Risultati per "critical thinking"

Scopo del presente intervento è una riflessione (a partire da alcuni autori come Heidegger, Kojève e Marcuse) sulla condizione della filosofia all’interno dell’attuale contesto culturale e sociale. La tesi qui proposta è che, di fronte alle problematiche che attraversano le attuali società occidentali, la filosofia debba riscoprire il ruolo che era stato del pensiero critico (e che una particolare tradizione – da ultimo quella francofortese – le aveva riconosciuto), superando la distanza dai problemi del contingente, di cui la filosofia ha voluto fare, a partire da un certo momento storico, la cifra principale del suo esercizio.

 

Purpose of this essay is offer a reflection (starting from some authors such Heidegger, Kojève and Marcuse) on the condition of philosophy within the current cultural and social context. The thesis proposed here is that, faced with the problems affecting Western societies, philosophy must rediscover the role that had been played by critical thinking (in particular by the thinking of Frankfurt School), overcoming the distance from the problems of contingent, of which philosophy has made (starting from a certain historical moment), the main feature of its exercise.


Montesquieu occupa, nella storia del pensiero francese, una posizione di compromesso tra la prospezione e la retrospezione. Sebbene di nobili origini egli contesta, con il suo relativismo, i privilegi di casta; paladino della sincerità e della trasparenza, rivendica il diritto all’opacità, unica condizione di libertà. Di qui la sua posizione «inattuale», raccolta da tre grandi intellettuali del Novecento: Paul Valéry, Roger Caillois, Jean Starobinski. Sarà lo spazio liminare della prefazione alle proprie opere ad assicurare a Montesquieu  un certo margine di libertà di espressione;  similmente, sarà attraverso un intervento d’occasione – scritto prefatorio o conferenza –  che i tre intellettuali si pronunceranno sull’inattualità di Montesquieu andando così, contro lo spirito dei tempi, a legittimare la propria. 

Montesquieu occupies, in the French historical thinking, a compromise position between prospection and retrospection. Though he was an aristocratic he combated, with his relativism, the caste privileges; as a upholder of sincerity and transparency, he claims the right to opacity, as the unique condition for freedom. Hence his «inactual» position, wich has been inherited by three major intellectuals of Twentieth century: Paul Valéry, Roger Caillois, Jean Starobinski. As the liminal space of preface guarantees Montesquieu a certain freedom of expression, it is through some occasional interventions – prefatory discourse, or conference – that the three intellectuals intervene about Montesquieu’s inactuality, thus legitimizing, against  the spirit of the times, their own position.


La prima edizione critica dei più di 1100 testi poetici intonati dai polifonisti del Trecento e del primo Quattrocento, in corso nell’ambito del progetto ERC Advanced Grant ArsNova, ha permesso di precisare il corpus dei madrigali con più ritornelli intercalati nel corpo del testo dopo i singoli terzetti, e di definirne le caratteristiche formali. L’articolo offre inoltre l’edizione critica di otto madrigali (testo poetico e testo musicale).

 

The first critical edition of more than 1100 poetic texts set to music by 14th- and early 15th-century polyphonists, underway as part of the ERC Advanced Grant ArsNova project, has made it possible to specify the corpus of madrigals with multiple refrains interposed in the body of the text after each tercet, and to define their formal characteristics. The article also offers the critical edition of eight madrigals (poetic text and musical text).


Facendo riferimento alla riflessione di Marcuse, il presente saggio intende sottolineare le ambiguità che caratterizzano il concetto di tolleranza, sia nelle definizioni del pensiero liberale che nel contesto del neocapitalismo. In questo contesto, secondo Marcuse, la critica della tolleranza deve infatti porsi come una messa in discussione di ogni idea di tolleranza intesa come pluralismo acritico, nonché di ogni pretesa puramente identitaria (o anche individualistica), che non sappia collocare la propria lotta in una visione di cambiamento generale.

 

Referring to Marcuse's reflection, this essay intends to underline the ambiguities that characterize the concept of tolerance, both in the definitions of liberal thought and in the context of the consumer society of neo-capitalism. In this context, the critique of tolerance must therefore pose itself, for Marcuse, as a questioning of every idea of tolerance understood as a-critical pluralism, as well as of every purely identity (or even individualistic) claim, that does not place its own struggles in a general vision of change.


Abstract


L’articolo intende portare nuovi contributi all’interpretazione di un luogo famoso dell’Ars poetica di Orazio (323 ore rotundo...loqui) in cui il poeta esprime apprezzamento e ammirazione nei confronti dei Greci per le loro nobili attitudini e le eccellenti realizzazioni sul piano artistico e linguistico-letterario. Qual è il preciso significato nel contesto oraziano? Quali sono i precedenti greci e/o latini di una formula destinata, come tante altre incisive espressioni del poeta, ad assumere valore di proverbio? Quale ne è stato l'impiego nella significativa ricezione umanistica e quali eventuali slittamenti di senso ha comportato? In particolare ci si sofferma su aspetti trascurati della terminologia retorica e critico-letteraria come volubilis/volubilitas, in relazione all’asianesimo e alla poetica dell’ispirazione divina.


This paper intends to make new contributions to the interpretation of a famous passage in Horace's Ars poetica (323 ore rotundo...loqui) in which the poet expresses his appreciation and admiration of the Greeks for their noble attitudes and excellent achievements in the artistic and linguistic-literary spheres. What is the precise meaning in the Horatian context? What are the Greek and/or Latin precedents of a formula destined, like so many other incisive expressions of the poet, to take on the value of a proverb? What was its use in the significant humanistic reception and what shifts in meaning did it entail? In particular, we focus on neglected aspects of rhetorical and critical-literary terminology such as volubilis/volubilitas, in relation to Asianism and the poetics of divine inspiration.



Abstract


Questo articolo offre note critico-testuali e nuove emendazioni a tre passi, Polyb. 7, 7, 7, Sen. Phae. 558, Ulpian. 1 ad edict. (Dig. 11, 4, 2 = Lenel, Paling. 185); mostra, inoltre, che il Ludus septem sapientum di Ausonio ha tra i suoi modelli letterari Phaedr. 5, 7 Z., e che Auian. fab. 9, 21 deriva da Catull. 115, 7.


This article offers critical remarks and new emendations on three passages, Polyb. 7, 7, 7, Sen. Phae. 558, Ulpian. 1 ad edict. (Dig. 11, 4, 2 = Lenel, Paling. 185). It also shows that Ausonius’s Ludus septem sapientum has among its literary models Phaedr. 5, 7 Z., and that Auian. fab. 9, 21 derives from Catull. 115, 7.