Montesquieu occupa, nella storia del pensiero francese, una posizione di compromesso tra la prospezione e la retrospezione. Sebbene di nobili origini egli contesta, con il suo relativismo, i privilegi di casta; paladino della sincerità e della trasparenza, rivendica il diritto all’opacità, unica condizione di libertà. Di qui la sua posizione «inattuale», raccolta da tre grandi intellettuali del Novecento: Paul Valéry, Roger Caillois, Jean Starobinski. Sarà lo spazio liminare della prefazione alle proprie opere ad assicurare a Montesquieu un certo margine di libertà di espressione; similmente, sarà attraverso un intervento d’occasione – scritto prefatorio o conferenza – che i tre intellettuali si pronunceranno sull’inattualità di Montesquieu andando così, contro lo spirito dei tempi, a legittimare la propria.
Montesquieu occupies, in the French historical thinking, a compromise position between prospection and retrospection. Though he was an aristocratic he combated, with his relativism, the caste privileges; as a upholder of sincerity and transparency, he claims the right to opacity, as the unique condition for freedom. Hence his «inactual» position, wich has been inherited by three major intellectuals of Twentieth century: Paul Valéry, Roger Caillois, Jean Starobinski. As the liminal space of preface guarantees Montesquieu a certain freedom of expression, it is through some occasional interventions – prefatory discourse, or conference – that the three intellectuals intervene about Montesquieu’s inactuality, thus legitimizing, against the spirit of the times, their own position.
In questo saggio è ricostruita la posizione di Giovanni di Napoli sul principio di individuazione, situata in due Questioni quodlibetali, con un’attenzione particolare per le fonti da lui utilizzate. Sono prese in esame tre fonti suggerite da P. T. Stella in un saggio del 1951, delle quali è valutata l’attendibilità, e viene infine proposto un confronto tra la posizione di Giovanni e quella di Roberto di Orford nel Correctorium corruptorii. Sciendum, indicando la letteratura dei Correctoria come probabile fonte primaria.
In this essay we examine John of Naples’ position on the principle of individuation by analyzing his solution of two Quodlibetal Questions, and discuss John’s potential sources. First we evaluate the sources proposed by P. T. Stella in a study of 1951, and then compare John’s position with that of Robert of Orford in his Correctorium corruptorii. Sciendum. This work, and more generally the tradition of the Correctoria, seems to be John’s primary source on the issue of individuation.
La storia dell’intelligenza artificiale, dopo due decenni di sviluppi teorici e ingegneristici, sta attraversando una nuova svolta epocale. La diffusione dei modelli neurali sta rappresentando, infatti, un game-changer, sia in virtù delle incredibili possibilità di implementazione, dal riconoscimento di immagini alla produzione di linguaggio, che per le implcazioni filosofiche che tale diffusione porta con sé, dall’etica applicata all’epistemologia. Il presente scritto intende muovere proprio a partire da queste ultime. La competenza di macchine dalla configurazione ‘neuromorfica’, basate su reti di neuroni artificiali che trattano l’informazione in maniera sub-simbolica e dinamica, potrebbe infatti permettere di rimettere in discussione alcuni assunti del dibattito classico sull’intelligenza artificiale (e sull’intelligenza in generale) circa il rapporto tra sintassi, significati e substrati che li trasportano. Nel segno di una tradizione quasi secolare di intreccio tra ricerca cognitivista e AI, il presente articolo cercherà di far dialogare dialetticamente prospettive embodied della mente e modelli linguistici artificiali, esplorando le nuove, vibranti implicazioni che la ricerca e l’implementazione delle architetture neurali, su tutte i Large Language Models, stanno mettendo alla luce.
After two decades of theoretical and engineering developments, the history of artificial intelligence is going through a turning point. The spread of neural models in fact represents a game-changer, both in virtue of the incredible possibilities of implementation (from image recognition to language processing), and for the philosophical implications that such diffusion brings with it, from applied ethics to epistemology. This paper intends to start from the latter. The competence of machines with a ‘neuromorphic’ architecture, based on networks of artificial neurons that process information in a sub-symbolic and dynamic manner, could allow us to question certain assumptions of the classical debate on artificial intelligence (and on intelligence in general) regarding the relationship between syntax, meanings and the substrates that carry them. In the sign of an almost century-long tradition of intertwining cognitivist research and AI, this article will attempt to dialectically bring embodied perspectives of the mind and artificial language models into dialogue. It will explore the new, vibrant implications that research and implementation of neural architectures, above all Large Language Models, are bringing to light.
Se si confronta la nozione di contemplazione per come Bruno la recepisce dalla tradizione filosofica – sia aristotelica sia platonica – che lo ha preceduto con la sua concezione ontologica, antropologica e cosmologica, non sarà difficile trovare divergenze. Questo contributo, ricercando nei Dialoghi italiani le tracce dell’idea di contemplazione, si propone di ricostruire una continuità della riflessione bruniana, mettendo in evidenza anche le rotture che occorrono nel percorso filosofico dell’autore. Alla luce di ciò, si cercherà di far emergere l’esigenza di una rielaborazione originale, da parte di Bruno, del concetto di contemplazione, che sia coerente con la nolana filosofia. L’approdo a cui si giungerà sarà quello di una declinazione del concetto in chiave produttiva: il furioso-contemplativo imita l’efficacia del primo principio e causa.
If one compares the notion of contemplation as Bruno acknowledges it from the previous philosophical – both Aristotelian and Platonic – tradition and his own ontological, anthropological and cosmological conception, it will not be hard to find some contradictions. By looking for the traces of contemplation in his Dialoghi italiani, this study aims to reconstruct a continuity of Bruno’s meditation in his work, highlighting at the same time the breaks occurring in the author’s philosophical path. Considering this, we will try to bring out the need of an original rewriting of the concept of contemplation in accordance with Bruno’s philosophical thought. Here, we suggest that Bruno revises the notion which we are taking into account in a productive way: the contemplative-furioso reproduces the effectiveness of the first principle and cause.