Risultati per " trascendentale"

L'articolo ripercorre il percorso tracciato da Gilles Deleuze nel terzo capitolo di Differenza e ripetizione (1968), in cui viene criticata la tendenza del pensiero a rappresentarsi la propria attività come spontanea e naturale. Al contrario, richiamandosi ad Artaud, Deleuze intende mostrare come il pensiero non sia una facoltà innata ma debba essere generato, e come ciò non possa accadere che per tramite di un’esperienza traumatica. Il testo approfondisce quindi lo stretto nesso tra la filosofia dell'esperienza di Deleuze e la sua riflessione sulla genesi del pensiero. La prima implica una revisione del concetto di “trascendentale” che, lungi dall'essere inteso come l'insieme delle condizioni che rendono possibile l'esperienza, in questo contesto designa il campo meta-empirico di intensità che produce l'esperienza. L'ultima sezione del saggio illustra come il sorgere di questo strato inferiore della realtà generi un'esperienza specifica che sconvolge il coordinamento ordinario delle facoltà e quindi gli automatismi quotidiani del pensiero. Questo tipo di esperienza è ciò che nell’opera Proust e i segni (1964) è definito come un incontro involontario che costringe il pensiero a pensare.

 

The article tracks down the path traced by Gilles Deleuze in the third chapter Difference and Repetition (1968), where he critiques thought’s tendency to represent its own activity as spontaneous and natural. On the contrary, by recalling Artaud, Deleuze aims to show how thought is not an innate faculty but must be generated by a traumatic experience. The text therefore delves into the strong connection between Deleuze’s philosophy of experience and his reflection on the genesis of thought. The first one implies a revision of the concept of “transcendental”, which, far from being intended as the set of conditions which make experience possible, in this context designates the meta-empirical field of intensities which actively produces experience. The last section of the essay explains how the rise of this bottom layer of reality engenders a specific experience which disrupts the ordinary coordination of faculties and therefore the daily procedures of thought. This sort of experience is what Deleuze, in his previous work Proust and Signs (1964), defines as an involuntary encounter that forces thought into thinking.


Il saggio analizza il rapporto tra l’inedito testo di Stefano d’Arrigo il Compratore di anime morte, concepito come soggetto cinematografico, e Le anime morte di Gogol’, lette in traduzione. La scelta del romanzo di Gogol’ nasce da una sintonia immaginifica e visionaria di D’Arrigo con l’autore russo, indicato a torto come scrittore realista e come tale promosso dalla cultura di sinistra del secondo dopoguerra. Il viaggio di Čičikov nelle terre di una Russia, immobile nel tempo ed infinita nello spazio, si trasforma nell’ambiguo percorso di iniziazione di Cirillo Bonocore nella Sicilia rivoltosa alla vigilia dello sbarco dei Mille. D’Arrigo propone un racconto fiabesco più che storico e si esercita in una singolare mescolanza, anticipatrice del suo futuro di romanziere.

 

The article makes a comparison between the recently published Il compratore di anime by Stefano D’Arrigo and Gogol’s Le anime morte, that D’Arrigo red in order to furbish a subject for a movie. The fact of choosing Gogol’s work depended on a sintony with his vision and imagination, in spite of the fact that during the italian Fifties Gogol’ had been misunderstood as  a realistic novelist. Čičikov’s journey in russian lands, where the time seems motionless and the space is so vast, becomes an ambiguous training of the hero Cirillo in Sicily, just before the Mille’s enterprise. D’Arrigo proposes a fabulous tale, where imagination and history are mixed in a way that prepares the future development of his literary work.


In questo saggio è ricostruita la posizione di Giovanni di Napoli sul principio di individuazione, situata in due Questioni quodlibetali, con un’attenzione particolare per le fonti da lui utilizzate. Sono prese in esame tre fonti suggerite da P. T. Stella in un saggio del 1951, delle quali è valutata l’attendibilità, e viene infine proposto un confronto tra la posizione di Giovanni e quella di Roberto di Orford nel Correctorium corruptorii. Sciendum, indicando la letteratura dei Correctoria come probabile fonte primaria.

 

In this essay we examine John of Naples’ position on the principle of individuation by analyzing his solution of two Quodlibetal Questions, and discuss John’s potential sources. First we evaluate the sources proposed by P. T. Stella in a study of 1951, and then compare John’s position with that of Robert of Orford in his Correctorium corruptorii. Sciendum. This work, and more generally the tradition of the Correctoria, seems to be John’s primary source on the issue of individuation.