Acarnesi, dei Cavalieri, delle Rane e del Pluto non incoraggia, diversamente da quanto a volte si afferma, a ritenere integro quello della Lisistrata. Nella lacuna deve essere andata perduta non una lunga parte lirica, ma una breve formula di congedo sì.

 

A comparison with the final scenes of Acharnians, Knights, Frogs, and Plutus does not suggest – as some scholars indeed assume – that Lysistrata’s one is complete. Some words must be missing: probably just a brief conclusive statement, not a long lyric sequence.


Valerio Magrelli è uno dei più importanti scrittori italiani della nostra contemporaneità. La sua prima raccolta poetica, Ora serrata retinae, esce nel 1980 (e poi, a seguire, Nature e Venature, Esercizi di tiptologia, Didascalie per la lettura di un giornale, Disturbi del sistema binario, Il sangue amaro). Ma nel 2003 pubblica un libro in prosa, Nel condominio di carne, che segna inesorabilmente un momento di svolta per Magrelli, aprendo all’autore anche le vie della narrativa (si pensi a La vicevita, Addio al calcio, Geologia di un padre). Un testo davvero bizzarro, centaurico, tra prosa e poesia. Questa “prosa” sembra apparire “liberata” su due diversi piani: svincolata da qualsiasi tipo di convenzione propria dei generi della narrativa e, al contempo, espulsa fisiologicamente dallo scrittore, come una sua creatura scatologica.

 

Valerio Magrelli is one of the most remarkable italian writers of our times. His first collection of poems, Ora serrata retinae, came out in 1980 (and then he published Nature e Venature, Esercizi di tiptologia, Didascalie per la lettura di un giornale, Disturbi del sistema binario, Il sangue amaro). But in 2003 he published a book in prose, Nel condominio di carne, which inexorably marks a turning point for Magrelli and opened the universe of prose up to its author (just think of La vicevita, Addio al calcio, Geologia di un padre). A really bizarre work, centaurian, between prose and poetry. This “prose” appears to be “liberated” on two different levels: because on the one hand it is stranger to every norm of traditional novels and on the other it is physiologically expelled by the author himself, almost as if some sort of eschatological creature.


Abstract


L’articolo intende portare nuovi contributi all’interpretazione di un luogo famoso dell’Ars poetica di Orazio (323 ore rotundo...loqui) in cui il poeta esprime apprezzamento e ammirazione nei confronti dei Greci per le loro nobili attitudini e le eccellenti realizzazioni sul piano artistico e linguistico-letterario. Qual è il preciso significato nel contesto oraziano? Quali sono i precedenti greci e/o latini di una formula destinata, come tante altre incisive espressioni del poeta, ad assumere valore di proverbio? Quale ne è stato l'impiego nella significativa ricezione umanistica e quali eventuali slittamenti di senso ha comportato? In particolare ci si sofferma su aspetti trascurati della terminologia retorica e critico-letteraria come volubilis/volubilitas, in relazione all’asianesimo e alla poetica dell’ispirazione divina.


This paper intends to make new contributions to the interpretation of a famous passage in Horace's Ars poetica (323 ore rotundo...loqui) in which the poet expresses his appreciation and admiration of the Greeks for their noble attitudes and excellent achievements in the artistic and linguistic-literary spheres. What is the precise meaning in the Horatian context? What are the Greek and/or Latin precedents of a formula destined, like so many other incisive expressions of the poet, to take on the value of a proverb? What was its use in the significant humanistic reception and what shifts in meaning did it entail? In particular, we focus on neglected aspects of rhetorical and critical-literary terminology such as volubilis/volubilitas, in relation to Asianism and the poetics of divine inspiration.



Il contributo ricostruisce la storia della terza pagina di «La Patria», «quotidiano per l’esercito» (con sede in via Ricasoli a Firenze) che vede la luce il 24 febbraio 1945 e che dura fino al 30 settembre 1945, per un totale di 185 numeri. Di ottima qualità, la terza pagina della «Patria» vanta collaborazioni di scrittori all’epoca più o meno giovani e più o meno noti (fra i quali Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Mario Luzi, Leone Piccioni, Piero Bigongiari) che vi pubblicano racconti, articoli di cultura, recensioni. A corredare il contributo è l’indice completo delle terze pagine del quotidiano.


The contribution reconstructs the history of the third page of «La Patria», «daily for the army» (based in via Ricasoli in Florence) which sees the light on 24 February 1945 and which lasts until 30 September 1945, for a total of 185 numbers. Of excellent quality, the third page of «Patria» boasts collaborations with more or less young and more or less well-known writers at the time (including Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Mario Luzi, Leone Piccioni, Piero Bigongiari) who publish stories, culture articles, reviews. The complete index of the third pages of the newspaper accompanies the contribution.


Partendo dal proto-libretto dell’Orfeo di Striggio (musicato da Monteverdi), stampato in occasione della “prima” del 1607, il saggio analizza le tipologie di ausili per il pubblico che erano in uso durante gli spettacoli cinquecenteschi e primo seicenteschi, anche nell’ambito del “recitar cantando”, prima della nascita del libretto per musica vero e proprio, dopo l’apertura dei teatri pubblici veneziani nel 1637.

 

Starting from the proto-libretto of Striggio's Orfeo (set to music by Monteverdi), printed on the occasion of the “première” in 1607, the essay analyzes the types of aids for the public in use during sixteenth and early seventeenth-century performances, even in the field of "recitar cantando", before the birth of actual libretto for music after the opening of the Venetian public theaters in 1637.